ATTO SECONDO

(Appare una piazza d'una torre rotonda, nelle case dei Malatesti in Rimini. Due scale laterali di dieci gradini salgono dalla piazza al battuto della torre; una terza scala fra le due, scende ai sottoposti solai, passando per una botola. Sì scorgono i merli quadri di parte guelfa muniti di bertesche e di piombatoie. Un màngano poderoso leva la testa dalla sua stanga e allarga il suo telaio di canapi attorti. Balestre grosse a bolzoni e verrettoni a quadrelli, baliste, arcubaliste e altre artiglierie da corda sono postate in giro con lor martinetti, girelle, torni, arganelli, lieve. La cima della torre malatestiana irta di macchine e d'armi campeggia nell'aria torbida dominando la città di Rimini donde spuntano soli in lontananza i merli a coda di rondine che coronano la più alta torre ghibellina. Alla parete destra è una porta; alla sinistra, una stretta finestra imbertescata che guarda l'Adriatico.Si vede nell'andito il torrigiano, occupato ad attizzare le legna sotto una caldaia fumante. Egli ha ordinato contro la muraglia le cerbottane, i sifoni le aste delle rocche a fuoco e delle falariche e accumulato intorno ogni sorta di fuochi lavorati. Su la torre presso il màngano, un giovane balestriere sta alle vedette)

Scena Prima

▼TORRIGIANO▲
È ancora sgombro il campo del comune?

▼BALESTRIERE▲
Pulito come il mio targone.

▼TORRIGIANO▲
Ancora nessun sì mostra!

(Francesca entra dalla porta destra e s'avanza lungo la parete fino al pilastro che regge l'arco)

▼FRANCESCA▲
Berlingerio!

▼TORRIGIANO▲
(sobbalzando)
Chi chiama? Oh, Madonna Francesca!

(Il balestriere ammutolisce e resta attonito a guardarla, poggiato al màngano)

▼FRANCESCA▲
È salito alla Mastra
Messer Giovanni?

▼TORRIGIANO▲
No, non ancora, Madonna.
L'aspettiamo.

▼FRANCESCA▲
(accostandosi)
E nessun altro?

▼TORRIGIANO▲
Nessun altro, Madonna.

Scena Seconda

(Francesca si avvicina alla botola in cui scende la scala della torre, e ascolta vigile)

▼FRANCESCA▲
E tu che fai?

▼TORRIGIANO▲
Preparo fuoco greco,
falariche e diverse altre
carezze per i Parcitadi.

▼FRANCESCA▲
Il fuoco greco! Chi si salva?
Non l'avevo mai veduto.
È vero che non si conosce
alla battaglia strazio più terribile?
È vero che arde nel mare,
arde nei fiumi; brucia, le navi.
brucia le torri. soffoca. ammorba.
Secca, repente il sangue
dell'uomo. fa delle carni e dell'ossa
una cenere nera.
trae dallo strazio
dell'uomo urli di belva
che Impazza i cavalli,
che impietrano i più prodi?

▼TORRIGIANO▲
Morde e divora ogni genia
di cose vive e morte.

▼FRANCESCA▲
Ma come siete voi osi di maneggiarlo?

▼TORRIGIANO▲
Noi n'avemmo licenza
da Belzebú che é il
principe dei Demoni
e viene parteggiando
pei Malatesti.

▼FRANCESCA▲
Qualcuno sale per la scala. Chi
È che sale?

▼TORRIGIANO▲
Forse è Messer Giovanni.

▼FRANCESCA▲
(china verso la cateratta)
Chi sei tu? Chi sei tu?

▼LA VOCE DI PAOLO▲
Paolo!

(Francesca s'ammutolisce indietreggiando)

Scena Terza

(Paolo sale i gradini rapidamente e si volge alla cognate che s' è ritratta verso la muraglia. Il balestriere torna alla vedetta)

▼PAOLO▲
Francesca!

▼FRANCESCA▲
Date il segno, Paolo, date
Il segno. Non temete Di me, Paolo.
Lasciate ch'io rimanga
A udir lo scocco delle balestre.
Donarmi un bello elmetto
Voi dovreste, signore mio cognato.

▼PAOLO▲
Vel donerò.

▼FRANCESCA▲
Tornato di Cesena siete?

▼PAOLO▲
Tornato di Cesena oggi.

▼FRANCESCA▲
Smagrato siete un poco e impallidito
Anche un poco, mi sembra.

▼PAOLO▲
Medicina non chiedo, erba non cerco
Per sanarmi, sorella.

▼FRANCESCA▲
Un'erba io m'avea, per sanare,
In quel giardino dove entraste un giorno
Vestito d'una veste che si chiama
Frode nel dolce mondo.

▼PAOLO▲
Non la vidi, Nè seppi dov'io fossi
Nè chi mi conducesse in quel cammino,
Ma sol vidi una rosa
Che mi si offerse più viva che il labbro
D'una fresca ferita, e un canto giovine
Udii nell'aria.

▼FRANCESCA▲
Videro gli occhi miei l'alba,
La videro i miei occhi
Sopra di me con l'onta e con l'orrore.

▼PAOLO▲
Onta et orrore sopra
Di me! La Luce non mi trovò dormente.
La pace era fuggita
Dall'anima di Paolo Malatesta
E tornata non è, nè tornerà più mai, più mai.
Come debbo io morire?

▼FRANCESCA▲
Come lo schiavo al remo
Nella galea che ha nome Disperata.
Così dovete voi morire.

(S'odono i tocchi della campana di Santa Colomba. Entrambi gli immemori trasalgono)

Ah! dove siamo noi?
Chi chiama? Paolo, che fate?

(Il torrigiano e il balestriere, intenti a caricare le balestre e a incoccare le aste dei fuochi lavorati, balzano al suono)

▼TORRIGIANO▲
Il segno! Il segno! Viva Malatesta!

(Egli accende una falarica e la scaglia verso la città. Dalla botola sale gridando a furia uno stuolo di balestrieri; occupa la piazza della torre e dà mano alle armi e alle macchine)

▼BALESTRIERE▲
Viva Messer Malatesta e la Parte Guelfa!
Mora Messer Parcitade, e i Ghibellini!

(Dai merli è un grande saettare di fuochi che infiammano l'aria caliginosa, Paolo Malatesta sì toglie dal capo l'elmetto e lo dà alla cognata)

▼PAOLO▲
Ecco l'elmetto che io vi donno.

▼FRANCESCA▲
Paolo!

(Paolo sale di corsa alla torre. La sua testa chiomata soverchia la gente d'arme che travaglia. Francesca gittato il dono, lo insegue chiamandolo tra lo scocco e il clamore)

▼PAOLO▲
Datemi una balestra!

▼FRANCESCA▲
Paolo! Paolo!

▼PAOLO▲
Una balestra! Un arco!

▼FRANCESCA▲
Paolo!

(Un balestriere stramazza con la gota forata da un quadrello avverso)

▼TORRIGIANO▲
Madonna, ritiratevi, per Dio,
che si comincia a mordere il battuto qui.

▼CORO DI▲ ▼BALESTRIERI▲
La torre Galassa risponde
Viva Messer Malatesta! Viva Verrucchio!

(Francesca tenta di respingere i balestrieri che le impediscono il passo. Paolo avendo tolto una balestra, ritto sul murello, saetta a furia, esposto ai colpi avversi, come un forsennato)

▼FRANCESCA▲
Paolo!

(Paolo si volge al grido e scorge la donna fra il vampeggiare dei fuochi. Toglie il pavese d'un balestriere e la copre)

▼PAOLO▲
Ah, Francesca, scendete!
Che demenza è questa?

(Egli la spinge giù da una dalle scale laterali. Ella, disotto al pavese dipinto, guata la faccia del cognato furente e bella)

▼FRANCESCA▲
Voi demente! Voi demente!

▼PAOLO▲
E non debbo io morire?

(Egli getta il pavese e tiene la balestra)

▼FRANCESCA▲
Non è l'ora,
Non è venuta l'ora.

▼PAOLO▲
Sì questa è l'ora, se voi mi guardate
Spirare, se mi solevate il capo
Da terra con le vostre mani.

(Con un gesto impetuoso egli trae la donna verso la finestra imbertescata e le porge la funicella che pende dalla cateratta)

Alzate le bertesca.

(Paolo raccoglie un fascio di dardi e lo getta ai piedi di Francesca. Poi carica la balestra. Francesca solleva con la fune la bertesca, e per il varco appare il gran mare splendente dell'ultima luce. Paolo pone la balestra a mira e scocca)

▼FRANCESCA▲
Questo cimento
È il giudizio di Dio per la saetta.
Fratello in Dio, la macchia della frode
Che hai su l'anima tua.
Perdonata ti sia con grande amore.

(Tenendo nelle mani tesa la fune, elle s'inginocchia e fa preghiere, con le pupille sbarrate e fisse al capo inerme di Paolo. La bertesca alzata lascia vedere il mare splendente. Il saettatore carica l'arme e scocca, senza tregua. Di tratto in tratto le verrette ghibelline entrano per la finestra e battano nel muro di contro e cadono sul pavimento senza ferire. La crudeltà dell' ambascia sconvolge il viso della pregante. Paolo avvendo scagliato alcuni dardi, prende la mira con più acuta volontà come per far colpo maestro; e scocca. S'ode il clamore ostile)

▼PAOLO▲
(con atroce gioia)
Ah, Ugolino, in mal luogo t'ho colto!

(Grande intanto sulla torre è la gazzarra dei balestrieri. Taluni trasportano a braccia giù per la botola gli uccisi e i feriti)

▼BALESTRIERE▲
Ah! Messer Ugolino
Cignatta è stramazzato da cavallo.
È morto! È morto!
Vittoria a Malatesta!

(Un dardo rasenta il capo di Paolo Malatesta, passandogli attraverso la chioma. Francesca getta un grido, abbandonando la fune; e balza in piedi, prende fra le mani il capo del cognato credendolo trafitto, gli cerca tra i capelli la ferita. Più la sbigottisce il pallore mortale che si sparge sul volto di lui in quell'atto. La balestra cade a terra)

▼FRANCESCA▲
Paolo! Paolo!
Che mai è questo, o Dio?
Paolo! Paolo! Non sanguini,
Non hai stilla di sangue sul tuo capo,
E sembra che tu ti muoia!
Paolo! Paolo!

(Ella si guarda le mani per vedere se il sangue le tinga. Sono bianche. Di nuovo cerca, con grande affanno)

▼PAOLO▲
(soffocatamente)
Ah non mi muoio!
Francesca. Ferro non m'ha toccato.

▼FRANCESCA▲
Salvo, salvo e puro! inginocchiati.

▼PAOLO▲
Ma le vostre mani toccato m'hanno,
e l'anima disfatta m'è dentro il cuore,
e forza più non ho d'esser vivo…

▼FRANCESCA▲
Inginocchiati!

▼PAOLO▲
…dopo che ho vissuto
Di sì veloce forza…

▼FRANCESCA▲
Pel tuo capo, inginocchiati! Inginocchiati,
E rendi grazie a Dio!

▼PAOLO▲
… Tutto raccolto intorno
Al mio cuor furibondo il mio coraggio
E tutta dentro chiusa
La potenza del mio malvagio amore.

▼FRANCESCA▲
Perduto! Sei perduto!
Di' che sei folle! Pel tuo capo,
Di' che sei folle,
e che l'anima tua misera
non udi la parola della tua bocca.

Scena Quarta

▼BALESTRIERE▲
Vittoria! Viva Messer Giovanni Malatesta!

(Lo Sciancato è apparso per la botola, su la scala della Torre Mastra, tutto in arme, con una verga sardesca nella mano. Egli sale i gradini zoppicando, e com'è su la cima, leva in alto quel suo terribile spiedo, mentre l'aspra sua voce fende il clamore)

▼GIANCIOTTO▲
Per Dio, gente poltrona,
Razzaccia sgherra,
Io son capace
Di manganarvi tutti giù nell'Ausa
Come carogne.

(Paolo raccatta il suo elemetto e, copertosi il capo, va verso la torre, Francesca trapassa verso la porta onde venne, l'apre e si china nel vano a parlare)

▼GIANCIOTTO▲
Non amo la gazzarra. Orsù, bisogna
Manganare una botte grande.
Di', Berlingerio, dov'è il mio fratello Paolo?

(Smaragdi appare all'uscio; poi udito un ordine sommesso della sua signora, dispare. Francesca rimane alla soglia)

▼PAOLO▲
Eccomi. Sono qui, Giovanni. Io era
Quelli della finestra imbertescata.

▼GIANCIOTTO▲
(si volge alla gente d'arme)
Tal colpo esser dovea
Di man d'un Malatesta,
Balestratori di millanterie.

(La schiava ricompare con un'anguistara e una coppa. Francesca ritorna verso il marito per mostrasi. Gianciotto scende verso il fratello)

Paolo, buone novelle
Io ti reco.

(Egli scorge la sua donna. Subito la sua voce trova un accento più dolce)

Francesca!

▼FRANCESCA▲
Salute a voi, Signore, che recate la vittoria.

(Lo Sciancato le va incontro e l'abbraccia)

▼GIANCIOTTO▲
Mia cara donna, come
Ora vi ritrovate in questo luogo?

(Ella repugna all' abbraccio)

▼FRANCESCA▲
Gran sete voi dovete avere.

▼GIANCIOTTO▲
Sì, ho gran sete.

▼FRANCESCA▲
Smaragdi, porta il vino.

(La schiavi si appressa con l'anguistara e la coppa)

▼GIANCIOTTO▲
(con attonita gioia)
E come, donna, aveste voi pensiero
Della mia sete? Cara donna mia!

(Francesca versa il vino e porge la coppa al marito. Paolo è in disparte, silenzioso, a vigilare la gente che appresta la botte incendiaria)

▼FRANCESCA▲
Ecco, bevete, È vino di Scio.

▼GIANCIOTTO▲
Prima bevete, in grazia, un sorso.

(Francesca accosta le labbra alla coppa)

È dolce cosa rivedere la vostra faccia, dopo
La battaglia, e da voi avere offerta
Una coppa di vin possente, e beverla
D'un fiato!

(Egli vuota la coppa)

Cosi, tutto si rallegra Il cuore.
E Paolo? Paolo, vieni. Non hai tu sete?
Lascia Il fuoco greco per il vino greco.
Donna, versategli una piena coppa
E bevetene un sorso anco, per fargli
Onore; e salutatelo, il perfetto Saettatore.

▼FRANCESCA▲
Salutato già io l'avea.

▼GIANCIOTTO▲
Quando?

▼FRANCESCA▲
Quando saettava.
Bevete, mio cognato, nella coppa
Dove ha bevuto il fratel vostro.
E buona ventura Iddio vi dia,
All'uno come all'altro, et anche a me!

(Paolo, beve, guardando Francesca nelle pupille. Francesca volge la faccia nell'ombra e muove qualche passo verso la torre. La schiava si trae in disparte e resta immobile)

▼FRANCESCA▲
(dal fondo)
Sciagura! Non vedete? Non vedete
Malatestino, là, Malatestino
Portato a braccia dagli uomini d'arme,
Con le fiaccole? Ucciso l'hanno al padre!

(Malatestino ferito viene portato su a braccia per la scala della torre, tra fiaccole accese, in sembiante di cadavere. L'ombra si fa più folta)

Scena Quinta

(Francesca accorre verso la compagnia che discende per una delle scale laterali passando tra i balestrieri, i quali tralasciano l'opera e fanno ala silenziosi. Gianciotto e Paolo accorrono. Due arcieri portano di peso il giovinetto sanguinoso. Quattro arcieri dai lunghi turcassi l'accompagnano con le fiaccole. I portatori adagiano il corpo di Malatestino sopra un fascio di corde. Gianciotto, palpa il corpo del giovine fratello e gli ascolta il cuore)

▼GIANCIOTTO▲
Francesca, no, non è morto! Respira
E il cuore ancora gli batte. Vedete?
Rinviene. Il colpo tramortito
l'ha un poco, ma rinviene.
Pietra scagliata a mano, non da fionda!
Via, non è nulla.
Malatestino! Bevi, Malatestino!

(Francesca versa tra le labbra del giovinetto qualche stilla da vino. Paolo segue con gli occhi avidi tutti i gesti de lei. Malatestino scrolla il capo; e, al dolore, fa l'atto di alzare verso il sinistro occhio ferito la mano ancora chiusa nella manopola. La cognata gli ferma il gesto)

▼MALATESTINO▲
(come un che svegli di subito, con violenza)
Fuggirà, fuggirà… Non è sicura la prigione…
Io vi dico ch'ei saprà
Fuggire… Padre, datemi licenza
Ch'io gli tagli la gola! Io ve l'ho preso.

▼GIANCIOTTO▲
Malatestino, non mi riconosci?
Montagna è in buoni artigli. Sta sicuro
Che non ci fuggirà.

▼MALATESTINO▲
Giovanni, dove Sono?
Oh, cognata, e voi?

(Egli leva ancora la mano all'occhio percosso)

Che m'ho nell'occhio?

▼GIANCIOTTO▲
Un buon colpo di pietra t'hanno accoccato.
Senti gran dolore?

(Il giovinetto si alza in piedi e scrolla il capo)

▼MALATESTINO▲
Sassate di saccardi ghibellini
Non hanno da dolere,
Mettetemi una fascia e datemi da bere;
E a cavallo, a cavallo!

(Francesca si toglie la benda che le chiude le gote e gli fascia l'occhio)

▼GIANCIOTTO▲
Ci vedi?

▼MALATESTINO▲
Uno mi basta.

▼CORO DI BALESTRIERE▲
(eccitati dal coraggio del giovinetto)
Viva, viva Messer Malatestino Malatesta!

▼MALATESTINO▲
A cavallo, a cavallo!

(Esce correndo seguito dagli arcieri con le torcie)

▼GIANCIOTTO▲
(volgendosi ai balestrieri)
La botte! La botte! È pronto il tutto?

(Egli va verso la torre, a guidare l'operazione del màngano. S'ode il grido gutturale con cui gli uomini accompagnano lo sforzo del sollevare la botte incendiaria e del caricare il màngano. Di sopra I merli, la vampa delle arsioni si spande nel cielo e cresce. Le campane suonano a stormo. S'odono squilli di trombe)

▼GIANCIOTTO▲
(su la torre)
Pronto? Scarica! Scarica!

(S'ode lo strepito del màngano che scaglia a distanza la botte provvista della miccia accesa)

▼BALESTRIERI▲
Vittoria a Malatesta!
Viva la parte Guelfa! Mora, mora
Il parcitade con I Ghibellini!

(Paolo va verso la torre ov'è ricominciato il getto delle rocche e delle falariche. Francesca, rimasta sola nell'ombra, si fa il segno della croce, cadendo, su I ginocchi e prostrandosi fino a terra. In fondo, un chiarore più violento illumina il cielo)

▼BALESTRIERI▲
A fuoco! A fuoco! Mora il Parcitade!
A fuoco! Mora il Ghibellino! Viva
La parte Guelfa! Viva Malatesta!

(Le saette incendiarie partono a volo tra I merli. Le campane suonano a stormo. Le trombe squillano tra la gazzarra nelle vie della città arsa e insanguinata)
ATTO SECONDO

(Appare una piazza d'una torre rotonda, nelle case dei Malatesti in Rimini. Due scale laterali di dieci gradini salgono dalla piazza al battuto della torre; una terza scala fra le due, scende ai sottoposti solai, passando per una botola. Sì scorgono i merli quadri di parte guelfa muniti di bertesche e di piombatoie. Un màngano poderoso leva la testa dalla sua stanga e allarga il suo telaio di canapi attorti. Balestre grosse a bolzoni e verrettoni a quadrelli, baliste, arcubaliste e altre artiglierie da corda sono postate in giro con lor martinetti, girelle, torni, arganelli, lieve. La cima della torre malatestiana irta di macchine e d'armi campeggia nell'aria torbida dominando la città di Rimini donde spuntano soli in lontananza i merli a coda di rondine che coronano la più alta torre ghibellina. Alla parete destra è una porta; alla sinistra, una stretta finestra imbertescata che guarda l'Adriatico.Si vede nell'andito il torrigiano, occupato ad attizzare le legna sotto una caldaia fumante. Egli ha ordinato contro la muraglia le cerbottane, i sifoni le aste delle rocche a fuoco e delle falariche e accumulato intorno ogni sorta di fuochi lavorati. Su la torre presso il màngano, un giovane balestriere sta alle vedette)

Scena Prima

TORRIGIANO
È ancora sgombro il campo del comune?

BALESTRIERE
Pulito come il mio targone.

TORRIGIANO
Ancora nessun sì mostra!

(Francesca entra dalla porta destra e s'avanza lungo la parete fino al pilastro che regge l'arco)

FRANCESCA
Berlingerio!

TORRIGIANO
(sobbalzando)
Chi chiama? Oh, Madonna Francesca!

(Il balestriere ammutolisce e resta attonito a guardarla, poggiato al màngano)

FRANCESCA
È salito alla Mastra
Messer Giovanni?

TORRIGIANO
No, non ancora, Madonna.
L'aspettiamo.

FRANCESCA
(accostandosi)
E nessun altro?

TORRIGIANO
Nessun altro, Madonna.

Scena Seconda

(Francesca si avvicina alla botola in cui scende la scala della torre, e ascolta vigile)

FRANCESCA
E tu che fai?

TORRIGIANO
Preparo fuoco greco,
falariche e diverse altre
carezze per i Parcitadi.

FRANCESCA
Il fuoco greco! Chi si salva?
Non l'avevo mai veduto.
È vero che non si conosce
alla battaglia strazio più terribile?
È vero che arde nel mare,
arde nei fiumi; brucia, le navi.
brucia le torri. soffoca. ammorba.
Secca, repente il sangue
dell'uomo. fa delle carni e dell'ossa
una cenere nera.
trae dallo strazio
dell'uomo urli di belva
che Impazza i cavalli,
che impietrano i più prodi?

TORRIGIANO
Morde e divora ogni genia
di cose vive e morte.

FRANCESCA
Ma come siete voi osi di maneggiarlo?

TORRIGIANO
Noi n'avemmo licenza
da Belzebú che é il
principe dei Demoni
e viene parteggiando
pei Malatesti.

FRANCESCA
Qualcuno sale per la scala. Chi
È che sale?

TORRIGIANO
Forse è Messer Giovanni.

FRANCESCA
(china verso la cateratta)
Chi sei tu? Chi sei tu?

LA VOCE DI PAOLO
Paolo!

(Francesca s'ammutolisce indietreggiando)

Scena Terza

(Paolo sale i gradini rapidamente e si volge alla cognate che s' è ritratta verso la muraglia. Il balestriere torna alla vedetta)

PAOLO
Francesca!

FRANCESCA
Date il segno, Paolo, date
Il segno. Non temete Di me, Paolo.
Lasciate ch'io rimanga
A udir lo scocco delle balestre.
Donarmi un bello elmetto
Voi dovreste, signore mio cognato.

PAOLO
Vel donerò.

FRANCESCA
Tornato di Cesena siete?

PAOLO
Tornato di Cesena oggi.

FRANCESCA
Smagrato siete un poco e impallidito
Anche un poco, mi sembra.

PAOLO
Medicina non chiedo, erba non cerco
Per sanarmi, sorella.

FRANCESCA
Un'erba io m'avea, per sanare,
In quel giardino dove entraste un giorno
Vestito d'una veste che si chiama
Frode nel dolce mondo.

PAOLO
Non la vidi, Nè seppi dov'io fossi
Nè chi mi conducesse in quel cammino,
Ma sol vidi una rosa
Che mi si offerse più viva che il labbro
D'una fresca ferita, e un canto giovine
Udii nell'aria.

FRANCESCA
Videro gli occhi miei l'alba,
La videro i miei occhi
Sopra di me con l'onta e con l'orrore.

PAOLO
Onta et orrore sopra
Di me! La Luce non mi trovò dormente.
La pace era fuggita
Dall'anima di Paolo Malatesta
E tornata non è, nè tornerà più mai, più mai.
Come debbo io morire?

FRANCESCA
Come lo schiavo al remo
Nella galea che ha nome Disperata.
Così dovete voi morire.

(S'odono i tocchi della campana di Santa Colomba. Entrambi gli immemori trasalgono)

Ah! dove siamo noi?
Chi chiama? Paolo, che fate?

(Il torrigiano e il balestriere, intenti a caricare le balestre e a incoccare le aste dei fuochi lavorati, balzano al suono)

TORRIGIANO
Il segno! Il segno! Viva Malatesta!

(Egli accende una falarica e la scaglia verso la città. Dalla botola sale gridando a furia uno stuolo di balestrieri; occupa la piazza della torre e dà mano alle armi e alle macchine)

BALESTRIERE
Viva Messer Malatesta e la Parte Guelfa!
Mora Messer Parcitade, e i Ghibellini!

(Dai merli è un grande saettare di fuochi che infiammano l'aria caliginosa, Paolo Malatesta sì toglie dal capo l'elmetto e lo dà alla cognata)

PAOLO
Ecco l'elmetto che io vi donno.

FRANCESCA
Paolo!

(Paolo sale di corsa alla torre. La sua testa chiomata soverchia la gente d'arme che travaglia. Francesca gittato il dono, lo insegue chiamandolo tra lo scocco e il clamore)

PAOLO
Datemi una balestra!

FRANCESCA
Paolo! Paolo!

PAOLO
Una balestra! Un arco!

FRANCESCA
Paolo!

(Un balestriere stramazza con la gota forata da un quadrello avverso)

TORRIGIANO
Madonna, ritiratevi, per Dio,
che si comincia a mordere il battuto qui.

CORO DI BALESTRIERI
La torre Galassa risponde
Viva Messer Malatesta! Viva Verrucchio!

(Francesca tenta di respingere i balestrieri che le impediscono il passo. Paolo avendo tolto una balestra, ritto sul murello, saetta a furia, esposto ai colpi avversi, come un forsennato)

FRANCESCA
Paolo!

(Paolo si volge al grido e scorge la donna fra il vampeggiare dei fuochi. Toglie il pavese d'un balestriere e la copre)

PAOLO
Ah, Francesca, scendete!
Che demenza è questa?

(Egli la spinge giù da una dalle scale laterali. Ella, disotto al pavese dipinto, guata la faccia del cognato furente e bella)

FRANCESCA
Voi demente! Voi demente!

PAOLO
E non debbo io morire?

(Egli getta il pavese e tiene la balestra)

FRANCESCA
Non è l'ora,
Non è venuta l'ora.

PAOLO
Sì questa è l'ora, se voi mi guardate
Spirare, se mi solevate il capo
Da terra con le vostre mani.

(Con un gesto impetuoso egli trae la donna verso la finestra imbertescata e le porge la funicella che pende dalla cateratta)

Alzate le bertesca.

(Paolo raccoglie un fascio di dardi e lo getta ai piedi di Francesca. Poi carica la balestra. Francesca solleva con la fune la bertesca, e per il varco appare il gran mare splendente dell'ultima luce. Paolo pone la balestra a mira e scocca)

FRANCESCA
Questo cimento
È il giudizio di Dio per la saetta.
Fratello in Dio, la macchia della frode
Che hai su l'anima tua.
Perdonata ti sia con grande amore.

(Tenendo nelle mani tesa la fune, elle s'inginocchia e fa preghiere, con le pupille sbarrate e fisse al capo inerme di Paolo. La bertesca alzata lascia vedere il mare splendente. Il saettatore carica l'arme e scocca, senza tregua. Di tratto in tratto le verrette ghibelline entrano per la finestra e battano nel muro di contro e cadono sul pavimento senza ferire. La crudeltà dell' ambascia sconvolge il viso della pregante. Paolo avvendo scagliato alcuni dardi, prende la mira con più acuta volontà come per far colpo maestro; e scocca. S'ode il clamore ostile)

PAOLO
(con atroce gioia)
Ah, Ugolino, in mal luogo t'ho colto!

(Grande intanto sulla torre è la gazzarra dei balestrieri. Taluni trasportano a braccia giù per la botola gli uccisi e i feriti)

BALESTRIERE
Ah! Messer Ugolino
Cignatta è stramazzato da cavallo.
È morto! È morto!
Vittoria a Malatesta!

(Un dardo rasenta il capo di Paolo Malatesta, passandogli attraverso la chioma. Francesca getta un grido, abbandonando la fune; e balza in piedi, prende fra le mani il capo del cognato credendolo trafitto, gli cerca tra i capelli la ferita. Più la sbigottisce il pallore mortale che si sparge sul volto di lui in quell'atto. La balestra cade a terra)

FRANCESCA
Paolo! Paolo!
Che mai è questo, o Dio?
Paolo! Paolo! Non sanguini,
Non hai stilla di sangue sul tuo capo,
E sembra che tu ti muoia!
Paolo! Paolo!

(Ella si guarda le mani per vedere se il sangue le tinga. Sono bianche. Di nuovo cerca, con grande affanno)

PAOLO
(soffocatamente)
Ah non mi muoio!
Francesca. Ferro non m'ha toccato.

FRANCESCA
Salvo, salvo e puro! inginocchiati.

PAOLO
Ma le vostre mani toccato m'hanno,
e l'anima disfatta m'è dentro il cuore,
e forza più non ho d'esser vivo…

FRANCESCA
Inginocchiati!

PAOLO
…dopo che ho vissuto
Di sì veloce forza…

FRANCESCA
Pel tuo capo, inginocchiati! Inginocchiati,
E rendi grazie a Dio!

PAOLO
… Tutto raccolto intorno
Al mio cuor furibondo il mio coraggio
E tutta dentro chiusa
La potenza del mio malvagio amore.

FRANCESCA
Perduto! Sei perduto!
Di' che sei folle! Pel tuo capo,
Di' che sei folle,
e che l'anima tua misera
non udi la parola della tua bocca.

Scena Quarta

BALESTRIERE
Vittoria! Viva Messer Giovanni Malatesta!

(Lo Sciancato è apparso per la botola, su la scala della Torre Mastra, tutto in arme, con una verga sardesca nella mano. Egli sale i gradini zoppicando, e com'è su la cima, leva in alto quel suo terribile spiedo, mentre l'aspra sua voce fende il clamore)

GIANCIOTTO
Per Dio, gente poltrona,
Razzaccia sgherra,
Io son capace
Di manganarvi tutti giù nell'Ausa
Come carogne.

(Paolo raccatta il suo elemetto e, copertosi il capo, va verso la torre, Francesca trapassa verso la porta onde venne, l'apre e si china nel vano a parlare)

GIANCIOTTO
Non amo la gazzarra. Orsù, bisogna
Manganare una botte grande.
Di', Berlingerio, dov'è il mio fratello Paolo?

(Smaragdi appare all'uscio; poi udito un ordine sommesso della sua signora, dispare. Francesca rimane alla soglia)

PAOLO
Eccomi. Sono qui, Giovanni. Io era
Quelli della finestra imbertescata.

GIANCIOTTO
(si volge alla gente d'arme)
Tal colpo esser dovea
Di man d'un Malatesta,
Balestratori di millanterie.

(La schiava ricompare con un'anguistara e una coppa. Francesca ritorna verso il marito per mostrasi. Gianciotto scende verso il fratello)

Paolo, buone novelle
Io ti reco.

(Egli scorge la sua donna. Subito la sua voce trova un accento più dolce)

Francesca!

FRANCESCA
Salute a voi, Signore, che recate la vittoria.

(Lo Sciancato le va incontro e l'abbraccia)

GIANCIOTTO
Mia cara donna, come
Ora vi ritrovate in questo luogo?

(Ella repugna all' abbraccio)

FRANCESCA
Gran sete voi dovete avere.

GIANCIOTTO
Sì, ho gran sete.

FRANCESCA
Smaragdi, porta il vino.

(La schiavi si appressa con l'anguistara e la coppa)

GIANCIOTTO
(con attonita gioia)
E come, donna, aveste voi pensiero
Della mia sete? Cara donna mia!

(Francesca versa il vino e porge la coppa al marito. Paolo è in disparte, silenzioso, a vigilare la gente che appresta la botte incendiaria)

FRANCESCA
Ecco, bevete, È vino di Scio.

GIANCIOTTO
Prima bevete, in grazia, un sorso.

(Francesca accosta le labbra alla coppa)

È dolce cosa rivedere la vostra faccia, dopo
La battaglia, e da voi avere offerta
Una coppa di vin possente, e beverla
D'un fiato!

(Egli vuota la coppa)

Cosi, tutto si rallegra Il cuore.
E Paolo? Paolo, vieni. Non hai tu sete?
Lascia Il fuoco greco per il vino greco.
Donna, versategli una piena coppa
E bevetene un sorso anco, per fargli
Onore; e salutatelo, il perfetto Saettatore.

FRANCESCA
Salutato già io l'avea.

GIANCIOTTO
Quando?

FRANCESCA
Quando saettava.
Bevete, mio cognato, nella coppa
Dove ha bevuto il fratel vostro.
E buona ventura Iddio vi dia,
All'uno come all'altro, et anche a me!

(Paolo, beve, guardando Francesca nelle pupille. Francesca volge la faccia nell'ombra e muove qualche passo verso la torre. La schiava si trae in disparte e resta immobile)

FRANCESCA
(dal fondo)
Sciagura! Non vedete? Non vedete
Malatestino, là, Malatestino
Portato a braccia dagli uomini d'arme,
Con le fiaccole? Ucciso l'hanno al padre!

(Malatestino ferito viene portato su a braccia per la scala della torre, tra fiaccole accese, in sembiante di cadavere. L'ombra si fa più folta)

Scena Quinta

(Francesca accorre verso la compagnia che discende per una delle scale laterali passando tra i balestrieri, i quali tralasciano l'opera e fanno ala silenziosi. Gianciotto e Paolo accorrono. Due arcieri portano di peso il giovinetto sanguinoso. Quattro arcieri dai lunghi turcassi l'accompagnano con le fiaccole. I portatori adagiano il corpo di Malatestino sopra un fascio di corde. Gianciotto, palpa il corpo del giovine fratello e gli ascolta il cuore)

GIANCIOTTO
Francesca, no, non è morto! Respira
E il cuore ancora gli batte. Vedete?
Rinviene. Il colpo tramortito
l'ha un poco, ma rinviene.
Pietra scagliata a mano, non da fionda!
Via, non è nulla.
Malatestino! Bevi, Malatestino!

(Francesca versa tra le labbra del giovinetto qualche stilla da vino. Paolo segue con gli occhi avidi tutti i gesti de lei. Malatestino scrolla il capo; e, al dolore, fa l'atto di alzare verso il sinistro occhio ferito la mano ancora chiusa nella manopola. La cognata gli ferma il gesto)

MALATESTINO
(come un che svegli di subito, con violenza)
Fuggirà, fuggirà… Non è sicura la prigione…
Io vi dico ch'ei saprà
Fuggire… Padre, datemi licenza
Ch'io gli tagli la gola! Io ve l'ho preso.

GIANCIOTTO
Malatestino, non mi riconosci?
Montagna è in buoni artigli. Sta sicuro
Che non ci fuggirà.

MALATESTINO
Giovanni, dove Sono?
Oh, cognata, e voi?

(Egli leva ancora la mano all'occhio percosso)

Che m'ho nell'occhio?

GIANCIOTTO
Un buon colpo di pietra t'hanno accoccato.
Senti gran dolore?

(Il giovinetto si alza in piedi e scrolla il capo)

MALATESTINO
Sassate di saccardi ghibellini
Non hanno da dolere,
Mettetemi una fascia e datemi da bere;
E a cavallo, a cavallo!

(Francesca si toglie la benda che le chiude le gote e gli fascia l'occhio)

GIANCIOTTO
Ci vedi?

MALATESTINO
Uno mi basta.

CORO DI BALESTRIERE
(eccitati dal coraggio del giovinetto)
Viva, viva Messer Malatestino Malatesta!

MALATESTINO
A cavallo, a cavallo!

(Esce correndo seguito dagli arcieri con le torcie)

GIANCIOTTO
(volgendosi ai balestrieri)
La botte! La botte! È pronto il tutto?

(Egli va verso la torre, a guidare l'operazione del màngano. S'ode il grido gutturale con cui gli uomini accompagnano lo sforzo del sollevare la botte incendiaria e del caricare il màngano. Di sopra I merli, la vampa delle arsioni si spande nel cielo e cresce. Le campane suonano a stormo. S'odono squilli di trombe)

GIANCIOTTO
(su la torre)
Pronto? Scarica! Scarica!

(S'ode lo strepito del màngano che scaglia a distanza la botte provvista della miccia accesa)

BALESTRIERI
Vittoria a Malatesta!
Viva la parte Guelfa! Mora, mora
Il parcitade con I Ghibellini!

(Paolo va verso la torre ov'è ricominciato il getto delle rocche e delle falariche. Francesca, rimasta sola nell'ombra, si fa il segno della croce, cadendo, su I ginocchi e prostrandosi fino a terra. In fondo, un chiarore più violento illumina il cielo)

BALESTRIERI
A fuoco! A fuoco! Mora il Parcitade!
A fuoco! Mora il Ghibellino! Viva
La parte Guelfa! Viva Malatesta!

(Le saette incendiarie partono a volo tra I merli. Le campane suonano a stormo. Le trombe squillano tra la gazzarra nelle vie della città arsa e insanguinata)
最終更新:2020年05月18日 12:44