SCENA QUINDICESIMA
Luogo chiuso in forma di sepolcreto, con diverse statue equestri, tra le quali quella del Commendatore.
Don Giovanni, poi Leporello.
DON GIOVANNI
ridendo entra pel muretto
Ah, ah, ah, questa è buona,
or lasciala cercar; che bella notte!
È più chiara del giorno, sembra fatta
per gir a zonzo a caccia di ragazze.
È tardi?
guardando l'orologio
Oh, ancor non sono
due della notte; avrei
voglia un po'di saper come è finito
l'affar tra Leporello e Donna Elvira,
s'egli ha avuto giudizio!
LEPORELLO
Si affaccia al muretto
Alfin vuole ch'io faccia un precipizio.
DON GIOVANNI
(È desso.) Oh, Leporello!
LEPORELLO
dal muretto
Chi mi chiama?
DON GIOVANNI
Non conosci il padron?
LEPORELLO
Così non conoscessi!
DON GIOVANNI
Come, birbo?
LEPORELLO
Ah, siete voi? Scusate.
DON GIOVANNI
Cosa è stato?
LEPORELLO
Per cagion vostra io fui quasi accoppato.
DON GIOVANNI
Ebben, non era questo
un onore per te?
LEPORELLO
Signor, vel dono.
DON GIOVANNI
Via, via, vien qua,
Che belle cose ti deggio dir.
LEPORELLO
Ma cosa fate qui?
DON GIOVANNI
Vien dentro e lo saprai:
diverse storielle
che accadute mi son da che partisti,
ti dirò un'altra volta: or la più bella
ti vo'solo narrar.
LEPORELLO
Donnesca al certo.
Rende il cappello e il mantello al padrone e riprende quelli che aveva cambiati con lui.
DON GIOVANNI
C'è dubbio? Una fanciulla,
bella, giovin, galante,
per la strada incontrai; le vado appresso,
la prendo per la man, fuggir mi vuole;
dico poche parole, ella mi piglia,
sai per chi?
LEPORELLO
Non lo so.
DON GIOVANNI
Per Leporello.
LEPORELLO
Per me?
DON GIOVANNI
Per te.
LEPORELLO
Va bene.
DON GIOVANNI
Per la mano
essa allora mi prende.
LEPORELLO
Ancora meglio.
DON GIOVANNI
M'accarezza, mi abbraccia:
Caro il mio Leporello!
Leporello, mio caro! Allor m'accorsi
ch'era qualche tua bella.
LEPORELLO
(Oh maledetto!)
DON GIOVANNI
Dell'inganno approfitto; non so come
mi riconosce, grida; sento gente,
a fuggire mi metto, e pronto pronto
per quel muretto in questo loco io monto.
LEPORELLO
E mi dite la cosa
con tanta indifferenza?
DON GIOVANNI
Perché no?
LEPORELLO
Ma se fosse costei stata mia moglie?
DON GIOVANNI
ridendo forte
Meglio ancora!
LA STATUA
Di rider finirai pria dell'aurora!
DON GIOVANNI
Chi ha parlato?
LEPORELLO
estremamente impaurito
Ah! qualche anima
sarà dell'altro mondo,
che vi conosce a fondo.
DON GIOVANNI
Taci, sciocco!
Chi va là?
LA STATUA
Ribaldo, audace!
Lascia a' morti la pace!
LEPORELLO
tremando
Ve l'ho detto!
DON GIOVANNI
Sara qualcun di fuori
che si burla di noi!
con indifferenza e sprezzo
Ehi, del Commendatore
non è questa la statua? Leggi un poco
quella iscrizion.
LEPORELLO
Scusate…
non ho imparato a leggere
ai raggi della luna.
DON GIOVANNI
Leggi, dico!
LEPORELLO
leggendo
«Dell'empio che mi trasse al passo
estremo qui attendo la vendetta…»
Udiste? Io tremo!
DON GIOVANNI
O vecchio buffonissimo!
Digli che questa sera
l'attendo a cenar meco!
LEPORELLO
Che pazzia ! Ma vi par?… Oh Dei, mirate,
che terribili occhiate - egli ci dà!
Par vivo! Par che senta… E che voglia parlar!
DON GIOVANNI
Orsù, va là!
O qui t'ammazzo, e poi ti seppellisco!
LEPORELLO
Piano, piano, signore, ora ubbidisco.
Nr. 22 - Duetto
LEPORELLO
O statua gentilissima
Del gran Commendatore…
Padron! Mi trema il core,
Non posso terminar!
DON GIOVANNI
Finiscila, o nel petto
Ti metto questo acciar!
LEPORELLO
Che impiccio, che capriccio!
DON GIOVANNI
Che gusto! Che spassetto!
LEPORELLO
Io sentomi gelar!
DON GIOVANNI
Lo voglio far tremar!
LEPORELLO
O statua gentillissima,
Benchè di marmo siate…
Ah padron mio! Mirate!
Che seguita a guardar!
DON GIOVANNI
Mori…
LEPORELLO
No, no… attendete!
alla statua
Signor, il padron mio…
Badate ben… non io…
Vorria con voi cenar…
Ah che scena è questa!
la statua china la testa
Oh ciel! Chinò la testa!
DON GIOVANNI
Va là, che sei un buffone!
LEPORELLO
Guardate ancor, padrone!
DON GIOVANNI
E che degg'io guardar?
LEPORELLO e DON GIOVANNI
Colla marmorea testa,
Ei fa così, così!
DON GIOVANNI
verso la statua
Parlate, se potete.
Verrete a cena?
LA STATUA
Sì!
DON GIOVANNI
Bizzarra è inver la scena,
Verrà il buon vecchio a cena.
A prepararla andiamo,
Partiamo - via di qua!
LEPORELLO
Mover mi posso appena…
Mi manca, o Dei, la lena…
Per carità… partiamo,
Andiamo via di qua!
SCENA SEDICESIMA
Camera in casa di Donn'Anna
Don Ottavio e Donn'Anna
DON OTTAVIO
Calmatevi, idol mio! Di quel ribaldo
vedrem puniti in breve i gravi eccessi,
vendicati sarem.
DONNA ANNA
Ma il padre, o Dio!
DON OTTAVIO
Convien chinare il ciglio
al volere del ciel. Respira, o cara!
Di tua perdita amara
fia doman, se vuoi, dolce compenso
questo cor, questa mano,
che il mio tenero amor…
DONNA ANNA
O dei, che dite
in sì tristi momenti?
DON OTTAVIO
E che? Vorresti
con indugi novelli accrescer le mie pene?
Ah! Crudele!
Nr. 23 - Recitativo ed Aria
DONNA ANNA
Crudele?
Ah no, giammai mio ben! Troppo mi spiace
allontanarti un ben che lungamente
la nostr'alma desia… Ma il mondo, o Dio!
Non sedur la costanza
del sensibil mio core;
ahbastanza per te mi parla amore
Aria
Non mi dir, bell'idol mio,
Che son io crudel con te.
Tu ben sai quant'io t'amai,
Tu conosci la mia fe'.
Calma, calma il tuo tormento,
Se di duol non vuoi ch'io mora.
Forse un giorno il cielo ancora
Sentirà pietà di me.
Parte.
DON OTTAVIO
Ah si segua il suo passo; io vo' con lei
dividere i martiri.
Saran meco men gravi i suoi sospiri
SCENA DICIASSETTESIMA
Sala in casa di Don Giovanni, con una mensa preparata.
Don Giovanni e Leporello. Servi, alcuni Suonatori.
Una mensa imbandita.
Nr. 24 - Finale
DON GIOVANNI
Già la mensa è preparata.
Voi suonate, amici cari!
Giacché spendo i miei danari,
Io mi voglio divertir.
Siede a mensa.
Leporello, presto in tavola.
LEPORELLO
Son prontissimo a servir.
i suonatori cominciano
Bravi! Bravi! Cosa rara!
alludendo ad un pezzo di musica nell'opera «La cosa rara»
DON GIOVANNI
Che ti par del bel concerto?
LEPORELLO
È conforme al vostro merto.
DON GIOVANNI
mangiando
Ah che piatto saporito!
LEPORELLO
a parte
(Ah che barbaro appetito!
Che bocconi da gigante!
Mi par proprio di svenir.)
DON GIOVANNI
(Nel veder i miei bocconi
Gli par proprio di svenir.)
Piatto!
LEPORELLO
muta il piatto
Servo.
Evvivano i litiganti.
alludendo ad altr'opera di titolo «Fra due litiganti il terzo gode»
DON GIOVANNI
Versa il vino!
Eccellente marzimino!
LEPORELLO
mangiando e bevendo di nascosto
(Questo pezzo di fagiano,
Piano piano vo'inghiottir.)
DON GIOVANNI
(Sta mangiando, quel marrano!
Fingerò di non capir.)
LEPORELLO
ai suonatori che di nuovo cangiano motivo
Questa poi la conosco pur troppo.
DON GIOVANNI
senza guardarlo
Leporello!
LEPORELLO
col boccon in gola
Padron mio!
DON GIOVANNI
Parla schietto, mascalzone.
LEPORELLO
Non mi lascia una flussione
Le parole proferir.
DON GIOVANNI
Mentre io mangio fischia un poco.
LEPORELLO
non so far.
DON GIOVANNI
accorgendosi che mangia
Cos'è?
LEPORELLO
Scusate!
Sì eccellente è il vostro cuoco,
Che lo volli anch'io provar.
DON GIOVANNI
(Sì eccellente è il cuoco mio,
Che lo volle anch'ei provar.)
SCENA DICIOTTESIMA
Donna Elvira e detti.
DONNA ELVIRA
entrando disperata
L'ultima prova
dell'amor mio
Ancor vogl'io
fare con te.
Più non rammento
gl'inganni tuoi,
Pietade io sento.
DON GIOVANNI e LEPORELLO
Cos'è?
DONNA ELVIRA
s'inginocchia
Da te non chiede
quest'alma oppressa
Della sua fede
qualche merce'.
DON GIOVANNI
Mi maraviglio!
Cosa volete?
Per beffarla s'inginocchia
Se non sorgete non resto in pie'.
DONNA ELVIRA
Ah non deridere
gli affani miei!
LEPORELLO
(Quasi da piangere
mi fa costei.)
DON GIOVANNI
alzandosi e facendo alzare Donna Elvira
Io te deridere!
Cielo, e perché?
con affettata tenerezza
Che vuoi, mio bene!
DONNA ELVIRA
Che vita cangi!
DON GIOVANNI
beffandola
Brava!
DONNA ELVIRA
Cor perfido!
DON GIOVANNI
Lascia ch'io mangi,
E se ti piace,
mangia con me.
DONNA ELVIRA
Rèstati, barbaro!
Nel lezzo immondo
Esempio orribile
d'inquinità!
Parte
LEPORELLO
(Se non si muove
al suo dolore,
Di sasso ha il core,
o cor non ha.)
DON GIOVANNI
Vivan le femmine,
Viva il buon vino!
Sostegno e gloria
d'umanità!
DONNA ELVIRA
Ah!
Di dentro: poi rientra, traversa la scena fuggendo, esce da un'altra parte.
DON GIOVANNI e LEPORELLO
Che grido è questo mai?
DON GIOVANNI
Va a veder che cosa è stato.
Leporello esce.
LEPORELLO
Ah!
DON GIOVANNI
Che grido indiavolato!
Leporello, che cos'è?
LEPORELLO
entra spaventato e chiude l'uscio
Ah, signor, per carità!
Non andate fuor di qua!
L'uom di sasso, l'uomo bianco,
Ah padrone! Io gelo, io manco.
Se vedeste che figura,
se sentiste come fa
Ta! Ta! Ta! Ta!
imitando i passi del Commendatore.
DON GIOVANNI
Non capisco niente affatto.
Tu sei matto in verità.
Si batte alla porta.
LEPORELLO
Ah sentite!
DON GIOVANNI
Qualcun batte!
Apri!
LEPORELLO
tremando
Io tremo!
DON GIOVANNI
Apri, dico!
LEPORELLO
Ah!
DON GIOVANNI
Per togliermi d'intrico
Ad aprir io stesso andrò.
Prende il lume e la spada sguainata e va ad aprire.
LEPORELLO
(Non vo' più veder l'amico
Pian pianin m'asconderò.)
Si cela sotto la tavola.
SCENA DICIANNOVESIMA
Il Convitato di Pietra e detti
LA STATUA
Don Giovanni, a cenar teco
M'invitasti e son venuto!
DON GIOVANNI
Non l'avrei giammai creduto;
Ma farò quel che potrò.
Leporello, un altra cena
Fa che subito si porti!
LEPORELLO
facendo capolino di sotto alla tavola
Ah padron! Siam tutti morti.
DON GIOVANNI
tirandolo fuori
Vanne dico!
LA STATUA
a Leporello che è in atto di parlare
Ferma un po'!
Non si pasce di cibo mortale
chi si pasce di cibo celeste;
Altra cure più gravi di queste,
Altra brama quaggiù mi guidò!
LEPORELLO
(La terzana d'avere mi sembra
E le membra fermar più non so.)
DON GIOVANNI
Parla dunque! Che chiedi! Che vuoi?
LA STATUA
Parlo; ascolta! Più tempo non ho!
DON GIOVANNI
Parla, parla, ascoltando ti sto.
LA STATUA
Tu m'invitasti a cena,
Il tuo dover or sai.
Rispondimi: verrai
tu a cenar meco?
LEPORELLO
da lontano, sempre tremando
Oibò;
tempo non ha, scusate.
DON GIOVANNI
A torto di viltate
Tacciato mai sarò.
LA STATUA
Risolvi!
DON GIOVANNI
Ho già risolto!
LA STATUA
Verrai?
LEPORELLO
a Don Giovanni
Dite di no!
DON GIOVANNI
Ho fermo il cuore in petto:
Non ho timor: verrò!
LA STATUA
Dammi la mano in pegno!
DON GIOVANNI
porgendogli la mano
Eccola! Ohimé!
LA STATUA
Cos'hai?
DON GIOVANNI
Che gelo è questo mai?
LA STATUA
Pentiti, cangia vita
È l'ultimo momento!
DON GIOVANNI
vuol scoigliersi, ma invano
No, no, ch'io non mi pento,
Vanne lontan da me!
LA STATUA
Pentiti, scellerato!
DON GIOVANNI
No, vecchio infatuato!
LA STATUA
Pentiti!
DON GIOVANNI
No!
LA STATUA
Sì!
DON GIOVANNI
No!
LA STATUA
Ah! tempo più non v'è!
Fuoco da diverse parti, il Commendatore sparisce, e s'apre una voragine.
DON GIOVANNI
Da qual tremore insolito
Sento assalir gli spiriti!
Dond'escono quei vortici
Di foco pien d'orror?
CORO DI DIAVOLI
di sotterra, con voci cupe
Tutto a tue colpe è poco!
Vieni, c'è un mal peggior!
DON GIOVANNI
Chi l'anima mi lacera?
Chi m'agita le viscere?
Che strazio, ohimé, che smania!
Che inferno, che terror!
LEPORELLO
(Che ceffo disperato!
Che gesti da dannato!
Che gridi, che lamenti!
Come mi fa terror!)
Cresce il fuoco, compariscono diverse furie, s'impossessano di Don Giovanni e seco lui sprofondano.
SCENA ULTIMA
Leporello, Donna Elvira, Donn'Anna, Zerlina, Don Ottavio, Masetto, con ministri di giustizia.
DONNA ELVIRA, ZERLINA, DON OTTAVIO e MASETTO
Ah, dov'è il perfido?
Dov'è l'indegno?
Tutto il mio sdegno
Sfogar io vo'!
DONNA ANNA
Solo mirandolo
Stretto in catene
Alle mie pene
Calma darò.
LEPORELLO
Più non sperate
Di ritrovarlo,
Più non cercate.
Lontano andò.
TUTTI
Cos'è? Favella! Via presto, sbrigati!
LEPORELLO
Venne un colosso… Ma se non posso…
Tra fumo e fuoco… Badate un poco…
L'uomo di sasso… Fermate il passo… Giusto là sotto… Diede il gran botto… Giusto là il diavolo - Sel trangugiò.
TUTTI
Stelle, che sento!
LEPORELLO
Vero è l'evento!
DONNA ELVIRA
Ah, certo è l'ombra
Che m'incontrò.
DONNA ANNA, ZERLINA, DON OTTAVIO e MASETTO
Ah, certo è l'ombra
Che l'incontrò.
DON OTTAVIO
Or che tutti, o mio tesoro,
Vendicati siam dal cielo,
Porgi, porgi a me un ristoro,
Non mi far languire ancor.
DONNA ANNA
Lascia, o caro, un anno ancora
Allo sfogo del mio cor.
DON OTTAVIO
Al desio di chi m'adora
Ceder deve un fido amor.
DONNA ANNA
Al desio di chi t'adora
Ceder deve un fido amor.
DONNA ELVIRA
Io men vado in un ritiro
A finir la vita mia!
ZERLINA
Noi, Masetto, a casa andiamo!
A cenar in compagnia!
MASETTO
Noi, Zerlina, a casa andiamo!
A cenar in compagnia!
LEPORELLO
Ed io vado all'osteria
A trovar padron miglior.
ZERLINA, MASETTO e LEPORELLO
Resti dunque quel birbon
Con Proserpina e Pluton.
E noi tutti, o buona gente,
Ripetiam allegramente
L'antichissima canzon:
TUTTI
Questo è il fin di chi fa mal;
E de' perfidi la morte
Alla vita è sempre ugual.
(libretto: L. da Ponte)