ATTO TERZO
(Il salotto di Milio Dufresne a Parigi, Riva di Mazzarino: mobili elegantissimi; pianoforte a coda nel mezzo colla tastiera verso il fondo della scena; poltroncine, causeuses, divanetti all’ingiro; a destra finestra che dà verso la Senna; innanzi alla finestra elegante scrivania sulla quale, tra le altre carte, sarà una lettera colla busta lacerata; in fondo, nel mezzo porta che dà nell’anticamera; altra porta a sinistra che dà negli appartamenti)
▼MILIO▲
(solo, in costume da viaggio, è seduto al tavolo presso la finestra a destra; sta ordinando alcune sue carte, sparse alla rinfusa sullo scrittojo; dopo rimane un momento come malinconico ed assorto, la testa fra le mani)
Oh mio piccolo tavolo ingombrato
sì come è ingombro di sgomento il cuore!
domani a Saint-Etienne sarò tornato…
l’ultima volta… a salutar l’amore!…
Come dirle ch’io parto?
oh come fare a lasciarla?
a mentire? il labbro mio
come le giurerà di ritornare
mentre che il cuore le dirà l’addio?…
Mai più, Zazà, raggiar vedrò
da gli occhi tuoi la fiamma de l’amor!…
e mormorar mai più t’udrò
calde parole, stretta sul mio cor…
Oh baci, oh nostre tenere ebbrezze,
notti incantate, lunghe carezze
sereni dì!
Il nostro amore è naufragato,
e ci ha travolti l’onda del fato!
Tutto finì!…
▼SIGNORA DUFRESNE▲
(entrando dalla porta a sinistra, seguita da Marco, il cameriere)
Ecco son pronta, Milio,…
(ai cameriere)
la valigia è al suo posto?
▼MARCO▲
È giù nella carrozza.
▼MILIO▲
(si è alzato, ha preso il cappello, il soprabito, alcune carte)
Bene, scendiamo tosto…
▼SIGNORA DUFRESNE▲
(a Marco)
Vegliate a tutto…
(fa per avviarsi, poi si trattiene ancora)
oh, Marco,… mi scordavo …
Aspetto una signora Dunoyer…
Se giunge, trattenetela: le dite
che tornerò… che sono alla stazione…
▼MARCO▲
Sta bene.
▼SIGNORA DUFRESNE▲
(fa qualche passo poi si rivolge)
Ricordate…
(sillabando)
Dunoyer…
(esce con Milio. Marco li accompagna e compare in anticamera con essi; poi ricompare)
▼MARCO▲
Dunoyer?… Chi è?…
Ora veniamo a noi!
(Va al tavolo a destra, apre il tiretto, prende la scatola dei sigari del padrone, ne sceglie uno e lo accende)
La fumatina solita…
(aspirando il fumo; da buon conoscitore)
Peuh! non c’è male, poi!…
(prende un giornale dal tavolo)
Ora un po’ di notizie politiche:
fa bene!…
(Si sente il canto delle lavandaje, come venendo di sotto alla finestra, accompagnato dai colpi di battitojo, mentre Marco va al canapè a sinistra e si allunga per leggere comodamente)
▼LE LAVANDAJE▲
(giù dalla Senna)
Perché soletta sei laggiù?
Margot?
Sparve il riso dal tuo viso.
Il tuo ben fuggì né più torna qui!
E canti il labbro non ha più!
Ma rinnovare amor si può
Margot
Prendi il mazzuol, ritorna ancor.
Come l’onda fugge amor.
Ridi con noi – Margot!
(risate e colpi di mazzuolo)
▼MARCO▲
Ecco la nenia solita che dalla Senna viene!
Oh, queste lavandaie!…
(si sprofonda nella lettura del giornale)
Toh! il Ministero a terra!
Ho piacere…
gli ho sempre fatta un’atroce guerra!
Ma già… cadranno sempre camere e ministeri
se non vanno alla Camera…
dei bravi camerieri!
(volta pagina; s’ode una scampanellata, Marco non si scompone e seguita a leggere)
Caspita! suono energico!…
l’articolo mi piace; La Destra
(nuova scampanellata, Marco butta via sigaro e giornale)
Non c’è proprio un minuto di pace!!…
(esce dal fondo. Entrano Zazà e Natalia con Marco dopo un istante)
▼MARCO▲
(introducendole, a Zazà)
Lei dunque è la signora Dunoyer?
▼ZAZÀ▲
(coglie l’occasione)
Sì, si, Dunoyer…
▼MARCO▲
Sia buona di trattenersi qui un istante:
madama è andata alla stazione;
accompagna il signore che parte per Lione.
▼ZAZÀ▲
Grazie: l’aspetterò.
(Marco saluta ed esce dal fondo chiudendo la porta)
▼NATALIA▲
Che turbamento!…
▼ZAZÀ▲
Tremi?
Perché?
▼NATALIA▲
Se dalla casa ci scacciano?…
▼ZAZÀ▲
Che temi? Non son io forse teco?
▼NATALIA▲
Voi? che potreste fare?
in casa sua?
▼ZAZÀ▲
La loro casa la puoi chiamare!
Il domestico ha detto: il signore… madama…
qui fiorisce l’idillio! qui si sorride ed ama!!
▼NATALIA▲
Ebben, fuggiam, signora:
ormai tutto, v’è noto…
▼ZAZÀ▲
Perché fuggir? sei folle:
tutto m’è invece ignoto!…
▼NATALIA▲
(dopo una pausa, guardando il salotto)
Han scelto un incantevole
elegante soggiorno…
▼ZAZÀ▲
Più del mio… Troppo bello!…
▼NATALIA▲
Perché?
▼ZAZÀ▲
Guardati intorno:
Non odi la tacita stanza
da un’onda di baci pervasa?
non senti l’acuta fragranza
d’amore, che corre la casa?
È un’orma invisibile, un segno
di giunco sul lido del mare…
ché ove la donna ha suo regno
un nulla può tutto svelare!…
Lo vedi quel cantuccio?
I cuscini!… il divano?
là s’abbraccian la sera, si stringono la mano
e si parlan d’amore!…
Oh, li vedo, son là,
e non posso dividerli!… – Folle divengo già!
▼NATALIA▲
Posson udir, calmatevi… signora!…
▼ZAZÀ▲
(mal contenendosi)
Chi sarà
questa donna?… Se il servo interrogassi…
(gli occhi suoi cadono sulla lettera ch’è sul tavolo; sordamente)
Ah!
▼NATALIA▲
Che è?
▼ZAZÀ▲
Guarda: una lettera… sopra quel tavolino…
▼NATALIA▲
(si avvicina al tavolo e si china a leggere la soprascritta)
« A madama Dufresne, riva di Mazzarino »
(spaurita)
È ammogliato!… signora, signora… andiamo via!
▼ZAZÀ▲
(fissando la lettera, convulsa, angosciata, con voce spenta)
Ammogliato?!
No, è l’uso, vivendo in compagnia
di dare il proprio nome…
(poi afferrando convulsamente la lettera)
Tra poco lo saprò!
▼NATALIA▲
(spaurita, supplichevole)
Non l’oserete!?
▼ZAZÀ▲
(risoluta)
È aperta… e poi?… Venni per ciò!
(legge rapidamente)
« Quando, amica, a Parigi verrà vostro marito »
(lascia cadere la lettera, accorata dalla subìta rivelazione)
Dunque è vero?… Ammogliato!…
Non aveva mentito quel povero Cascart…
Ammogliato?!…
▼NATALIA▲
Signora, buona signora, andiamo…
Perché soffrire ancora?
tutto è scoperto…
▼ZAZÀ▲
(come pazza)
Andare? No: qui restar conviene:
Egli è certo già stanco di queste sue catene!
Me sola ama! io l’aspetto ferma; egli giungerà,
lascerà la sua sposa…
e meco partirà!
▼NATALIA▲
(bruscamente scuotendola)
Ah! vengono…
(La porta a sinistra si apre; una bambina entra senza vedere le due donne e va verso l’etagére vicino al piano per cercare della musica)
(A bassa voce, rapidamente)
Signora… guardate: una bambina.
▼ZAZÀ▲
(nello spavento)
Dove? chi è?
▼NATALIA▲
Signora,… certo è la sua piccina:
è sua figlia!…
▼ZAZÀ▲
Sua figlia!…
(La bambina si accorge delle straniere e resta interdetta)
▼NATALIA▲
Le abbiam fatto paura…
▼ZAZÀ▲
Parlale tu… non oso…
▼NATALIA▲
(osservando Totò)
Che dolce creatura!
(parlando alla bambina)
Signorina, vi abbiamo spaurita?
▼TOTÒ▲
(sempre semplicemente)
No, signora, venivo al pianoforte…
▼NATALIA▲
Vi disturbiamo…
▼TOTÒ▲
No… la mamma è uscita:
l’aspettate?
▼NATALIA▲
Da un pezzo… Ora più corte
saran l’ore con voi…
▼TOTÒ▲
(confusa)
Signora, come siete gentile…
(Fa cenno a Zazà ed a Natalia di sedere e siede anch’essa nel mezzo)
▼ZAZÀ▲
(facendosi forza)
Angioletto, il tuo nome?
▼TOTÒ▲
Antonietta Dufresne è il nome mio…
ma mi dicon Totò…
▼ZAZÀ▲
(con soavità)
Totò… Perché?
▼TOTÒ▲
E un nome caro al babbo… E voi?
▼ZAZÀ▲
Ed io… mi chiamo Zazà… signora Dunoyer!…
▼TOTÒ▲
(con leggiero rimprovero)
Ah, no! perché mentite!
▼ZAZÀ▲
(contrariata)
E che… tu puoi…
▼TOTÒ▲
Io la conosco…
non somiglia a voi…
è un peccato il mentir!
▼ZAZÀ▲
Bimba, m’offendi!
▼TOTÒ▲
(riflettendo)
Siete un’altra signora Dunoyer!?
▼ZAZÀ▲
Un’altra Dunoyer… Ora m’intendi!
▼TOTÒ▲
Voi mi date del tu? Perché?
▼ZAZÀ▲
Perché… tu rassomigli…
voi rassomigliate
ad uno… che amo tanto…
▼TOTÒ▲
Uno che amate?
io somiglio a papà… lo conoscete?
▼ZAZÀ▲
(con slancio)
No!…
▼TOTÒ▲
Mi vuol tanto bene,… è tanto buono…
io da sei mesi nol vedea, sapete…
▼ZAZÀ▲
Sei mesi!…
▼TOTÒ▲
Or lo rivedo e lieta sono…
Presso la nonna in Algeria siam stati…
babbo, al ritorno, al circo ci ha portati…
Ma insieme a noi tra breve partirà.
▼ZAZÀ▲
(ansiosa)
E dove andate?
▼TOTÒ▲
In America.
▼ZAZÀ▲
(commossa)
Ah!…
▼TOTÒ▲
(passando ad altro)
Vostro marito dove sta?
▼ZAZÀ▲
(imbarazzata)
Non l’ho…
▼TOTÒ▲
(con interesse)
Non avete neppure una Totò?
Oh, vi compiango: siete tanto mesta…
▼ZAZÀ▲
Sono vedova… sola… abbandonata…
Una bambina al cielo io l’aveva chiesta,…
ed il cielo, Totò, non me l’ha data!
S’io l’avessi, Totò, l’adorerei…
come adorata dal tuo babbo sei…
▼TOTÒ▲
Certo che mamma e babbo
amano assai la piccola Totò!…
V’ama, signora, la vostra?
▼ZAZÀ▲
(con profonda tristezza)
Mamma?! io non l’ho avuta mai!
Mamma usciva di casa in sull’aurora…
ed ero sola… fin che ritornava…
Ma la sera… al ritorno…
▼TOTÒ▲
(interessandosi)
Vi baciava?
▼ZAZÀ▲
(dolorosamente)
No: non volea destarmi… Avea ragione:
c’era sì poco da vedere al mondo!
Lo sai, piccina mia? ci son persone
Che devi amare d’un amor profondo!
sono cattive… e il mondo le disprezza…
pure han tanto sofferto… in fanciullezza…
▼TOTÒ▲
(con interesse crescente)
I bimbi senza pane e senza tetto?
▼ZAZÀ▲
(amaramente)
Vi sono bimbi ai quali manca
molto più!…
▼TOTÒ▲
(alzandosi ed andando verso di lei)
Sono i bimbi che non han
l’affetto del babbo?…
▼ZAZÀ▲
I bimbi senza padre… hai colto!
(con le lagrime agli occhi abbracciando Totò)
Questa per un fanciullo è la maggior sventura!
Ma tu… vivi tranquilla… soave creatura;
il padre tuo… nessuno… ti strapperà!…
▼TOTÒ▲
(guardandola)
Signora… piangete?…
▼ZAZÀ▲
No, non piango…
Un ricordo m’accora…
(levandosi come per nascondere la sua angoscia)
A studiar tu venivi…
Ti prego: suona un poco…
▼TOTÒ▲
Non oso:
di me certo voi vi farete gioco!…
▼ZAZÀ▲
(protestando)
Totò, che dici!…
▼TOTÒ▲
Allora, suono un’Ave Maria;
è bella e piace tanto alla mammina mia.
(Totò parlando si è accostata al pianoforte, lo apre, sceglie un foglio di musica, e siede)
▼ZAZÀ▲
(mal frenando il pianto)
Sì, Totò, va!
(cade sul divano a sinistra piangendo a dirotto mentre Totò comincia a suonare l’Ave Maria di Cherubini)
▼NATALIA▲
(piano, sorreggendo Zazà)
Coraggio!…
▼ZAZÀ▲
È finita!… Ammogliato…
e un angiolo ha per figlia!…
ho sognato… ho sognato…
(Totò tutta assorta nel pezzo non s’accorge di Zazà che accasciata dal dolore piange dirottamente)
Dir che ci sono al mondo creature
nate fra gli agi e contro il mal protette,
che a l’uom prescelto se ne vanno pure
spose felici e madri benedette!
E non son paghe! E ignorano i dolori
di noi cresciute al freddo ed alla fame
che stanche alfine di cotanti orrori
cerchiamo scampo ne la vita infame!
Noi siam le maledette!! il nostro cuore
alla speranza invano si aprirà.
Il mondo ci rifiuta anche l’amore!…
Quanto dolor!… di me che addiverrà?!!
▼TOTÒ▲
(levandosi dal pianoforte)
Ho finito! baciatemi…
(Zazà la bacia ardentemente)
Non piangete!
(in ascolto, udendo rumore nell’anticamera)
È mammà.
(va verso l’uscio del fondo)
▼NATALIA▲
Dio! che succede adesso?!
▼ZAZÀ▲
(levandosi e rassicurandola)
Nulla
(La porta si apre. La signora Dufresne appare e resta un po’ interdetta vedendo delle straniere, poi si avanza mentre Zazà a parte)
Oh, come è bella!
(salutando)
Voi, signora, aspettavate
una signora Dunoyer…
È il nome mio.
Noi di porta ci siamo sbagliate…
Volli spiegar l’equivoco e restai.
Intanto con la bimba conversai…
È un angiolo!… Felice voi… Men vo…
(andando verso l’uscio seguita da Natalia)
Scusate!
▼TOTÒ▲
(presso alla sua mamma)
Addio, signora…
▼ZAZÀ▲
(rivolgendosi con intensa emozione)
Addio, Totò!…
(Zazà e Natalia escono. Totò corre ad abbracciare la madre che sembra interrogarla confusa)
ATTO TERZO
Il salotto di Milio Dufresne a Parigi, Riva di Mazzarino: mobili elegantissimi; pianoforte a coda nel mezzo colla tastiera verso il fondo della scena; poltroncine, causeuses, divanetti all’ingiro; a destra finestra che dà verso la Senna; innanzi alla finestra elegante scrivania sulla quale, tra le altre carte, sarà una lettera colla busta lacerata; in fondo, nel mezzo porta che dà nell’anticamera; altra porta a sinistra che dà negli appartamenti
MILIO
solo, in costume da viaggio, è seduto al tavolo presso la finestra a destra; sta ordinando alcune sue carte, sparse alla rinfusa sullo scrittojo; dopo rimane un momento come malinconico ed assorto, la testa fra le mani
Oh mio piccolo tavolo ingombrato
sì come è ingombro di sgomento il cuore!
domani a Saint-Etienne sarò tornato…
l’ultima volta… a salutar l’amore!…
Come dirle ch’io parto?
oh come fare a lasciarla?
a mentire? il labbro mio
come le giurerà di ritornare
mentre che il cuore le dirà l’addio?…
Mai più, Zazà, raggiar vedrò
da gli occhi tuoi la fiamma de l’amor!…
e mormorar mai più t’udrò
calde parole, stretta sul mio cor…
Oh baci, oh nostre tenere ebbrezze,
notti incantate, lunghe carezze
sereni dì!
Il nostro amore è naufragato,
e ci ha travolti l’onda del fato!
Tutto finì!…
SIGNORA DUFRESNE
entrando dalla porta a sinistra, seguita da Marco, il cameriere
Ecco son pronta, Milio,…
ai cameriere
la valigia è al suo posto?
MARCO
È giù nella carrozza.
MILIO
si è alzato, ha preso il cappello, il soprabito, alcune carte
Bene, scendiamo tosto…
SIGNORA DUFRESNE
a Marco
Vegliate a tutto…
fa per avviarsi, poi si trattiene ancora
oh, Marco,… mi scordavo …
Aspetto una signora Dunoyer…
Se giunge, trattenetela: le dite
che tornerò… che sono alla stazione…
MARCO
Sta bene.
SIGNORA DUFRESNE
fa qualche passo poi si rivolge
Ricordate…
sillabando
Dunoyer…
esce con Milio. Marco li accompagna e compare in anticamera con essi; poi ricompare
MARCO
Dunoyer?… Chi è?…
Ora veniamo a noi!
Va al tavolo a destra, apre il tiretto, prende la scatola dei sigari del padrone, ne sceglie uno e lo accende
La fumatina solita…
aspirando il fumo; da buon conoscitore
Peuh! non c’è male, poi!…
prende un giornale dal tavolo
Ora un po’ di notizie politiche:
fa bene!…
Si sente il canto delle lavandaje, come venendo di sotto alla finestra, accompagnato dai colpi di battitojo, mentre Marco va al canapè a sinistra e si allunga per leggere comodamente
LE LAVANDAJE
giù dalla Senna
Perché soletta sei laggiù?
Margot?
Sparve il riso dal tuo viso.
Il tuo ben fuggì né più torna qui!
E canti il labbro non ha più!
Ma rinnovare amor si può
Margot
Prendi il mazzuol, ritorna ancor.
Come l’onda fugge amor.
Ridi con noi – Margot!
risate e colpi di mazzuolo
MARCO
Ecco la nenia solita che dalla Senna viene!
Oh, queste lavandaie!…
si sprofonda nella lettura del giornale
Toh! il Ministero a terra!
Ho piacere…
gli ho sempre fatta un’atroce guerra!
Ma già… cadranno sempre camere e ministeri
se non vanno alla Camera…
dei bravi camerieri!
volta pagina; s’ode una scampanellata, Marco non si scompone e seguita a leggere
Caspita! suono energico!…
l’articolo mi piace; La Destra
nuova scampanellata, Marco butta via sigaro e giornale
Non c’è proprio un minuto di pace!!…
esce dal fondo. Entrano Zazà e Natalia con Marco dopo un istante
MARCO
introducendole, a Zazà
Lei dunque è la signora Dunoyer?
ZAZÀ
coglie l’occasione
Sì, si, Dunoyer…
MARCO
Sia buona di trattenersi qui un istante:
madama è andata alla stazione;
accompagna il signore che parte per Lione.
ZAZÀ
Grazie: l’aspetterò.
Marco saluta ed esce dal fondo chiudendo la porta
NATALIA
Che turbamento!…
ZAZÀ
Tremi?
Perché?
NATALIA
Se dalla casa ci scacciano?…
ZAZÀ
Che temi? Non son io forse teco?
NATALIA
Voi? che potreste fare?
in casa sua?
ZAZÀ
La loro casa la puoi chiamare!
Il domestico ha detto: il signore… madama…
qui fiorisce l’idillio! qui si sorride ed ama!!
NATALIA
Ebben, fuggiam, signora:
ormai tutto, v’è noto…
ZAZÀ
Perché fuggir? sei folle:
tutto m’è invece ignoto!…
NATALIA
dopo una pausa, guardando il salotto
Han scelto un incantevole
elegante soggiorno…
ZAZÀ
Più del mio… Troppo bello!…
NATALIA
Perché?
ZAZÀ
Guardati intorno:
Non odi la tacita stanza
da un’onda di baci pervasa?
non senti l’acuta fragranza
d’amore, che corre la casa?
È un’orma invisibile, un segno
di giunco sul lido del mare…
ché ove la donna ha suo regno
un nulla può tutto svelare!…
Lo vedi quel cantuccio?
I cuscini!… il divano?
là s’abbraccian la sera, si stringono la mano
e si parlan d’amore!…
Oh, li vedo, son là,
e non posso dividerli!… – Folle divengo già!
NATALIA
Posson udir, calmatevi… signora!…
ZAZÀ
mal contenendosi
Chi sarà
questa donna?… Se il servo interrogassi…
gli occhi suoi cadono sulla lettera ch’è sul tavolo; sordamente
Ah!
NATALIA
Che è?
ZAZÀ
Guarda: una lettera… sopra quel tavolino…
NATALIA
si avvicina al tavolo e si china a leggere la soprascritta
« A madama Dufresne, riva di Mazzarino »
spaurita
È ammogliato!… signora, signora… andiamo via!
ZAZÀ
fissando la lettera, convulsa, angosciata, con voce spenta
Ammogliato?!
No, è l’uso, vivendo in compagnia
di dare il proprio nome…
poi afferrando convulsamente la lettera
Tra poco lo saprò!
NATALIA
spaurita, supplichevole
Non l’oserete!?
ZAZÀ
risoluta
È aperta… e poi?… Venni per ciò!
legge rapidamente
« Quando, amica, a Parigi verrà vostro marito »
lascia cadere la lettera, accorata dalla subìta rivelazione
Dunque è vero?… Ammogliato!…
Non aveva mentito quel povero Cascart…
Ammogliato?!…
NATALIA
Signora, buona signora, andiamo…
Perché soffrire ancora?
tutto è scoperto…
ZAZÀ
come pazza
Andare? No: qui restar conviene:
Egli è certo già stanco di queste sue catene!
Me sola ama! io l’aspetto ferma; egli giungerà,
lascerà la sua sposa…
e meco partirà!
NATALIA
bruscamente scuotendola
Ah! vengono…
La porta a sinistra si apre; una bambina entra senza vedere le due donne e va verso l’etagére vicino al piano per cercare della musica
A bassa voce, rapidamente
Signora… guardate: una bambina.
ZAZÀ
nello spavento
Dove? chi è?
NATALIA
Signora,… certo è la sua piccina:
è sua figlia!…
ZAZÀ
Sua figlia!…
La bambina si accorge delle straniere e resta interdetta
NATALIA
Le abbiam fatto paura…
ZAZÀ
Parlale tu… non oso…
NATALIA
osservando Totò
Che dolce creatura!
parlando alla bambina
Signorina, vi abbiamo spaurita?
TOTÒ
sempre semplicemente
No, signora, venivo al pianoforte…
NATALIA
Vi disturbiamo…
TOTÒ
No… la mamma è uscita:
l’aspettate?
NATALIA
Da un pezzo… Ora più corte
saran l’ore con voi…
TOTÒ
confusa
Signora, come siete gentile…
Fa cenno a Zazà ed a Natalia di sedere e siede anch’essa nel mezzo
ZAZÀ
facendosi forza
Angioletto, il tuo nome?
TOTÒ
Antonietta Dufresne è il nome mio…
ma mi dicon Totò…
ZAZÀ
con soavità
Totò… Perché?
TOTÒ
E un nome caro al babbo… E voi?
ZAZÀ
Ed io… mi chiamo Zazà… signora Dunoyer!…
TOTÒ
con leggiero rimprovero
Ah, no! perché mentite!
ZAZÀ
contrariata
E che… tu puoi…
TOTÒ
Io la conosco…
non somiglia a voi…
è un peccato il mentir!
ZAZÀ
Bimba, m’offendi!
TOTÒ
riflettendo
Siete un’altra signora Dunoyer!?
ZAZÀ
Un’altra Dunoyer… Ora m’intendi!
TOTÒ
Voi mi date del tu? Perché?
ZAZÀ
Perché… tu rassomigli…
voi rassomigliate
ad uno… che amo tanto…
TOTÒ
Uno che amate?
io somiglio a papà… lo conoscete?
ZAZÀ
con slancio
No!…
TOTÒ
Mi vuol tanto bene,… è tanto buono…
io da sei mesi nol vedea, sapete…
ZAZÀ
Sei mesi!…
TOTÒ
Or lo rivedo e lieta sono…
Presso la nonna in Algeria siam stati…
babbo, al ritorno, al circo ci ha portati…
Ma insieme a noi tra breve partirà.
ZAZÀ
ansiosa
E dove andate?
TOTÒ
In America.
ZAZÀ
commossa
Ah!…
TOTÒ
passando ad altro
Vostro marito dove sta?
ZAZÀ
imbarazzata
Non l’ho…
TOTÒ
con interesse
Non avete neppure una Totò?
Oh, vi compiango: siete tanto mesta…
ZAZÀ
Sono vedova… sola… abbandonata…
Una bambina al cielo io l’aveva chiesta,…
ed il cielo, Totò, non me l’ha data!
S’io l’avessi, Totò, l’adorerei…
come adorata dal tuo babbo sei…
TOTÒ
Certo che mamma e babbo
amano assai la piccola Totò!…
V’ama, signora, la vostra?
ZAZÀ
con profonda tristezza
Mamma?! io non l’ho avuta mai!
Mamma usciva di casa in sull’aurora…
ed ero sola… fin che ritornava…
Ma la sera… al ritorno…
TOTÒ
interessandosi
Vi baciava?
ZAZÀ
dolorosamente
No: non volea destarmi… Avea ragione:
c’era sì poco da vedere al mondo!
Lo sai, piccina mia? ci son persone
Che devi amare d’un amor profondo!
sono cattive… e il mondo le disprezza…
pure han tanto sofferto… in fanciullezza…
TOTÒ
con interesse crescente
I bimbi senza pane e senza tetto?
ZAZÀ
amaramente
Vi sono bimbi ai quali manca
molto più!…
TOTÒ
alzandosi ed andando verso di lei
Sono i bimbi che non han
l’affetto del babbo?…
ZAZÀ
I bimbi senza padre… hai colto!
con le lagrime agli occhi abbracciando Totò
Questa per un fanciullo è la maggior sventura!
Ma tu… vivi tranquilla… soave creatura;
il padre tuo… nessuno… ti strapperà!…
TOTÒ
guardandola
Signora… piangete?…
ZAZÀ
No, non piango…
Un ricordo m’accora…
levandosi come per nascondere la sua angoscia
A studiar tu venivi…
Ti prego: suona un poco…
TOTÒ
Non oso:
di me certo voi vi farete gioco!…
ZAZÀ
protestando
Totò, che dici!…
TOTÒ
Allora, suono un’Ave Maria;
è bella e piace tanto alla mammina mia.
Totò parlando si è accostata al pianoforte, lo apre, sceglie un foglio di musica, e siede
ZAZÀ
mal frenando il pianto
Sì, Totò, va!
cade sul divano a sinistra piangendo a dirotto mentre Totò comincia a suonare l’Ave Maria di Cherubini
NATALIA
piano, sorreggendo Zazà
Coraggio!…
ZAZÀ
È finita!… Ammogliato…
e un angiolo ha per figlia!…
ho sognato… ho sognato…
Totò tutta assorta nel pezzo non s’accorge di Zazà che accasciata dal dolore piange dirottamente
Dir che ci sono al mondo creature
nate fra gli agi e contro il mal protette,
che a l’uom prescelto se ne vanno pure
spose felici e madri benedette!
E non son paghe! E ignorano i dolori
di noi cresciute al freddo ed alla fame
che stanche alfine di cotanti orrori
cerchiamo scampo ne la vita infame!
Noi siam le maledette!! il nostro cuore
alla speranza invano si aprirà.
Il mondo ci rifiuta anche l’amore!…
Quanto dolor!… di me che addiverrà?!!
TOTÒ
levandosi dal pianoforte
Ho finito! baciatemi…
Zazà la bacia ardentemente
Non piangete!
in ascolto, udendo rumore nell’anticamera
È mammà.
va verso l’uscio del fondo
NATALIA
Dio! che succede adesso?!
ZAZÀ
levandosi e rassicurandola
Nulla
La porta si apre. La signora Dufresne appare e resta un po’ interdetta vedendo delle straniere, poi si avanza mentre Zazà a parte
Oh, come è bella!
salutando
Voi, signora, aspettavate
una signora Dunoyer…
È il nome mio.
Noi di porta ci siamo sbagliate…
Volli spiegar l’equivoco e restai.
Intanto con la bimba conversai…
È un angiolo!… Felice voi… Men vo…
andando verso l’uscio seguita da Natalia
Scusate!
TOTÒ
presso alla sua mamma
Addio, signora…
ZAZÀ
rivolgendosi con intensa emozione
Addio, Totò!…
Zazà e Natalia escono. Totò corre ad abbracciare la madre che sembra interrogarla confusa