ATTO TERZO
Scena I
Cortile. Admeto, e poi Meraspe ed Orindo.
ARIOSO
ADMETO
A languir ed a penar
m'ha destinato Amor -
RECITATIVO
MERASPE
Ah! Sire, imploro alle pianti reali
d'Astrea la spada ultrice:
Antigona infelice -
ADMETO
Che lagrime son quelle
che col nome d'Antigona confondi?
MERASPE
Questo mio core afflitto,
d'un oltraggiato onore;
la vendetta ti chiede,
o Sire invitto.
Incognita masnada ...
ADMETO
E che mai sia?
MERASPE
Rosilda m'involò.
ORINDO
Io le lor colpe attesto
che le vidi, e lo sò.
MERASPE
Ma! che dico Rosilda?
Antigona è colei, che fu involata;
non permette l'offesa,
ch'io la tenga,
Signor, più a te celata.
ADMETO
Come? Antigona è viva?
MERASPE
È viva, sì.
ADMETO
Oh fortuna, che intendo!
MERASPE
Dopo la gran sconfitta
da Ilio fuggì, e meco qui si trasse;
figlia mia poi si finse,
ed or che il fato t'ha di moglie
privato, la misera sperava, col divenir
tua sposa tra felici contenti
dar tregua a' suoi tormenti.
ADMETO
Destin, che udir mi fai!
Ergiti pure, Orindo;
(Meraspe si leva da terra.)
Vanne con questa scorta
a rintracciar d'Antigona i vestigi
e qui con essa i rei ben tosto apporta.
ORINDO
Deggio pria dirti, o Sire,
ch'è la voce comun, ch'Ercole invitto
sia da Stige tornato.
ADMETO
È solo o accompagnato?
ORINDO
Alcun seco non è.
ADMETO
Vanne, ubbidisci, poi ritorna a me.
(Orindo parte.)
Qual'è tuo nome vero?
MERASPE
Io son Meraspe.
ADMETO
Ben te udii ricordar:
La tua richiesta adempita sarà;
ma in corte resta.
ARIA
MERASPE
Signor, lo credi a me,
Ti serba amore, e fè,
E ogn'or per te sarà
Fida e costante.
Giammai più fido amor
Si vide entro d'un cor
di quel che a te donò
Quest'almo amante.
(Parte.)
Scena II
Admeto solo.
RECITATIVO
ADMETO
Amor, qual nova fiamma mi risvegli nel core?
Che vaneggio?
sì tosto perdo d'Alceste mia la memoria,
e l'ardore? Ma che? dovrò lasciare
ad uno lascivo in preda soggetta a sozzi baci,
quella beltà ch'alle mie nozze aspira?
No no, m'arda nel petto
se non fiamma d'Amore incendio d'ira.
ARIA
La tigre arde di sdegno,
Se perde il caro pegno,
Ma se lo trova poi,
Lo stringe al petto e annoda,
E ogn'or godendo va.
La tortora si lagna,
Se persa ha la compagna,
Se la rivede poi,
La voce al canto snoda
E seco in gioia sta.
Scena III
Mentre Admeto vuol partire,
viene da Ercole incontrato.
RECITATIVO
ERCOLE
Dalla Reggia dell'ombre
ritornato alla luce, a te m'inchino.
ADMETO
Tra le braccia ti accolgo;
e qual novella d'Alceste mia m'arrechi?
ERCOLE
Tra gli orrori più cechi
dell'impero Tartareo il piè portai;
ma tra quell'ombre invano
Alceste tua cercai.
Fra l'alme a Giove amiche goder
deve gli Elisi, ove il Tonante,
a me negando il passo, non mi permesse
il poter gir più innante.
ADMETO
Cara Antigona mia,
pugnano a tuo favore il ciel,
la sorte e amore.
ERCOLE
Par che nulla si turbi al finto avviso.
ADMETO
Grazie ti rendo, Alcide,
di quanto per me oprasti;
il tuo invitto valor sempre ammirai
e appresso tante illustri
tue famose fatiche anco
aggiungere di più questa potrai.
(Parte.)
ERCOLE
Parte il Re,
nè rimiro segno alcun di tristezza in lui raccolto;
nè pure un sol sospiro trasse al mio dir,
nè si turbò nel volto.
Che vicende son queste?
Ah! con ragion vive gelosa Alceste.
ARIA
Amor è un tiranno,
Che ai sensi fa guerra,
Possente gli atterra
Per vaga beltà.
Aggiunge all'affanno
Geloso tormento,
E un solo contento
Già mai non le dà.
(Parte.)
Scena IV
Piazza. Antigona, poi Alceste.
RECITATIVO
ANTIGONA
Oh Dio! Non formo passo che in contemplar
quest'adorata immago non dia qualche
conforto al mio cor lasso.
Sì, ti bacio, bella immago
Del mio vago idolo mio.
Ma, oh Dio!
(Entra Alceste, e le toglie a forza il ritratto di mano.)
ALCESTE
Labbro vile ed indegno,
ch'a un effigie real tenti accostarti,
io dovrei castigarti;
ma perchè tu rubasti con sacrileghi
baci qualche piccolo raggio
di maestade a questa regia immago;
perciò con cor devoto
venerar a me tocca anche l'indegno
error della tua bocca.
Scena V
Orindo con soldati, e dette.
RECITATIVO
ORINDO
Olà, soldati!
ecco qui il rapitore
(I soldati circondano Alceste, e l'incatenano.)
E con Antigona unito;
a lui si tolga il brando!
A voi tocca l'impresa,
a me il commando.
ALCESTE
Temerari, che fate?
A me catene? a me?
ORINDO
Così comanda il Re,
pronto ubbidisci.
ANTIGONA
Impara ad oltraggiarmi
con aspra villania;
si castiga così la tua pazzia.
(Disdegnosa gli toglie di nuovo dalle mani il ritratto.)
ARIA
Io ti bacio, o bella immago,
Del mio vago idol mio;
Or con te vado a far pago
il costante mio desio.
(Parte.)
Scena VI
Ercole, Alceste incatenata ed Orindo.
RECITATIVO
ERCOLE
Che veggio, o ciel, che veggio?
Alceste prigioniera?
Ah sacrileghi indegni.
(Alza la clava.)
ORINDO
Ferma, signor, che fai?
ERCOLE
E tanto ardire avete
d'incatenar nobil campion sì degno?
ORINDO
Il Re così comanda.
ERCOLE
Olà sciogliete
(I soldati sciogliono Alceste.)
gli empi legami, ed ad Admeto dite,
ch'io rispondo di lui; su via partite.
(Parte Orindo con le guardie.)
ALCESTE
Non mi conobbe Orindo
sotto il guerriero arnese;
ma penetrar non seppi
l'alta cagione, onde prigion me rese.
ERCOLE
Portati, Alceste, in corte,
e stupita vedrai negli affetti mutato
il tuo consorte.
ALCESTE
Come?
ERCOLE
S'io non m'inganno,
temo, che tu gli scuopri
nuovo incendio al cor nato
a tuo danno.
ALCESTE
Questa nuova m'uccide;
o da qual fonte son prodotti
i miei guai?
ERCOLE
Vieni in corte, e il vedrai.
ALCESTE
Ah! con ragione il core
da gelosia crudel vien tormentato;
ma con giusto rigore io schernirla
saprò, Admeto amato.
ARIA
Là dove gli occhi io giro
E l'erba e i fior rimiro
Farsi più vaghi e belli,
Perchè il mio ben frà lor
Mosse le piante,
Ogn'aura e dolce vento,
A me porge contento,
E il canto degli augelli
Par, che a me dica ogn'or:
Egli è costante.
(Parte.)
Scena VII
Sala Regia. Meraspe, Trasimede e poi Antigona.
RECITATIVO
MERASPE
Prence, meco gioisci:
Antigona è tornata;
è nella Regia, e in questo lieto giorno
avran l'ultimo fine i suoi dolori.
TRASIMEDE
E come?
MERASPE
Per la corte una voce s'è sparsa
ch'oggi Admeto la prende in sua consorte.
TRASIMEDE
Misero Trasimede!
MERASPE
Ma vedi, ella qui viene:
Meglio da lei sapremo
l'evento del suo fato.
(Antigona entra.)
ANTIGONA
Qui vengo a rivederti, Admeto amato.
MERASPE
Antigona felice e fortunata,
dopo fieri contrasti la tua sorte crudel
s'è al fine placata.
TRASIMEDE
Antigona tu sei?
ANTIGONA
Sì, quella sono.
TRASIMEDE
Concedi a me'l perdono
delle trascorse offese.
ANTIGONA
Odio serbar non so per il germano
dell'idol mio che adoro.
TRASIMEDE
Ed è ver che mi lasci?
Ah cieli, io moro.
ANTIGONA
Prence; deh ti consola;
amo, chi sempre amai;
da me t'invola.
TRASIMEDE
Cruda, perfida, ingrata;
così dunque mi lasci? ah! sì, spietata,
tu mi vedrai morir, se non ottengo
quella, ch'io tanto bramo.
ANTIGONA
E che ci posso far? Meraspe;
andiamo.
(Vuol partire.)
MERASPE
Datti pace, signor.
TRASIMEDE
Da me, tu parti?
ANTIGONA
Sì, lo sposo m'attende.
TRASIMEDE
S'egli a me ti contende,
saprà punire il cielo l'oltraggio
ch'ambi fate all'alma amante;
e poi tu mi vedrai spirarti avante.
ARIA
ANTIGONA
E che ci posso far
Se non ti posso amar?
Tu piangi, tu peni,
Ma(La?) colpa mia non è
Se ad altri diedi il cor.
Consolati! Chi sà, chi sà,
Ritrovi altra beltà,
Che fida più di me
Apprezzi un tanto amor.
(Parte Antigona e Meraspe.)
RECITATIVO
TRASIMEDE
Mie speranze abbattute,
dove, dove andrete,
dal destino tradite, e dalla sorte?
Ma per qual causa incolpo del destino i rigori?
Ah, che il germano solo causa il mio mal;
empio inumano.
ARIA
Armati, o core,
Di cieco sdegno!
Sveni l'indegno
Fiera impietà.
Già so che amore
Dentro il suo regno
Legge non ha.
RECITATIVO
Ma giunge il Re; da questa parte ascoso
al varco attenderò l'empio rivale;
darà la morte sua fine al mio male.
Scena VIII
Admeto, Antigona
e Trasimede ed Alceste in disparte.
RECITATIVO
ADMETO
Vieni Antigona mia, deh vieni,
e godi ad onta delle frodi di Trasimede;
in questo giorno il fato
sul trono di Tessaglia caro ben
ti destina, mia sposa, e mia Regina.
ALCESTE
Occhi miei che mirate!
ANTIGONA
Sospirato idolo mio.
TRASIMEDE
Più soffrir non poss'io.
ADMETO
Dolce foco gradito.
ALCESTE
Cari vezzi d'amor, gentil marito.
DUETTO
ADMETO, ANTIGONA
Alma mia, dolce ristoro
Io ti stringo/Io t'abbraccio in questo sen.
Dolce e caro è ogni martoro,
Se ritrovo il caro ben.
(Trasimede va per ferire Admeto,
ed incontrandosi con Alceste, ella gli toglie il ferro di mano;
ed egli parte inosservato.)
RECITATIVO
TRASIMEDE
Muori.
ALCESTE
Fermati, iniquo.
ADMETO
Ah traditore?
Contro me tanto ardir? Olà!
Scena IX
Orindo con tutte le guardie.
RECITATIVO
ORINDO
Signore.
ADMETO
Sia arrestato costui.
ANTIGONA
Ah scellerato.
(Le guardie circondano Alceste per condurla via.)
ALCESTE
Dalla Regia presenza,
empi, non mi togliete.
ADMETO
A me lo conducete.
Che miro, ah ciel!
ALCESTE
Di che stupisci, ingrato?
Temi forse, infedel,
che questa destra che per darti salute,
con un colpo dal sen l'alma si trasse,
contro te infellonita machinato
in tal punto abbia a tua vita?
ADMETO
Veglio, sogno o vaneggio!
Alceste!
ANTIGONA
Alceste? Oh Dei!
Sua consorte è costui.
Scena X
Ercole e detti.
RECITATIVO
ERCOLE
Opportuno qui giungo.
ALCESTE
Ombra o Re qui non vengo;
Alceste io sono: Mentii spoglie virili.
ERCOLE
Ed io miei detti.
ALCESTE
Così a fingere teco io lo pregai,
e qui a tempo arrivata di serbarti la vita,
di mano a Trasimede questo ferro involai.
ADMETO
Ah! Dov'è l'empio?
ALCESTE
Fuggì.
Scena ultima
Trasimede e detti.
TRASIMEDE
No, no, signor, son qui;
castiga pur castiga un mostro
di furore, agitato da amore.
(S'inginocchia.)
ADMETO
Oggi è giorno di gioia,
non si funesti, no,
con l'altrui morte.
(Lo leva da terra.)
Io ti perdono. In me vuol sol la sorte
che rimanga il dolore in tanta gioia.
Antigona, Alceste: Oh cielo! o stelle!
Chi di voi seguirò?
Qual di voi lascierò?
ALCESTE
Antigona è costei! Numi, che ascolto?
ANTIGONA
No, signore;
ad Alceste devi la vita;
ad ella io devo ancora la vita tua,
che preservò due volte:
si conservi fra noi salda memoria
d'un atto illustre. Alceste,
cede a un fervido amor, l'amor di gloria.
(Prende Alceste per mano, e la presenta ad Admeto.)
ALCESTE
Generosa rivale.
ADMETO
Chi vide mai alma più bella in terra?
ANTIGONA
Stringi la sposa Admeto;
indi saper mi basta, che non è amor,
quel che a virtù contrasta.
ALCESTE
La gioia in me si avanza.
TRASIMEDE
Comincia a ravvivarsi in me speranza.
ARIA
ALCESTE
Sì caro, caro sì,
Ti stringo al fin così
Nel sen amato.
Non dà più gelosia
Tormento all'alma mia
Nè al sen piagato.
RECITATIVO
ADMETO
Ad Alceste la vita, a te l'onore
devo Antigona bella, ambe impresse
vi avrò sempre nel core.
CORO
Se un core è contento
Non sa più bramar.
Nè fa più il tormento
Un alma penar.