ATTO TERZO
Scena Prima
(Cortile del serraglio in cui sono custoditi Bajazet, ed Asteria.)
Recitativo
BAJAZET
Figlia, siam rei,
io di schernito sdegno,
tu d'amore sprezzato;
vorrà il nostro nemico
vendicarsi dell'uno e placar l’altro.
ASTERIA
Tutta la colpa mia
e una vendetta che ha fallito il segno.
BAJAZET
Se il Tartaro irritato
pensasse a nuovi oltraggi?
A me nulla più resta oltre la vita,
ma a te...
ASTERIA
Lo scampo, oh genitor, m'addita!
BAJAZET
Odi dunque,
ma tutta a incontrarlo
ci vuol la tua virtude.
ASTERIA
Se è morte,
sia la mia, ma non la vostra.
BAJAZET
La tua e la mia.
Vedi: quest'è veleno,
de' miei vasti tesori unico avanzo;
te ne fò parte, e perché l’usi ardita,
il mio intrepido cor teco divido.
ASTERIA
Dono caro e gradito,
ch'esci di mano al genitor, ti bacio.
BAJAZET
Ah, sangue mio, ti riconosco!
Usciamo dalle catene ormai.
Non altro attendo più,
che l’esito fatale d'un'impresa
che tenta il duce Orcamo.
Bada alla tua difesa,
ch'io baderò alla mia.
Deh, figlia, al primo insulto,
che tenta il Tamerlan,
lo bevi, e mori;
e me vedrai al primo infausto avviso
preceder o seguir il tuo destino.
ASTERIA
Padre, al tuo gran voler la fronte inchino.
BAJAZET
Invan, invan si crede
Tenerci un fier destino i lacci al piede.
Aria
ASTERIA
Cor di padre, e cor d'amante,
salda fede, odio costante,
pur al fin vi placherò.
Sol non è pago il mio core,
perché dice il mio timore,
ch'ambedue vi perderò.
Cor di padre, e cor d'amante, ecc.
(Si ritira in disparte.)
BAJAZET
Su la sponda del pigro Lete
la m’aspetta se vi giungi pria di me.
Che svanita la vendetta
ti promette di seguirti la mia fè.
Su la sponda del pigro Lete, ecc.
(Parte.)
Scena Seconda
(Tamerlano, Andronico, e Asteria in disparte.)
Recitativo
TAMERLANO
Andronico,
il mio amore dallo sdegno d'Asteria
acquista lena;
irritato ed offeso odiarla, il so, dovrei,
quanto m'oltraggia dovrei punirla.
Ma quel volto ch'ebbe
forza sin di placarmi a prò di Bajazet,
frena i miei sdegni.
ANDRONICO
(fra sé)
Principio infausto!
TAMERLANO
Io stesso scendo fra queste mura,
acciò da voi intenda, me presente, i suoi trionfi;
ditegli, che il mio trono ancora è vuoto.
ANDRONICO
Signor, co' suoi nemici
non si placa l'odio degl'Ottomani.
Io poi non sono ugual al grand'impiego,
e chi seppe tradirmi
sulle prime dimande
potrà poi rifiutar anco i miei voti.
ASTERIA
(fra sé)
Bella pro va di fede!
Perché nol può sperar? non me lo chiede.
TAMERLANO
Voi dunque al maggior segno
da me beneficato, e fatto grande,
vorrete essermi ingrato?
Parlate, o che vi credo della colpa d'Asteria
autore e reo.
ANDRONICO
Asteria
ASTERIA
Iniquo, taci.
ANDRONICO
Non mi dannate almeno
prima d'udirmi;
è tempo ch'Andronico
con voi parli da amante.
TAMERLANO
(fra sé)
Qual voce!
ASTERIA
(fra sé)
Ahi, che dirà?
ANDRONICO
Chiesi e pregai a pro del Tamerlan
nozze ed affetti;
ma questa mia richiesta
è il mio rimorso.
Voi la puniste
con fatal consenso,
né del gran colpo
mi voleste a parte;
ora lo son dell'odio vostro,
e dico che son rival del Tamerlano,
e v'amo.
TAMERLANO
Che ascolto mai?
ANDRONICO
Si, Tamerlano, udite:
un amante, un rival.
ASTERIA
Prence, tacete!
ANDRONICO
No, che pria vo' compir la mia protesta.
Tenga il Tartaro
pure tutti i vasti suoi doni,
e ancor maggiori
che per placar Asteria
Io gli rifiuto.
TAMERLANO
Se non dovessi al braccio
tuo gran prove, ardito prence,
nol diresti impune.
Ma che risponde Asteria?
ASTERIA
S'uniforma al suo amor,
benché infelice,
che t'odio, il sai;
che l'amo, egli lo dice.
TAMERLANO
Perfida! l'amor tuo fa ciò che invano
sino ad ora tentò tutto il mio sdegno.
Ben ti farrò pentir d'esser sì ardita.
ASTERIA
Ho il mio amante in difesa.
TAMERLANO
Or lo vedremo.
Tronchisi il capo a Bajazet,
e Asteria allo schiavo più vil sia fatta sposa.
ANDRONICO
Dunque real donzella...
TAMERLANO
Non favellar, o la sentenza affretto.
ASTERIA
(Asteria si getta in ginocchio innanzi al Tamerlano.)
Deh, signor,
sul mio capo cada il vostro furor,
ma al mio gran padre perdonate una colpa...
Scena Terza
(Bajazet, e detti.)
Recitativo
BAJAZET
Come?
Asteria, tu a piè del Tamerlano?
(Asteria si leva in piedi.)
Sorgi,
non s'ha da rimirar prostrata
innanzi al suo nemico una mia figlia.
TAMERLANO
Costui m'incanta,
e a tollerar mi sforza ciò che mal
soffrirei da un vincitore.
BAJAZET
Dimmi: qual arte usasti
per avvilir
degli Ottomani il sangue?
ANDRONICO
Non l’irritate.
BAJAZET
Eh! che quell'empio è un vile!
TAMERLANO
Bajazet, l’ira mia non ha più freno.
Sappi, che non più solo
sei mio nemico:
altri due rei son teco.
Ora con un sol colpo
voglio veder puniti
un rival, un'ingrata, e un superbo.
Bajazet ed Asteria
sian trascinati alle mie mense.
Seco venga Andronico,
e miri in Asteria i suoiscorni;
Se poi tal piace all'amor suo ritorni!
Aria
A dispetto d'un volto ingrato
più sdegnato già s'agita il cor.
E nel petto ai tumulti dell’alma
può dar calma il mio solo furor.
A dispetto d'un volto ingrato, ecc.
(Parte.)
Scena Quarta
(Bajazet, Asteria, ed Andronico.)
Recitativo
BAJAZET
Figlia, con atto vil
tutta perdesti del passato vigor
la lode e il merto.
ASTERIA
Si minacciò la vostra testa.
BAJAZET
Ancora se vedessi a troncarla,
scuoter mai non ti devi.
ASTERIA
D'un servo vil
mi fu prescritto il nodo.
BAJAZET
Non hai come sottrarti?
E tu Andronico,
avesti cor da soffrir tanta viltade in lei?
ANDRONICO
Non badai che a placarla,
e mi compiacqui del suo stesso delitto
esser a parte.
BAJAZET
Vili!
ha cor Bajazet anco per voi.
Che preghiere? Che pianti?
La costanza e i disprezzi
sono l’armi da usar contro il tiranno.
Seguitemi e vedrete
Se ne' cimenti suoi
il cor di Bajazet basta anche a voi.
(Parte.)
Scena Quinta
(Andronico, Asteria, e Leone.)
Recitativo
ANDRONICO
Asteria, allor che andaste regina al soglio,
viprovai sdegnata, ora che andate rea,
siete placata?
ASTERIA
Cosi nol fossi ma dell amor mio quest,
Prence, è il destin, che mi tormenta,
Regina o rea, non andar mai contenta.
LEONE
L’empietà de’ ministri,
principessa, a partir ormai vi affretta.
ANDRONICO
Anche ciò contro me? Povera amante!
Cedi due Regni, e ti vien tolto il prezzo!
ASTERIA
Andoronico, costanza, il mio gran Padre
fu a me d'esempio, ed io lo sono a voi.
ANDRONICO
Ah! cor mio, come posso cosi vedervi
in man d'altui soffrire?
Armerò per difesa
quanto ha di forte un disperato amante
ASTERIA
Forza e valor non è per noi bastante;
Un possente nemico vuol ciò che vuol;
ed altro a noi non lascia
che l'inutil speranza di vendetta
Leone
Grave duole per voi m'opprime i sensi.
(Parte; ma restano le guardie.)
ANDRONICO
Voglio dunque morir con te, mia vita!
ASTERIA
No, no, questo vi basti, Prece,
saper che nell’estremo istante
saranno il mio dolor padre e amante.
Duetto
ASTERIA
Vivo in te, mio caro bene.
E se morte è a te gradita,
Son contenta di morir.
ANDRONICO
Vivo in te, mia dolce vita.
E se morte è a te gradita,
Son contento di morir:
ASTERIA
Ah! ti perdo, e quando mai,
O mio ben, mi rivedrai?
Troppo è crudo il mio martir.
ANDRONICO
Ah! ti lascio, e quando mai, o mio ben,
O mio ben, mi rivedrai?
Troppo è crudo il mio martir.
ASTERIA
Vivo in te, mio caro bene, ecc.
ANDRONICO
Vivo in te, mia dolce vita, ecc.
(Partono.)
Scena Sesta
(Salone imperiale apparecchiato per le mense di Tamerlano. Irene, e Leone.)
Recitativo
LEONE
Reina, è vuoto il trono
non tocca ad occuparlo ora che a voi;
Parli Irene da Irene, e Irene Regni.
IRENE
Ah! che quell'empio ancora segue la sua nemica;
O che l'ama, o non l'odia, e se placato
Tornasse a noi con la rivale a lato?
LEONE
Non si deve temer; troppo costante
in Asteria sarà l'odio al nemico;
Ella Andronico adora
E ogn'altro amor detesta
L'ultima speme a'vostri mali è questa.
IRENE
Ma torni poi qual brama;
Irene al fine non può dilungar piu la sua ragione.
Si chieda, e non si preghi, e chi ha un impero
in dote se sposa non si vuol, torni nemica.
LEONE
Non l'irritate, e vi sovvenga bene
Che segli spiace Asteria, abbraccia Irene.
Aria
IRENE
Crudel più non son io,
amarlo è dover mio se m'accarezza.
Ma tanto l’odierò quanto amarlo dovrò
se mi disprezza.
Crudel più non son io, ecc.
(Si ritira in disparte.)
Recitativo
LEONE
Se Irene al trono ascende,
saran felici Andronico ed Asteria;
di si costante affetto
bramo vedere un fortunato evento,
e del contento lor sarò contento.
Aria
Se ad un costante core,
tu non dai pace, Amore,
l'odio trionferà.
Sia premio a un pure affetto
bandire ancor dal petto
l'ombra d'infedeltà.
Se ad un costante core, ecc.
(Parte.)
Scena Settima
(Tamerlano, Bajazet, Andronico ed Irene in disparte.)
Recitativo
TAMERLANO
Eccoti, Bajazet,
dall’angusto ritiro in cui t’avea
già l’ira mia ristretto,
innanzi allo splendor delle mie mense,
cortese è il Tamerlan più che non pensi.
BAJAZET
Mi si rende sospetto,
benché sembri cortese, il mio nemico.
TAMERLANO
L’indovinasti,
ho già risolto il modo
che avvilirti potrà.
BAJAZET
No, non v’è colpo,
onde avvilir di Bajazet il core.
TAMERLANO
A questo non resisti.
BAJAZET
Che fia? l’affretta! intrepido l’attendo.
TAMERLANO
Or lo saprai;
ne venga Asteria,
e intenda dal vincitor offeso il suo destino.
E tu, Andronico, impara,
e siegui ancora ad essermi rival,
che ti perdono.
ANDRONICO
O la difendo, o Andronico non sono.
BAJAZET
Fermatevi,
che Asteria è munita da me di sua difesa.
ANDRONICO
Atto da grande è vincere il nemico
ma se l’opprimi poi,
è un atto indegno.
TAMERLANO
Parla per te, non per altrui, t’è d’uopo.
ANDRONICO
Altro per me non dico,
che se mi togli Asteria,
sei un ingiusto, un ingrato,
un empio core.
TAMERLANO
Chi ha la vendetta in man,
sprezza il furore.