ATTO I
Scena Prima
(Ampio cortile della casa di Fabrizio. Sul dinanzi domina un portico rustico con pergolato; ad un pilastro è appesa una gabbia aperta, dentro della quale si vede una gazza. Nel fondo e verso il mezzo è collocata una porta con cancello, per cui si entra nel cortile. Al di là la scena rappresenta alcune)
CORO
Oh che giorno fortunato!
Oh che gioia si godrà!
PIPPO
Dopo tanti e tanti mesi
Spesi in guerra e fra gli stenti,
Oggi alfine a' suoi parenti
Il padron ritornerà.
CORO, PIPPO
Vieni, vieni, o padroncino;
TUTTI
Vieni a noi, Giannetto amato
Oh che giorno fortunato!
Oh che gioia si godrà!
LA GAZZA
Pippo? Pippo?
PIPPO
Chi ha chiamato?
CORO
(essendosi accorti della gazza, e deridendo Pippo)
Non so niente. - Ah ah ah!
LA GAZZA
Pippo?
PIPPO
Ancora?
CORO
(additandogli la gazza)
Ve' chi è stato.
PIPPO
Brutta gazza maledetta,
Che ti colga la saetta!
LA GAZZA
Pippo? Pippo?
PIPPO
Taci là.
CORO
(deridendo Pippo)
Pippo? Pippo? Ah ah ah!
LUCIA
Marmotte, che fate?
Così m'obbedite?
Movetevi, andate;
La mensa allestite
La sotto alla pergola
Che invita a mangiar.
Che flemma! sbrigatevi:
Pigliate, stendete.
Mio figlio, il sapete,
Dee tosto arrivar.
PIPPO, CORO
Che giorno beato
Dobbiamo passar!
LUCIA
Alfine cessato
Avrò di tremar.
Eh, Ninetta?... Quando io chiamo,
Tutti perdono l'udito.
E colui di mio marito
Dove adesso se ne sta?
FABRIZIO
Tuo marito eccolo qua.
PIPPO, CORO
Ser Fabrizio eccolo là.
FABRIZIO
Egli viene, o mia Lucia,
Come Bacco, trionfante;
Egli reca l'allegria,
Reca il nettare spumante
Che mantiene nelle vene
Il vigor, la sanità.
TUTTI
Viva Bacco e la cantina,
Medicina d'ogni età.
LUCIA
(a Fabrizio)
Ah col suo congedo alfine
Oggi arriva il figlio amato!
FABRIZIO
Certamente; ed ammogliato
Lo vorrei, ben mio, veder.
LUCIA
A me tocca il dargli moglie;
Questo affare a me si aspetta.
Egli dee sposar...
LA GAZZA
Ninetta.
FABRIZIO
Ah! la gazza ha indovinato.
LUCIA
Insensato!
FABRIZIO
Si vedrà. -
(si avvicina alla gazza l'accarezza)
Brava, brava!
(e ne resta beccato)
Ahi, ahi!
LUCIA
Ch'è stato?
FABRIZIO
M'ha beccato.
LUCIA
E ben ti sta.
FABRIZIO
Ma la gazza ha indovinato.
LUCIA
Insensato!
FABRIZIO
Si vedrà.
CORO
Se la gazza ha indovinato,
Ogni core esulterà.
TUTTI
(additando la mensa)
Là seduto l'amato Giannetto
FABRIZIO, CORO
A suo padre, alla sposa vicino
PIPPO, CORO
A sua madre, alla sposa vicino
LUCIA
Alla cara sua madre vicino
TUTTI
Noi l'udremo narrar con diletto
Le battaglie, le stragi, il bottino;
Or d'orgoglio brillar lo vedremo
Or di bella pietà sospirar.
E fra i brindisi intanto faremo
I bicchieri ricolmi sonar.
(Partono gli abitanti del villaggio)
FABRIZIO
(guardando l'oriolo)
Oh cospetto! Undici ore già passate.
E Giannetto ne scrive
Che sarà qui sul mezzogiorno.
LUCIA
Oh diavolo,
Già così tardi! - E la Ninetta ancora
Non veggo. Ov'è costei ? - Pippo, rispondi.
PIPPO
Per la collina, io credo,
A cogliere le fragole.
LUCIA
Ah Fabrizio,
Da qualche tempo son molto scontenta
Di questa tua Ninetta. - Pippo, Ignazio,
Antonio, andate tutti
A preparare il resto. -
(Pippo e gli altri famigli si ritirano)
Ah se la colgo quella smorfietta!...
FABRIZIO
Eh via, cessa una volta!
Tu sempre la rimbrotti, e sempre a torto.
LUCIA
A meraviglia! E quando
Ridendo e civettando ella mi perde
Le forchette d'argento, dimmi, allora
Se mi viene la bile, ho torto ancora?
FABRIZIO
Gran cosa! Finalmente
È una forchetta sola
Che si smarrì per caso; e chi sa forse
Che un dì non si ritrovi! - Orsù, Lucia,
Bada a trattare con maggior dolcezza
Quella fanciulla.
LUCIA
(in aria di disprezzo)
Ah, ahà!
FABRIZIO
Rispetta in lei
Le sue sventure. Sai
Ch'ella è pur figlia di quel bravo e onesto
Fernando Villabella
Che fra le schiere incanutisce; e s'ella,
Orfana della madre e senza doni
Della fortuna, colle sue fatiche
Qui si procaccia una meschina vita,
Non debb'esser perciò da noi schernita.
LUCIA
E chi dice il contrario? - Ma finiamola.
Il tempo vola: io corro
Un momento in cucina; e poi, se credi,
Andremo insieme ad incontrar Giannetto.
(via)
FABRIZIO
Dici ben; vo nell'orto, e là ti aspetto.
(via)
Scena Seconda
(Ninetta con un panierino di fragole, che scende dalla collina ed entra nel cortile; poscia Fabrizio; e finalmente la Lucia col canestro delle posate)
NINETTA
Di piacer mi balza il cor;
Ah bramar di più non so:
E l'amante e il genitor
Finalmente io rivedrò.
L'uno al sen mi stringerà;
L'altro... l'altro... ah che farà?
Dio d'amor, confido in te;
Deh tu premia la mia fé!
Tutto sorridere
Mi veggo intorno;
Più lieto giorno
Brillar non può.
Ah già dimentico
I miei tormenti:
Quanti contenti
Alfin godrò!
(va a deporre il suo panierino sulla mensa)
FABRIZIO
(uscendo dall'orto con alcune pere che va a deporre sulla mensa)
Oh come il mio Giannetto
Gradirà queste pere!
NINETTA
(a Fabrizio)
Addio, buon giorno!
FABRIZIO
Alfin sei giunta, amabile Ninetta.
Hai raccolto le fragole?
NINETTA
Un intero
Panierin n'ho ricolmo. - Eccole.
FABRIZIO
Oh belle,
E fresche al par di te! - Senti, mia cara;
Quest'oggi vo' che tutto
Spiri dintorno a noi gioia, letizia
E amore.
NINETTA
Oh si, lo spero. Vostro figlio...
FABRIZIO
Ah, ahà! Mio figlio, il so, ti piace... Basta...
NINETTA
Come! che dite?
FABRIZIO
Già da un pezzo io leggo
In quegli occhi, in quel core.
NINETTA
(fra sè)
Oh Dio!
FABRIZIO
Sta' lieta;
Non t'arrossire. Al padre suo Giannetto
Non v'è cosa che asconda: ei t'ama; ed io
Questo amor non condanno.
NINETTA
Oh me felice!
Fabrizio
Taci, ché vien Lucia. Caro Fabrizio!
(gli bacia la mano, ed egli le fa una carezza)
LUCIA
Ma brava! - E tu, quando farai giudizio?
(alla Ninetta)
Prendi queste posate, e bada bene
Che non si perda nulla.
NINETTA
Ah no! Vorrei
In pria morir, che ancora
Mancar dovesse...
LUCIA
Solite proteste.
Ma intanto la forchetta se n'è ita.
NINETTA
lo non ci ho colpa!
LUCIA
Ma però...
FABRIZIO
Che vita!
(prende la Lucia per un braccio, mostrandosi alquanto adirato)
Andiamo.
LUCIA
Andiamo pure.
FABRIZIO
(si stacca dalla Lucia, e va a parlare nell'orecchio alla Ninetta)
Addio, Ninetta.
LUCIA
(tirando a sé Fabrizio)
Eh quante tenerezze! Ad una serva
Non bisogna dar tanta confidenza.
FABRIZIO
Non pianger, mia fanciulla; abbi pazienza.
(Lucia e Fabrizio escono, e prendono la via della collina. Ninetta chiude il cancello, e poi rientra nell'abitazione)
Scena Terza
(Isacco, prima di dentro e poscia affacciandosi al cancello, colla sua cassa di merci; e subito Pippo, arrecando qualche cosa per la mensa)
ISACCO
Stringhe e ferri da calzette
Temperini e forbicette,
Aghi, pettini, coltelli,
Esca, pietre e zolfanelli.
Avanti, avanti
Chi vuol comprar,
E chi vuol vendere
O barattar.
PIPPO
Oh, senti il vecchio Isacco.
Andate, galantuomo; risparmiate
Una voce sì bella:
Quest'oggi abbiamo vuota la scarsella.
ISACCO
lo compro, se volete;
Baratto, se vi piace:
Guardate che bei capi,
Che belle mercanzie
Tutte di moda e più che mai perfette.
PIPPO
Andate, vi ripeto.
ISACCO
Salutatemi
La signora Ninetta: se per sorte
Ella bisogno avesse
De' fatti miei, ditele ch'io mi trovo
Fino a domani nell'Albergo nuovo.
(parte)
Scena Quarta
(Pippo e Ninetta con de' fiori per adornar la mensa)
NINETTA
(a Pippo)
Mi par d'aver udita
La voce di quel vecchio merciaiuolo
Che suole tutti gli anni
Passar di qua.
PIPPO
Non v'ingannaste: è desso;
E mi chiamò di voi.
NINETTA
Gli son tenuta assai.
Pippo
un usuraio egual non vidi mai.
(S'ode dietro alla collina una sinfonia campestre)
NINETTA
Ma qual suono!
CONTADINI
(da lontano)
Viva, viva!
NINETTA
Ma quai grida!
CONTADINI
(come sopra)
Ben tornato!
PIPPO
(saltando per gioia)
È Giannetto!
NINETTA
Oggetto amato,
Deh mi vieni a consolar!
Oh momento fortunato!
Oh che dolce palpitar!
PIPPO
(correndo sulla soglia dell'abitazione e chiamando i famigli)
Fuori, fuori! È ritornato: deh venitelo a mirar!
Scena Quinta
(Ninetta, Pippo, Giannetto, Fabrizio, Lucia, contadini e contadine che si veggono discendere dalla collina, ed i famigli di Fabrizio che escono nel cortile. Giannetto vedendo la Ninetta, si spicca dalla comitiva, corre e trovasi alla porta che dalla strada mette al cortile, cortile, nel momento che vi giunge la Ninetta per riceverlo)
CORO
Bravo, bravo! Ben tornato!
Qui dovete ognor restar
GIANNETTO
(a Ninetta)
Vieni fra queste braccia...
Mi balza il cor nel sen!
D'un vero amor, mio ben,
Questo è il linguaggio.
Anche nel nemico in faccia
M'eri presente ognor:
Tu m'inspiravi allor
Forza e coraggio.
Ma quel piacer che adesso,
O mia Ninetta, io provo,
È così dolce e nuovo
Che non si può spiegar.
PIPPO, FABRIZIO, CORO
Mi sembrano due tortore:
Mi fanno giubilar.
(Tutti fanno festa a Giannetto. Ad un cenno di Lucia, Pippo e gli altri famigli rientrano in casa. Alcuni famigli portano fuori delle sottocoppe coperte di bicchieri, e mescono ai contadini. Pippo esce con un nappo in mano, e si mette in mezzo alla festosa turba, e fa il seguenti brindisi)
PIPPO
Tocchiamo, beviamo
A gara, a vicenda:
Il petto s'accenda
Di dolce furor.
TUTTI
Tocchiamo; e discenda
La gioia nel cor.
PIPPO
Se il nappo zampilla,
Se spuma, se brilla,
E ricchi e pitocchi
Esultano allor
TUTTI
Beviamo; e trabocchi
Di gioia ogni cor.
PIPPO, TUTTI
Il nappo è di Pippo
La pipa e la poppa:
Il peccherò accoppa
Le pene del cor.
(Finiscono le danze, e tutti si levano da tavola. I contadini escono)
GIANNETTO
O madre, ancor non mi diceste nulla
Del caro zio. Che fa?
LUCIA
Sempre trafitto
Dalla sua gotta.
GIANNETTO
Ah voglio vederlo ed abbracciarlo.
FABRIZIO
E ben, possiamo or tutti in compagnia
Andar da lui: - che te ne par, Lucia?
LUCIA
Andiamoci pur. - Ninetta,
Tien l'occhio a tutto. - Pippo?...
PIPPO
(uscendo subito)
Signora...
LUCIA
Là in cucina
Raccogli la mia gente
E mangiate e bevete allegramente.
PIPPO
Oh vi faremo onore!
(rientra in casa)
GIANNETTO
(alla Ninetta)
A rivederci, mia cara!
NINETTA
Sì, ma ritornate presto.
LUCIA
(alla gazza)
Povera bestiolina,
Vien qua; bacia la mano: addio, carina.
(Fabrizio, Lucia e Giannetto escono dalla porta che mette alla strada. Intanto ch'essi dilungassi al basso Fernando compare sulla collina e ne discende guardandosi sempre d'intorno in aria di sospetto)
Scena Sesta
NINETTA
(fra sè)
Idolo mio!.. - Contiamo
Queste posate. - Oh come,
Come sento ch'io l'amo!
FERNANDO
(riconoscendo la casa di Fabrizio)
No, non m'inganno.
NINETTA
Il conto è giusto.
FERNANDO
Oh Dio!
Quella certo è mia figlia!... Ahi di qual colpo
A ferire ti vengo!
NINETTA
Oh cielo! un uomo:
Par ch'egli pianga.
(se gli accosta timidamente)
Dite, in che poss'io?...
FERNANDO
(scoprendosi, e con dolore)
Adorata mia figlia!
NINETTA
(con trasporto, e gettandosi fra le braccia di suo padre)
Oh padre mio!
FERNANDO
Zitta! Non mi scoprir.
NINETTA
Come! che dite?
FERNANDO
Ascolta, e trema. - Ieri,
Sul tramontar del sole,
Giunse a Parigi la mia squadra. Io tosto
Del capitano imploro
Di vederti il favor. Bieco e crudele
Ei me lo niega. Con ardir, con fuoco,
A' detti suoi rispondo "Sciagurato!"
Ei grida; e colla spada
Già m'è sopra. Agli occhi
Mi fa un velo il furor; la scialba impugno,
M'avvento, e i nostri ferri
Già suonano percossi;
Quand'ecco a noi sen viene
Pronto un soldato, e il braccio mio trattiene
NINETTA
E allora, padre mio?
FERNANDO
Barbara sorte!
Fui disarmato, e condannato a morte.
NINETTA
Misera me!
FERNANDO
Gli amici
Procurar la mia fuga. Il prode Ernesto
Di questi cenci mi coperse, e
Mi fu fino al primiero
Villaggio, dove entrambi
Piangendo ci lasciammo. "Amico mio",
Ei disse; e dir non mi poteva: Addio!
NINETTA
Come frenare il pianto!
Io perdo il mio coraggio!...
E pur di speme un raggio
Ancor vegg'io brillar.
FERNANDO
Ah no, non v'è più speme;
È certo il mio periglio:
Solo un eterno esilio,
Oh Dio ! mi può salvar.
NINETTA, FERNANDO
Padre/figlia
Per questo amplesso...
Ah regger non poss'io!
Chi vide mai del mio
Più barbaro dolor!
FERNANDO
Deh! M'ascolta.
NINETTA
Si, parlate.
FERNANDO
Fra l'orror di tante pene,
Se sapessi...
(Si vede in questo momento arrivare dalla collina il Podestà)
NINETTA
Oh Dio, chi viene!
FERNANDO
Chi mai dunque?
NINETTA
Il Podestà.
FERNANDO
Ah, che dici! Son perduto.
Come far?
NINETTA
(conducendolo verso la mensa)
Qui, qui sedete.
FERNANDO
S'ei mi scopre...
NINETTA
Nascondete quelle vesti.
FERNANDO
Ma se mai...
Oh crudel fatalità!
NINETTA
Ah coraggio, per pietà!
NINETTA, FERNANDO
Io tremo, pavento:
Che fiero tormento!
Che barbara sorte!
Men cruda è la morte.
Il nembo è vicino!
Tremendo destino
Mi sento gelar!
(Fernando si ravviluppa nel suo gabbano e si colloca nel'angolo più lontano della tavola. La Ninetta si occupa a sparecchiar la mensa)
Scena Settima
(Il Podestà, Ninetta e Fernando. Il Podestà, avviandosi verso l'abitazione, dice quanto segue. Frattanto la Ninetta versa da bere a suo padre, e lo conforta in Segreto)
IL PODESTÀ
Il mio piano è preparato,
E fallire non potrà.
Pria di tutto, con destrezza,
Le solletico l'orgoglio.
(contraffacendo la Ninetta)
"No, non posso... ohimè!... non voglio...
Deh partite, o Podestà!"
(normale)
Ciance solite e ridicole;
Formolario ormai smaccato!
Ma frattanto il cor piagato
Un bel sì dicendo va.
Il mio piano è preparato,
E fallire non potrà.
Sì, sì, Ninetta
Sola soletta
Ti troverò.
Quel caro viso
Brillar d'un riso io ti farò.
E poi che in estasi
Di dolce amor ti vedrò stendere
La mano al cor,
Rinvigorito,
Ringiovanito
Trionferò.
Il mio progetto
Fallir non può.
NINETTA
(versando a suo padre un altro bicchiere di vino)
Un altro, un altro: questo
Vi darà forza a camminar.
IL PODESTÀ
(avendo udita la voce di Ninetta, e solo accorgendosi di lei in questo punto)
Buon giorno, bella fanciulla.
NINETTA
Vi son serva
IL PODESTÀ
(a parte alla Ninetta)
Ditemi: Chi è quell'uomo?
NINETTA
Un povero viandante
Che mi chiedea soccorso...
IL PODESTÀ
E voi gli deste
A bere. Oh brava, brava! Anch'io, mia cara,
Ho una gran sete...
NINETTA
Subito, vi servo.
IL PODESTÀ
(trattenendola)
No, no, per la mia sete non ci vuole del vin.
NINETTA
Dunque dell'acqua?
IL PODESTÀ
(accarezzandole la mano)
Tu non mi vuoi capir.
NINETTA
Lasciate. -
(a suo padre)
E bene,
Come lo ritrovaste?
(e poi sottovoce)
Fingete di dormire.
(ritornando verso il Podestà)
Oh, voi saprete ch'è arrivato Giannetto.
IL PODESTÀ
Ed ero appunto venuto a salutarlo.
NINETTA
Mi rincresce che sono tutti usciti.
IL PODESTÀ
Eh non importa!
Ci siete voi, mi basta.
(accennando Fernando, il quale finge di dormire, ma di tempo in tempo alza la testa per osservare che cosa succede)
Ma colui perché non se ne va?
Cacciatelo.
NINETTA
Vedete, è tanto stanco
Che già s'è addormentato.
IL PODESTÀ
(fra sè)
Can che dorme
non dà molestia.
(a Ninetta)
Ah se sapeste, o cara,
Da quanto tempo io cerco
Di ritrovarvi sola...
NINETTA
Andate, andate; non vi fate burlare.
IL PODESTÀ
Ah, mia Ninetta,
Perché così ritrosa?
Rispondi, anima mia.
Scena Ottava
GIORGIO
Il cancellier Gregorio a voi m'invia.
IL PODESTÀ
Un corno.
(fra sè)
Uh! Maledetto.
GIORGIO
Questo piego pressante è a voi diretto.
IL PODESTÀ
Ah ah! - Chi l'ha recato?
GIORGIO
Un birro.
NINETTA, FERNANDO
(a parte con spavento)
Un birro!
IL PODESTÀ
Giorgio, dammi una sedia. -
Vediamo che cos'è. - Vattene pure.
(Giorgio parte)
Scena Nona
(Il Podestà, Ninetta e Fernando. Il Podestà, assiso verso il mezzo della scena, si leva di tasca un portafogli, ne toglie le forbici onde tagliare il sigillo del piego; poi cerca gli occhiali, e, non trovandoli, s'impazientisce di non poter riuscire a leggere. Intanto succede in disparte fra la Ninetta e suo padre il seguenti dialogo, che viene a suo tempo interrotto dal Podestà)
NINETTA
Ah! caro padre, udiste? Io tremo! Intanto
Ch'ei legge, deh! fuggite.
FERNANDO
E come, o figlia?
Sono senza denari.
NINETTA
Oh cielo ! ed io
Non ho più nulla.
FERNANDO
E bene,
Prendi questa posata, unico avanzo
Di quanto io possedea. Deh tu procura
Di venderla dentr'oggi, - ma in segreto!
Là dietro al colle, io vidi
Un gran castagno, a cui la lunga etade
Scavato ha il sen.
NINETTA
Me ne sovvengo.
FERNANDO
Quivi Cela il denaro che potrai ritrarne.
Nel folto della selva
Io mi terrò nascoso: e come il cielo
Imbruni, fa' che in quel castagno io trovi
Almen questo sussidio.
NINETTA
(fra sè)
Ah! se tornasse
Quel merciaiuolo che pur dianzi...
O padre,
Farò di tutto. Andate...
FERNANDO
Figlia mia, abbracciami.
IL PODESTÀ
(alzandosi)
Ninetta?
NINETTA
(fra sè)
Giusto cielo!
IL PODESTÀ
(a Fernando che faceva per uscire)
Galantuomo, restate.
FERNANDO
(fra sè)
Io tremo!
NINETTA
(fra sè)
Io gelo!
(piano a suo padre, il quale torna a sedersi, e finge ancora di dormire)
Traetevi in disparte.
IL PODESTÀ
(a parte alla Ninetta)
Son questi, almen suppongo, i contrassegni
D'un disertor. - "Fernando" par che dica.
NINETTA
(volgendo un guardo a suo padre, a sottovoce)
Fernando!...
FERNANDO
(fra sè)
Oh reo destino!
IL PODESTÀ
Ma il resto, senza occhiali,
È impossibile a leggere. Mia cara,
Fate il piacer, leggete voi.
NINETTA
(prendendo il foglio, trascorrendolo e tremando, fra sè)
Gran Dio!
O m'uccidi, o mi salva il padre mio !
(legge in alta voce)
"M'affretto di mandarvi i contrassegni
D'un mio soldato... condannato a morte,
E fuggito pur or dalle ritorte.
Ei chiamasi..."
IL PODESTÀ
Su via.
NINETTA
"Fer... Fer... Fernando..."
(fra sè)
Suggeritemi, o Dei,
Qualche pietoso inganno!
IL PODESTÀ
(fra sè)
Oh come il duolo la rende ancor più bella!
NINETTA
"Ei chiamasi Fernando Vi... Vinella."
(guardando a suo padre, come per indicargli la bugia ch'ella proferisce)
IL PODESTÀ
Continuate.
NINETTA
(fra sè)
Oh Dio! Se leggo ancora,
Tutto è perduto.
(legge)
"...Età: quarantott'anni;
Statura: cinque piedi..."
IL PODESTÀ
E ben, che avete?
Non sapete più leggere?
FERNANDO
(fra sè)
Infelice!
NINETTA
È una mano diabolica!
IL PODESTÀ
(in atto di toglierle il foglio e cercando nelle sue tasche)
Ah se avessi gli occhiali!
NINETTA
(ritenendo il foglio)
Permettete.
(fra sè)
Il ciel m'inspira.
(legge)
"Età: venticinqu'anni;
Statura: cinque piedi, undici pollici."
IL PODESTÀ
Peccato! - Andate avanti.
NINETTA
"Capelli biondi,
Occhi neri, ampia fronte e tondo il viso."
IL PODESTÀ
Cospetto! egli debb'esser un Narciso.
E tondo il viso!... e poi?
NINETTA
(guardando di mano in mano a suo padre per nominar de' colori diversi da quelli di esso)
"Divisa bianca
Con mostre rosse; stivaletti gialli.
Se mai costui passasse
Sul vostro territorio, a dirittura
Fatelo imprigionar..."
IL PODESTÀ
(facendosi rendere il foglio dalla Ninetta, e riponendolo in tasca)
Sarà mia cura.
Vediam se mai per caso
(a Fernando)
Olà, buon uomo?
NINETTA
(fra sè)
Ohimè!
FERNANDO
(fingendo di risvegliarsi)
Signore.
IL PODESTÀ
Alzatevi: -
Cavatevi il cappello.
NINETTA
(fra sè)
Io muoio!
IL PODESTÀ
(ridendo)
Ah ahà!
(alla Ninetta)
Venticinqu'anni; è vero? Capelli biondi,
Occhi neri, ampia fronte e tondo il viso.
No no, sì vago Adon qui non ravviso.
NINETTA
(fra sè)
Respiro.
IL PODESTÀ
(prendendo per mano la Ninetta)
Mia cara!
FERNANDO
(alla Ninetta in atto di volerle dire qualche cosa)
Signora...
IL PODESTÀ
(a Fernando con severità)
Partite.
NINETTA
(a Fernando con tenerezza)
Buon uomo!
IL PODESTÀ
(a Fernando)
Capite?
Uscite di qua.
(Fernando esce, ma sta in agguato dietro ad un pilastro ella porta; la Ninetta lo accompagna con lo sguardo)
NINETTA, FERNANDO
(fra sè)
Oh Nume benefico
Che il giusto difendi,
Propizio ti rendi;
Soccorso, pietà!
IL PODESTÀ
(fra sè)
L'istante è propizio!
Amore, discendi
Se il core le accendi,
Che gioia sarà!
(dopo aver veduto uscire Fernando)
Siamo soli: Amor seconda
Le mie fiamme, i voti miei:
Ah! se barbara non sei,
Fammi a parte del tuo cor.
NINETTA
Benché sola vi potrei
Far gelare di spavento:
Traditor! per voi non sento
Che disprezzo e rabbia e orror.
(Fernando è rientrato nel cortile)
NINETTA, FERNANDO
IL PODESTÀ
(fra sè)
Ah mi bolle nelle vene
Il furore e la vendetta!
Freme il nembo; e la saetta
Già comincia a balenar.
IL PODESTÀ
(fra sé)
Ma frenarsi qui conviene;
Colle buone vo' tentar.
NINETTA, FERNANDO
(l'uno accennando la figlia e l'altra il padre, fra sè)
Ma frenarsi qui conviene;
Egli sol mi fa tremar.
IL PODESTÀ
Via, deponi quel rigore;
Vieni meco e lascia far.
FERNANDO
(avanzandosi con impeto)
Vituperio! Disonore!
Abbastanza ho tollerato.
Uom maturo e magistrato,
Vi dovreste vergognar.
IL PODESTÀ
(contro a Fernando)
Ah per Bacco!..
FERNANDO
(al Podestà)
Rispettate l pudore e l'innocenza.
NINETTA
(a parte a Fernando)
Caro padre, oh Dio! prudenza.
IL PODESTÀ
(a Fernando)
Temerario!
FERNANDO
(con impeto)
Non gridate.
NINETTA
(a parte a Fernando)
Vi volete rovinar!
IL PODESTÀ
(alla Ninetta)
Vieni meco...
NINETTA
(respingendolo)
Sciagurato!
FERNANDO
(al Podestà)
Rispettate l'innocenza.
IL PODESTÀ
(a Fernando)
Cos'è questa impertinenza?
NINETTA
(a parte a Fernando)
Ah partite!
FERNANDO
(a parte alla Ninetta, e poi si ritira lentamente)
Sì, t'intendo!
IL PODESTÀ
Brutto vecchio, se più tardi... -
(alla Ninetta, in atto di prenderla per mano)
E tu senti.
NINETTA
(respingendolo)
Mostro orrendo!
IL PODESTÀ
Trema, ingrata! Presto o tardi
Te la voglio far pagar.
FERNANDO, NINETTA
(fra sè)
Infelice! tu mi guardi.
E ti debbo, oh Dio! lasciar.
NINETTA, FERNANDO
IL PODESTÀ
(fra sè)
Non so quel che farei;
Smanio, deliro e fremo.
A questo passo estremo
Mi sento il cor scoppiar!
(intanto che esce il Podestà e che la Ninetta protende le braccia a suo padre, il quale si vede salir la collina, la gazza scende sulla tavola, rapisce un cucchiaio e se ne vola via)