このテンプレはポリウト方式で作成されています。
こちらの役名一覧に和訳を記載して管理人までお知らせください。

ATTO SECONDO

Escena Prima
(Appartamenti. Entrano Elisabetta e Guglielmo)

▼ELISABETTA▲
Dov’è Matilde?

▼GUGLIELMO▲
(Accennando ad un degl’ingressi)
Attende colà i tuoi cenni.

▼ELISABETTA▲
A me si guidi e poi venga Leicester.

▼GUGLIELMO▲
Di pietà potresti?
Ah! si, pietade è in te…

▼ELISABETTA▲
Vanne: intendesti?
(Guglielmo entra dov’è Matilde. Matilde entra con guardie. Al cenno d’Elisabetta le guardie si ritirano)
T’inoltra. In me tu vedi
il tuo giudice, o donna.

▼MATILDE▲
Ho un cor bastante
per ascoltare, intrepida, il mio fato.

▼ELISABETTA▲
Vuole ragion di stato,
che tu, nemica mia, che il tuo germano,
che un vassallo sleale
sopra palco ferale
d’un’odiosa trama
la pena abbiate.
Ma pietà favella
d’Elisabetta in sen. Scrivi. Rinunzia
ad ogni diritto tuo
di Leicester sul cor. Così da morte
vi potrete sottrar…
(Matilde freme)
Cedi alla sorte.

▼MATILDE▲
Ah! più d’ogni supplizio
è questa tua pietade.

▼ELISABETTA▲
Non cimentar la tolleranza mia.
Siedi, scrivi, rinunzia.

▼MATILDE▲
Invan…

▼ELISABETTA▲
Custodi…

▼MATILDE▲
Ah! senti…

▼ELISABETTA▲
Scrivi.

▼MATILDE▲
Sfoga sol contro me tutti gli sdegni tuoi;
ma il consorte, il germano…

▼ELISABETTA▲
Scriver non vuoi?
Pensa che sol per poco
sospendo l’ira mia;
quanto pių tardi fia,
pių fiera scoppierà.

▼MATILDE▲
Salva il germano, lo sposo,
s’è ver che giusta sei;
puo’ troncar i giorni miei
te’l chiedo per pietà.

▼ELISABETTA▲
Resisti ancora?

▼MATILDE▲
Oh Dio!

▼ELISABETTA▲
Rinunzia!

▼MATILDE▲
Invan! ferma! oh Dio!
Ti mova il pianto mio.

▼ELISABETTA▲
Non bastan quelle lagrime
a impietosirmi il cor.

▼MATILDE▲
Vorrei stemprarti in lagrime,
mio desolato cor.
(Elisabetta con gesto imperioso accenna a Matilde di sedere al tavolino e di scrivere. Matilde tremante si accosta, siede, pensa e si alza per retrocedere; Elisabetta è in atto di chiamare le guardie; Matilde la trattiene, e si pone a scrivere; in questo comparisce sull’ingresso Leicester non veduto dalle due donne)

▼LEICESTER▲
(Fra sè)
Misero me!… La sposa dolente ed affannosa!
(Forte)
Che mai sarà quel foglio?
S’accresce il mio penar.

▼MATILDE▲
(Fra sè)
Qual è il dolor che uccide,
s’io reggo al mio dolor?
(Elisabetta vede Leicester)

▼ELISABETTA▲
Debitor le sei di vita;
leggi, o duce, e poi l’imita.
Dell’error, del tradimento
pentimento io voglio in te.

▼MATILDE▲
(Fra sè, mentre Leicester va al tavolino e legge)
Tremo.

▼LEICESTER▲
Oh ciel!

▼A TRE▲
(Fra sè)
L’avverso mio destino
si fiero io non credei.
Quanto crudel tu sei!
Quanto mi costi amor!

▼LEICESTER▲
(A Matilde)
Sconsigliata, che facesti!
(Ad Elisabetta)
Ah! comprendo: in lei sapesti
violentar l’amor, la fè.
Ma t’inganni…

▼MATILDE▲
Odi…

▼LEICESTER▲
No!

▼ELISABETTA▲
Rifletti…

▼LEICESTER▲
No! A tal prezzo non voglio…

▼ELISABETTA▲
Trema…

▼LEICESTER▲
…conservare il viver mio.

▼MATILDE▲
Costanza!

▼LEICESTER▲
Serbo un cor che vil non è.
(Lacera il foglio)

▼ELISABETTA▲
(Alle guardia)
Olà!
Ah! Fra poco, in faccia a morte
cesserà cotanto orgoglio,
ed allor quell’alma forte
fia costretta a vacillar.

▼LEICESTER▲
Quell’ardir che in faccia a morte
ti difese e vita e soglio,
serberà quest’alma forte,
non avvezza a vacillar.

▼MATILDE▲
Ah! s’affretti pur la morte,
affrontarla io deggio e voglio;
non sarà quest’alma forte
più ridotta a vacillar.
(Leicester e Matilde partono, scortati dalle guardie)

Recitativo

▼GUGLIELMO▲
Chiede Norfolk a te l’accesso.

▼ELISABETTA▲
Oh indegno!
Va’, digli che al suo labbro
debbo gli affanni miei; digli che in premio
di sua finta amistade
verso d’un infelice, ancorche infido,
disgombri al nuovo sol da questo lido.
(Parte)

▼GUGLIELMO▲
Oh giusto cielo! Alfine
il vero non trovo inciampo
onde giungere al trono: è alfin palese
quel doppio cor, d’iniquità ricetto…
Il regio cenno ad eseguir m’affretto.
(Parte)

Scena Seconda
(Atrio contiguo al carcere)

▼POPOLO▲
Qui soffermiamo il piè…
Il tetro asil quest’è
dove un barbaro fato condannó
chi la patria salvó da fiera sorte.

▼SOLDATI▲
Miseri noi! chi sa
se involarsi potrà
il nostro duce amato a tant’orror?
Forse colpa d’amor lo spinge a morte.

▼TUTTI▲
Qui soffermiamo il piè, ecc.
(Il popolo ed i soldati si avvicinano al’'ingresso delle carceri. Entra Norfolk)

▼NORFOLK▲
(Fra sè)
Che intesi!… Oh annunzio!…
Questa è la merce’ ch’io merto?…
Anche fra lacci mi nuocerà costui!…
Norfolk, che pensi?
L’ingiusto esilio sopportar potrai?
Come a tanto rosso resisterai?

▼SOLDATI▲
Oh nostro duce amato!

▼NORFOLK▲
(Fra sè)
Duce!… Ah! comprendo appien…

▼POPOLO▲
Barbaro fato!

▼NORFOLK▲
(Fra sè)
Qui si compiange il mio nemico,
tutto congiura a’ danni miei…
Che risolvo?… Oh vendetta,
col manto di pietà ti copri. All’arte!
(Forte)
Amici, io vengo a parte
d’un coì giusto affanno.
E sarà vero che il prode
salvatore della patria
perir debba cosi?
Lo soffrirem?

▼CORO▲
Non mai.

▼NORFOLK▲
Ebben, m’udite. Assai
può giovarvi Norfolk. Già cade il sole:
al prigionier men vo. Se non poss’io
sottrarlo a’ ceppi suoi fra brev’istanti,
del carcere l’accesso
vi schiuderete, amici,
colla forza e il valor.

▼CORO▲
Signor, che dici!
Mancar di fede al trono
saria cotanto ardir.

▼NORFOLK▲
Ah! troppo ignora
del duce sventurato
Elisabetta il cor; lo crede reo
di lesa maestà, mentre quel core
colpevole non è: lo scusa amore.
Deh! Troncate i ceppi suoi;
deh! serbate a Elisa, al regno
il pių grande fra gli eroi,
il pių degno di pietà.

▼CORO▲
Or ci guida. Ogni alma fida
pronta aita lui a darà.

▼NORFOLK▲
(Fra sè)
Vendicar saprò l’offesa;
di furor questa alma accesa
quell’ingrata punirà.

▼CORO▲
Or ci guida, ecc.

▼NORFOLK▲
Non ha core chi non sente
la possanza d’amistà.

▼CORO▲
Non ha core, ecc.
(Il popolo ed i soldati partono seguendo Norfolk)

Scena Terza
(Interno di un ampio carcere a volte, rischiarato in parte da un lampione; scala a sinistra, che conduce ad una chiusa porta nell'alto; altra piccola porta murata in fondo, che a suo tempo vien diroccata; ingresso comune da un lato)

Aria

▼LEICESTER▲
Della cieca fortuna un triste esempio,
lasso! in me trovo. In questo giorno il sole,
testimonio di gloria,
sorgeva a rischiarar la mia vittoria.
Tramonta appena il sole, e in lutto
per me si cangia il tutto.
(Siede)
Ma d’uopo han di conforto
dopo lungo vegliar, le stanche membra,
e, mio malgrado, al sonno
sento che gli occhi miei regger non ponno.
(Si addormenta e parla in sogno)
Sposa amata… respira…
Cessan gli affanni nostri…
E il ciel placato…
Tergi quel pianto ormai…
Idolo del mio cor… penammo assai…
Deh! sposa… ascolta… non fuggir…
T’arresta.
(Si sveglia e si alza ad un tratto)
Ohimè!… dove son io?…
larva fu questa.
Fallace fu il contento,
certa è la mia sciagura.
Immerso, oh Dio! mi sento
nel primo affanno il cor.
Saziati, o sorte irata:
Apriti o terra, e invola
quest’alma desolata
a tanto suo dolor.
E l’adorata sposa,
e l’innocente Enrico
per sopportar si fiera
perir dovranno!… Oh Dio!
immagine d’orrore,
converria di macigno avere il core.

Recitativo e Duetto

(Norfolk entra con due guastatori)

▼NORFOLK▲
Amico…

▼LEICESTER▲
Ciel!… ti scosta.

▼NORFOLK▲
Così m’accogli!

▼LEICESTER▲
Pria di venire al mio sen, dimmi,
non deggio il presente mio stato
al tradimento tuo?

▼NORFOLK▲
Che parli? Ingrato!
Mi conosci sì poco? Eccoti il ferro:
Vibralo in me, se vuoi, ma l’onor mio
così non oltraggiar.

▼LEICESTER▲
Ma Elisabetta…

▼NORFOLK▲
Scoperse il ver, nè so dir come.
A lei diressi i preghi miei.
Che non feci e non dissi onde quel core
impietosir per te? Vana speranza!
Voglio salvarti,
felice io voglio farti
e ad ogni costo.

▼LEICESTER▲
Come?

▼NORFOLK▲
Odi… Ma pria mira colà. Matilde
e il suo german divide
da te quel chiuso varco.

▼LEICESTER▲
Oh ciel!

▼NORFOLK▲
(A' guastatori, che si accingono ad atterrare il muro della piccola porta nel fondo)
Quanto vi dissi, s'eseguisca.
(A Leicester)
Fra poco stringerli al sen potrai.

▼LEICESTER▲
Oh generoso! Oh degno…

▼NORFOLK▲
Del tradimento mio sia questo un segno.

▼LEICESTER▲
Deh! scusa i trasporti
d’un misero oppresso;
errai, lo confesso;
pentito son già.

▼NORFOLK▲
(Fra sè)
Costui di vendetta
mi schiude la via;
poi vittima sia;
estinto cadrà.

▼LEICESTER▲
Non parli?

▼NORFOLK▲
L’offesa a te perdona
quest’anima accesa di pura amistà.

▼A DUE▲
Ritorna al mio seno,
confortati/confortami appieno;
felice ti/mi renda
la mia/tua fedeltà.

▼NORFOLK▲
Unita alle schiere,
la plebe dolente,
attorno fremente
scorrendo sen va.

▼LEICESTER▲
Che narri!… E pretende?

▼NORFOLK▲
Troncar tue ritorte.
Suo duce ti attende…

▼LEICESTER▲
Che ascolto!

▼NORFOLK▲
La sorte
per te cangerà.

▼LEICESTER▲
Non sia!
Va…

▼NORFOLK▲
Ma senti…

▼LEICESTER▲
Ribelle del soglio!…

▼NORFOLK▲
Soccorso a momenti…

▼LEICESTER▲
Nol curo, nol voglio:
Orrore mi fa!

▼NORFOLK▲
Al fato crudele
soccombi, infelice,
se troppo fedele
quell’alma sarà.

▼LEICESTER▲
Il fato crudele
può farmi infelice
ma sempre fedele
quest’alma sarà.
(I due guastatori, avendo diroccato il muro della porta, s’inoltrano nella medesima, indi escono e si ritirano in dove son venuti. Nell’atto che Norfolk vuol far premure a Leicester, si sentono stridere i cardini dell’altra porta nella sommità della scala, da cui discende Elisabetta, preceduta da una guardia che reca una face. Norfolk, scorgendo la regina, timoroso a tal vista, è in atto di partire, ma, cangiando pensiero, si cela dietro ad un pilastro in corta distanza dell’ingresso aperto poco prima, sul cui limitare si mostrano Enrico e Matilde. L’oscurità nel luogo del fondo non fa distinguerli da Norfolk nè dagli altri. Leicester, meravigliato in vedere la sovrana, rimane confuso mentre ella scende. La guardia, dopo aver posato la face, si ritira al cenno d’Elisabetta)

Recitativo, Aria e Rondo finale

▼LEICESTER▲
(Prostrandosi)
Tu, regina!… deh! come…

▼ELISABETTA▲
Taci.

▼NORFOLK▲
(Fra sè)
Io tremo…
Che mai sarà.

▼MATILDE▲
(Sotto voce ad Enrico)
Cielo! Ella stessa!

▼ENRICO▲
(Come sopra a Matilde)
Il piede non inoltrar.

▼MATILDE▲
(Come sopra, vedendo Norfolk)
Costui perchè celato?

▼ENRICO▲
Udiam; t’accheta omai.

▼ELISABETTA▲
(Giunta al basso)
Misero ascolta.
Ecco l’ultima volta
che ti è dato di vedermi. A’ danni tuoi
favellaron le leggi, e i grandi a morte
ti condannaron già. La tua regina
approva la sentenza:
Elisabetta far non lo potria.
(Accennando la scala)
Per quella ignota via
ella t’offre uno scampo; va’, t’affretta;
la regina or non v’è, ma Elisabetta.

▼LEICESTER▲
Oh eccelsa donna!…
Amore mi fece reo,
ma non ribelle al trono.
S’io m’involassi alla mia pena,
il mondo tale mi crederia.
Lascia ch’io pera.
Mostrati generosa
a Enrico, alla mia sposa;
li salva; altro non bramo.

▼ELISABETTA▲
Un impossibil chiedi.
L’empio Norfolk che ti accusò…

▼LEICESTER▲
Che dici! Norfolk!

▼NORFOLK▲
(Fra sè)
Oh ciel!

▼ELISABETTA▲
Matilde e suo germano
al cospetto de’ grandi,
nomò complici tuoi contro lo stato.

▼LEICESTER▲
Norfolk!

▼ELISABETTA▲
Scellerato
tardi il conobbi; ognuno tacea. Punirlo
volli di sua finta amistade, e ognuno
di qual tempra è quel cor mi fe’ palese.

▼NORFOLK▲
(Fra sè)
Ohimè!

▼LEICESTER▲
Che mai tanta perfidia intese!
Ah! Regina, al riparo.
Il traditore qui poc’anzi sen venne;
a me fingea fida amistà;
volea farmi capo della plebe.

▼ELISABETTA▲
Oh Dio!

▼NORFOLK▲
(Fra sè)
Ah! perduto son io!

▼LEICESTER▲
Deh! Corri!

▼MATILDE▲
(Ad Enrico accennando Norfolk)
Mira!

▼ENRICO▲
(Vedendolo posar la mano sull'elsa della spada)
Ei stringe il brando.

▼ELISABETTA▲
(Dopo aver pensato)
L’empio si preverrà.
(In atto di scendere la scala)

▼NORFOLK▲
(Avventandosi colla spada ad Elisabetta)
Ma pria la morte avrai.

▼ELISABETTA▲
Cielo!…

▼ENRICO, MATILDE▲
Fermati!…

▼NORFOLK▲
Ohimè!…

▼LEICESTER▲
Mostro! che fai!
(Enrico e Matilde disarmano Norfolk; Enrico gli pone al petto la punta della spada, afferrandogli il braccio destro; Matilde gli afferra il braccio sinistro; Leicester si para d’innanzi ad Elisabetta)

▼ELISABETTA▲
Olà, Guglielmo!…

▼LEICESTER▲
Guardie!…
(Guglielmo e guardie entrano con faci, dalla scala)

▼GUGLIELMO▲
Mia sovrana…

▼ENRICO, MATILDE▲
Vivi, o regina!

▼LEICESTER▲
Vivi, e vivi al regno.

▼NORFOLK▲
Oh destin!

▼ENRICO, MATILDE▲
Traditor!

▼LEICESTER▲
Barbaro!

▼ELISABETTA▲
Indegno!
Fellon la pena avrai
dovuta a tanto eccesso.
Dove s’intese mai
pių scellerato cor!
S’aggravi di ritorte;
vada l’iniquo a morte;
terribil fia lo scempio
d’un empio traditor.
(Norfolk è condotto dalle guardie nel fondo del carcere)

▼ENRICO, MATILDE▲
Deh! calmati.

▼LEICESTER, GUGLIELMO▲
Respira.

▼A QUATTRO▲
E il ciel pietoso ammira
de’ regi difensor.

▼ELISABETTA▲
Bell’alme generose,
a questo sen venite.
Vivete, omai gioite;
siate felici ognor.
(Dopo aver abbracciato Matilde ed Enrico, li fa avvicinare a Leicester)

▼A QUATTRO▲
(Ad Elisabetta)
Oh grande!

▼CORO▲
(Di dentro)
Leicester!

▼A CINQUE▲
Quai grida!

▼CORO▲
(Di dentro)
Vederlo vogliamo
morire al suo piè.
(Vedonsi spalancare le porte del carcere. Entra il coro, di soldati e popolo)

▼LEICESTER▲
Audaci! rispetto, frenate…

▼ELISABETTA▲
(Alle guardie che vogliono opporsi alla moltitudine)
Fermate…
Sė tenero affetto
punibil non è.

▼CORO▲
(Prostrandosi)
La regina!… A’ piedi tuoi
imploriam pietà, perdono…

▼ELISABETTA▲
Ecco il duce: il rendo a voi,
rendo al trono il difensore.

▼CORO▲
Viva Elisabetta! L’eroina,
lo splendor di nostra età.

▼ELISABETTA▲
(Fra sè)
Fuggi amor da questo seno,
non turbar pių il viver mio.
Altri affetti non vogl’io
che la gloria e la pietà.

▼CORO▲
Viva Elisabetta, ecc.
ATTO SECONDO

Escena Prima
(Appartamenti. Entrano Elisabetta e Guglielmo)

ELISABETTA
Dov’è Matilde?

GUGLIELMO
(Accennando ad un degl’ingressi)
Attende colà i tuoi cenni.

ELISABETTA
A me si guidi e poi venga Leicester.

GUGLIELMO
Di pietà potresti?
Ah! si, pietade è in te…

ELISABETTA
Vanne: intendesti?
(Guglielmo entra dov’è Matilde. Matilde entra con guardie. Al cenno d’Elisabetta le guardie si ritirano)
T’inoltra. In me tu vedi
il tuo giudice, o donna.

MATILDE
Ho un cor bastante
per ascoltare, intrepida, il mio fato.

ELISABETTA
Vuole ragion di stato,
che tu, nemica mia, che il tuo germano,
che un vassallo sleale
sopra palco ferale
d’un’odiosa trama
la pena abbiate.
Ma pietà favella
d’Elisabetta in sen. Scrivi. Rinunzia
ad ogni diritto tuo
di Leicester sul cor. Così da morte
vi potrete sottrar…
(Matilde freme)
Cedi alla sorte.

MATILDE
Ah! più d’ogni supplizio
è questa tua pietade.

ELISABETTA
Non cimentar la tolleranza mia.
Siedi, scrivi, rinunzia.

MATILDE
Invan…

ELISABETTA
Custodi…

MATILDE
Ah! senti…

ELISABETTA
Scrivi.

MATILDE
Sfoga sol contro me tutti gli sdegni tuoi;
ma il consorte, il germano…

ELISABETTA
Scriver non vuoi?
Pensa che sol per poco
sospendo l’ira mia;
quanto pių tardi fia,
pių fiera scoppierà.

MATILDE
Salva il germano, lo sposo,
s’è ver che giusta sei;
puo’ troncar i giorni miei
te’l chiedo per pietà.

ELISABETTA
Resisti ancora?

MATILDE
Oh Dio!

ELISABETTA
Rinunzia!

MATILDE
Invan! ferma! oh Dio!
Ti mova il pianto mio.

ELISABETTA
Non bastan quelle lagrime
a impietosirmi il cor.

MATILDE
Vorrei stemprarti in lagrime,
mio desolato cor.
(Elisabetta con gesto imperioso accenna a Matilde di sedere al tavolino e di scrivere. Matilde tremante si accosta, siede, pensa e si alza per retrocedere; Elisabetta è in atto di chiamare le guardie; Matilde la trattiene, e si pone a scrivere; in questo comparisce sull’ingresso Leicester non veduto dalle due donne)

LEICESTER
(Fra sè)
Misero me!… La sposa dolente ed affannosa!
(Forte)
Che mai sarà quel foglio?
S’accresce il mio penar.

MATILDE
(Fra sè)
Qual è il dolor che uccide,
s’io reggo al mio dolor?
(Elisabetta vede Leicester)

ELISABETTA
Debitor le sei di vita;
leggi, o duce, e poi l’imita.
Dell’error, del tradimento
pentimento io voglio in te.

MATILDE
(Fra sè, mentre Leicester va al tavolino e legge)
Tremo.

LEICESTER
Oh ciel!

A TRE
(Fra sè)
L’avverso mio destino
si fiero io non credei.
Quanto crudel tu sei!
Quanto mi costi amor!

LEICESTER
(A Matilde)
Sconsigliata, che facesti!
(Ad Elisabetta)
Ah! comprendo: in lei sapesti
violentar l’amor, la fè.
Ma t’inganni…

MATILDE
Odi…

LEICESTER
No!

ELISABETTA
Rifletti…

LEICESTER
No! A tal prezzo non voglio…

ELISABETTA
Trema…

LEICESTER
…conservare il viver mio.

MATILDE
Costanza!

LEICESTER
Serbo un cor che vil non è.
(Lacera il foglio)

ELISABETTA
(Alle guardia)
Olà!
Ah! Fra poco, in faccia a morte
cesserà cotanto orgoglio,
ed allor quell’alma forte
fia costretta a vacillar.

LEICESTER
Quell’ardir che in faccia a morte
ti difese e vita e soglio,
serberà quest’alma forte,
non avvezza a vacillar.

MATILDE
Ah! s’affretti pur la morte,
affrontarla io deggio e voglio;
non sarà quest’alma forte
più ridotta a vacillar.
(Leicester e Matilde partono, scortati dalle guardie)

Recitativo

GUGLIELMO
Chiede Norfolk a te l’accesso.

ELISABETTA
Oh indegno!
Va’, digli che al suo labbro
debbo gli affanni miei; digli che in premio
di sua finta amistade
verso d’un infelice, ancorche infido,
disgombri al nuovo sol da questo lido.
(Parte)

GUGLIELMO
Oh giusto cielo! Alfine
il vero non trovo inciampo
onde giungere al trono: è alfin palese
quel doppio cor, d’iniquità ricetto…
Il regio cenno ad eseguir m’affretto.
(Parte)

Scena Seconda
(Atrio contiguo al carcere)

POPOLO
Qui soffermiamo il piè…
Il tetro asil quest’è
dove un barbaro fato condannó
chi la patria salvó da fiera sorte.

SOLDATI
Miseri noi! chi sa
se involarsi potrà
il nostro duce amato a tant’orror?
Forse colpa d’amor lo spinge a morte.

TUTTI
Qui soffermiamo il piè, ecc.
(Il popolo ed i soldati si avvicinano al’'ingresso delle carceri. Entra Norfolk)

NORFOLK
(Fra sè)
Che intesi!… Oh annunzio!…
Questa è la merce’ ch’io merto?…
Anche fra lacci mi nuocerà costui!…
Norfolk, che pensi?
L’ingiusto esilio sopportar potrai?
Come a tanto rosso resisterai?

SOLDATI
Oh nostro duce amato!

NORFOLK
(Fra sè)
Duce!… Ah! comprendo appien…

POPOLO
Barbaro fato!

NORFOLK
(Fra sè)
Qui si compiange il mio nemico,
tutto congiura a’ danni miei…
Che risolvo?… Oh vendetta,
col manto di pietà ti copri. All’arte!
(Forte)
Amici, io vengo a parte
d’un coì giusto affanno.
E sarà vero che il prode
salvatore della patria
perir debba cosi?
Lo soffrirem?

CORO
Non mai.

NORFOLK
Ebben, m’udite. Assai
può giovarvi Norfolk. Già cade il sole:
al prigionier men vo. Se non poss’io
sottrarlo a’ ceppi suoi fra brev’istanti,
del carcere l’accesso
vi schiuderete, amici,
colla forza e il valor.

CORO
Signor, che dici!
Mancar di fede al trono
saria cotanto ardir.

NORFOLK
Ah! troppo ignora
del duce sventurato
Elisabetta il cor; lo crede reo
di lesa maestà, mentre quel core
colpevole non è: lo scusa amore.
Deh! Troncate i ceppi suoi;
deh! serbate a Elisa, al regno
il pių grande fra gli eroi,
il pių degno di pietà.

CORO
Or ci guida. Ogni alma fida
pronta aita lui a darà.

NORFOLK
(Fra sè)
Vendicar saprò l’offesa;
di furor questa alma accesa
quell’ingrata punirà.

CORO
Or ci guida, ecc.

NORFOLK
Non ha core chi non sente
la possanza d’amistà.

CORO
Non ha core, ecc.
(Il popolo ed i soldati partono seguendo Norfolk)

Scena Terza
(Interno di un ampio carcere a volte, rischiarato in parte da un lampione; scala a sinistra, che conduce ad una chiusa porta nell'alto; altra piccola porta murata in fondo, che a suo tempo vien diroccata; ingresso comune da un lato)

Aria

LEICESTER
Della cieca fortuna un triste esempio,
lasso! in me trovo. In questo giorno il sole,
testimonio di gloria,
sorgeva a rischiarar la mia vittoria.
Tramonta appena il sole, e in lutto
per me si cangia il tutto.
(Siede)
Ma d’uopo han di conforto
dopo lungo vegliar, le stanche membra,
e, mio malgrado, al sonno
sento che gli occhi miei regger non ponno.
(Si addormenta e parla in sogno)
Sposa amata… respira…
Cessan gli affanni nostri…
E il ciel placato…
Tergi quel pianto ormai…
Idolo del mio cor… penammo assai…
Deh! sposa… ascolta… non fuggir…
T’arresta.
(Si sveglia e si alza ad un tratto)
Ohimè!… dove son io?…
larva fu questa.
Fallace fu il contento,
certa è la mia sciagura.
Immerso, oh Dio! mi sento
nel primo affanno il cor.
Saziati, o sorte irata:
Apriti o terra, e invola
quest’alma desolata
a tanto suo dolor.
E l’adorata sposa,
e l’innocente Enrico
per sopportar si fiera
perir dovranno!… Oh Dio!
immagine d’orrore,
converria di macigno avere il core.

Recitativo e Duetto

(Norfolk entra con due guastatori)

NORFOLK
Amico…

LEICESTER
Ciel!… ti scosta.

NORFOLK
Così m’accogli!

LEICESTER
Pria di venire al mio sen, dimmi,
non deggio il presente mio stato
al tradimento tuo?

NORFOLK
Che parli? Ingrato!
Mi conosci sì poco? Eccoti il ferro:
Vibralo in me, se vuoi, ma l’onor mio
così non oltraggiar.

LEICESTER
Ma Elisabetta…

NORFOLK
Scoperse il ver, nè so dir come.
A lei diressi i preghi miei.
Che non feci e non dissi onde quel core
impietosir per te? Vana speranza!
Voglio salvarti,
felice io voglio farti
e ad ogni costo.

LEICESTER
Come?

NORFOLK
Odi… Ma pria mira colà. Matilde
e il suo german divide
da te quel chiuso varco.

LEICESTER
Oh ciel!

NORFOLK
(A' guastatori, che si accingono ad atterrare il muro della piccola porta nel fondo)
Quanto vi dissi, s'eseguisca.
(A Leicester)
Fra poco stringerli al sen potrai.

LEICESTER
Oh generoso! Oh degno…

NORFOLK
Del tradimento mio sia questo un segno.

LEICESTER
Deh! scusa i trasporti
d’un misero oppresso;
errai, lo confesso;
pentito son già.

NORFOLK
(Fra sè)
Costui di vendetta
mi schiude la via;
poi vittima sia;
estinto cadrà.

LEICESTER
Non parli?

NORFOLK
L’offesa a te perdona
quest’anima accesa di pura amistà.

A DUE
Ritorna al mio seno,
confortati/confortami appieno;
felice ti/mi renda
la mia/tua fedeltà.

NORFOLK
Unita alle schiere,
la plebe dolente,
attorno fremente
scorrendo sen va.

LEICESTER
Che narri!… E pretende?

NORFOLK
Troncar tue ritorte.
Suo duce ti attende…

LEICESTER
Che ascolto!

NORFOLK
La sorte
per te cangerà.

LEICESTER
Non sia!
Va…

NORFOLK
Ma senti…

LEICESTER
Ribelle del soglio!…

NORFOLK
Soccorso a momenti…

LEICESTER
Nol curo, nol voglio:
Orrore mi fa!

NORFOLK
Al fato crudele
soccombi, infelice,
se troppo fedele
quell’alma sarà.

LEICESTER
Il fato crudele
può farmi infelice
ma sempre fedele
quest’alma sarà.
(I due guastatori, avendo diroccato il muro della porta, s’inoltrano nella medesima, indi escono e si ritirano in dove son venuti. Nell’atto che Norfolk vuol far premure a Leicester, si sentono stridere i cardini dell’altra porta nella sommità della scala, da cui discende Elisabetta, preceduta da una guardia che reca una face. Norfolk, scorgendo la regina, timoroso a tal vista, è in atto di partire, ma, cangiando pensiero, si cela dietro ad un pilastro in corta distanza dell’ingresso aperto poco prima, sul cui limitare si mostrano Enrico e Matilde. L’oscurità nel luogo del fondo non fa distinguerli da Norfolk nè dagli altri. Leicester, meravigliato in vedere la sovrana, rimane confuso mentre ella scende. La guardia, dopo aver posato la face, si ritira al cenno d’Elisabetta)

Recitativo, Aria e Rondo finale

LEICESTER
(Prostrandosi)
Tu, regina!… deh! come…

ELISABETTA
Taci.

NORFOLK
(Fra sè)
Io tremo…
Che mai sarà.

MATILDE
(Sotto voce ad Enrico)
Cielo! Ella stessa!

ENRICO
(Come sopra a Matilde)
Il piede non inoltrar.

MATILDE
(Come sopra, vedendo Norfolk)
Costui perchè celato?

ENRICO
Udiam; t’accheta omai.

ELISABETTA
(Giunta al basso)
Misero ascolta.
Ecco l’ultima volta
che ti è dato di vedermi. A’ danni tuoi
favellaron le leggi, e i grandi a morte
ti condannaron già. La tua regina
approva la sentenza:
Elisabetta far non lo potria.
(Accennando la scala)
Per quella ignota via
ella t’offre uno scampo; va’, t’affretta;
la regina or non v’è, ma Elisabetta.

LEICESTER
Oh eccelsa donna!…
Amore mi fece reo,
ma non ribelle al trono.
S’io m’involassi alla mia pena,
il mondo tale mi crederia.
Lascia ch’io pera.
Mostrati generosa
a Enrico, alla mia sposa;
li salva; altro non bramo.

ELISABETTA
Un impossibil chiedi.
L’empio Norfolk che ti accusò…

LEICESTER
Che dici! Norfolk!

NORFOLK
(Fra sè)
Oh ciel!

ELISABETTA
Matilde e suo germano
al cospetto de’ grandi,
nomò complici tuoi contro lo stato.

LEICESTER
Norfolk!

ELISABETTA
Scellerato
tardi il conobbi; ognuno tacea. Punirlo
volli di sua finta amistade, e ognuno
di qual tempra è quel cor mi fe’ palese.

NORFOLK
(Fra sè)
Ohimè!

LEICESTER
Che mai tanta perfidia intese!
Ah! Regina, al riparo.
Il traditore qui poc’anzi sen venne;
a me fingea fida amistà;
volea farmi capo della plebe.

ELISABETTA
Oh Dio!

NORFOLK
(Fra sè)
Ah! perduto son io!

LEICESTER
Deh! Corri!

MATILDE
(Ad Enrico accennando Norfolk)
Mira!

ENRICO
(Vedendolo posar la mano sull'elsa della spada)
Ei stringe il brando.

ELISABETTA
(Dopo aver pensato)
L’empio si preverrà.
(In atto di scendere la scala)

NORFOLK
(Avventandosi colla spada ad Elisabetta)
Ma pria la morte avrai.

ELISABETTA
Cielo!…

ENRICO, MATILDE
Fermati!…

NORFOLK
Ohimè!…

LEICESTER
Mostro! che fai!
(Enrico e Matilde disarmano Norfolk; Enrico gli pone al petto la punta della spada, afferrandogli il braccio destro; Matilde gli afferra il braccio sinistro; Leicester si para d’innanzi ad Elisabetta)

ELISABETTA
Olà, Guglielmo!…

LEICESTER
Guardie!…
(Guglielmo e guardie entrano con faci, dalla scala)

GUGLIELMO
Mia sovrana…

ENRICO, MATILDE
Vivi, o regina!

LEICESTER
Vivi, e vivi al regno.

NORFOLK
Oh destin!

ENRICO, MATILDE
Traditor!

LEICESTER
Barbaro!

ELISABETTA
Indegno!
Fellon la pena avrai
dovuta a tanto eccesso.
Dove s’intese mai
pių scellerato cor!
S’aggravi di ritorte;
vada l’iniquo a morte;
terribil fia lo scempio
d’un empio traditor.
(Norfolk è condotto dalle guardie nel fondo del carcere)

ENRICO, MATILDE
Deh! calmati.

LEICESTER, GUGLIELMO
Respira.

A QUATTRO
E il ciel pietoso ammira
de’ regi difensor.

ELISABETTA
Bell’alme generose,
a questo sen venite.
Vivete, omai gioite;
siate felici ognor.
(Dopo aver abbracciato Matilde ed Enrico, li fa avvicinare a Leicester)

A QUATTRO
(Ad Elisabetta)
Oh grande!

CORO
(Di dentro)
Leicester!

A CINQUE
Quai grida!

CORO
(Di dentro)
Vederlo vogliamo
morire al suo piè.
(Vedonsi spalancare le porte del carcere. Entra il coro, di soldati e popolo)

LEICESTER
Audaci! rispetto, frenate…

ELISABETTA
(Alle guardie che vogliono opporsi alla moltitudine)
Fermate…
Sė tenero affetto
punibil non è.

CORO
(Prostrandosi)
La regina!… A’ piedi tuoi
imploriam pietà, perdono…

ELISABETTA
Ecco il duce: il rendo a voi,
rendo al trono il difensore.

CORO
Viva Elisabetta! L’eroina,
lo splendor di nostra età.

ELISABETTA
(Fra sè)
Fuggi amor da questo seno,
non turbar pių il viver mio.
Altri affetti non vogl’io
che la gloria e la pietà.

CORO
Viva Elisabetta, ecc.
最終更新:2020年03月14日 20:02