<<第一幕>>


  • 第1場

(アルチーナの宮殿の中庭。アンジェリカとアルチーナ)

ALCINA
美しき女王、あなたの力は絶大、
インドのみならず、世界中が讃えるわ。
輝く澄んだあなたの両目に、
稀代の美女たちも皆、引き下がり腰を折ります。
でもあなた、美しき女王、
息をつけますこと?酷い拷問はお止めになって、
そしてその睫毛をお和らげになって、
ああ、我が神、メドーロ!

ANGELICA
アルチーナ、幾分なりとも、
ご自分の諸悪を語りながら、
恋に落ちた方はご自身の悲痛を浴びせるので、
私は知っていましたわ・・・千の矢が、
この震える射手、
このもの憂い瞳からまき散らされるのを。
アグリカーネ、リナルド、フェラウ、
サクリパンテ、オルランド、そして千人の
名の知れた強者、王座に上った者たち、
皆がこの光のために、愛で焼かれる。
私は、ただ希望だけを持って、
皆を駆り立てたわ。でも、いくつかの恋に、
私は痛みを感じなかったの。最後に、私は恥じたわ。
あの方、全能の主、私の心の主、
あの方が私に仇討ちしたの・・・私の目の前に
現れるのよ、あの慈しみ深い、愛すべき、メドーロが!
そしてすぐに、私は分かったの、
アルチーナ、私は恋をしたと、そして、息をしたと。

ALCINA
かえってため息をついているのね?そのあなたのメドーロは、
教えて、あなたを本当に愛しているの?

ANGELICA
どれほど私があの方を慕っているか・・・。

ALCINA
そしてため息をついているか・・・?両想いなのね。
それは心の歓びよ。

ANGELICA
でも、失う時の代償はずっと大きいわ。
そして、良ければ良いほど、もっと大きい・・・。
聞いて。私の国に、彼を連れて来たの。
恋に落ちたオルランドが私を追って来ている時に、
彼の誇り高い心を知っている私は、「逃げましょう!」と、
愛する恋人に言ったわ、すぐに・・・。

ALCINA
逃げる?
おべっかもご機嫌取りもないわ、
恋する心のために、彼に恥じるの?

ANGELICA
あの優しい、私の愛・・・
他の安全な逃げ口上を勧めないで。
ただただ恐怖の腕の中で
自分を捨てたの、みじめに逃げた、ああ、神よ、
でも、逃げる間に、なくしてしまったわ、
私の宝物、私の両目の太陽を。

ALCINA
大丈夫よ!私が何とかするわ。
ここで私と一緒にいらっしゃい、
彼も歓迎するわ、
あなたの歓びは私の幸せよ。

ANGELICA
希望の光。
心は立ち直る。
魂は慰められる。
でも、黒い不安の
雲が沸き上がる、
清らかな甘美を
私の心から奪いながら。

  • 第2場

(アルチーナ。そこにオルランド、覆面を下ろしてアストルフォと戦い、追ってくる)

ALCINA
あの人の嘆きが、どれほどの憐れみを私に呼び起こすことでしょう!

ORLANDO
何を差し上げたら良いのだい、フェロン?

ASTOLFO.
お前の力も、もう無駄だ!

ALCINA
あら戦士さま!気張るのはやめて、お手柔らかになすって。

ORLANDO
そうさ、このオルランドも簡単には負けないぞ。

ASTOLFO
オルランド?

(抱きに出る)

ALCINA
(独り言)
まあ!愛が芽生えたのかしら?

ASTOLFO
間違いをお詫びします。紋章が見知らぬもので。

ORLANDO
慈しみ深きあなたの美しい女王のために、
手加減することはできますまい。
あなたはいまや、私の望みを叶える仲介者だ。

ALCINA
彼女は私の王国に、新しい太陽をもたらしました、
あの美しい容貌で。あなたは新しい栄光をもたらします、
どうか私の王国に、私とともにとどまってくださいませ。

ORLANDO
あなたはいまや、私の望みを叶える仲介者だ。

ALCINA
(独り言)
全能の愛の神が、私に響いてきたわ。
傲慢な心とは反対のあなたの顔、まるで矢のよう。

ASTOLFO
これは不愉快、私には一目もくれないな。

ALCINA
帝国は、その両目に
愛を呼び覚ます。
でも、その戦士のまなざし、
それは恐怖をただよわせ、
心は私をおびやかす。
そして希望は
私の疑い深い心に
いま慰めをもたらすけれど、
また恐怖が起き上がって
魂を苦しめる。

(オルランドとアストルフォ)

ORLANDO
両目に美を宿す人、
あなたを私は見た。あなたは愛を語った。

ASTOLFO
我がオルランド、君はアルチーナを知らないのだね!

ORLANDO
アルチーナ?

ASTOLFO
あの方が、アルチーナさ。

ORLANDO
地獄も、彼女の求めに向き合うものだろうか?
私の心から、アストルフォは平静を学ぶ。
それはあなたに、こう教える。小さな希望の光の中で
すでに清らかな時間を楽しんだように私には思える、と。

ASTOLFO
君は私に平静を教える。
そして私に希望を持てと求める。
だが、誇り高く厳格なあの両目は、
私の痛みには一目もくれない。
私の望みの思いは草を食みながら、
しかし時折私はため息をつき、自ら慰めるのだ。

  • 第3場

(Orlando, poi Bradamante)

ORLANDO
Pietoso Dio d'amor, poiché a te piacque
Trarmi dentro a tuoi lacci
In dolce servitù vibra nel core
D'Angelica la bella
Uno stral sì cocente
Onde per me s'accenda, e m'ami alfine.

BRADAMANTE
Adorato Ruggier...
Qui Orlando?

ORLANDO
Bradamante, come tu qui?

BRADAMANTE
Del mio Ruggier in traccia.

ORLANDO
Ei la destra, e la fede
Di sposo non ti diè?

BRADAMANTE
Sorte rubella
Per disusata via poi mel ritolse.

ORLANDO
Sventurata!

BRADAMANTE
La saggia incantatrice
Melissa a me predisse,
Ch'arder qui dee il mio bene
Al magico poter d'Alcina al foco.

ORLANDO
Consolati Cugina,
Se Malagigi nostro oggi non mente
lieti sarem.
Ma tu, come d'Alcina
Osasti nella reggia entrar ne' tuoi
Cotanto noti arnesi, e sola?

BRADAMANTE
E' meco la possente Melissa,
E in questo anel
contro gl'incanti e l'arti
Della Maga infedel
ho valid'arme.
Alla maga crudele nasconderò il mio nome;
né mostrerò quest’aria mia guerriera.
Tanto men Bradamante rassembrerò
a colei, quanto men fiera.

ORLANDO
Ora t'intendo; è questi
Il pretioso anel, che d'ogni incanto
Serba illeso chi l'porta.

BRADAMANTE
Asconderò il mio sdegno
Al nero core indegno,
Sin tanto che al mio amor torni lo sposo.
Ma se mi toglie, oh Dio!
L'indegna l'idol mio
Il braccio proverà fiero, e sdegnoso.

Scena Quarta

ORLANDO
(Solo)
Insolito coraggio ora in quest'alma
Porta di Malagigi
I fatidici sensi egli del Nume
Ebro, e ripieno in me lo sguardo fisse,
E nel sagro furor così mi disse:
Orlando, allora il ciel per te dispose
Le fortune d'amor, quando ad Alcina
Involerai le ceneri famose,
Ch'involser di Merlin l'alma divina.
Spera, coglier potrai le gloriose
Palme, ch'il fato al tuo poter destina:
Per te sia l'immortal custode estinto,
E'l poter della maga oppresso e vinto.
Amorose mie brame
Non più duol e timor: speriam ben tosto
Sarem, io glorioso, e voi contente.
Malagigi il promise, egli non mente.
Nel profondo cieco Mondo
Si precipiti la sorte
Già spietata a questo cor.
Vincerà l'amor più forte
Con l'aita del valor.

Scena Quinta

(Angelica e Medoro)

(Giardino delizioso di Alcina contiguo all’incantato palazzo della stessa, in cui si vedono le due fonti, una delle quali estingue, l’altra accende l’amore.
Mare tempestoso in lontano. Angelica, poi Medoro, ferito, che viene dal mare, e Alcina)

ANGELICA
Quanto somigli tempestoso mare
Al fluttuar di quest'anima amante.
L'onda che il flutto incalza
E' la doglia amorosa,
Che incalza il fiero duol della mia pena.
Or si discopre la profonda arena,
E l'onda inferocita
Sale tumida al ciel...

MEDORO
Soccorso aita.

ANGELICA
Misero! Ahimé, che veggio!
Un picciol legno
Quasi da' l'onde assorto
Vicino a naufragar. Stranier, fa' core,
Respingi pur l'onda nemica: in salvo
Già lo vegg'io dal fier Nettun irato.

MEDORO
Pur ritorno a mirarti idolo amato!

ANGELICA
Che veggio! Ah mio tesor: di braccio a' morte
T'involaro i miei voti.
Pur ti riveggo, e pur ti stringo al seno.
Qual sangue? Ahi me infelice!

MEDORO
Io vengo meno.

ANGELICA
Qui ti siedi cor mio.

MEDORO
Vedo la morte
Stender sovra di me squallidi i vanni:
Ecco i freddi sudori:
Dall'aperto mio fianco esce già l'alma;
Ma dolce m'è il morir, or che la sorte
fra le tue braccia il mio morir destina.

ANGELICA
Pietosi dei, chi mi soccorre?

Scena Sesta

(Angelica, Medoro e Alcina)

ALCINA
Alcina.

ANGELICA
Alcina. Ah, tal mi rendi il mio tesoro?
Vedi il giglio d'amor langue, e ruggiade...
Ma da qual cielo, oh Dio, ruggiade attendo?
Il mio pianto, il mio sangue
Alcina basterà per rarvvivarlo.

ALCINA
Bastò già il mio potere.

MEDORO
Chi mi richiama in vita?

ANGELICA
Aperti ha i lumi:
Riveggo, o sogno, i rai celesti?

ALCINA
E in loro vedi un'opra volgar della mia possa.

ANGELICA
Che di eterno dovere a te mi stringe.

(a Medoro)

Pur respiri alma mia!

MEDORO
Ripieno ho il petto
Di gioia e di contento,
Poiché ti stringo al sen, cor del mio core.

ALCINA
Narrane i casi tuoi,
che dopo il pianto
Egl'è soave il rammentarli in gioia

MEDORO
Te perduta, te cerco, e giunto al mare
Legno di Logistilla
M'accoglie: sciolto abbiam le vele appena,
Che da navi nemiche intorno cinti
Siam combattuti, e vinti.
Ferito io resto, e prigionier: s'adira
Nettuno, ed il naufragio a noi minaccia;
Sgravansi per sottrarsi a'i di lui sdegni
Dall'inutili somme i carchi legni.
Rimango il primo absorto,
E sepolto nell'onde in pria che morto.
L'onda qua, e la m'incalza,
E sovra il mar m'innalza.
Il ciel riveggo,
e innanzi a gl'occhi miei
L'instabil flutto un picciol legno adduce;
Tosto l'afferro; e mentre chiedo aita,
Quando morte io temea trovo la vita.

Scena Settima

(Angelica, Medoro, Alcina, Orlando)

ORLANDO
Non godrai sempre in pace,
Lieto del tuo gioir, rivale audace

ALCINA
Orlando?

ANGELICA
Ahimè!

MEDORO
(fra sè)
Io son perduto.

ORLANDO
Rendi pur grazie al ciel, ch'inerme sei;
Col tuo sangue vorrei...

ANGELICA
Che far vorresti?

ALCINA
(piano a Medoro)
Deh, non temer.

ANGELICA
(fra sè)
Lusinghe or siate meco.

MEDORO
(fra sè)
Oh, fugaci contenti!

ORLANDO
(ad Angelica)
Impallidisci
Tigre di crudeltà, sfinge d'inganni.

ALCINA
Tu non conosci, Orlando,
Chi sia il garzon, di cui geloso or sei:
D'Angelica la bella egli è il germano.

MEDORO
(fra sè)
Ormai respiro, oh Dei!

ANGELICA
Così ingrato m'insulti?
E così temi
Del mio sincero amor, della mia fede?

ORLANDO
(fra sè)
Ove trascorsi?

ALCINA
(fra sè)
Oh come scaltra or finge!

ORLANDO
Senti, senti mio ben.

ANGELICA
Sono una sfinge,
Una tigre: v'aggiungi,
Per caparra d'amor, qualch'altra offesa.
Io tigre mentitor?
Tu a me lo sei
Con questo vano tuo timor geloso.

ORLANDO.
(a Medoro)
Tu m'impetra il perdono...

MEDORO
Non lo potrei, se il tuo rival già sono.

ANGELICA
Poveri affetti miei!
Questa vi rende
Amorosa mercede il core ingrato!

(finge di piangere)

ORLANDO
Per questa bella man, ch'umile io stringo.

MEDORO
(piano ad Angelica)
Cara, piangi per lui?

ANGELICA
(piano a Medoro)
Rimira, io fingo.

ORLANDO
O bellissima destra!

ANGELICA
Ella ti è pegno di mia candida fede.

MEDORO
(piano ad Angelica)
Angelica

ANGELICA
(piano a Medoro)
T'accheta.

MEDORO
(piano ad Alcina)
Finge pur!

ALCINA
(piano a Medoro)
Non lo vedi?

MEDORO
(fra sè)
Ahi che tormento!

ORLANDO
(ad Angelica)
I begli occhi onde amor vibra le faci...

ANGELICA
Per te, se belli son, son belli.

MEDORO
(fra sè)
Oh Dio!

ANGELICA
(sottovoce)
Sei tu geloso ancor?

MEDORO
(sottovoce)
No.

ANGELICA
(sottovoce)
Dunque taci.

(a Orlando)

Tu sei degli occhi miei
Tu sei di questo sen;

(a Medoro)

Soffri, tu sei 'l mio ben
L'oggetto amato.

(a Orlando)

Geloso non ti bramo
Credimi sì ch'io t'amo
Son tua, si tua son io
Idolo del cor mio
Nume adorato.

(Angelica e Medoro escono)

ORLANDO
Ahi, crudele gelosia, tiranna degli affetti
così presso il mio ben reo mi rendesti.
Troppo è fiero il nume arcero,
qunado in sen di chi ben ama
d’una fredda gelosia
il velen spargendo va.
Ma consola l’alma mia
il pensier che il mio timore
già nel core del mio ben
destò pietà.

(esce)

Scena Ottava

(Alcina e Medoro)

ALCINA
Medoro, il ciglio abbassi, e stai dolente?
Lascia di sospirar.

MEDORO
Cieli! Chi mai
Creduto avria, ch'in un momento solo
Angelica potesse,
Mostrando ad altri amor, farsi incostante?

ALCINA
L'arti ancora non sai
d'un core amante.

MEDORO
Eh, d'arti non ha d'uopo,
Chi nel seno racchiude un cor sincero.
S'altri adora il mio bene,
Io soffrir lo dovrò, dovrò tacere?

ALCINA
E soffrire, e tacer: questo è amor vero.

MEDORO
Rompo i ceppi e in lacci io torno.
Dall'inganno di quei guardi
Incostanza apprenderò.
Sarà infedele ancora
Il mio cor con chi l'adora,
A sperar io tornerò.

(Alcina, poi Ruggiero)

ALCINA
Innocente garzon, tu ancor non sai
con quanti strali amor ferisca un core?

(vede Reuggiero)

Ma qual ventura è questa!
Da un destriero volante
veggio che scende armato cavaliere:
a questa parte ei volge il piè. Che fia?

RUGGIERO
Grazie al ciel, pure alfine calchi Ruggiero
il suol, se suolo è questo,
che dal felice Eliso
il bel soggiorno a me rassembra.

ALCINA
(fra sè)
È vago!

(A Ruggiero)

Poiché per mia gran sorte
sceso dal cielo onori i regni miei,
cavaliero gentil, dimmi chi sei?

RUGGIERO
Ruggiero son, giunto cred’io nel cielo,
chè tutto spira qui beltà celeste.

ALCINA
Qui dove son reina,
valoroso Ruggiero,
signor tu sei.

RUGGIERO
Troppo mi onori.

ALCINA
Alcina tanto deve al tuo nome...

(fra sè)

... e al tuo sembiante.

RUGGIERO
(fra sè)
Sol la mia Bradamante può far confronto
a sua gentil bellezza.

ALCINA
(fra sè)
Fisso mi guarda, e poi fra sé favella.
Nuova preda ei sarà degl’occhi miei.

RUGGIERO
(fra sè)
Ah, la mia Bradamante è assai più bella.

ALCINA
Meco all’ombra t’assidi, il fianco tuo riposa,
e ti ristora in quest’onda tranquilla.

RUGGIERO
Come chiara zampilla!

ALCINA
Assaggia meco il limpido cristallo

(fra sè)

(il prendo all’esca).

RUGGIERO
Onda giammai più fresca non assaggiai.

ALCINA
(fra sè)
S’egli nel petto avea qualche foco d’amore
l’onda ne spense già tutto l’ardore.

(a Ruggiero)

Ma questa è più soave

(fra sè)

Ora ei cade nel laccio.

RUGGIERO
Ambrosia è questa, o nettare di Giove?

ALCINA
(fra sè)
Incendio desta l’onda fatal per me
nel di lui core,
e d’ogn’altra bellezza adorata
da lui l’idea cancella.

Scena Nona

(Bradamante, Ruggiero, Alcina)

BRADAMANTE
Vò cercando Ruggiero, e'l trovo involto
Ne i lacci della maga.
Oh me infelice!
Or qui gelosa, e inosservata ascolto.

RUGGIERO
(ad Alcina)
Veggio ne' tuoi bei lumi
Scintillar quella fiamma
Che accenderà l'innamorato core.

BRADAMANTE
(fra sè)
Misera!

ALCINA
Oh fosse amore,
Quello che dal tuo labbro a me favella.

BRADAMANTE

Ahi, donna ingannatrice!

ALCINA

Ei già sospira.

RUGGIERO
Mira o bella, deh mira
Il poter de' tuoi lumi,
Che costringe il mio core ad adorarti.
Reo s'io t'adoro o cara,
Di temerario ardir non mi dirai.

ALCINA
Dirò che pria t'amai
E giurerò, caro,
d'amarti sempre.

BRADAMANTE

Perfida!

RUGGIERO
(a Alcina)
Sei pur bella.

BRADAMANTE
(a Ruggiero)
Ah traditore!
Questa è la fè, che mi giurasti? E questo
Il promesso tuo amore?

ALCINA
(a Ruggiero)
E chi è costei?

RUGGIERO
Non la conosco.

BRADAMANTE
Ove trascorsi oh Dei?
Olimpia io son (mentasi il nome) e quello
Il perfido Bireno.
Egli il giglio più bel su questo seno
Sfrondò con fé di sposo,
Poscia m'abbandonò: s'egli sospira,
Son mentiti i sospiri.

ALCINA
(a Ruggiero)
Di Bireno che parla?

RUGGIERO
(ad Alcina)
Ella delira.

ALCINA
Olimpia de' tuoi casi
Mi pesa il reo tenor; ma tu vedrai,
Che Bireno non è.

BRADAMANTE
Pur troppo è vero.

RUGGIERO
Bella da' tregua al duol io son Ruggiero.

BRADAMANTE
(fra sè)
(Non mi ravvisa, o finge)

(A Ruggiero)

Empio tu menti;
Io conobbi Ruggiero
Amoroso, e costante.

RUGGIERO
Ella nel suo furore
E Bireno, e Ruggier confonde insieme.
Lasciamla alle sue smanie.
Andiam mio core.

ALCINA
Sarò teco mia vita.

BRADAMANTE
Ah traditore.

RUGGIERO
Sol per te mio dolce amore
Questo core avrà pace avrà conforto.
Le tue vaghe luci belle
Son le stelle,
Onde amor mi guida in porto.

(Ruggiero esce)

BRADAMANTE
Ah inumano! Ah crudele!

ALCINA
Guarda ben, che t’inganni.

BRADAMANTE
È l’infedele che mi promise affetto,
che si giurò ben mille volte, e mille
a queste miel pupille il più leale amante
che portasse d’amor fiamme nel seno.

ALCINA
Bella tu prendi error.

BRADAMANTE
Non ti credo, no, no. Seguir lo voglio.
Non sempre riderai del mio cordoglio.

(esce)

ALCINA
Se lo crede Bireno, ella s’inganna.
E se Ruggiero il crede,
Invan spera di lui
costanza e fede.
Ei già di questi rai cede all’impero
lo siegua, il cor non teme, è mio Ruggiero.
Amorose ai rai del sole
son le rose e le viole
ed il sol co’ raggi ardenti
pur talor languir le fa.
Benché senta il mio diletto
nuovo fuoco dentro il petto
amerà sempre costante
la mia bella fedeltà.

(Entrambi uscita)
ATTO PRIMO


Scena Prima

(Cortile nel Palazzo d’Alcina. Angelica e Alcina)

ALCINA
Bella Regina, il tuo poter Sovrano
L'India non sol, ma tutto il mondo onora.
Al fulgido seren de' gl'occhi tuoi
Ogni rara beltà cede e s'inchina;
E tu bella, e Reina
Puoi sospirar? Dà bando al rio martoro,
E rasserena il ciglio.
Oh Dio! Medoro!

ANGELICA
Alcina; poiché alquanto
Disacerba il suo duolo un'alma amante
Narrando i mali suoi,
Sappi che mille strali
Vibrò da queste or languide pupille
Il faretrato arciero:
Agricane, Rinaldo, Ferraù,
Sacripante, Orlando, e mille
Famosi in arme, e coronati in soglio
Arser tutti d'amor per questi lumi.
Io con la speme sola
Tutti allettai; ma per alcun d'amore
Io non sentii le pene: sdegnossi al fine
Il possente Signor, e del mio core
Prese vendetta: innanzi a gl'occhi miei
Viene il leggiadro amabile Medoro;
E appena il rimirai,
Ch'arsi Alcina d'amore, e sospirai.

ALCINA
E per questo sospiri? Il tuo Medoro,
Dimmi, t'ama fedel?

ANGELICA
Quant'io l'adoro.

ALCINA
E tu sospiri? Un corrisposto amore
E' la gioia del core.

ANGELICA
Ma del perduto ben maggior la pena
Allora è più, quanto più il bene è caro.
Senti: meco il guidava a' regni miei,
Quando mi siegue innamorato Orlando:
Io che conosco il fiero cor, fuggiamo
Dico al caro amator, tosto...

ALCINA
Fuggire?
Mancan lusinghe, e vezzi
Per amolir d'amante cor gli sdegni?

ANGELICA
Il tenero mio amore
Non suggerirmi altra guardia sicura,
Sola in braccio al timore
M’abbandonai, fuggii misera, oh Dio,
Ma nel fuggir perdei
Il mio tesoro, il sol de' gl'occhi miei.

ALCINA
Fa cor, t'el renderò:
potrai qui meco
Di lui lieta godere,
E accordar la tua gioia al mio piacere.

ANGELICA
Un raggio di speme
Il cor rasserena
E l'alma consola;
Ma s'alza un vapore
Di nero timore,
Che il dolce sereno
Dal seno m'invola.

Scena Seconda

(Alcina. Poi Orlando, con visiera calata, combattendo con Astolfo e incalzandolo.)

ALCINA
Quanta pietà mi desta il suo cordoglio.

ORLANDO
Ch'io ti ceda fellon?

ASTOLFO.
Sei forte invano.

ALCINA
Olà guerrier, l'orgoglio abbassa,
e'l brando.

ORLANDO
Sì di leggier non ubbidisce Orlando.

ASTOLFO
Orlando?

(va ad abbracciarlo)

ALCINA
(Fra sè)
Ah! Si accendesse almeno aita amore?

ASTOLFO
Scusa l'error, le ignote insegne incolpa.

ORLANDO
Per la vezzosa tua bella reina
Meno oprar, tu non dei,
Arbitra omai del mio voler tu sei.

ALCINA
Ella a’ miei regni aggiunse un nuovo sol
col suo bel volto; tu nuova gloria aggiungi
te’n priego in restar meco ai regni miei.

ORLANDO
Arbitra omai del mio voler tu sei.

ALCINA
(da sé)
Vibra per me possente dio d'amore
Contro l'altero cor tua face, e'l dardo.

ASTOLFO
L'ingrata non mi dà neppur un guardo.

ALCINA
Alza in quegl’occhi
Amore l’impero;
ma il sguardo guerriero,
che spande terrore,
il cor mi spaventa.
E benché la speme
a l’alma dubbiosa
or rechi conforto
risorge il timore,
che l’alma tormenta.

(Orlando e Astolfo)

ORLANDO
Della bella ne’ gl’occhi
vidi per te, che favellava amore.

ASTOLFO
Orlando mio, tu non conosci Alcina!

ORLANDO
Alcina?

ASTOLFO
Alcina è questa

ORLANDO
Quella ch’a suo voler volge l’inferno?
Costanza dal mio cor Astolfo impara.
Ti racconsola: ai rai di poca spene
già mi par di goder ore serene.

ASTOLFO
Costanza tu m’insegni,
e vuoi ch’io speri,
ma quegl’occhi superbi, e severi
non danno alle mie pene un guardo solo.
Pascendo di speranza i miei pensieri,
pur talvolta sospiro, e mi consolo.

Scena Terza

(Orlando, poi Bradamante)

ORLANDO
Pietoso Dio d'amor, poiché a te piacque
Trarmi dentro a tuoi lacci
In dolce servitù vibra nel core
D'Angelica la bella
Uno stral sì cocente
Onde per me s'accenda, e m'ami alfine.

BRADAMANTE
Adorato Ruggier...
Qui Orlando?

ORLANDO
Bradamante, come tu qui?

BRADAMANTE
Del mio Ruggier in traccia.

ORLANDO
Ei la destra, e la fede
Di sposo non ti diè?

BRADAMANTE
Sorte rubella
Per disusata via poi mel ritolse.

ORLANDO
Sventurata!

BRADAMANTE
La saggia incantatrice
Melissa a me predisse,
Ch'arder qui dee il mio bene
Al magico poter d'Alcina al foco.

ORLANDO
Consolati Cugina,
Se Malagigi nostro oggi non mente
lieti sarem.
Ma tu, come d'Alcina
Osasti nella reggia entrar ne' tuoi
Cotanto noti arnesi, e sola?

BRADAMANTE
E' meco la possente Melissa,
E in questo anel
contro gl'incanti e l'arti
Della Maga infedel
ho valid'arme.
Alla maga crudele nasconderò il mio nome;
né mostrerò quest’aria mia guerriera.
Tanto men Bradamante rassembrerò
a colei, quanto men fiera.

ORLANDO
Ora t'intendo; è questi
Il pretioso anel, che d'ogni incanto
Serba illeso chi l'porta.

BRADAMANTE
Asconderò il mio sdegno
Al nero core indegno,
Sin tanto che al mio amor torni lo sposo.
Ma se mi toglie, oh Dio!
L'indegna l'idol mio
Il braccio proverà fiero, e sdegnoso.

Scena Quarta

ORLANDO
(Solo)
Insolito coraggio ora in quest'alma
Porta di Malagigi
I fatidici sensi egli del Nume
Ebro, e ripieno in me lo sguardo fisse,
E nel sagro furor così mi disse:
Orlando, allora il ciel per te dispose
Le fortune d'amor, quando ad Alcina
Involerai le ceneri famose,
Ch'involser di Merlin l'alma divina.
Spera, coglier potrai le gloriose
Palme, ch'il fato al tuo poter destina:
Per te sia l'immortal custode estinto,
E'l poter della maga oppresso e vinto.
Amorose mie brame
Non più duol e timor: speriam ben tosto
Sarem, io glorioso, e voi contente.
Malagigi il promise, egli non mente.
Nel profondo cieco Mondo
Si precipiti la sorte
Già spietata a questo cor.
Vincerà l'amor più forte
Con l'aita del valor.

Scena Quinta

(Angelica e Medoro)

(Giardino delizioso di Alcina contiguo all’incantato palazzo della stessa, in cui si vedono le due fonti, una delle quali estingue, l’altra accende l’amore.
Mare tempestoso in lontano. Angelica, poi Medoro, ferito, che viene dal mare, e Alcina)

ANGELICA
Quanto somigli tempestoso mare
Al fluttuar di quest'anima amante.
L'onda che il flutto incalza
E' la doglia amorosa,
Che incalza il fiero duol della mia pena.
Or si discopre la profonda arena,
E l'onda inferocita
Sale tumida al ciel...

MEDORO
Soccorso aita.

ANGELICA
Misero! Ahimé, che veggio!
Un picciol legno
Quasi da' l'onde assorto
Vicino a naufragar. Stranier, fa' core,
Respingi pur l'onda nemica: in salvo
Già lo vegg'io dal fier Nettun irato.

MEDORO
Pur ritorno a mirarti idolo amato!

ANGELICA
Che veggio! Ah mio tesor: di braccio a' morte
T'involaro i miei voti.
Pur ti riveggo, e pur ti stringo al seno.
Qual sangue? Ahi me infelice!

MEDORO
Io vengo meno.

ANGELICA
Qui ti siedi cor mio.

MEDORO
Vedo la morte
Stender sovra di me squallidi i vanni:
Ecco i freddi sudori:
Dall'aperto mio fianco esce già l'alma;
Ma dolce m'è il morir, or che la sorte
fra le tue braccia il mio morir destina.

ANGELICA
Pietosi dei, chi mi soccorre?

Scena Sesta

(Angelica, Medoro e Alcina)

ALCINA
Alcina.

ANGELICA
Alcina. Ah, tal mi rendi il mio tesoro?
Vedi il giglio d'amor langue, e ruggiade...
Ma da qual cielo, oh Dio, ruggiade attendo?
Il mio pianto, il mio sangue
Alcina basterà per rarvvivarlo.

ALCINA
Bastò già il mio potere.

MEDORO
Chi mi richiama in vita?

ANGELICA
Aperti ha i lumi:
Riveggo, o sogno, i rai celesti?

ALCINA
E in loro vedi un'opra volgar della mia possa.

ANGELICA
Che di eterno dovere a te mi stringe.

(a Medoro)

Pur respiri alma mia!

MEDORO
Ripieno ho il petto
Di gioia e di contento,
Poiché ti stringo al sen, cor del mio core.

ALCINA
Narrane i casi tuoi,
che dopo il pianto
Egl'è soave il rammentarli in gioia

MEDORO
Te perduta, te cerco, e giunto al mare
Legno di Logistilla
M'accoglie: sciolto abbiam le vele appena,
Che da navi nemiche intorno cinti
Siam combattuti, e vinti.
Ferito io resto, e prigionier: s'adira
Nettuno, ed il naufragio a noi minaccia;
Sgravansi per sottrarsi a'i di lui sdegni
Dall'inutili somme i carchi legni.
Rimango il primo absorto,
E sepolto nell'onde in pria che morto.
L'onda qua, e la m'incalza,
E sovra il mar m'innalza.
Il ciel riveggo,
e innanzi a gl'occhi miei
L'instabil flutto un picciol legno adduce;
Tosto l'afferro; e mentre chiedo aita,
Quando morte io temea trovo la vita.

Scena Settima

(Angelica, Medoro, Alcina, Orlando)

ORLANDO
Non godrai sempre in pace,
Lieto del tuo gioir, rivale audace

ALCINA
Orlando?

ANGELICA
Ahimè!

MEDORO
(fra sè)
Io son perduto.

ORLANDO
Rendi pur grazie al ciel, ch'inerme sei;
Col tuo sangue vorrei...

ANGELICA
Che far vorresti?

ALCINA
(piano a Medoro)
Deh, non temer.

ANGELICA
(fra sè)
Lusinghe or siate meco.

MEDORO
(fra sè)
Oh, fugaci contenti!

ORLANDO
(ad Angelica)
Impallidisci
Tigre di crudeltà, sfinge d'inganni.

ALCINA
Tu non conosci, Orlando,
Chi sia il garzon, di cui geloso or sei:
D'Angelica la bella egli è il germano.

MEDORO
(fra sè)
Ormai respiro, oh Dei!

ANGELICA
Così ingrato m'insulti?
E così temi
Del mio sincero amor, della mia fede?

ORLANDO
(fra sè)
Ove trascorsi?

ALCINA
(fra sè)
Oh come scaltra or finge!

ORLANDO
Senti, senti mio ben.

ANGELICA
Sono una sfinge,
Una tigre: v'aggiungi,
Per caparra d'amor, qualch'altra offesa.
Io tigre mentitor?
Tu a me lo sei
Con questo vano tuo timor geloso.

ORLANDO.
(a Medoro)
Tu m'impetra il perdono...

MEDORO
Non lo potrei, se il tuo rival già sono.

ANGELICA
Poveri affetti miei!
Questa vi rende
Amorosa mercede il core ingrato!

(finge di piangere)

ORLANDO
Per questa bella man, ch'umile io stringo.

MEDORO
(piano ad Angelica)
Cara, piangi per lui?

ANGELICA
(piano a Medoro)
Rimira, io fingo.

ORLANDO
O bellissima destra!

ANGELICA
Ella ti è pegno di mia candida fede.

MEDORO
(piano ad Angelica)
Angelica

ANGELICA
(piano a Medoro)
T'accheta.

MEDORO
(piano ad Alcina)
Finge pur!

ALCINA
(piano a Medoro)
Non lo vedi?

MEDORO
(fra sè)
Ahi che tormento!

ORLANDO
(ad Angelica)
I begli occhi onde amor vibra le faci...

ANGELICA
Per te, se belli son, son belli.

MEDORO
(fra sè)
Oh Dio!

ANGELICA
(sottovoce)
Sei tu geloso ancor?

MEDORO
(sottovoce)
No.

ANGELICA
(sottovoce)
Dunque taci.

(a Orlando)

Tu sei degli occhi miei
Tu sei di questo sen;

(a Medoro)

Soffri, tu sei 'l mio ben
L'oggetto amato.

(a Orlando)

Geloso non ti bramo
Credimi sì ch'io t'amo
Son tua, si tua son io
Idolo del cor mio
Nume adorato.

(Angelica e Medoro escono)

ORLANDO
Ahi, crudele gelosia, tiranna degli affetti
così presso il mio ben reo mi rendesti.
Troppo è fiero il nume arcero,
qunado in sen di chi ben ama
d’una fredda gelosia
il velen spargendo va.
Ma consola l’alma mia
il pensier che il mio timore
già nel core del mio ben
destò pietà.

(esce)

Scena Ottava

(Alcina e Medoro)

ALCINA
Medoro, il ciglio abbassi, e stai dolente?
Lascia di sospirar.

MEDORO
Cieli! Chi mai
Creduto avria, ch'in un momento solo
Angelica potesse,
Mostrando ad altri amor, farsi incostante?

ALCINA
L'arti ancora non sai
d'un core amante.

MEDORO
Eh, d'arti non ha d'uopo,
Chi nel seno racchiude un cor sincero.
S'altri adora il mio bene,
Io soffrir lo dovrò, dovrò tacere?

ALCINA
E soffrire, e tacer: questo è amor vero.

MEDORO
Rompo i ceppi e in lacci io torno.
Dall'inganno di quei guardi
Incostanza apprenderò.
Sarà infedele ancora
Il mio cor con chi l'adora,
A sperar io tornerò.

(Alcina, poi Ruggiero)

ALCINA
Innocente garzon, tu ancor non sai
con quanti strali amor ferisca un core?

(vede Reuggiero)

Ma qual ventura è questa!
Da un destriero volante
veggio che scende armato cavaliere:
a questa parte ei volge il piè. Che fia?

RUGGIERO
Grazie al ciel, pure alfine calchi Ruggiero
il suol, se suolo è questo,
che dal felice Eliso
il bel soggiorno a me rassembra.

ALCINA
(fra sè)
È vago!

(A Ruggiero)

Poiché per mia gran sorte
sceso dal cielo onori i regni miei,
cavaliero gentil, dimmi chi sei?

RUGGIERO
Ruggiero son, giunto cred’io nel cielo,
chè tutto spira qui beltà celeste.

ALCINA
Qui dove son reina,
valoroso Ruggiero,
signor tu sei.

RUGGIERO
Troppo mi onori.

ALCINA
Alcina tanto deve al tuo nome...

(fra sè)

... e al tuo sembiante.

RUGGIERO
(fra sè)
Sol la mia Bradamante può far confronto
a sua gentil bellezza.

ALCINA
(fra sè)
Fisso mi guarda, e poi fra sé favella.
Nuova preda ei sarà degl’occhi miei.

RUGGIERO
(fra sè)
Ah, la mia Bradamante è assai più bella.

ALCINA
Meco all’ombra t’assidi, il fianco tuo riposa,
e ti ristora in quest’onda tranquilla.

RUGGIERO
Come chiara zampilla!

ALCINA
Assaggia meco il limpido cristallo

(fra sè)

(il prendo all’esca).

RUGGIERO
Onda giammai più fresca non assaggiai.

ALCINA
(fra sè)
S’egli nel petto avea qualche foco d’amore
l’onda ne spense già tutto l’ardore.

(a Ruggiero)

Ma questa è più soave

(fra sè)

Ora ei cade nel laccio.

RUGGIERO
Ambrosia è questa, o nettare di Giove?

ALCINA
(fra sè)
Incendio desta l’onda fatal per me
nel di lui core,
e d’ogn’altra bellezza adorata
da lui l’idea cancella.

Scena Nona

(Bradamante, Ruggiero, Alcina)

BRADAMANTE
Vò cercando Ruggiero, e'l trovo involto
Ne i lacci della maga.
Oh me infelice!
Or qui gelosa, e inosservata ascolto.

RUGGIERO
(ad Alcina)
Veggio ne' tuoi bei lumi
Scintillar quella fiamma
Che accenderà l'innamorato core.

BRADAMANTE
(fra sè)
Misera!

ALCINA
Oh fosse amore,
Quello che dal tuo labbro a me favella.

BRADAMANTE

Ahi, donna ingannatrice!

ALCINA

Ei già sospira.

RUGGIERO
Mira o bella, deh mira
Il poter de' tuoi lumi,
Che costringe il mio core ad adorarti.
Reo s'io t'adoro o cara,
Di temerario ardir non mi dirai.

ALCINA
Dirò che pria t'amai
E giurerò, caro,
d'amarti sempre.

BRADAMANTE

Perfida!

RUGGIERO
(a Alcina)
Sei pur bella.

BRADAMANTE
(a Ruggiero)
Ah traditore!
Questa è la fè, che mi giurasti? E questo
Il promesso tuo amore?

ALCINA
(a Ruggiero)
E chi è costei?

RUGGIERO
Non la conosco.

BRADAMANTE
Ove trascorsi oh Dei?
Olimpia io son (mentasi il nome) e quello
Il perfido Bireno.
Egli il giglio più bel su questo seno
Sfrondò con fé di sposo,
Poscia m'abbandonò: s'egli sospira,
Son mentiti i sospiri.

ALCINA
(a Ruggiero)
Di Bireno che parla?

RUGGIERO
(ad Alcina)
Ella delira.

ALCINA
Olimpia de' tuoi casi
Mi pesa il reo tenor; ma tu vedrai,
Che Bireno non è.

BRADAMANTE
Pur troppo è vero.

RUGGIERO
Bella da' tregua al duol io son Ruggiero.

BRADAMANTE
(fra sè)
(Non mi ravvisa, o finge)

(A Ruggiero)

Empio tu menti;
Io conobbi Ruggiero
Amoroso, e costante.

RUGGIERO
Ella nel suo furore
E Bireno, e Ruggier confonde insieme.
Lasciamla alle sue smanie.
Andiam mio core.

ALCINA
Sarò teco mia vita.

BRADAMANTE
Ah traditore.

RUGGIERO
Sol per te mio dolce amore
Questo core avrà pace avrà conforto.
Le tue vaghe luci belle
Son le stelle,
Onde amor mi guida in porto.

(Ruggiero esce)

BRADAMANTE
Ah inumano! Ah crudele!

ALCINA
Guarda ben, che t’inganni.

BRADAMANTE
È l’infedele che mi promise affetto,
che si giurò ben mille volte, e mille
a queste miel pupille il più leale amante
che portasse d’amor fiamme nel seno.

ALCINA
Bella tu prendi error.

BRADAMANTE
Non ti credo, no, no. Seguir lo voglio.
Non sempre riderai del mio cordoglio.

(esce)

ALCINA
Se lo crede Bireno, ella s’inganna.
E se Ruggiero il crede,
Invan spera di lui
costanza e fede.
Ei già di questi rai cede all’impero
lo siegua, il cor non teme, è mio Ruggiero.
Amorose ai rai del sole
son le rose e le viole
ed il sol co’ raggi ardenti
pur talor languir le fa.
Benché senta il mio diletto
nuovo fuoco dentro il petto
amerà sempre costante
la mia bella fedeltà.

(Entrambi uscita)
最終更新:2021年03月01日 02:19