ATTO SECONDO
Scena prima
Il chiostro di San Giusto.
(Si vede al fondo la tomba di Carlo Quinto. L’alba. I frati stanno pregando nella cappella.)
Preludio (Orchestra)
FRATI
Carlo il sommo Imperatore
non è più che muta polve.
Del celeste suo fattore
l’alma altera or trema al piè.
UN FRATE
Ei voleva regnare sul mondo,
obbliando Colui che nel ciel
segna agli astri il cammino fedel.
L’orgoglio immenso fu,
fu l’error suo profondo!
FRATI
Carlo il sommo Imperatore, ecc.
IL FRATE
Grand’è Dio sol, e s’Ei lo vuole
fa tremar la terra e il ciel!
Ah! Misericorde Iddio…
FRATI
Carlo il sommo Imperator…
IL FRATE
…pietoso al peccator…
FRATI
…non è più che muta polve!
IL FRATE
…conceder tu vorrai…
FRATI
Signor! Signor!
IL FRATE
…che la pace e il perdon
su lui scendan dal ciel.
FRATI
…il tuo furor non piombi,
non piombi sul suo cor.
TUTTI
Grand’è Dio sol,
è grande Ei sol.
(Il giorno spunta lentamente. I frati escono. Entra Don Carlo, pallido ed esterrefatto.)
CARLO
Al chiostro di San Giusto
ove finì la vita
l’avo mio Carlo Quinto,
stanco di gloria e onor,
la pace cerco invan
che tanto ambisce il cor.
Di lei che m’han rapita
l’immago erra con me
del chiostro nell’orror!
IL FRATE
(alzandosi ed avvicinandosi a Carlo)
Il duolo della terra
nel chiostro ancor c’insegue;
del core sol la guerra
in ciel si calmerà.
CARLO
La sua voce! Il cor mi trema!
mi pareva…qual terror!…
veder l’Imperator
che nelle lane il serto asconde
e la lorica d’ôr.
È voce che nel chiostro appaia ancor!
IL FRATE
(allontanandosi)
Del core la guerra in ciel si calmerà.
CARLO
O terror! O terror!
(Entra Rodrigo.)
RODRIGO
È lui! desso! l’Infante!
CARLO
O mio Rodrigo!
RODRIGO
Altezza!
CARLO
Sei tu ch’io stringo al seno?
RODRIGO
O mio prence, signor!
CARLO
È il ciel che a me t’invia nel mio dolor…
RODRIGO
O amato prence!
CARLO
…angiol consolator!
RODRIGO
L’ora suonò;
te chiama il popolo fiammingo!
Soccorrer tu lo dêi;
ti fa suo salvator!
Ma che vid’io! quale pallor, qual pena!
Un lampo di dolor sul ciglio tuo balena!
Muto sei tu! sospiri! hai triste il cor!
Carlo mio, con me,
dividi il tuo pianto, il tuo dolor.
CARLO
Mio salvator, mio fratel, mio fedele,
lascia ch’io pianga in seno a te!
RODRIGO
Versami in cor il tuo strazio crudele,
l’anima tua non sia chiusa per me!
Parla!
CARLO
Lo vuoi tu?
La mia sventura apprendi,
e quale orrendo stral
il mio cor trapassò!
Amo…d’un colpevol amor…
Elisabetta!
RODRIGO
Tua madre! Giusto ciel!
CARLO
Qual pallor!
Lo sguardo chini al suol!
Tristo me! tu stesso, tu stesso,
mio Rodrigo, t’allontani da me?
RODRIGO
No, Rodrigo ancor t’ama!
Il tel posso giurar.
Tu soffri? tu soffri?
già per me l’universo dispar.
CARLO
O mio Rodrigo!
RODRIGO
Mio prence!
Questo arcano dal Re
non fu sorpreso ancora?
CARLO
No!
RODRIGO
Ottien dunque da lui
di partir per la Fiandra.
Taccia il tuo cor;
degna di te opra farai,
apprendi omai in mezzo
a gente oppressa, a divenir un re!
CARLO
Ti seguirò, fratello.
(Suona una campana.)
RODRIGO
Ascolta!
Le porte dell’asil s’apron già;
qui verranno Filippo e la Regina.
CARLO
Elisabetta!
RODRIGO
Rinfranca accanto a me lo spirto che vacilla,
serena ancora la stella tua nei cieli brilla!
Domanda al ciel dei forti la virtù!
CARLO, RODRIGO
Dio, che nell’alma infondere
amor volesti e speme,
desio nel core accendere
tu dêi di libertà.
Giuriamo insiem di vivere
e di morire insieme.
RODRIGO
In terra, in ciel…
INSIEME
…congiungere ci può,
ci può la tua bontà.
Ah! Dio che nell’alma, ecc.
RODRIGO
Vengon già.
CARLO
O terror!
Al sol vederla io tremo!
RODRIGO
Coraggio!
(Filippo, conducendo Elisabetta, appare in mezzo ai Frati. Filippo s’inginocchia per un istante davanti alla tomba di Carlo Quinto, quindi prosegue il suo cammino. Si sentono i Frati dentro.)
FRATI
Carlo il sommo Imperatore…
CARLO
Ei la fe’ sua!
FRATI
…non è più che muta polve…
CARLO
Io l’ho perduta!
FRATI
…del celeste suo fattore, ecc.
CARLO
Io l’ho perduta! io l’ho perduta!
Ei sua la fe’! Gran Dio!
IL FRATE
Ah, la pace, il perdon, ecc.
RODRIGO
Vien presso a me,
presso a me, il tuo cor più forte, più forte avrai!
CARLO, RODRIGO
Vivremo insiem e morremo insiem!
Sarà l’estremo anelito,
sarà, sarà un grido, un grido:
Libertà!
Vivremo insiem, morremo insiem!
grido estremo sarà:
Libertà!
Scena seconda
Un giardino alle porte del chiostro di San Giusto.
(Dame della Regina sono assise sulle zolle intorno ad una fontana. Un paggio tempra una mandolina.)
CORO DI DONNE
Sotto ai folti, immensi abeti,
che fan d’ombre e di quieti
mite schermo al sacro ostel
ripariamo e a noi ristori,
dien i rezzi ai vivi ardori,
che su noi dardeggia il ciel, ecc.
TEBALDO
Di mille fior si copre il suolo,
dei pini s’ode il sussurrar,
e sotto l’ombra aprir il vol qui l’usignuol
più lieto par.
TEBALDO, DONNE
Bello è udire in fra le piante
mormorar la fonte amante,
stilla a stilla i suoi dolor!
E se il sole è più cocente,
le ore far del dì men lente
in fra l’ombra e in mezzo ai fior, ecc.
EBOLI
Tra queste mura pie la Regina
di Spagna può sola penetrar.
Volete voi, mie compagne,
già che le stelle in ciel
spuntate ancor non son,
cantar qualche canzon?
DONNE
Seguir vogliam il tuo capriccio;
o principessa, attente udrem.
EBOLI
(a Tebaldo)
A me recate la mandolina;
e cantiam tutte insiem,
cantiam la canzon saracina,
quella del Velo, propizia all’amor.
Cantiam!
DONNE
Cantiam!
EBOLI
Nei giardin del bello
saracin ostello,
all’olezzo, al rezzo
degli allôr, dei fior
una bell’almea,
tutta chiusa in vel,
contemplar parea
una stella in ciel.
Mohammed, re moro,
al giardin sen va;
dice a lei: "T’adoro,
o gentil beltà!
Vien, a sé t’invita
per regnare il Re:
la Regina ambita
non è più da me."
Ah! ah! ah!…
EBOLI, TEBALDO
Ah! Tessete i veli,
vaghe donzelle,
mentre è nei cieli
l’astro maggior
ché sono i veli
al brillar delle stelle
più cari all’amor.
DONNE
Tessete i veli, ecc.
EBOLI
"Ma discerno appena,
chiaro il ciel non è,
i capelli belli,
la man breve, il piè.
Deh! solleva il velo
che t’asconde a me;
esser come il cielo
senza vel tu dè.
Se il tuo cor vorrai
a me dare in don,
il mio trono avrai,
ché sovrano io son."
"Tu lo vuoi? t’inchina,
appagar ti vo’."
"Allah! La Regina!"
Mohammed sclamò.
Ah! ah! ah!…
EBOLI, DONNE
Ah, tessete i veli, ecc.
(Elisabetta esce del convento.)
DONNE
La Regina!
EBOLI
(da sé)
Un’arcana mestizia
sul suo core pesa ognora.
ELISABETTA
Una canzon qui lieta risuonò.
(da sé)
Ahimè! spariron i dì
che lieto era il mio cor!
(Entra Rodrigo.)
TEBALDO
(presentandolo)
Il marchese di Posa, Grande di Spagna.
RODRIGO
(alla Regina)
Signora!
Per Vostra Maestà,
l’augusta madre un foglio
mi confidò in Parigi.
(Rodrigo porge la lettera alla Regina, e rapidamente le consegna un biglietto.)
Leggete, in nome della grazia eterna.
(alle Dame)
Ecco il regal suggel,
i fiordalisi d’ôr.
(Rodrigo s’avvicina ad Eboli ed incomincia una conversazione.)
EBOLI
Che mai si fa nel suol francese
così gentil, così cortese?
RODRIGO
D’un gran torneo si parla già,
e del torneo il Re sarà.
ELISABETTA
(da sé)
Ah! non ardisco aprirlo ancor;
se il fo tradisco del Re l’onor.
Ah! perché tremo?
Quest’alma è pura, è pura ancora,
Dio mi legge in cor.
(leggendo)
"Per la memoria che ci lega,
in nome d’un passato a me caro,
v’affidate a costui ven prego.
Carlo."
EBOLI
(a Rodrigo)
Son le francesi gentil tanto,
e di eleganza, di grazia han vanto.
È mai ver che alle feste regali
le francesi hanno tali beltà,
che solo in ciel trovan rivali?
Dite, è ver?
Nei balli a Corte, pei nostri manti
la seta e l’or sono eleganti?
RODRIGO
(ad Eboli)
In voi brillar sol si vedrà
la grazia insieme alla beltà.
La più bella mancar lor potrà.
Tutto sta ben allor che s’ha
la vostra grazia e la beltà.
ELISABETTA
(a Rodrigo)
Grata io son.
Un favor chiedete alla Regina.
RODRIGO
Accetto, e non per me.
ELISABETTA
(da sé)
Io mi sostengo appena!
EBOLI
(a Rodrigo)
Chi più degno di voi
può sue brame veder appagate?
ELISABETTA
(da sé)
Oh, terror!
EBOLI
Ditelo chi?
ELISABETTA
Chi mai?
RODRIGO
Carlo, ch’è sol il nostro amore
vive nel duol su questo suol,
e nessun sa quanto dolore
del suo bel cor fa vizzo il fior.
In voi la speme è di chi geme.
S’abbia la pace ed il vigor;
dato gli sia che vi riveda;
se tornerà, se tornerà, salvo sarà.
EBOLI
(da sé)
Un dì che presso
a sua madre mi stava,
vidi Carlo tremar…
Amor avria, avria per me?
ELISABETTA
(da sé)
La doglia in me s’aggrava…
rivederlo è morir…
EBOLI
Perché lo cela a me?
ELISABETTA
…è morir!
RODRIGO
(ad Elisabetta)
Ah! Carlo del Re suo genitore
rinchiuso il cor ognor trovò;
eppur non so chi dell’amore
saria più degno, ah! inver nol so.
Un sol, un solo detto d’amore
sparir il duolo farà dal cor;
dato gli sia che vi riveda;
se tornerà, salvo sarà.
ELISABETTA
Ahimè! io mi sostengo appena!
EBOLI
Amor avria, amor avria, avria per me?
RODRIGO
Dato gli sia che vi riveda…
ELISABETTA
Gran Dio! Rivederlo è morir!
EBOLI
Perché lo cela, perché celarlo a me?
RODRIGO
…se tornerà, salvo sarà,
se tornerà Carlo fia salvo.
ELISABETTA
(a Tebaldo)
Va, pronta io son
il figlio a riveder.
EBOLI
Oserà mai, oserà mai? potesse aprirmi,
aprirmi il cor!
(Don Carlo entra. Con discretezza, Rodrigo e le Dame lo lasciano solo con Elisabetta.)
CARLO
Io vengo a domandar
grazia alla mia Regina;
quella che in cor del Re
tiene il posto primiero
sola potrà ottener
questa grazia per me.
Quest’aura m’è fatale,
m’opprime, mi tortura,
come il pensier d’una sventura.
Ch’io parta! n’è mestier!
Andar mi faccia il Re nelle Fiandre.
ELISABETTA
Mio figlio!
CARLO
Tal nome no;
ma quel d’altra volta!
Infelice! più non reggo! pietà!
soffersi tanto! pietà!
Il ciel avaro un giorno sol mi diè,
poi rapillo a me!
ELISABETTA
Prence, se Filippo udire vorrà
la mia preghiera,
per la Fiandra da lui
rimessa in vostra man,
ben voi potrete partir doman.
CARLO
Ciel! non un sol, un sol detto,
pel meschino ch’esul sen va!
Ah! perché mai parlar non sento
nel vostro cor la pietà?
Ahimè! quest’alma è oppressa,
ho in core un gel…
Insan! Piansi, pregai nel mio delirio,
mi volsi a un gelido marmo d’avel!
ELISABETTA
Perché accusar il cor d’indifferenza?
Capir dovreste questo nobil silenzio.
Il dover, come un raggio
al guardo mio brillò;
guidata da quel raggio io moverò.
La speme pongo in Dio,
nell’innocenza!
CARLO
Perduto ben, mio sol tesor,
ah! tu splendor di mia vita!
Udir almen ti poss’ancor.
Quest’alma ai detti tuoi
schiuder si vede il ciel!
ELISABETTA
Clemente Iddio, così bel cor,
acqueti il suo duol nell’obblio,
o Carlo addio; su questo suol
vivendo accanto a te
mi crederei nel ciel!
CARLO
O prodigio! Il mio cor
s’affida, si consola;
il sovvenir del dolor s’invola.
Il ciel pietà sentì di tanto duol.
Isabella, al tuo piè morir io vo’ d’amor.
(Cade privo di sensi al suolo.)
ELISABETTA
Giusto ciel, la vita già manca
nell’occhio suo che or si spegne.
Bontà celeste, deh! tu rinfranca
quel nobil core che sì penò.
Ahimè! il dolor l’uccide…
Tra queste braccia io lo vedrò
morir d’affanno, morir d’amore
colui che il ciel mi destinò!
CARLO
Qual voce a me dal ciel
scende a parlar d’amor?
Elisabetta! tu bell’adorata…
ELISABETTA
O delirio, o terror!
CARLO
…assisa accanto a me
come ti vidi un dì!
Ah! il ciel s’illuminò,
la selva rifiorì!
ELISABETTA
Egli muore!
O ciel, ei muore!
CARLO
O mio tesor! sei tu…
ELISABETTA
Gran Dio!
CARLO
…mio dolce amor! Sei tu!…
ELISABETTA
Giusto ciel!
CARLO
…bell’adorata,
bell’adorata, sei tu, sei tu!
ELISABETTA
Ah! giusto cielo! giusto cielo!
CARLO
Alla mia tomba, al sonno dell’avel
sottrarmi perché vuoi, spietato ciel!
ELISABETTA
Oh! Carlo! Oh! Carlo!
CARLO
Sotto al mio piè si dischiuda la terra,
il capo mio sia dal fulmin colpito,
io t’amo, io t’amo, io t’amo Elisabetta,
il mondo è a me sparito, sparito a me!
(La prende in braccio. Elisabetta si scosta inorridita.)
ELISABETTA
Compi l’opra, a svenar corri il padre,
ed allor del suo sangue macchiato,
all’altar puoi menare la madre.
Va, va, va, e svena tuo padre!
CARLO
Ah! maledetto io son!
(Fugge disperato.)
ELISABETTA
(cade in ginocchio)
Ah! Iddio su noi vegliò!
Signor! Signor!
(Entra Tebaldo, poi Filippo, Rodrigo, Eboli ed altri.)
TEBALDO
Il Re!
FILIPPO
(ad Elisabetta)
Perché sola è la Regina?
Non una dama almeno presso di voi serbaste?
Nota non v’è la legge mia regal?
Quale dama d’onor esser dovea con voi?
(La Contessa d’Aremberg si presenta al Re.)
Contessa, al nuovo dì
in Francia tornerete.
(La Contessa scoppia in lagrime.)
CORO
Ah! La Regina egli offende!
ELISABETTA
(alla Contessa)
Non pianger, mia compagna,
non pianger no,
lenisci il tuo dolor.
Bandita sei di Spagna,
ma non da questo cor.
Con te del viver mio
fu lieta l’alba ancor;
ritorna al suol natio,
ti seguirà il mio cor,
ah! ti seguirà, ti seguirà il mio cor! ecc.
(dà un anello alla Contessa)
Ricevi estremo pegno, un pegno
di tutto il mio favor;
cela l’oltraggio indegno
onde arrossisco ancor.
Non dir del pianto mio,
del crudo mio dolor;
ritorna al suol natio,
ti seguirà il mio cor.
RODRIGO, DAME, SIGNORI
Spirto gentil e pio,
acqueta il tuo dolor.
Spirto gentil, ecc.
FILIPPO
(da sé)
Come al cospetto mio
infinge un nobil cor!
Come al cospetto mio, ecc.
ELISABETTA
Ritorna al suol, al suol natio,
coi voti del cor, del mio cor.
(Elisabetta si separa piangendo dalla Contessa ed esce sorreggendosi ad Eboli. Il coro la segue.)
FILIPPO
(a Rodrigo che vuol uscire)
Restate!
Al mio regal cospetto,
perché d’essere ammesso
voi non chiedeste ancor?
Io so ricompensar
tutti i miei difensor;
voi serviste, lo so,
fido alla mia corona.
RODRIGO
Sperar che mai potrei
dal favore dei Re?
Sire, pago son io,
la legge è scudo a me.
FILIPPO
Amo uno spirto altier.
L’audacia perdono, non sempre!
Voi lasciaste il mestier della guerra;
un uomo come voi,
soldato d’alta stirpe,
inerte può restar?
RODRIGO
Ove alla Spagna una spada bisogni,
una vindice man, un custode all’onor,
bentosto brillerà la mia di sangue intrisa!
FILIPPO
Ben lo so…
ma per voi che far poss’io?
RODRIGO
Nulla! no, nulla per me!
Ma per altri…
FILIPPO
Che vuoi dire? Per altri?
RODRIGO
…io parlerò, Sire, se grave non v’è!
FILIPPO
Favella!
RODRIGO
O Signor, di Fiandra arrivo,
quel paese un dì sì bel;
d’ogni luce or fatto privo
ispira orror, par muto avel!
L’orfanel che non ha loco
per le vie piangendo va;
tutto struggon ferro e foco,
bandita è la pietà!
La riviera che rosseggia
scorrer sangue al guardo par;
della madre il grido echeggia
pei figliuoli che spirâr.
Ah! sia benedetto Iddio,
che narrar lascia a me
questa cruda agonia
perché sia nota al Re.
FILIPPO
Col sangue sol potei
la pace aver del mondo;
il brando mio calcò
l’orgoglio ai novator’,
che illudono le genti
coi sogni mentitor’!
La morte in questa man
ha un avvenir fecondo.
RODRIGO
Che!
Voi pensate, seminando morte
piantar per gli anni eterni?
FILIPPO
Volgi un guardo alle Spagne!
L’artigian cittadin,
la plebe alle campagne
a Dio fedel e al Re
un lamento non ha!
La pace istessa io dono
alle mie Fiandre!
RODRIGO
Orrenda, orrenda pace!
la pace è dei sepolcri!
O Re! non abbia mai di voi l’istoria a dir:
Ei fu Neron!
Quest’è la pace che voi date al mondo?
Desta tal don terror, orror profondo!
È un carnefice il prete, un bandito ogni armier!
Il popol geme e si spegne tacendo,
è il vostro imper deserto, immenso, orrendo,
s’ode ognun a Filippo maledir, sì, maledir!
Come un Dio redentor,
l’orbe inter rinnovate,
v’ergete a vol sublime,
sovra d’ogni’altro Re!
Per voi si allieti il mondo!
Date la libertà!
FILIPPO
Oh! strano sognator!
Tu muterai pensier
se il cor dell’uom conoscerai,
qual Filippo il conosce.
Or non più!
Ha nulla inteso il Re, non temer,
ma ti guarda dal Grande Inquisitor!
RODRIGO
Che! Sire!
FILIPPO
Tu resti in mia regal presenza
e nulla ancora hai domandato al Re?
Io voglio averti a me d’accanto!
RODRIGO
Sire! No!
Quel ch’io son restar io vo’!
FILIPPO
Sei troppo altier!
Osò lo sguardo tuo penetrar il mio soglio.
Del capo mio, che grava la corona,
l’angoscia apprendi e il duol!
Guarda or tu la mia reggia!
l’affanno la circonda,
sgraziato genitor!
sposo più triste ancor!
RODRIGO
Sire, che dite mai?
FILIPPO
La Regina…un sospetto mi turba…
mio figlio…
RODRIGO
Fiera ha l’alma insiem e pura!
FILIPPO
Nulla val sotto al ciel
il ben ch’ei tolse a me!
Il lor destin affido a te!
Scruta quei cor,
che un folle amor trascina.
Sempre lecito è a te
di scontrar la Regina!
Tu, che sol sei un uom
fra lo stuol uman,
ripongo il cor nella leal tua man!
RODRIGO
Inaspettata aurora in cielo appar!
FILIPPO
In tua man!
RODRIGO
S’aprì quel cor che niun poté scrutar!
FILIPPO
Possa cotanto dì la pace a me tornar!
RODRIGO
Inaspettata aurora in cielo appar!
FILIPPO
Possa tal dì la pace a me, la pace a me tornar!
RODRIGO
Oh! sogno mio divin!
Oh! sogno mio divin!
Oh, gloriosa speme!
FILIPPO
Ti guarda dal Grande Inquisitor!
Ti guarda! ti guarda!
(Il Re stende la mano a Rodrigo che s’inginocchia e gliela bacia.)
RODRIGO
Sire!