Parte Prima
Scena Prima
(Sala terrena entro un castello de' Tolomei. Familiari di Nello.)
CORO I
Ancor del fosco notturno velo
tutto spogliato non era il cielo,
quando ravvolto nel suo mantello
segreto messo giunse al castello.
CORO II
Fu tratto forse dinanzi a Pia?
Nello, il consorte quell'uomo invia?
CORO I
Lo accolse Ubaldo…
CORO II
Ei viene appunto!
Scena Seconda
(Ubaldo e detti)
CORO I
Di', quel messaggio?…
CORO II
Dal campo è giunto?
CORO I
Reca novelle tristi, o felici?
CORO II
Parla!…
CORO I
Disvela!…
UBALDO
Udite, amici:
(a voce bassa e in tono misterioso)
Né Pia, né quanti le son dappresso
denno contezza aver del messo:
crudel mistero colui m'apprese…
(gli altri vorrebbero interrogarlo)
Sol debbe a Ghino esser palese.
V'allontanate.
CORO
Fatal messaggio!
Fra noi tremendo egli apparì!…
Qual di cometa sanguigno raggio
che di spavento la terra empì!
(Escono.)
Scena Terza
(Ghino e detto)
UBALDO
Signor, giungi opportuno.
GHINO
Il mio sospetto forse?
UBALDO
Divien certezza.
Sorpresi un foglio.
GHINO
Di tue cure, Ubaldo,
premio condegno avrai.
(Ubaldo gli porge uno scritto)
"Quando sepolto
fia nel silenzio della notte il mondo,
inosservato per la via del parco a te verrò:
l'assenza del tuo sposo abborrito a me concede
d'abbracciarti, oh, gioia, e tal mercede
soffrir mi fa la vita."
O Pia mendace!
Ov'è il rigor, l'austera
virtude ov'è, che rampognar ti fea
l'amor di Ghino.
Ah, sempre, o fatal donna,
separati ne avesse
quella tremenda eredità degli avi,
la vendetta, il furor, né ghibellino
talamo accolta chi nascea di Guelfi,
che tanto sventurato
or non sarei, né vinto e lacerato
da rimorsi infernal,
d'un mio congiunto
la sposa amando!
UBALDO
E che risolvi, o Ghino?
GHINO
Chiesi vederla… Oh, se repulse ardisci
oppormi ancor, paventa…
Un detto mio ti perde… Ove trascorro!…
Ah, ne morrei da fera doglia oppresso…
UBALDO
E tanto l'ami ancor?
GHINO
Più di me stesso.
Non può dirti la parola
qual desìo m'incalza e punge…
La speranza che s'invola
nuove fiamme al fuoco aggiunge.
Pia m'aborre, Pia mi fugge…
Ma non fugge dal mio cor.
Ah! l'incendio che mi strugge
è delirio, e non amor!
Scena Quarta
(Bice e detti)
GHINO
Ebben?
BICE
Venirne davanti a lei
più non ti lice.
GHINO
Chi a me lo vieta?
BICE
Pia.
GHINO
La cagione?
BICE
Saper la dei e Nello, anch'egli potria…
GHINO
T'acqueta.
Troppo dicesti!
BICE
Nel mio linguaggio ella ti parla:
pensaci, e trema.
(parte)
UBALDO
Muto rimani a tanto oltraggio!
GHINO
Non ha favella un'ira estrema.
(dopo un momento di riflessione rende il foglio a Ubaldo)
Rechi all'infida d'ignoto messo
quel foglio…
UBALDO
Intendo, riposa in me.
GHINO
Al campo io volo…
E Nello, ei stesso
udrà qual onta costei gli fe'.
Mi volesti sventurato?
Sventurata sarai meco…
I miei pianti avranno un eco,
il mio duol vendetta avrà.
O mio core, o cor sprezzato,
gemi indarno in questo petto…
Dei bandir qualunque affetto
che somigli alla pietà.
UBALDO
Sì, tu fosti provocato…
saria stolta la pietà.
(Partono da oppost via)
Scena Quinta
(Appartamenti di Pia. Due porte laterali: quella a destra mena alla stanza da letto: altra porta nel fondo, dietro la quale un verone, che risponde sul giardino. Bice e Lamberto)
LAMBERTO
Surse la Pia?
BICE
Surse anzi l'alba, e parmi
più dell'usato ancora
gemente, irrequieta.
LAMBERTO
Il suo cordoglio purtroppo è giusto!
D'esecranda pugna il dì s'appressa:
per lo sposo insieme, e pe 'l fratello,
armati l'un contro l'altro e di vendetta ardenti,
ella tremar dovrà!
BICE
Malvagia etade!…
Di sangue cittadin grondar le spade
vedremo ancor!
LAMBERTO
Di Nello fu prudente consiglio
la sposa allontanar dal suo palagio
che scopo fia di militar licenza,
se la tremenda oste di Flora irrompe
nella cittade.
BICE
E questa rocca, antico
de' Tolomei retaggio,
scampo securo estimi tu?
LAMBERTO
Fu dessa inespugnabil sempre.
Lo sventurato genitor di Pia,
quando funesta ardea gara civile,
qui ricovrò da Siena, e l'ira ostile
respinse a lungo; ma consunto alfine
ogni alimento, per segreto calle
(egli getta come involontariamente uno sguardo sulla parete in fondo)
fuggì, sull'Arno raggiungendo i figli
pargoli ancora, e la consorte. Io poscia
tuttor qui m'ebbi solitaria stanza…
BICE
Ver noi la Pia s'avanza.
LAMBERTO
Io mi ritraggo… Alle sue donne accanto
libero sgorghi dell'afflitta il pianto.
(parte pe'l fondo)
Scena Sesta
(Pia, Damiglelle, e detta)
DAMIGELLE
(invitando la Pia a sedere presso il verone)
Qui posa il fianco.
È vivida quest'ora del mattino,
imbalsamata è l'aura, che move dal giardino:
di vaghi fior smaltato ve' come ride il prato,
qui tutto spira e parla celeste voluttà…
(Fra sè)
È vano! A confortarla
uman poter non v'ha!
PIA
(alzandosi smaniosa)
A voi son grata… ma non è quest'alma
più di gioia capace.
BICE
Almen di calma lo sia.
PIA
Trista per me, funerea luce
il sol diffonde, e l'universo piange!
BICE
Misera!
PIA
In cor se mi leggessi, o Bice,
del mio stato infelice maggior pietade avresti!…
(Fra sè)
Oh incertezza crudel!…
Giunger dovea pria del giorno l'avviso…
Al suo fuggir, compro dall'oro, è forse un ostacolo insorto?…
Della torre il custode potria con empia frode tradirmi?…
Ah! no, che di Rodrigo ei stesso
mi fe' l'arcana prigionia palese.
Eppur, d'onde l'indugio?…
Ah! ch'io mi perdo!
E fra tante dubbiezze, in cui smarrita
è la ragion nel core,
certo, ah! certo soltanto è il mio dolore!
O tu, che desti il fulmine,
che al nembo il fren disciogli,
le mie dolenti lagrime in tua pietade accogli…
Quell'innocente vittima salva, e conduci a me.
No, tu non puoi respingere chi fida in te, buon Dio…
Il voto, che fra i gemiti al tuo gran soglio invio,
è puro come gli angeli che stanno in cielo con te.
BICE
(Fra sè)
Geme tuttor la misera!…
DAMIGELLE
(Fra sè)
Calma per lei non v'è!
Scena Settima
(Lambrerto e detta)
LAMBERTO
Pia…
(traendola in disparte)
PIA
Che fu?… Smarrito in volto
sei, Lamberto!…
LAMBERTO
(sottovoce)
M'odi.
PIA
Ascolto.
LAMBERTO
Tra le querce… accanto al rio…
dove il parco è più solingo,
accostarsi a me vegg'io
un uom tacito e guardingo…
Ei gettandomi dappresso
questo foglio, in tuon sommesso
di recarlo a te mi dice,
quindi fugge al par d'un lampo.
(Pia prende il foglio e l'apre)
PIA
(Fra sè)
Le sue note…
Me felice!…
(dopo aver letto)
Tolto è ormai qualunque inciampo!…
LAMBERTO
(Fra sè, osservando il cambiamento del volto di lei)
Il tormento a lei dà tregua!
PIA
(Fra sè)
Qui fra poco il rivedrò!…
BICE
(Fra sè)
L'altra nube si dilegua
DAMIGELLE
(Fra sè)
Che la fronte a Pia velò!
PIA
(Fra sè)
Di pura gioia in estasi è l'alma mia rapita!…
A lui dirò: sei libero, io ti salvai la vita…
E amplessi, e baci, e palpiti confonderemo intanto…
E verserem quel pianto che di dolor non è!
BICE, LAMBERTO, DAMIGELLE
(Fra sè)
Ella cessò dal pianto!
Al cielo ne sia mercé.
(Si ritirano.)
Scena Ottava
(Interno del padiglione di Nello. Nello)
NELLO
Giurai svenarlo,
ch'egli ardì col sangue de' miei congiunti
violar la pace da noi giurata,
quando a Pia mi strinse sacro legame.
Or della morte il ferro gli sta sul capo, e gemo!
Almen la sventurata Pia, che l'ama cotanto,
il fine acerbo non udrà del fratello…
Qualcun s'appressa…
Scena Nona
(Ghino e detto)
GHINO
Nello?
NELLO
Ghino!… Tu qui!
GHINO
Mi tragge alta cagion.
NELLO
Sembri agitato!…
GHINO
È vero
A palesarti orribile mistero,
a trafiggerti il petto io venni.
NELLO
Ogni tuo detto mi fa tremar!
GHINO
Tu n'hai ben donde!… Pia…
NELLO
Qual nome proferisti!…
e qual mi turba nero sospetto!…
No… spirto d'averno lo desta in me…
(abbandonandosi fra le braccia di Ghino)
Soccorri al tuo fratello, dimmi che fida è la consorte…
Sgombra, deh! sgombra il mio spavento estremo.
(Ghino getta sopra di lui un cupo sguardo, e rimane in silenzio.)
Oh, silenzio funesto!… Io gelo!… Io tremo.
È men fero; è meno orrendo il silenzio della tomba.
GHINO
Il mio dir fia più tremendo.
NELLO
Ahi!… la morte in cor mi piomba!
GHINO
Infelice!
NELLO
Omai favella.
GHINO
Sei tradito!
NELLO
Il ver dicesti?
GHINO
Ah, purtroppo!
NELLO
(esitante)
Io fremo!… Ed ella?…
GHINO
Ella…
NELLO
O Ghino, a ché t'arresti?
GHINO
È un'infida.
NELLO
(tremante d'ira)
L'onor mio?…
GHINO
D'altra macchia ricoprì!
NELLO
E il tuo fulmine, gran Dio, la spergiura non colpi?
(cade su uno sgabello. Pausa. Alzandosi e con tutta l'effusione del dolore)
Parea celeste spirito ascoso in uman velo!…
Per me quel riso angelico schiudeva in terra il cielo!…
Il disinganno è giunto!
Tutto distrugge un punto!…
Il viver mio di lagrime sorgente omai si fe'!
GHINO
(Fra sè)
Seppi nel cor trasfondergli parte del mio veleno:
le mie gelose furie squarciano pur quel seno.
È ormai scoccato il dardo… Ogni rimorso è tardo…
Gioia dell'alme perfide io già ti sento in me!
NELLO
(come colpito da rapido pensiero afferra Ghino, fissandolo acutamente)
Tu mentisti: un tanto eccesso
no, quel cor non ha macchiato.
GHINO
Testimon sarai tu stesso dell'oltraggio a te recato.
Come il cielo di luce privo chiami al sonno ed al riposo,
alla Pia verrà furtivo chi t'offende…
NELLO
(con estremo furore)
Andiam… Fui sposo!
Sol, che tardi… il corso affretta…
cedi all'ombre…
GHINO
Ah! m'odi ancor
NELLO
Più non odo…
GHINO
Almen…
NELLO
Vendetta
GHINO
Pria.
NELLO
Son cieco di furor.
(qual uomo privo affatto di ragione)
Del cielo che non punisce emenderò l'errore…
Già il mio pugnal ferisce, de' rei già squarcia il core…
Le palpitanti vittime io premo già col piè.
GHINO
(Fra sè)
Sei pago, amor furente?
S'appresta orrendo scempio…
Le mie virtudi hai spente, m'hai reso un vile, un empio…
Gioisci, esulta, o demone, e lei perdesti… e me!
(Nello esce furibondo, seco traendo Ghino per un braccio.)
Scena Decima
(Scena Versione di Senigallia Omessa. Orrido sotterraneo appena rischiarato da una tetra lampada in fondo un rastello di ferro dietro cui passeggia un uomo d'armi)
RODRIGO
In questa de viventi orrida tomba
ove per sempre il raggio tace del giorno,
il suon di fioca squilla giunge soltanto…
dell'ombroso velo or si ricopre il cielo,
e le stelle silenti spargon luce soave…
Ah! L'ora è questa arbitra di mia sorte!
Fra speranza e timor, fra vita e morte mi balza il cor!…
Pavento forse l'estremo fato?
No; ma un pensiero!…
Ah! Pende dalla mia un'altra vita!…
Oh! dolce suora! Oh Pia!
Mille volte sul campo d'onore i perigli più crudi sfidai
mille volte la morte sprezzai, or la temo…
ah! la temo per te!
S'io cadessi, al pietoso tuo core scenderebbe un acuto pugnale;
e dischiusa la pietra ferale non sarebbe soltanto per me!
Scena Undicesima
(Custode e detto)
CUSTODE
(Deponendo sur una tavola una brocca d'acqua e togliendone i pochi oggetti che servirono ad imbandire la parca mensa del prigioniero, dice sommessamente, ed in guisa che l'Uomo d'armi non possa notare che egli volge la parola a Rodrigo)
Omai l'istante è presso del tuo fuggir.
M'ascolta: del custodito ingresso cangiata fia la scolta;
quella che dée succedere compra è da me.
Fa' cor.
(parte)
(odesi battere una campana)
RODRIGO
Il sen mi scuote un palpito ignoto a me finor.
(Un momento di silenzio comparisce nel fondo un drappello di armigeri la guardia cangiata)
(sfavillante di gioia)
L'astro che regge i miei destini sparge d'intorno nuovo fulgor!
Impallidite o ghibellini, io riedo al campo… io vivo ancor!
(Il Custode si mostra sull'ingresso, avvolge Rodrigo in un lungo mantello, gli pone sul capo un elmo, di cui abbassa la visiera, gli porge una spada, ed escono cautamente frettolosi.)
Scena Dodicesima
(Appartamenti di Pia, come nella scena V. Nello, Ghino, Bice, e Scudieri di Nello dalla porta a sinistra. Un doppiere arde sovra una tavola: la porta del verone è chiusa.)
BICE
Dell'inatteso tuo venir la nuova sarà conforto alla dolente.
(entra nella stanza da letto)
GHINO
(agli scudieri)
Udiste? Ascosi fra le piante, ove la notte
regna più densa e scura, cautamente vegliate:
a queste mura un uomo s'avanzerà;
libero accesso egli abbia, uscir gli sia vietato.
(gli scudieri partono pe 'l fondo; Ghino serra nuovamente la porta del verone)
NELLO
E tanto deggio aspettar la mia vendetta!
GHINO
Nello, pensa che un detto,
un guardo può dell'ordita trama scompor le fila!…
NELLO
Non temer.
GHINO
Che déi frenarti al suo cospetto…
Eccola!…
NELLO
Oh mio furor!…
GHINO
Lo cela in petto.
Scena Tredicesima
(Pia, Bice, e detti. Bice si ritira per la porta a sinistra.)
NELLO
(abbracciandola con simulata calma)
Pia…
PIA
Signor…
NELLO
Tu sei turbata!…
Il tuo cor tremare io sento!
PIA
No… la gioia inaspettata… la sorpresa…
(Fra sè)
Oh mio spavento!
NELLO
(Fra sè)
Empia!
PIA
Eppur, non hai tu stesso
un rammarco in volto impresso?…
NELLO
Io rammarco!…
PIA
E sdegno… parmi.
GHINO
(piano a Nello onde esortarlo a rattenersi)
Nello!…
NELLO
È ver… giungeva al campo nuova infausta a rattristarmi…
nuova tal, che d'ira avvampo!
Il signor di Roccaforte…
PIA
Sigifredo?…
NELLO
La consorte sai di quale,
e quanto affetto egli amava.
PIA
E riamato…
NELLO
No… chiudea l'indegna in petto
turpe foco abominato…
un codardo… un seduttore…
vilipeso fu l'onore…
(cieco di rabbia)
Nell'onor son io ferito
il tuo fallo è noto, è certo…
Donna infida m'hai tradito!…
M'hai d'infamia ricoperto!…
(avvertito da un guardo furtivo di Ghino ripiega immantinente)
Sigifredo così disse,
strinse il brando, e si trafisse.
PIA
Ed estinto?…
GHINO
Vive ancora, ma per poco:
iddio lo chiama, pria che giunga all'ultim'ora
abbracciar l'amico ei brama.
(accennando Nello)
PIA
(Fra sè)
O sospetto!…
GHINO
E quindi Nello, onde girne al suo castello,
trasse innanzi a queste mura…
NELLO
E il vederti amata sposa,
fu mia prima e dolce cura.
(Fra sè)
Figger gli occhi in me non osa!
GHINO
Nello, andiam, che l'ora stringe.
PIA
(con gioia inconsiderata)
Parti?
NELLO
Sì. T'incresce!
PIA
È ver…
NELLO
Troppo m'ami!
PIA
(Fra sè)
Cielo!… Ei finge!
NELLO
Io ti leggo nel pensier!
(Fra sè)
Ogni sguardo, ed ogni accento
manifesta il suo delitto!
Il suo nero tradimento
come in core, in fronte ha scritto!
Taccia ancor… ma più tremenda
la vendetta poi discenda…
Onor mio contaminato,
la rea coppia immolo a te.
PIA
(Fra sè)
Egli asconde un rio furore sotto il vel di finta calma!
Ah! D'ambascia, di terrore circondata, ingombra ho l'alma!…
Odo un gemito… un lamento!…
Veggo oggetti di spavento!…
Un avello insanguinato par che s'apra innanzi a me!
GHINO
(Fra sè)
Ella ardea di fiamma impura e scherniva l'amor mio!
Di sue colpe la spergiura con la morte paghi il fio…
Con la morte? A questo accento fremer l'alma in petto io sento!…
Il mio foco dispregiato tutto estinto ancor non è!
GHINO
(a Nello)
Vieni…
NELLO
Sposa…
PIA
Nello…
NELLO
Addio.
(parte seguito da Ghino per l'uscio a sinistra)
PIA
M'atterrì la sua presenza pe 'l fratello!…
(con risoluzione)
In ciel v'è un dio protettor dell'innocenza.
(chiude la porta a sinistra, ed apre quella del verone)
Scena Quattordicesima
(Lamberto e detta)
LAMBERTO
(nella massima agitazione)
Ah! signora…
PIA
Tu, Lamberto!…
Deh! che fu?…
LAMBERTO
Si tende al certo
un agguato… Gente in armi si nascose…
(indicando dalla parte de' giardini)
PIA
Egli è perduto!
LAMBERTO
Donna! Il sangue fai gelarmi!…
Di'? Non oso… Hai tu potuto?…
PIA
L'uom che attendo, è mio fratello.
LAMBERTO
Egli!… Ciel, che festi! E Nello!
Ahi! Sciagura!… Tardi apprendo… Io potea…
PIA
Chi giunge?…
LAMBERTO
È desso.
Scena Quindicesima
(Rodrigo e detti)
RODRIGO
Pia…
PIA
Qual fulmine tremendo!…
RODRIGO
Che…
(Lamberto corre a chiudere il verone.)
LAMBERTO
Respira: è salvo adesso.
PIA
E fia ver?
LAMBERTO
Segreta via, d'onde il padre un dì fuggia…
(si accosta alla parete infondo, e rimossa una parte della tappezzeria scopre un uscio segreto)
Mira
PIA
(a Rodrigo)
Oh gioia!… ne minaccia
grande rischio, ed incalzante…
esci…
LAMBERTO
Ah! Sì…
Fra queste braccia un istante, un solo istante
il fratel stringendo al petto pianger deggio…
e palpitar!
RODRIGO
Tanto duolo… e tanto affetto
mi costringe a lagrimar…
(sempre l'uno in braccio dell'altro e tergendosi a vicenda le lagrime)
PIA
Ah! Ne tolse orrenda guerra l'adorato genitore!…
Cruda morte di dolore poi la madre c'involò!…
Aventurati!… Sulla terra
solo il pianto a noi restò!
Scena Sedicesima
(I suddetti, e Nello di dentro)
NELLO
L'uscio dischiudi, o perfida.
LAMBERTO
Nello!…
RODRIGO
Colui!…
(Odonsi frequenti colpi dalla porta a sinistra.)
PIA
Non senti?
Va'…
NELLO
Traditori!…
(Rodrigo, fremente di rabbia pone la destra sull'elsa, ma viene trattenuto da Lamberto)
PIA
Ahi misera!…
Che indugi omai?… Che tenti?…
RODRIGO
Egli osa provocarmi!…
Io voglio…
PIA
Ah! Tu vuoi farmi spirar d'angoscia, o barbaro, e di terror.
(Intanto, soccorsa da Lamberto, ha condotto Rodrigo presso l'uscio segreto.)
Scena Diciassettesima
(Nello, Ghino e detti)
NELLO
(prorompendo dalla porta)
Ch'io sveni entrambi…
PIA
Ah! fuggi!
(rovescia il doppiere nel punto istesso che Nello entra)
NELLO
Oh! rabbia!…
GHINO
Ubaldo? Ubaldo?
LAMBERTO
(piano a Rodrigo e uscendo con esso per l'uscio segreto)
Vieni… Di lei pietade…
PIA
Orribile sul cor mi piomba un gelo!…
Scena Diciottesima
(Servi con altri doppieri, Ubaldo, Bice, uomini d'armi, damigelle e detti)
NELLO
Fuggì quel vil!…
UBALDO
Raggiungasi…
(uscendo pel fondo cogli uomini d'armi)
NELLO
(scagliandosi per uccidere Pia)
Mori…
GHINO, FAMILIARI
(disarmandolo cogli altri)
T'arresta!…
BICE, DAMIGELLE
Oh! ciel!…
NELLO
Son ebbro di sdegno… respiro veleno
non sangue, ma foco mi scorre nel seno…
quel ferro mi rendi… L'iniqua s'uccida…
parola di calma non giunge al mio cor…
Egli ode soltanto la voce che grida:
sterminio tremendo, vendetta, furor.
GHINO, FAMILIARI, UBALDO
(Ghino)
Quell'ira bollente per poco raffrena…
(Familiari)
Per poco sospendi la giusta sua pena…
(Ubaldo)
Pria vegga l'indegna spirar quell'ardito,
e senta le vene gelarsi d'orror;
poi tutto grondante del sangue aborrito
il ferro di morte le immergi nel cor.
PIA
Ah! M'odi… raffrena quell'odio feroce…
per lui di ragione è muta la voce!…
In terra sprezzato al trono di dio
il grido s'innalzi d'un misero cor…
Qui sangue si chiede, ah! Versino il mio,
ma basti… ma plachi un empio furor.
BICE, DAMIGELLE
Ei d'ira è furente… non ode consiglio…
ha in petto l'inferno, la benda sul ciglio!
Ah! Fuggi… sottraiti al fero consorte…
non vedi ch'egli arde d'insano furor?
Le pende sul capo sospesa la morte!
O notte funesta!… Oh scena d'orror!
(Pia sviene, intanto che Nello è condotto)
Variante del Finale I
Variante scritta per la rappresentazione di Senigallia (1837) con concertato di Napoli (1838).
Scena XII
(Appartamenti di Pia. Notte. La porta del verone è chiusa. Ubaldo, ed Armigeri dalla sinistra.)
UBALDO
Di Ghino il cenno udiste?
Ascosi fra le piante, ove la notte
regna più densa e scura, cautamente vegliate:
s'avanzerà l'indegno a queste porte…
accesso v'abbia, uscirne a lui sia morte.
ARMIGERI
Inoltriam fra l'ombre avvolti:
niun ci vegga, niun ci ascolti.
Della notte col favor si tradisca il traditor.
(partono pe 'l fondo. Ubaldo serra il verone e si ritira)
Scena XIII
(Pia dalla stanza da letto: ella reca un doppiere che lascia su una tavola.)
PIA
Tutto è silenzio!
~ Un mormorio sommesso udir mi parve…
Inganno fu del pensier, che vede perigli ovunque!
~ Il tenebroso velo stese la notte…
incalza l'ora, e il fratello…
(odesi battere leggermente la porta del verone)
Ah, giunse… Il cor mi balza!
(chiude la porta a sinistra ed apre il verone)
Scena XIV
(Lamberto, e detta.)
LAMBERTO
(nella massima agitazione)
Ah! Signora…
PIA
Tu, Lamberto!…
Deh! Che fu?…
LAMBERTO
Si tende al certo
un agguato… gente in armi
si nascose…
(indicando dalla parte ond'è venuto)
PIA
Egli è perduto!
LAMBERTO
Donna! Il sangue fai gelarmi!
Di'?… Non oso… Hai tu potuto?…
PIA
L'uom che attendo, è mio fratello…
LAMBERTO
Egli!… Ciel, che festi! E Nello!
Ahi! Sciagura!… Tardi apprendo… Io potea…
PIA
Chi giunge?
LAMBERTO
È desso.
Scena XV
(Rodrigo, e detti)
RODRIGO
Pia…
PIA
Qual fulmine tremendo!…
RODRIGO
Che!…
LAMBERTO
(corre a chiudere il verone)
Respira: è salvo adesso.
PIA
E fia ver?…
LAMBERTO
Segreta via, donde il padre un dì fuggia…
(si accosta alla parete in fondo e, rimossa una parte della tappezzeria, scopre un uscio segreto)
Mira.
PIA
Oh gioia!… Ne minaccia gran periglio…
RODRIGO
Che mai sento!…
PIA
Esci…
LAMBERTO
Ah sì…
PIA
Fra queste braccia un momento, un sol momento…
il fratel stringendo al petto pianger deggio… e palpitar!
RODRIGO
Tanto duolo… e tanto affetto mi costringe a lagrimar…
PIA, RODRIGO
(sempre l'una in braccio all'altro)
Ah, ne tolse orrenda guerra l'adorato genitor!…
Cruda morte di dolore poi la madre c'involò!…
Sventurati!… sulla terra solo il pianto a noi restò.
Scena XVI
(I suddetti, e Nello di dentro)
NELLO
L'uscio dischiudi, o perfida.
LAMBERTO
Nello!…
RODRIGO
Colui!…
PIA
Non senti?
(odonsi frequenti colpi dalla porta a sinistra)
Va'…
NELLO
Traditori!
(Rodrigo fremente di rabbia pone la destra sull'elsa, ma vien trattenuto da Lamberto)
PIA
Affréttati… Che indugi omai?… Che tenti?…
RODRIGO
Egli osa provocarmi!… Io voglio…
PIA
Ah, tu vuoi farmi spirar d'angoscia, o barbaro, e di terror…
(intanto, soccorsa da Lamberto, ha condotto Rodrigo verso l'uscio segreto)
Scena XVII
(Nello, Ghino, e detti)
NELLO
(prorompendo dalla porta spalancata con pugnale snudato)
Ch'io sveni entrambi…
PIA
(rovescia il doppiere nel punto istesso che Nello entra)
Ah fuggi…
NELLO
Oh rabbia!…
GHINO
Ubaldo? Ubaldo?
LAMBERTO
(piano a Rodrigo ed uscendo con esso per l'uscio segreto che si richiude tosto)
Vieni… di lei pietade…
PIA
Orribile sul cor mi piomba un gelo!…
Scena XVIII
(Servi con altri doppieri, Ubaldo, Bice, Uomini d'armi, Damigelle, e detti)
NELLO
Fuggito egli è!…
UBALDO
(uscendo pe 'l fondo con gli uomini d'armi)
Raggiungasi…
NELLO
(scagliandosi per uccidere la Pia)
Mori…
GHINO
(disarmandolo con gli altri)
T'arresta…
BICE, DAMIGELLE
Oh cielo!…
PIA
Sposo…
NELLO
Il pugnal!…
BICE
Deh scòstati…
Non vedi il suo furor?…
NELLO
Il mio pugnal rendetemi…
PIA
(cade al suolo tramortita)
Io muoio…
BICE, DAMIGELLE
Qual terror!…
(un momento di spaventevole silenzio. Le donne sollevano la Pia e l'adagiano su una seggiola: il pallore della morte le copre il volto ed un angoscioso anelito solleva il suo petto. Nello resta immobile)
GHINO
Ahimè, quell'anelito il core mi gela!
Sospesa una lagrima il ciglio mi vela!
Ho l'alma commossa… la mente agitata…
Ancor dell'ingrata ~ io sento pietà!
NELLO
Ah, come congiungere il cielo potea
il volto d'un angelo ad alma sì rea! ~
Di tanto delitto macchiarsi quel core!…
È spento l'onore ~ più fede non v'ha!
PIA
Non regge quest'anima in tanto periglio…
Un velo funereo ingombra il mio ciglio…
Fantasmi di morte intorno rimiro!…
L'estremo sospiro ~ sul labbro mi sta!
BICE, DAMIGELLE
Deh calma le furie del core sdegnato…
Ah, tu della misera ben vedi lo stato…
L'orror, lo spavento de' sensi la priva;
più spenta che viva ~ dinanzi ti sta.
Scena XIX
(Ubaldo, Uomini d'armi, e detti)
UBALDO
Quel codardo ne deluse!…
Rinvenirlo io non potei.
NELLO
Ah, l'Averno si dischiuse per sottrarlo a' colpi miei!
GHINO
(Fra sè)
D'ira avvampo!…
NELLO
Svela, o Pia, come… donde il vil fuggia…
Tu da me la vita avrai se di lui vendetta avrò.
PIA
Io tradirlo?… No, giammai…
Mille volte pria morrò.
NELLO
(nel massimo furore e volgendosi ad Ubaldo ed a' suoi uomini d'armi)
L'empia cingete d'aspre ritorte… alle maremme sia trascinata… ~
Lunga, crudele, tremenda morte ivi t'aspetta, o scellerata…
Vanne, perversa… di te soltanto per maledirti mi sovverrò.
GHINO
(Fra sè)
Ahi sciagurato! Dove mi spinse della vendetta l'empio desio!…
L'astro del giorno per lei si estinse, ma più infelice di lei son io…
Tutta una vita trarrò nel pianto e di me stesso l'orror sarò!
PIA
Qual fera morte a me s'appresta!…
V'è donna al mondo più sventurata?…
Nella suprema ora funesta sarò da tutti abbandonata!…
Del pio ministro a me d'accanto suonar la prece io non udrò!
UBALDO, UOMINI D'ARMI
Omai ne segui… è vano il pianto.
Il tuo destino cangiar non può.
BICE, DAMIGELLE
Il ciel preghiamo, che il ciel soltanto all'infelice soccorrer può.
(Ubaldo e gli uomini d'armi traggono secoloro la Pia)