1. Overture (Largo – Allegro – Largo - Gigue)
ATTO PRIMO
SCENA I
(Città di Gerusalemme assediata, con porta in prospettiva, da cui escono soldati alla battaglia. Da un canto si vedono le tende dell’armata cristiana; ivi c’è un gradissimo padiglione con trono sopra di cui siede Goffredo circondato dalle guardie, da Rinaldo, da Almirena,e da Eustazio.)
2. (Recitativo)
GOFFREDO
Delle nostre fatiche
Siam prossimi alla meta, o gran Rinaldo!
Là in quel campo di palme
Omai solo ne resta
Coglier l'estrema messe,
E già da' lidi eoi
Spunta più chiaro il sole,
Per illustrar co' rai d'eterna gloria
L'ultima di Sion nostra vittoria.
(Aria)
Sovra balze scoscesi e pungenti
Il suo tempio la gloria sol ha.
Né fra gioie, piaceri e contenti
I bei voti ad apprender si và.
3. (Recitativo)
RINALDO
Signor, già dal tuo senno
E dal valor di questo braccio armato,
Piange l'Asia rubelle
Nell'estreme agonie l'ultimo fato;
Onde al suone ammirando
Del glorioso tuo nome
Caderan quelle mura oppresse e dome.
Ciò, che solo mi resta, o prence invitto,
E cogli alti imenei
Della bella Almirena
Giunger a questo cor più lieta sorte;
Ch'unita la virtù, sempre è più forte.
GOFFREDO
Chi non cura'l nemico,
I precipizi affretta, o forte eroe!
Sul sentier della gloria
Tu non devi arrestar il piè nel corso;
Vinta Sion, prendi da me la fede,
Almirena ti fia bella mercede.
ALMIRENA
Rinaldo, amato sposo, eh! ti sovvenga,
Ch'ogni ritardo è inciampo
Nella bella carriera
Della gloria guerriera.
Và, pugna ardito in campo,
Sì, che Sion scuota quel giogo indegno;
Che la face d'amore
Spesso gela nel sen marziale ardore.
4. (Aria)
Combatti da forte, che fermo il mio sen
Piacer ti prepara, contenti d'ognor.
Con face di gloria bell'iri seren’
Adesso risplenda nell'alto tuo cor.
5. (Recitativo)
EUSTAZIO
Questi saggi consigli
Accogli nel tuo sen, prode guerriero!
RINALDO
Quanto possente sei, bendato arciero!
(Aria)
Ogni indugio d'un amante
È una pena acerba e ria.
Il timore sempre lo sferza,
La speranza seco scherza,
Or lo prova l'alma mia.
SCENA II
(S’ode suonar una tromba, che precede un Araldo spedito dalla città, e che viene accompagnato da due guardie sino alla presenza di Goffredo.)
6. (Recitativo)
ARALDO
Signor, che delle stelle
Emuli i pregi, a te salute invia
L'eccelso mio monarca; e da te chiede
In un libero varco
Esporti i sensi suoi, con franca fede.
GOFFREDO
Venga il tuo re a suo grado,
Ch'in di lui sicurtà l'onore impegno.
EUSTAZIO
Quivi lo spinge alta cagion di regno.
(Aria)
Sulla ruota di fortuna
Và girando la speranza.
Ma se un cor virtute aduna,
Gl'è sol base la costanza.
SCENA III
(Argante esce dalla città in un carro trionfale tirato da cavalli, e seguito da un gran numero di guardie a piedi, e gente a cavallo, e discendendo con un corteggio solenne s’accosta alla persona di Goffredo,
che si muove per incontralo.)
ARGANTE
Sibillar gli angui d'Aletto,
E latrar vorace Scilla,
Parmi udir d'intorno a me.
Rio velen mi serpe in petto,
Né ancor languida favilla
Di timor, pena mi diè.
8. (Recitativo)
Goffredo, se t'arrise
Sin qui fortuna, ella inconstante sempre
Può ben cangiar sue tempre;
E se saggio tu sei,
Ascolta i detti miei.
Per ristorar in parte
I scambievoli oltraggi,
Chiedo, che si sospenda
Sol per tre giorni'l marzial furore;
Tanto devi a tuo prò, tanto al mio onore.
GOFFREDO
Chi su base del giusto
Appoggia l'alte imprese,
Non teme della sorte i crudi eventi.
Tu con superbi accenti
Grazie richiedi, e pur ti fian concesse,
Che d'un'anima grande
Leggerai con rossor’i pregi in esse.
(Aria)
No, no, che quest'alma
Scontenti non dà,
Con placida calma
Giovare sol sa.
Ch'è grande il diletto
D'un nobile petto,
Ch'a gloria sen và.
SCENA IV
9. (Recitativo)
ARGANTE
Infra dubbi di Marte
Resta sospeso il cuore;
Ma più vaneggia oppreso
Ne' pensieri d'Armida,
Che amante in un e mia compagna fida,
De' marziali eventi
Nelle ziffre del fato
Corse a spiar gl'arcani,
Per render de' nemici i moti vani.
(Aria)
Vieni, o cara, a consolarmi
Con un sguardo tuo seren!
Il tuo volto può bearmi,
E scacciar il duol dal sen.
SCENA V
(Armida in aria, che canta sopra un carro tirato da due dragoni, i quali gettano fiamme e fumo dalla bocca.)
10. (Aria)
ARMIDA
Furie terribili!
Circondatemi,
Seguitatemi
Con faci orribili!
(Arrivato il carro a terra, i dragoni lo tirano sin’ al cospetto d’Argante.)
(Recitativo)
ARGANTE
Come a tempo giungesti,
Cara, per consolar l'alma smarrita;
Io, ch'alla tua partita
Frettoloso anelai, impaziente
Il tuo ritorno attesi,
E a quel tiran richiesi
Breve tregua nel campo,
All'Asia per saper se v'è più scampo.
ARMIDA
Signor, se ben confusi
Son gli enigmi del fato,
Io con note tremende
Pur forzai quell'abisso
A scior in chiaro suon distinti accenti,
Ed a mie brame ardenti
Rispose in tuono amico:
”Se dal campo nemico
Svelto fia di Rinaldo il gran sostegno,
Speri pur d'Asia il desolato regno.”
ARGANTE
Corro a spegner quell'empio.
ARMIDA
T'arresta, o caro, e sol di me fia cura,
D'allontanar quel forte
Dalle squadre nemiche.
Nel mio poter t'affida!
ARGANTE
Parto, e in te sol l'anima mia confida
(Argante va via.)
11. (Aria)
ARMIDA
Molto voglio, molto spero
Nulla devo dubitar.
Di mia forza all'alto impero
Saprò il mondo assoggettar.
SCENA VI
(Luogo di delizie con fonti, viali, ed uccelliere in cui volano e cantano gli uccelli. Almirena e Rinaldo.)
12. (Aria)
ALMIRENA
Augelletti, che cantate,
Zefiretti che spirate
Aure dolci intorno a me,
Il mio ben dite dov'è!
13. (Recitativo)
Adorato mio sposo,
Vieni a bear quest’alma!
RINALDO
Al suon di quel bel labbro
Corron festosi a te gli affetti miei,
E quella fiamma illustre,
Ch'in me vieppiù s'accende
Da' tuoi bei lumi, o cara,
Prende il gran fuoco ad avvamparmi 'l core.
ALMIRENA
Bella stella d'amore
Nelle pupille tuo folgora il lume.
RINALDO
Per te sola, o mio nume,
In dovuto olocausto
Ardon le faci mie, fuman gl'incensi
Di fervidi sospiri.
ALMIRENA
Tu solo a' miei martiri
Porgi placida calma.
RINALDO
Per te vive il mio cor, si strugge l'alma.
(Duetto)
ALMIRENA
Scherzano sul tuo volto
Le grazie vezzosette
A mille, a mille.
RINALDO
Ridono sul tuo labbro
I pargoletti Amori
A mille, a mille.
ALMIRENA e RINALDO
Nel bel fuoco di quel guardo
Amor giunge al forte dardo
Care faville.
SCENA VII
(Armida strappa a forza Almirena dalle mani di Rinaldo, e vuole condursela via.)
14. (Recitativo)
ARMIDA
Al valor del mio brando
Cedi la nobil preda!
ALMIRENA
Oh, Dei, che fia?
RINALDO
Non cederò Almirena,
Se col fulmine in mano
La chiedesse il Tonante.
ARMIDA
Tanto ardisci, arrogante?
(Prelude)
(Rinaldo tira la spada contro Armida, che pure impugna il ferro contro di lui,e si mette in atto di battaglia; ma mentre stanno per battersi, discende una nube nera, ripiena di mostri orribili, che mandano fuori fiamme, fumo e muggiti, e coprendo Almirena ed Armida, le porta seco in aria, lasciando in loro vece due furie che, dopo aver deriso Rinaldo, si profondano sottoterra.)
RINALDO
Cara sposa, amante cara,
Dove sei?
Deh! Ritorna a' pianti miei!
Del vostro Erebo sull'ara,
Colla face del mio sdegno
Io vi sfido, o spirti rei!
SCENA VIII
(Goffredo, Eustazio e Rinaldo immobile, con gli occhi fissi a terra, e sommerso in una gran confusione.)
16. (Recitativo)
GOFFREDO
Ch'insolito stupore
Lega i sensi tuoi prode campione?
EUSTAZIO
Quale a quell'alma forte
Meraviglia fatal scuote l'ardire?
Tu, che con braccio armato
Vibri fulmini in campo,
Abbagliato cadrai
De' funesti pensieri ad un sol lampo?
RINALDO
Tale stupor m'occupa i sensi, e tale
È il dolor che m'accora,
Che posso a pena articolar gli accenti!
Qui con note innocenti
Stavo spiegando del mio cor gl'affetti
Alla bella Almirena:
Quando (oh cieli, che pena!)
Amazzone corsara
Tentò rapir a me gioia sì rara,
(Aria)
Cor ingrato, ti rimembri,
E non scoppi di dolor?
Ma se stupido rassembri,
Ti risvegli il mio furor!
(Recitativo)
Io allora impugno il brando
A prò del mio tesoro;
Quando tartareo coro
M'involò in un istante
La nemica, e l'amante;
Forse fu error, ch'alla beltà divina
Credè Pluton, che fosse Proserpina.
GOFFREDO
Un mio giusto dolor l'anima ingombra!
EUSTAZIO
Insoliti portenti!
Ma tra sì fieri eventi
Ti consola, german, Rinaldo, spera!
Ch'a piè d'un monte, in cavernoso sasso,
Giace uom, che delle stelle
Spiar sa il corso, e qual virtute alligna
Nelle pietre, nell'erbe;
Questi m'e noto, ivi
Pronti n'andrem a ricercar consiglio.
GOFFREDO
Il mio core ne freme.
EUSTAZIO
Lieta scorta ne sia una belle speme!
17. (Aria)
Col valor, colla virtù
Or si vada a trionfar.
Dall'indegna servitù
L'alta prole io vo' ritrar.
(Goffredo ed Eustazio vanno via.)
SCENA IX
18. (Recitativo)
RINALDO
(solo)
Di speranza un bel raggio
Ritorni a rischiarar l'alma smarrita;
Sì adorata mia vita!
Corro veloce ad appugnar gl'inganni;
Amor, sol per pietà, dammi i tuoi vanni!
(aria)
Venti, turbini, prestate
Le vostre ali a questo piè!
Cieli, numi, il braccio armate
Contro chi pena mi diè!