ATTO TERZO
Scena Prima
(Astolfo, Ruggiero)
RUGGIERO
Morto Orlando tu credi?
ASTOLFO
E sol desio
L'onor del rogo all'onorata salma,
E alle ceneri illustri urna condegna.
RUGGIERO
A penetrar nell'erto della rupe
Giù nel profondo speco
L'alato mio destrier ti serva all'uopo.
ASTOLFO
Sì, contro Alcina alla vendetta
Accingiamoci, o Ruggier: Melissa puote
Quelle mura d'acciaro
A' nostri passi aprir; se meco sei,
Se l'amazzone nostra a noi s'unisce
Nulla temo il poter de' Stigj dei.
Dove il valor combatte
Nulla il vigor potrà
D'inferno irato.
Se l'empietà s'abbatte,
Contro del suo rigor
Congiura il fato.
Scena Seconda
(Ruggiero, Bradamante in abito da uomo)
RUGGIERO
Vendetta, sì, cor mio.
BRADAMANTE
La tenti invano.
RUGGIERO
Non può mancar ciò che negli astri è fisso:
Sitibondo di sangue a' darne aita
Tu al fianco pur riappendesti il brando.
BRADAMANTE
Ma perché sola io voglio
L'onor del colpo, e sola averlo io posso:
Colà dentro racchiusa è la fatale
Urna, ch'eterno fa il poter de l'empia.
RUGGIERO
La rapirem...
BRADAMANTE
Melissa, infin Melissa
Come rapirla ignora, e chiusa il vedi,
D'acciar la soglia, ed immortale è il fiero
Custode delle ceneri famose.
RUGGIERO
Ritiramci, sen viene Alcina al tempio.
BRADAMANTE
Vedrai per me
della crudel lo scempio.
Scena Terza
(Alcina; Ruggiero e Bradamante in disparte)
ALCINA
L'arco vo' frangerti,
La face spegnerti
Tiranno barbaro,
Nume d'amor.
Ma invan minaccio amor, ride il superbo
Dell'ire insane mie: te se non posso
Atterirò di Flegetonte i Dei.
Numi orrendi d'Averno
Sin dal profondo inferno
L'orride piume a' miei comando ergete.
Volate, che tardate a' cenni miei?
Che sì pigri, che sì...
BRADAMANTE
(in disparte)
Dormon di Lete
ALCINA
Iniqui, e rei
Vuò saper di Ruggiero, o d'Acheronte
Verrò a predare il regno.
RUGGIERO
(in disparte)
Orgogliosa.
BRADAMANTE
Ma in vano.
ALCINA
Lassa! Sordo l'inferno,
Sordo il ciel, che far degg'io?
Del gran saggio Merlin parli lo spirto.
Aprite, o mura, il varco
Alla vostra Reina.
(Si spezza in due parti il muro d'acciaio, e si scuopre il tempio d'Eccate Inferna, vedesi nel tempio la statua del famoso Mago Merlino appoggiata ad un'urna entro cui stanno le di lui ceneri; d'interno è chiusa da balaustri di ferro, e vi sta alla custodia l'inviolabile Aronte con mazza impugnata; da una parte Ara d'Eccate.)
RUGGIERO
(in disparte)
O portento.
BRADAMANTE
(in disparte)
O stupor.
ALCINA
Se mai d'Alcina
Spirto celeste i prieghi udisti,
e i pianti
T'impietosiro il ciel dove risiedi,
I di lei prieghi ascolta,
I di lei pianti vedi,
E del mesto suo cor pietà ti prenda.
RUGGIERO
(a Bradamante)
Ti assista amor.
BRADAMANTE
(Ad Alcina)
Bellissima reina,
il tuo Ruggiero sovra alato destriero
agl’amor tuoi, a’ sdegni miei s’è tolto.
ALCINA
Avrà ch’il segua.
(fra sè)
Oh, che bel volto.
(A Bradamante)
Di, leggiadro guerrier, come t’appelli?
BRADAMANTE
Aldarico son io.
Ruggiero infido d’una germana mia
il credulo bel cor trasse ad amore,
poscia ingrato, incostante l’abbandonò!
Per cancellar quest’onta
sieguo in Ruggier la mia vendetta,
e il trovo, ma in van,
ch’ei spiega ratto all’aure, ai venti,
mincciando a me morte a te ruina.
ALCINA
Oh, folle!
Eterno è il gran poter d’Alcina.
RUGGIERO
(in disparte)
Superba!
ALCINA
Crede forse per lui
ch’io disperar mi deggia?
Come raggio di sol
non manca a stella
non manca donna bella mai
gentile amator.
RUGGIERO
(fra sè)
La intendo!
BRADAMANTE
Oh cieco ai rai
del tuo bellissimo sembiante!
ALCINA
Lieto, cor mio,
ch’hai ritrovato amante.
Aldarico, il mio volto
per te, qualunque ei sia.
Scena Quarta
(Alcina, Bradamante, Orlando, Ruggiero)
ORLANDO
Cortese Ifigenia il furibondo Oreste
Sen viene a te, che dalla Grecia è in bando.
BRADAMANTE
(fra sé)
Misero!
RUGGIERO
(in disparte)
Che mai vedo?
ALCINA
È stolto Orlando?
ORLANDO
(a Bradamante)
Ah, ah, che vedo mai?
Questa spada è rubata, ell'è di Marte.
Contro le donne a rivoltar le carte.
BRADAMANTE
(fra sè)
S'anco mi scopre, è folle.
ORLANDO
(ad Alcina)
Per te c'è poi di brutto,
Cadrà se non rimedi,
In precipizio, ed in ruina il tutto.
ALCINA
Perché?
BRADAMANTE
(in disparte)
Che dirà mai?
ORLANDO
(ad Alcina)
Senti.
Senti, senti, e compiangi
La storia miserabile, ma vera.
Il mio povero amore una bellezza
Avea invitato al ballo, allora quando
Madama crudeltà, monsù rigore,
Nemici giuratissimi d'amore
Fecero il bel desire (ahi, cruda sorte)
Fecero il bel desir riuscire invano.
RUGGIERO
(a parte)
Così guida empia sorte!
ALCINA
(a Bradamante)
È affatto insano.
ORLANDO
All'invito gentil, ch'amor le fa
Madam la crudeltà,
Con guardo torvo e minaccioso aspetto
Disse: petit fripon, je ne veux pas;
Ed il rigor, presa beltà per mano,
Lasciò con passo grave e ciera brutta,
Il mio povero amore a bocca asciutta.
Deh appaghi ella il mio amor meco danzando.
Danziam signora la follia d'Orlando.
Suonate, suonate!
La la la la la la.
(in atto di danzare)
RUGGIERO
(in disparte)
Il compiango
ORLANDO
(ad Alcina)
Signora a chi dich'io?
(prendendo per mano Alcina)
ALCINA
(ad Orlando)
Tant'audace con me?
BRADAMANTE
(ad Alcina)
Deh, spegni o bella
L'ira che t'arde in cuor.
ALCINA
Legge è un tuo cenno.
L'alto eroe come mai perduto ha il senno?
ORLANDO
Vola vola vola vola vola.
Che vola? Amor che fugge. Apollo,
Vedete dietro a lui montato in furia,
Per l'altissima ingiuria
Fatta all'onesta sua Dafne pudica
Mettendo nel bordello il casto alloro,
Quando Angelica fu sposa a Medoro.
Scena Quinta
(Angelica, Alcina, Orlando, Bradamante, Ruggiero)
ANGELICA
Come purpureo fiore languendo muore
Che il vomere al passar tagliato lassa.
ALCINA
Qual voce?
ORLANDO
Zitto zitto.
ANGELICA
Così langue, in un seno amante, core
Se lungi dal suo ben la vita passa.
RUGGIERO
(in disparte)
È la donna crudele.
ORLANDO
Oh l'incostante
Mia preferita amante,
Che di stirpe si vanta d'Anfione
Canta per suo diporto una canzone.
Canta tu pur, che te ne priego.
BRADAMANTE
È folle.
(ad Alcina)
Rendi contento, o bella, il suo desire.
ALCINA.
Si appaghi la sua brama.
ORLANDO
Canterai?
ALCINA
Canterò.
ORLANDO
Lodato il cielo.
ALCINA
Che dolce più, che più giocondo stato,
V'è mai quaggiù d'un amoroso core.
Che viver più felice, e fortunato
Quanto il trovarvi in compagnia d'amore.
ANGELICA
Ma se lungi è il suo ben qual più doglioso
Stato v'è mai d'un cor che sia amoroso.
ORLANDO
(ad Angelica)
Prenderla voglio: affé t'ho colta.
ANGELICA
Aita.
ORLANDO
Vous voudrez bien un coup me perdoner
Madame la cruanté.
ANGELICA
Cieli, che vedo mai?
ORLANDO
L'abbiam prigion.
(ad Alcina)
Deh, renda il tuo rigore
Al mio povero amore
La rapita beltà.
ANGELICA
(ridendo)
Strana follia!
ORLANDO
Comment, vous donc riez?
Ventre bleu, la railleuse!
Irriterò contro i tuoi sciocchi errori
Le donne i cavalier l'arme, e gl'amori.
ALCINA
Amor dov'il guidasti!
BRADAMANTE
(guardando Angelica e Ruggiero)
Alma di fera.
RUGGIERO
Dispietato core.
ANGELICA
(ad Orlando)
Renderà il mio rigore,
La rapita beltà,
Medoro, oh Dio!
BRADAMANTE
Troppo fosti spietata.
ANGELICA
Ebbi sempre pietà de' suoi tormenti.
ORLANDO
Menti, sentiti l'eco.
L'ingiuriato mio povero amore,
Da cui la speme ha già tolto congedo
Ti dice, facend'eco al mio dolore:
Menti, barbara donna, io non ti credo.
ANGELICA
Poveri affetti miei, siete innocenti.
Ma ingiusto è quel timor,
Che al vostro bel candor,
Il pregio toglie.
Ingrato io ti direi, t'inganni e menti;
Ma no, che la mia fé
Oltraggi per mercé
In pace accoglie.
Scena Sesta
(Orlando, Alcina, Bradamante, Ruggiero)
ORLANDO
Ella parte. Mirate
La menzogna con lei. Ch'orridi mostri!
Nelle diverse sue faccie deformi:
Molti sembrano, è vero, Endimioni,
Ma basilischi son, serpi, e dragoni.
Gli seguirò,
Gli atterrerò,
Gli struggerò,
Gl'annienterò.
Vai dicendo di no?
(ad Aronte)
Resta qui, Alcide, alla tua Iole appresso,
E n'averai la nuova adesso adesso.
RUGGIERO
(in disparte)
Quanto mi fa pietà.
BRADAMANTE
(ad Alcina, additando Aronte)
Chi è il minaccioso?
ALCINA
Aronte egl'è guerriero
Feroce, invulnerabile, e fatale,
Sinché sostien la ferrea mazza in pugno.
BRADAMANTE
E di ferrea catena
Alla destra l'annoda.
ALCINA
Or venga l'empio
Ruggiero, e provi di sua spada il taglio.
Quella catena a far mia possa eterna
Con la spuma di Cerbero lo stesso
Tartareo Re temprò d'Averno al foco.
BRADAMANTE
L'arcano m'ha scoperto a poco a poco.
ALCINA
Vanne Aldarico, e là dove tu miri
Rider più verde il suol colà mi attendi.
BRADAMANTE
Qui lascerò Ruggier?
Parto, ma peno.
Io son ne lacci tuoi,
E ti prometto il cor
Fede, e costanza.
Vado: riposo in te;
Sovvengati che sei
La mia speranza.
Scena Settima
(Ruggiero, Medoro)
MEDORO
Oh Ruggier! Menzognera
Dunque la fama fu di tua incostanza!
RUGGIERO
D'incostanza che parli?
MEDORO
Fuggire i primi desiati lacci
Dell'amorosa Alcina,
Spegner nel cor che prima ardea le faci.
RUGGIERO
Si fuggono a ragion lacci inonesti,
E spengonsi a dovere impure faci.
MEDORO
Tal che dunque egli è vero...
RUGGIERO
Che se il pria amato error
poscia si aborre,
Costanza è allora il variar pensiero.
Scena Ottava
(Angelica, Ruggiero, Medoro)
ANGELICA
Costanza è allora
il variar pensiero?
MEDORO
Con tanto ardor chi si difende è reo.
ANGELICA
(in disparte)
Di che mai si favella?
RUGGIERO
Allor sarei
Colpevole se te reo non punissi.
Ma non degna Ruggiero
Contro il molle tuo sen stringer la spada.
ANGELICA
Al maggior uopo io giunsi
MEDORO
Entro al molle mio seno alberga un core,
Ch'al tuo ceder non sa.
ANGELICA
(in disparte)
Vezzoso ardire.
RUGGIERO
Eh taci, e va' di tua bellezza armato
A far preda de' cuori.
MEDORO
(snudando la spada)
Il brando stringi.
ANGELICA
(tra sé)
È tempo ch'io mi scopra.
RUGGIERO
(strappando la spada di mano a Medoro)
È mio il tuo ferro.
ANGELICA
E se brami vendetta è tuo il mio petto.
RUGGIERO
Quello è un campo da te, prendi il tuo brando;
E tu donna (il mio labbro nulla dice di più)
donna m'intendi?
Porta altrove il tuo amor,
per te va insano Il fiore degl'eroi.
ANGELICA
Se vago volto
Il genio alletta e il cor, senti Ruggiero:
Costanza è allora il variar pensiero.
Scena Nona
(Orlando solo)
ORLANDO
Fonti di pianto
Piangete tanto
fino a che in lacrime
struggasi il cor.
Mio cor amante
sei di diamante
s’oggi non spezzati
al mio dolor.
No no, ti dico, no. Forse pretendi
Ombra squallida e nera
Di spaventarmi? No no, non è morta.
Morta credea la crudeltà, Nerone,
E sorto d'Acheronte
Volea ch'io le cantassi il Gazarone.
Ma morta so ben io ch'ella non è,
Che mi lacera il cor, fuggi da me.
Scendi nel Tartaro
Per farti vindice
Contro una furia
Bella, e crudel.
Furia bella e crudel? Sono ben tutte,
Furie le donne brutte,
Ma Angelica è una furia
e pur è bella.
Angelica? Sì, Angelica, che già
Tanto fedel mi protestava amore.
Ma che vedo? Ella è d'essa, il cor s'arrabbia.
(vede la statua di Merlino, e se la figura Angelica)
Angelica, mio bene. In faccia mia
Dunque ardsci fellon tenerla in gabbia?
(ad Aronte)
Romperò questi ferri, e che pretendi?
(va per rompere i balaustri, Aronte li si oppone in atto di combattere)
Combattere! Hai ragion. Via ti difendi.
Dell'idra ha il cuoio addosso,
(a parte)
anima mia
Pianger la sento. Ah, crudo,
Non reggerai contro il mio cor irato.
(combatte di nuovo, e taglia la catena, che tiene la mazza legata al braccio d'Aronte, gliela strappa di mano, ed egli si mette a lottare)
Oh, oh, l'ho disarmato.
Vanne, minacci ancor? La tua pazzia
Più non merta, fellon, la pietà mia.
Sorge il sangue
E il furor langue
Già caduto è morto al suol.
(rompe i balaustri con la mazza d'Aronte)
Con l'istesse armi sue vi spezzo, o ferri.
Sospirata mia bella. Oh, quanto è dura,
(abbracciando la statua)
Intirizzita è certo di paura.
(levando la statua)
Non temer, no, cor mio.
Ti stringe Orlando al sen.
Quanto fracasso.
(mossa la statua dal luogo resta l'isola deserta tutta balze, e dirupi, con albero a cui in un trofeo sono appese le arme d'Orlando)
Cos'è?
treman le mura in fin dal fondo?
Volan per l'aria i tetti,
Traballa il suol! Forse ruina il mondo!
Son pur stanco! Pur lasso!
Or che tratto ho il mio ben dal ferreo laccio
Vuò chiuder gl'occhi al sonno.
Tal Borea riposò d'Orizia in braccio.
(si addormenta)
Scena Decima
(Alcina, Orlando, Bradamante, Ruggiero)
ALCINA
Infelice, ove fuggo?
Ove m'ascondo?
Son vinta e vilipesa. Ingiusto cielo!
Immortal mi facesti,
ed il tuo dono
Rende la fiera mia cagione eterna,
Perché immortal sarà meco il mio duolo.
(vede Orlando che dorme)
Il feroce nemico in braccio al sonno!
Cielo, giusto or dirò, che a mia vendetta
Apri pietoso il varco.
(snuda un pugnale)
Cado da grande or che la mia ruina
Meco ti opprime.
(si avventa ad Orlando)
RUGGIERO
(trattenendola)
Ferma.
BRADAMANTE
Ah, iniqua Alcina.
ALCINA.
Ruggier, che vedo?
RUGGIERO
In me non più Ruggiero,
Ma vedi il tuo persecutor più fiero.
ALCINA
(a Bradamante)
Aldarico, amor mio.
BRADAMANTE
In me ravvisa,
Bradamante, la tua più gran nemica.
Scena Undicesima
(Angelica e Medoro fuggitivi, Bradamante, Alcina)
ANGELICA
Salvamci.
MEDORO
E dove, o bella?
BRADAMANTE
(arrestando Angelica)
Arresta il piede.
MEDORO
Che fia!
ANGELICA
Cieli!
BRADAMANTE
Ecco lei, ch'ingannatrice
(a Ruggiero)
Trasse alla rupe Orlando,
Per lei va folle errando.
ALCINA.
(ad Angelica)
Amica, non è persa ogni speranza.
ANGELICA
Ma veggo, ahimè, l'ultima tua ruina.
Scena Dodicesima
(Astolfo con soldati di Logistilla, Angelica, Medoro, Bradamante, Alcina, Orlando)
ASTOLFO
Angelica si arresti,
e pera Alcina.
BRADAMANTE
Astolfo!
ALCINA
(a parte)
Ahimè!
RUGGIERO
Dove sin or?
(ad Astolfo additando Alcina)
Ti piansi
Vittima sfortunata al furor di colei.
ASTOLFO
Nulla può in me
ch'in mio poter ho i dei.
BRADAMANTE
Ma Orlando!
RUGGIERO
Insano ei scorre...
BRADAMANTE
(scuotendolo)
Orlando!
RUGGIERO
(scuotendolo)
Orlando.
ALCINA
Oh, mio tormento.
ORLANDO
(svegliandosi)
Orlando
D'Angelica è nel sen. Qual lume, oh Dio?
(vedendo la face)
Sovra l'ignuda terra ignudo Orlando!
Misero! Dove sono?
Chi son? Chi cerco? Oh, Dei!
Ahi, ch'in mirar me stesso,
Me non ravviso in me, se non la colpa.
ALCINA
O, ingiusti numi, o fati,
o avverse stelle,
Troppo fiero è il mio duolo, e l'onta mia.
Ti perdo, empio Ruggiero,
e già riveggo
In Alderico ancor la mia rivale,
Tutto per me è fatale.
Torna il senno ad Orlando
E senza forza è in fin la mia magia.
Oh ingiusti numi! O fati! O avverse stelle!
Anderò, chiamerò dal profondo
L'empie furie del baratro immondo.
Chiederò negl'abissi vendetta
Dell'offeso e tradito mio amor.
BRADAMANTE
(ad Orlando additandole Alcina)
Vedi, ch'è tuo trionfo
L'eccidio della rea.
ORLANDO
Malagigi, i tuoi detti ora comprendo:
Dopo distrutta Alcina
Le fortune in amor mi serba il cielo
Con tormelo dal cor.
ANGELICA
O mio rossore!
ORLANDO
Godi, o bella, il tuo sposo, e tu garzone
La tua consorte in pace.
Il ciel v'ha uniti,
In dolce amico nodo.
Egli sia eterno, e nol rallenti, mai
Non che lo sciolga,
invida sorte amara.
ASTOLFO
Saggio chi dal fallir
prudenza impara.
CORO
Con mirti e fiori
Volate amori
A coronare
Costanza e fé.
S'ama costante,
Fedele, amante,
Gode in amare
Per fin mercé.
ATTO TERZO
Scena Prima
(Astolfo, Ruggiero)
RUGGIERO
Morto Orlando tu credi?
ASTOLFO
E sol desio
L'onor del rogo all'onorata salma,
E alle ceneri illustri urna condegna.
RUGGIERO
A penetrar nell'erto della rupe
Giù nel profondo speco
L'alato mio destrier ti serva all'uopo.
ASTOLFO
Sì, contro Alcina alla vendetta
Accingiamoci, o Ruggier: Melissa puote
Quelle mura d'acciaro
A' nostri passi aprir; se meco sei,
Se l'amazzone nostra a noi s'unisce
Nulla temo il poter de' Stigj dei.
Dove il valor combatte
Nulla il vigor potrà
D'inferno irato.
Se l'empietà s'abbatte,
Contro del suo rigor
Congiura il fato.
Scena Seconda
(Ruggiero, Bradamante in abito da uomo)
RUGGIERO
Vendetta, sì, cor mio.
BRADAMANTE
La tenti invano.
RUGGIERO
Non può mancar ciò che negli astri è fisso:
Sitibondo di sangue a' darne aita
Tu al fianco pur riappendesti il brando.
BRADAMANTE
Ma perché sola io voglio
L'onor del colpo, e sola averlo io posso:
Colà dentro racchiusa è la fatale
Urna, ch'eterno fa il poter de l'empia.
RUGGIERO
La rapirem...
BRADAMANTE
Melissa, infin Melissa
Come rapirla ignora, e chiusa il vedi,
D'acciar la soglia, ed immortale è il fiero
Custode delle ceneri famose.
RUGGIERO
Ritiramci, sen viene Alcina al tempio.
BRADAMANTE
Vedrai per me
della crudel lo scempio.
Scena Terza
(Alcina; Ruggiero e Bradamante in disparte)
ALCINA
L'arco vo' frangerti,
La face spegnerti
Tiranno barbaro,
Nume d'amor.
Ma invan minaccio amor, ride il superbo
Dell'ire insane mie: te se non posso
Atterirò di Flegetonte i Dei.
Numi orrendi d'Averno
Sin dal profondo inferno
L'orride piume a' miei comando ergete.
Volate, che tardate a' cenni miei?
Che sì pigri, che sì...
BRADAMANTE
(in disparte)
Dormon di Lete
ALCINA
Iniqui, e rei
Vuò saper di Ruggiero, o d'Acheronte
Verrò a predare il regno.
RUGGIERO
(in disparte)
Orgogliosa.
BRADAMANTE
Ma in vano.
ALCINA
Lassa! Sordo l'inferno,
Sordo il ciel, che far degg'io?
Del gran saggio Merlin parli lo spirto.
Aprite, o mura, il varco
Alla vostra Reina.
(Si spezza in due parti il muro d'acciaio, e si scuopre il tempio d'Eccate Inferna, vedesi nel tempio la statua del famoso Mago Merlino appoggiata ad un'urna entro cui stanno le di lui ceneri; d'interno è chiusa da balaustri di ferro, e vi sta alla custodia l'inviolabile Aronte con mazza impugnata; da una parte Ara d'Eccate.)
RUGGIERO
(in disparte)
O portento.
BRADAMANTE
(in disparte)
O stupor.
ALCINA
Se mai d'Alcina
Spirto celeste i prieghi udisti,
e i pianti
T'impietosiro il ciel dove risiedi,
I di lei prieghi ascolta,
I di lei pianti vedi,
E del mesto suo cor pietà ti prenda.
RUGGIERO
(a Bradamante)
Ti assista amor.
BRADAMANTE
(Ad Alcina)
Bellissima reina,
il tuo Ruggiero sovra alato destriero
agl’amor tuoi, a’ sdegni miei s’è tolto.
ALCINA
Avrà ch’il segua.
(fra sè)
Oh, che bel volto.
(A Bradamante)
Di, leggiadro guerrier, come t’appelli?
BRADAMANTE
Aldarico son io.
Ruggiero infido d’una germana mia
il credulo bel cor trasse ad amore,
poscia ingrato, incostante l’abbandonò!
Per cancellar quest’onta
sieguo in Ruggier la mia vendetta,
e il trovo, ma in van,
ch’ei spiega ratto all’aure, ai venti,
mincciando a me morte a te ruina.
ALCINA
Oh, folle!
Eterno è il gran poter d’Alcina.
RUGGIERO
(in disparte)
Superba!
ALCINA
Crede forse per lui
ch’io disperar mi deggia?
Come raggio di sol
non manca a stella
non manca donna bella mai
gentile amator.
RUGGIERO
(fra sè)
La intendo!
BRADAMANTE
Oh cieco ai rai
del tuo bellissimo sembiante!
ALCINA
Lieto, cor mio,
ch’hai ritrovato amante.
Aldarico, il mio volto
per te, qualunque ei sia.
Scena Quarta
(Alcina, Bradamante, Orlando, Ruggiero)
ORLANDO
Cortese Ifigenia il furibondo Oreste
Sen viene a te, che dalla Grecia è in bando.
BRADAMANTE
(fra sé)
Misero!
RUGGIERO
(in disparte)
Che mai vedo?
ALCINA
È stolto Orlando?
ORLANDO
(a Bradamante)
Ah, ah, che vedo mai?
Questa spada è rubata, ell'è di Marte.
Contro le donne a rivoltar le carte.
BRADAMANTE
(fra sè)
S'anco mi scopre, è folle.
ORLANDO
(ad Alcina)
Per te c'è poi di brutto,
Cadrà se non rimedi,
In precipizio, ed in ruina il tutto.
ALCINA
Perché?
BRADAMANTE
(in disparte)
Che dirà mai?
ORLANDO
(ad Alcina)
Senti.
Senti, senti, e compiangi
La storia miserabile, ma vera.
Il mio povero amore una bellezza
Avea invitato al ballo, allora quando
Madama crudeltà, monsù rigore,
Nemici giuratissimi d'amore
Fecero il bel desire (ahi, cruda sorte)
Fecero il bel desir riuscire invano.
RUGGIERO
(a parte)
Così guida empia sorte!
ALCINA
(a Bradamante)
È affatto insano.
ORLANDO
All'invito gentil, ch'amor le fa
Madam la crudeltà,
Con guardo torvo e minaccioso aspetto
Disse: petit fripon, je ne veux pas;
Ed il rigor, presa beltà per mano,
Lasciò con passo grave e ciera brutta,
Il mio povero amore a bocca asciutta.
Deh appaghi ella il mio amor meco danzando.
Danziam signora la follia d'Orlando.
Suonate, suonate!
La la la la la la.
(in atto di danzare)
RUGGIERO
(in disparte)
Il compiango
ORLANDO
(ad Alcina)
Signora a chi dich'io?
(prendendo per mano Alcina)
ALCINA
(ad Orlando)
Tant'audace con me?
BRADAMANTE
(ad Alcina)
Deh, spegni o bella
L'ira che t'arde in cuor.
ALCINA
Legge è un tuo cenno.
L'alto eroe come mai perduto ha il senno?
ORLANDO
Vola vola vola vola vola.
Che vola? Amor che fugge. Apollo,
Vedete dietro a lui montato in furia,
Per l'altissima ingiuria
Fatta all'onesta sua Dafne pudica
Mettendo nel bordello il casto alloro,
Quando Angelica fu sposa a Medoro.
Scena Quinta
(Angelica, Alcina, Orlando, Bradamante, Ruggiero)
ANGELICA
Come purpureo fiore languendo muore
Che il vomere al passar tagliato lassa.
ALCINA
Qual voce?
ORLANDO
Zitto zitto.
ANGELICA
Così langue, in un seno amante, core
Se lungi dal suo ben la vita passa.
RUGGIERO
(in disparte)
È la donna crudele.
ORLANDO
Oh l'incostante
Mia preferita amante,
Che di stirpe si vanta d'Anfione
Canta per suo diporto una canzone.
Canta tu pur, che te ne priego.
BRADAMANTE
È folle.
(ad Alcina)
Rendi contento, o bella, il suo desire.
ALCINA.
Si appaghi la sua brama.
ORLANDO
Canterai?
ALCINA
Canterò.
ORLANDO
Lodato il cielo.
ALCINA
Che dolce più, che più giocondo stato,
V'è mai quaggiù d'un amoroso core.
Che viver più felice, e fortunato
Quanto il trovarvi in compagnia d'amore.
ANGELICA
Ma se lungi è il suo ben qual più doglioso
Stato v'è mai d'un cor che sia amoroso.
ORLANDO
(ad Angelica)
Prenderla voglio: affé t'ho colta.
ANGELICA
Aita.
ORLANDO
Vous voudrez bien un coup me perdoner
Madame la cruanté.
ANGELICA
Cieli, che vedo mai?
ORLANDO
L'abbiam prigion.
(ad Alcina)
Deh, renda il tuo rigore
Al mio povero amore
La rapita beltà.
ANGELICA
(ridendo)
Strana follia!
ORLANDO
Comment, vous donc riez?
Ventre bleu, la railleuse!
Irriterò contro i tuoi sciocchi errori
Le donne i cavalier l'arme, e gl'amori.
ALCINA
Amor dov'il guidasti!
BRADAMANTE
(guardando Angelica e Ruggiero)
Alma di fera.
RUGGIERO
Dispietato core.
ANGELICA
(ad Orlando)
Renderà il mio rigore,
La rapita beltà,
Medoro, oh Dio!
BRADAMANTE
Troppo fosti spietata.
ANGELICA
Ebbi sempre pietà de' suoi tormenti.
ORLANDO
Menti, sentiti l'eco.
L'ingiuriato mio povero amore,
Da cui la speme ha già tolto congedo
Ti dice, facend'eco al mio dolore:
Menti, barbara donna, io non ti credo.
ANGELICA
Poveri affetti miei, siete innocenti.
Ma ingiusto è quel timor,
Che al vostro bel candor,
Il pregio toglie.
Ingrato io ti direi, t'inganni e menti;
Ma no, che la mia fé
Oltraggi per mercé
In pace accoglie.
Scena Sesta
(Orlando, Alcina, Bradamante, Ruggiero)
ORLANDO
Ella parte. Mirate
La menzogna con lei. Ch'orridi mostri!
Nelle diverse sue faccie deformi:
Molti sembrano, è vero, Endimioni,
Ma basilischi son, serpi, e dragoni.
Gli seguirò,
Gli atterrerò,
Gli struggerò,
Gl'annienterò.
Vai dicendo di no?
(ad Aronte)
Resta qui, Alcide, alla tua Iole appresso,
E n'averai la nuova adesso adesso.
RUGGIERO
(in disparte)
Quanto mi fa pietà.
BRADAMANTE
(ad Alcina, additando Aronte)
Chi è il minaccioso?
ALCINA
Aronte egl'è guerriero
Feroce, invulnerabile, e fatale,
Sinché sostien la ferrea mazza in pugno.
BRADAMANTE
E di ferrea catena
Alla destra l'annoda.
ALCINA
Or venga l'empio
Ruggiero, e provi di sua spada il taglio.
Quella catena a far mia possa eterna
Con la spuma di Cerbero lo stesso
Tartareo Re temprò d'Averno al foco.
BRADAMANTE
L'arcano m'ha scoperto a poco a poco.
ALCINA
Vanne Aldarico, e là dove tu miri
Rider più verde il suol colà mi attendi.
BRADAMANTE
Qui lascerò Ruggier?
Parto, ma peno.
Io son ne lacci tuoi,
E ti prometto il cor
Fede, e costanza.
Vado: riposo in te;
Sovvengati che sei
La mia speranza.
Scena Settima
(Ruggiero, Medoro)
MEDORO
Oh Ruggier! Menzognera
Dunque la fama fu di tua incostanza!
RUGGIERO
D'incostanza che parli?
MEDORO
Fuggire i primi desiati lacci
Dell'amorosa Alcina,
Spegner nel cor che prima ardea le faci.
RUGGIERO
Si fuggono a ragion lacci inonesti,
E spengonsi a dovere impure faci.
MEDORO
Tal che dunque egli è vero...
RUGGIERO
Che se il pria amato error
poscia si aborre,
Costanza è allora il variar pensiero.
Scena Ottava
(Angelica, Ruggiero, Medoro)
ANGELICA
Costanza è allora
il variar pensiero?
MEDORO
Con tanto ardor chi si difende è reo.
ANGELICA
(in disparte)
Di che mai si favella?
RUGGIERO
Allor sarei
Colpevole se te reo non punissi.
Ma non degna Ruggiero
Contro il molle tuo sen stringer la spada.
ANGELICA
Al maggior uopo io giunsi
MEDORO
Entro al molle mio seno alberga un core,
Ch'al tuo ceder non sa.
ANGELICA
(in disparte)
Vezzoso ardire.
RUGGIERO
Eh taci, e va' di tua bellezza armato
A far preda de' cuori.
MEDORO
(snudando la spada)
Il brando stringi.
ANGELICA
(tra sé)
È tempo ch'io mi scopra.
RUGGIERO
(strappando la spada di mano a Medoro)
È mio il tuo ferro.
ANGELICA
E se brami vendetta è tuo il mio petto.
RUGGIERO
Quello è un campo da te, prendi il tuo brando;
E tu donna (il mio labbro nulla dice di più)
donna m'intendi?
Porta altrove il tuo amor,
per te va insano Il fiore degl'eroi.
ANGELICA
Se vago volto
Il genio alletta e il cor, senti Ruggiero:
Costanza è allora il variar pensiero.
Scena Nona
(Orlando solo)
ORLANDO
Fonti di pianto
Piangete tanto
fino a che in lacrime
struggasi il cor.
Mio cor amante
sei di diamante
s’oggi non spezzati
al mio dolor.
No no, ti dico, no. Forse pretendi
Ombra squallida e nera
Di spaventarmi? No no, non è morta.
Morta credea la crudeltà, Nerone,
E sorto d'Acheronte
Volea ch'io le cantassi il Gazarone.
Ma morta so ben io ch'ella non è,
Che mi lacera il cor, fuggi da me.
Scendi nel Tartaro
Per farti vindice
Contro una furia
Bella, e crudel.
Furia bella e crudel? Sono ben tutte,
Furie le donne brutte,
Ma Angelica è una furia
e pur è bella.
Angelica? Sì, Angelica, che già
Tanto fedel mi protestava amore.
Ma che vedo? Ella è d'essa, il cor s'arrabbia.
(vede la statua di Merlino, e se la figura Angelica)
Angelica, mio bene. In faccia mia
Dunque ardsci fellon tenerla in gabbia?
(ad Aronte)
Romperò questi ferri, e che pretendi?
(va per rompere i balaustri, Aronte li si oppone in atto di combattere)
Combattere! Hai ragion. Via ti difendi.
Dell'idra ha il cuoio addosso,
(a parte)
anima mia
Pianger la sento. Ah, crudo,
Non reggerai contro il mio cor irato.
(combatte di nuovo, e taglia la catena, che tiene la mazza legata al braccio d'Aronte, gliela strappa di mano, ed egli si mette a lottare)
Oh, oh, l'ho disarmato.
Vanne, minacci ancor? La tua pazzia
Più non merta, fellon, la pietà mia.
Sorge il sangue
E il furor langue
Già caduto è morto al suol.
(rompe i balaustri con la mazza d'Aronte)
Con l'istesse armi sue vi spezzo, o ferri.
Sospirata mia bella. Oh, quanto è dura,
(abbracciando la statua)
Intirizzita è certo di paura.
(levando la statua)
Non temer, no, cor mio.
Ti stringe Orlando al sen.
Quanto fracasso.
(mossa la statua dal luogo resta l'isola deserta tutta balze, e dirupi, con albero a cui in un trofeo sono appese le arme d'Orlando)
Cos'è?
treman le mura in fin dal fondo?
Volan per l'aria i tetti,
Traballa il suol! Forse ruina il mondo!
Son pur stanco! Pur lasso!
Or che tratto ho il mio ben dal ferreo laccio
Vuò chiuder gl'occhi al sonno.
Tal Borea riposò d'Orizia in braccio.
(si addormenta)
Scena Decima
(Alcina, Orlando, Bradamante, Ruggiero)
ALCINA
Infelice, ove fuggo?
Ove m'ascondo?
Son vinta e vilipesa. Ingiusto cielo!
Immortal mi facesti,
ed il tuo dono
Rende la fiera mia cagione eterna,
Perché immortal sarà meco il mio duolo.
(vede Orlando che dorme)
Il feroce nemico in braccio al sonno!
Cielo, giusto or dirò, che a mia vendetta
Apri pietoso il varco.
(snuda un pugnale)
Cado da grande or che la mia ruina
Meco ti opprime.
(si avventa ad Orlando)
RUGGIERO
(trattenendola)
Ferma.
BRADAMANTE
Ah, iniqua Alcina.
ALCINA.
Ruggier, che vedo?
RUGGIERO
In me non più Ruggiero,
Ma vedi il tuo persecutor più fiero.
ALCINA
(a Bradamante)
Aldarico, amor mio.
BRADAMANTE
In me ravvisa,
Bradamante, la tua più gran nemica.
Scena Undicesima
(Angelica e Medoro fuggitivi, Bradamante, Alcina)
ANGELICA
Salvamci.
MEDORO
E dove, o bella?
BRADAMANTE
(arrestando Angelica)
Arresta il piede.
MEDORO
Che fia!
ANGELICA
Cieli!
BRADAMANTE
Ecco lei, ch'ingannatrice
(a Ruggiero)
Trasse alla rupe Orlando,
Per lei va folle errando.
ALCINA.
(ad Angelica)
Amica, non è persa ogni speranza.
ANGELICA
Ma veggo, ahimè, l'ultima tua ruina.
Scena Dodicesima
(Astolfo con soldati di Logistilla, Angelica, Medoro, Bradamante, Alcina, Orlando)
ASTOLFO
Angelica si arresti,
e pera Alcina.
BRADAMANTE
Astolfo!
ALCINA
(a parte)
Ahimè!
RUGGIERO
Dove sin or?
(ad Astolfo additando Alcina)
Ti piansi
Vittima sfortunata al furor di colei.
ASTOLFO
Nulla può in me
ch'in mio poter ho i dei.
BRADAMANTE
Ma Orlando!
RUGGIERO
Insano ei scorre...
BRADAMANTE
(scuotendolo)
Orlando!
RUGGIERO
(scuotendolo)
Orlando.
ALCINA
Oh, mio tormento.
ORLANDO
(svegliandosi)
Orlando
D'Angelica è nel sen. Qual lume, oh Dio?
(vedendo la face)
Sovra l'ignuda terra ignudo Orlando!
Misero! Dove sono?
Chi son? Chi cerco? Oh, Dei!
Ahi, ch'in mirar me stesso,
Me non ravviso in me, se non la colpa.
ALCINA
O, ingiusti numi, o fati,
o avverse stelle,
Troppo fiero è il mio duolo, e l'onta mia.
Ti perdo, empio Ruggiero,
e già riveggo
In Alderico ancor la mia rivale,
Tutto per me è fatale.
Torna il senno ad Orlando
E senza forza è in fin la mia magia.
Oh ingiusti numi! O fati! O avverse stelle!
Anderò, chiamerò dal profondo
L'empie furie del baratro immondo.
Chiederò negl'abissi vendetta
Dell'offeso e tradito mio amor.
BRADAMANTE
(ad Orlando additandole Alcina)
Vedi, ch'è tuo trionfo
L'eccidio della rea.
ORLANDO
Malagigi, i tuoi detti ora comprendo:
Dopo distrutta Alcina
Le fortune in amor mi serba il cielo
Con tormelo dal cor.
ANGELICA
O mio rossore!
ORLANDO
Godi, o bella, il tuo sposo, e tu garzone
La tua consorte in pace.
Il ciel v'ha uniti,
In dolce amico nodo.
Egli sia eterno, e nol rallenti, mai
Non che lo sciolga,
invida sorte amara.
ASTOLFO
Saggio chi dal fallir
prudenza impara.
CORO
Con mirti e fiori
Volate amori
A coronare
Costanza e fé.
S'ama costante,
Fedele, amante,
Gode in amare
Per fin mercé.
最終更新:2021年02月27日 08:46