ATTO SECONDO


La scena è composita, per fingere che l'azione successivamente si svolga in più luoghi del palazzo di Teodorico in Ravenna. La parte a sinistra rappresenterà la loggia superiore che si vede nel mosaico del "Palatium" in Sant'Apollinare nuovo. La parte a destra è bassa e cupa: la camera dell'antico palazzo barbarico avrà la severità di una cripta. Sopra una tavola di marmo, due candelabri in bronzo. Nella parte centrale, invece, la fantasia bisantina ha profuso colori. Tende negli intercolunni. Donello è sulla loggia, tra le giovani ancelle del palazzo: ciarlano e ridono.

▼LUCILLA, CORO DONNE▲
Udite!

▼AGATA, CORO DONNE▲
Udiamo!

▼LUCILLA, CORO DONNE▲
Oh, bella!

▼SABINA, CORO DONNE▲
Zitte!

▼TUTTI▲
Oh, bella! oh nova!

▼AGATA, CORO DONNE▲
Or qual'è questa prova?

▼LUCILLA, SABINA, CORO DONNE▲
Or qual'è?

▼DONELLO▲
Passa immune, innanzi al sacro simulacro,
ogni candida pulcella, ogni bella
dama onesta; ma se donna a noi men
cruda s'avvicina, oh! reo portento!
Ecco un rifolo di vento le dilacera
la vesta e la svela tutta ignuda…

▼AGATA, LUCILLA, SABINA, CORO DONNE▲
No! Misera! Lontano,
via dall'idolo villano!

▼DONELLO▲
Dionea, marmo di rosa, splende
in riva al Corno d'oro: è difesa
al bel tesoro la virtù misteriosa.

▼AGATA, LUCILLA, SABINA, CORO DONNE▲
Falsa Dea, che è nemica di bellezza!
Giù Dionea! Rompi il marmo!
Frangi! Spezza!

▼DONELLO▲
E Teofano, il dì che un'onda furibonda
la consueta via le vieta e la caccia
fuor della traccia, passa ignara,
passa ignara qui d'accanto…
Ecco il soffio aquilonare involar
diadema e manto e ogni grazia più
segreta a miracolo mostrare…

▼AGATA, CORO DI DONNE▲
O Teofano, abbatti,
atterra l'alta imago
che ti fa sì cruda guerra!

▼LUCILLA, SABINA, CORO DONNE▲
Dolce druda, abbatti,
atterra l'alta imago
che ti fa sì cruda guerra!

▼DONELLO▲
Or io molto sarei vago di tentar
con voi l'arcano, che ciascuna
è nova e pura e di suo candor sicura…

▼AGATA, LUCILLA, SABINA, CORO DONNE▲
Certo!

▼DONELLO▲
…e sol per talismano
porteranno il filo e l'ago.

▼AGATA, LUCILLA, SABINA, CORO DONNE▲
Oh, no! No!

▼AGATA, SABINA, CORO DONNE▲
Male ti fidi!

▼LUCILLA, CORO DONNE▲
Vuoi la prova? tristo a te!

▼AGATA, SABINA, CORO▲
Sfidi? Tristo a te…

▼MONICA▲
Come aveva nome codesta immite iddia?
Come?

▼DONELLO▲
Afrodite.

▼MONICA▲
Malvagio nome…

▼DONELLO▲
O Monica, non sai: era la dea dell'amore…

▼MONICA▲
Oh l'amore è un'altra cosa, Donello!
È più buono… è dono, è abbandono…

(Fissa Donello con lo sguardo pieno d'amore, e in quest'atto la vede Silvana, che inquieta e torbida s'aggira fra gli intercolunni e le tende)

▼SILVANA▲
Monica!
(Monica sembra destarsi: discende i gradini, s'avvicina a Silvana)
Che vuoi?

▼MONICA▲
Tu m'hai chiamata, patrizia.

▼SILVANA▲
No, niente. No.
Tu lo sai. D'ogni ancella eri più
cara al mio cuore: e ti perdi.
Non voglio, m'intendi? Guardami
in faccia.
Sei bella.
Salvarti dal roveto ardente
prima che tutta t'incendi.

(Croscio di risa, dalla loggia: le donne svolazzano via, seguite da Donello)

Il sogno che t'innamora è labile ombra.
Non t'ama. Tu sei la subita brama,
la gioia di un'ora; il fresco ramello
che strappi alla siepe fiorita passando,
e cader dalle dita ti lasci,
che un altro è più bello.
Nasconditi: se tu rimani, sei perduta…
Ti meraviglia che dentro io ti vegga sì chiaro?
È vero? Di'… Perchè taci?
Di lagrime hai molli le ciglia…
ma quelle che berrai domani
sapranno di sale più amaro?
Son dunque sì dolci i suoi baci?

▼MONICA▲
Tanto, tanto!

▼SILVANA▲
Ah! Sfacciata? Confessi la tua vergogna.

▼MONICA▲
Perdono!

▼SILVANA▲
Nel convento del Salvatore.

▼MONICA▲
Pietà! Se più non dovessi vederlo,
morrei…

▼SILVANA▲
Non si muore.

▼MONICA▲
Sono colpevole, sono…
Ma tu, che sai l'esilio
della luce e dell'aria,
tu, che nell'ombra maceri
l'anima solitaria,
all'error mio giovine,
tu, giovine, perdona!
Per tutte le mie lagrime,
tu, che soffri, sii buona!
Ah! E s'è un sogno fuggevole
che m'illude, che importa?
Vivere un'ora, vivere! Vivere!
Domani io sarò morta.

▼SILVANA▲
Morresti in peccato mortale.

▼MONICA▲
Pietà…

▼SILVANA▲
E onta non hai, nè rossore?

▼MONICA▲
Solo a me feci male…

▼SILVANA▲
Nel convento del salvatore.

▼MONICA▲
Pietà!

(Imperiosa, Silvana tende il braccio e l'altra a capo chino piangendo va. Appare l'Esarca e il corteggio. Silvana ha seguito lentamente Monica fin sulla loggia)

▼BASILIO▲
E dite al Papa, che non si dimentichi
d'esser soggetto di Bisanzio, e che
io son braccio da metter, come Eraclio,
a sacco San Giovanni Laterano.
E di Papa Martino gli sovvenga.
O Donello, oziare a lungo più non
dovrai tra le mura di Ravenna.
Forbisci arme ed arnese! Cavalcheremo
per la via romea e su, attraverso
l'Appennino, andremo ad insegnar a
questo nestoriano la regola ortodossa.
Tempi duri. Ma Cristo vince.
Vescovo! San Giovanni mi perdoni
la minaccia, che manterrò.
Ma voglio dormire questa notte
ed altre sette nel mio cilicio,
sulla terra nuda. Che pensi?

▼IL VESCOVO▲
Bene ti sia, patrizio.

▼BASILIO▲
Tempi duri. Ma Cristo vince.
(ora si avvede di Silvana, che discende dalla loggia)
Vieni mia donna, vieni: che il tuo
viso giovine e chiaro rammenti a noi,
tristi asceti in piastra e maglia,
che il Signore ne diede anche il sorriso.

(I seguaci dell'Esarca si inchinano alla patrizia, e fan atto d'allontanarsi)

▼SILVANA▲
No; tu, Donello, resta.
(all'Esarca)
Voglio che il figlio tuo narri
compiutamente ciò che fu detto, questa sera,
al supplizio di Agnese di Cervia.
Comandagli che parli: era presente.
Voglio sapere.

▼BASILIO▲
Che intendi? Che avvenne?

▼DONELLO▲
Niente. Grida.
Or giustizia è fatta.

▼BASILIO▲
Quali grida?

▼DONELLO▲
Mal s'udiva. Che importa?
La dissennava il terrore.
L'anima era già morta e
la bocca urlava…

▼SILVANA▲
Il mio nome!

▼BASILIO▲
Io ti comando che parli!

▼DONELLO▲
Sì, il tuo nome. Che tu volevi
salvarla, perchè la tua madre faceva malie;
che avea legato a sue trame l'Esarca…
Le litanie sommersero la voce infame.

▼SILVANA▲
Mia madre!

▼BASILIO▲
(a Donello)
Tu chiama il Prefetto:
la lingua che, prima in Ravenna,
osi ripeter la sozza menzogna di
strega, sia mozza.
Senza indugiare.
Ho detto.

(Un'ancella viene, accende i candelabri, esce in silenzio)

▼SILVANA▲
Dunque è vero?

▼BASILIO▲
Sì, vero.

▼SILVANA▲
E tu sapevi?

▼BASILIO▲
Una potenza misteriosa ardeva
negli occhi di diamante: era
la sua voce gelida come lama.
Io son la prova del suo fascino strano.
Perchè volsi il passo
verso la sua casa oscura?
Chi mi chiamava?
Ed era necessario obbedire
a quel tacito comando
come se ferrea mano mi traesse,
come se stocco mi urgesse alle reni.
Sorrise ambigua e disse:
Io t'aspettavo.
So il tuo destino.
E allora ti vidi primamente, Silvana,
e fui prigione. Forse è questo l'amore
nume ignoto che non temevo.
Forse è questo l'amore che non temevo.
Le mie nozze brevi erano state un rito
senza gioia, tra guerra e guerra,
sempre in un campo e in arme, per la
gloria di Cristo e dell'Impero.
Il mio cilizio mi cingeva i lombi di
castità, per il regno dei cieli: ma
forse tu, Silvana, eri l'amore.
Questo è raggio di luce: l'altro è oscuro.
Senza velarmi, tua madre mi disse le
sue malie: che fatto aveva la mia immagine,
e me legato al suo potere: l'avrei difesa.
Era certa! Era vero! Così l'Esarca, il
servo del Signore, salvò la maliarda dalla
pena giusta, che le schiudeva il Purgatorio.
E Cristo mi perdoni: se la misera anima
è presa dall'eterno fuoco è mia colpa;
e così, senza speranza, io prego tutto
dì per la sua pace!

▼SILVANA▲
Ah! orrore! di te! di me!
orrore che mi cinge la fronte,
che mi stringe l'arido cuore!
Mia madre! È questo, madre,
il segreto del tuo sguardo
inquieto, del tuo sembiante mesto?
Questo serrava la tua bocca amara?
Oh, quanto amara! e il solco del
perpetuo pianto?

▼BASILIO▲
Or datti pace, mia povera cara,
non dimandar, non pensare… È vano.

▼SILVANA▲
E un grido non umano
ravviva le tua pena.
O madre misera.

▼BASILIO▲
No, tu non devi piangere:
sii forte.

▼SILVANA▲
E dentro me uno schianto risponde,
senza lagrima! Orrore! Orrore!
Io sono la tua figlia, vedi,
e non ho il sollievo di una lagrima.
Ah, se potessi piangere!

▼BASILIO▲
Dell'oscuro passato sono chiuse le porte.
No, tu non devi piangere:
sii forte.

▼SILVANA▲
Essa poteva evocare! Mirabile cosa…
E in te nacque così grande amore,
sì grande che non potevi vivere senza di me…

▼BASILIO▲
Ti rammenti, Silvana?

▼SILVANA▲
Terribile potenza!
E credi tu che discenda per sangue?

▼BASILIO▲
Ora che pensi?

▼SILVANA▲
Forse la fiamma, che sì fiera
avvampa entro di me, forse è
il materno sangue…

▼BASILIO▲
Silvana!

▼SILVANA▲
(parlando sempre a sè)
Forse questo è poco lume nella grande
ombra che mi cerchia l'anima…

▼BASILIO▲
L'anima tua, Silvana, è dritta,
è immune: lo so. Non ti turbare:
prega e spera.

(Appaiono due silenziari: attendono immobili nell'intercolunno centrale)

Ora non star qui sola. Fa che vengano le donne

▼SILVANA▲
Sì.

▼BASILIO▲
Cristo ti guardi.

▼SILVANA▲
Sia.
(Silvana è sola col suo tormento indomabile. Entra nella camera, dove sulla tavola fiammeggiano i due candelabri. Lentamente spegne le candele, fuor che una, sulla quale ha soffiato così debolmente e distrattamente, che è rimasta accesa)
Evocare! La mia madre poteva…
(La voce sembra morire)
e venivano a lei…
(Senza voce, muove le labbra ad un nome, come per provare il suo potere)
Forse… Donello!
(Poi ripete piano, estatica)
Donello!
Ah! posso! posso!
(Donello è apparso: viene dal fondo buio della camera. L'evocatrice non lo vede, ma sente la sua presenza: rabbrividisce prima che le braccia del giovine la tocchino. Si baciano, ebbri di perdizione)
Donello!

▼DONELLO▲
Silvana!
ATTO SECONDO


La scena è composita, per fingere che l'azione successivamente si svolga in più luoghi del palazzo di Teodorico in Ravenna. La parte a sinistra rappresenterà la loggia superiore che si vede nel mosaico del "Palatium" in Sant'Apollinare nuovo. La parte a destra è bassa e cupa: la camera dell'antico palazzo barbarico avrà la severità di una cripta. Sopra una tavola di marmo, due candelabri in bronzo. Nella parte centrale, invece, la fantasia bisantina ha profuso colori. Tende negli intercolunni. Donello è sulla loggia, tra le giovani ancelle del palazzo: ciarlano e ridono.

LUCILLA, CORO DONNE
Udite!

AGATA, CORO DONNE
Udiamo!

LUCILLA, CORO DONNE
Oh, bella!

SABINA, CORO DONNE
Zitte!

TUTTI
Oh, bella! oh nova!

AGATA, CORO DONNE
Or qual'è questa prova?

LUCILLA, SABINA, CORO DONNE
Or qual'è?

DONELLO
Passa immune, innanzi al sacro simulacro,
ogni candida pulcella, ogni bella
dama onesta; ma se donna a noi men
cruda s'avvicina, oh! reo portento!
Ecco un rifolo di vento le dilacera
la vesta e la svela tutta ignuda…

AGATA, LUCILLA, SABINA, CORO DONNE
No! Misera! Lontano,
via dall'idolo villano!

DONELLO
Dionea, marmo di rosa, splende
in riva al Corno d'oro: è difesa
al bel tesoro la virtù misteriosa.

AGATA, LUCILLA, SABINA, CORO DONNE
Falsa Dea, che è nemica di bellezza!
Giù Dionea! Rompi il marmo!
Frangi! Spezza!

DONELLO
E Teofano, il dì che un'onda furibonda
la consueta via le vieta e la caccia
fuor della traccia, passa ignara,
passa ignara qui d'accanto…
Ecco il soffio aquilonare involar
diadema e manto e ogni grazia più
segreta a miracolo mostrare…

AGATA, CORO DI DONNE
O Teofano, abbatti,
atterra l'alta imago
che ti fa sì cruda guerra!

LUCILLA, SABINA, CORO DONNE
Dolce druda, abbatti,
atterra l'alta imago
che ti fa sì cruda guerra!

DONELLO
Or io molto sarei vago di tentar
con voi l'arcano, che ciascuna
è nova e pura e di suo candor sicura…

AGATA, LUCILLA, SABINA, CORO DONNE
Certo!

DONELLO
…e sol per talismano
porteranno il filo e l'ago.

AGATA, LUCILLA, SABINA, CORO DONNE
Oh, no! No!

AGATA, SABINA, CORO DONNE
Male ti fidi!

LUCILLA, CORO DONNE
Vuoi la prova? tristo a te!

AGATA, SABINA, CORO
Sfidi? Tristo a te…

MONICA
Come aveva nome codesta immite iddia?
Come?

DONELLO
Afrodite.

MONICA
Malvagio nome…

DONELLO
O Monica, non sai: era la dea dell'amore…

MONICA
Oh l'amore è un'altra cosa, Donello!
È più buono… è dono, è abbandono…

(Fissa Donello con lo sguardo pieno d'amore, e in quest'atto la vede Silvana, che inquieta e torbida s'aggira fra gli intercolunni e le tende)

SILVANA
Monica!
(Monica sembra destarsi: discende i gradini, s'avvicina a Silvana)
Che vuoi?

MONICA
Tu m'hai chiamata, patrizia.

SILVANA
No, niente. No.
Tu lo sai. D'ogni ancella eri più
cara al mio cuore: e ti perdi.
Non voglio, m'intendi? Guardami
in faccia.
Sei bella.
Salvarti dal roveto ardente
prima che tutta t'incendi.

(Croscio di risa, dalla loggia: le donne svolazzano via, seguite da Donello)

Il sogno che t'innamora è labile ombra.
Non t'ama. Tu sei la subita brama,
la gioia di un'ora; il fresco ramello
che strappi alla siepe fiorita passando,
e cader dalle dita ti lasci,
che un altro è più bello.
Nasconditi: se tu rimani, sei perduta…
Ti meraviglia che dentro io ti vegga sì chiaro?
È vero? Di'… Perchè taci?
Di lagrime hai molli le ciglia…
ma quelle che berrai domani
sapranno di sale più amaro?
Son dunque sì dolci i suoi baci?

MONICA
Tanto, tanto!

SILVANA
Ah! Sfacciata? Confessi la tua vergogna.

MONICA
Perdono!

SILVANA
Nel convento del Salvatore.

MONICA
Pietà! Se più non dovessi vederlo,
morrei…

SILVANA
Non si muore.

MONICA
Sono colpevole, sono…
Ma tu, che sai l'esilio
della luce e dell'aria,
tu, che nell'ombra maceri
l'anima solitaria,
all'error mio giovine,
tu, giovine, perdona!
Per tutte le mie lagrime,
tu, che soffri, sii buona!
Ah! E s'è un sogno fuggevole
che m'illude, che importa?
Vivere un'ora, vivere! Vivere!
Domani io sarò morta.

SILVANA
Morresti in peccato mortale.

MONICA
Pietà…

SILVANA
E onta non hai, nè rossore?

MONICA
Solo a me feci male…

SILVANA
Nel convento del salvatore.

MONICA
Pietà!

(Imperiosa, Silvana tende il braccio e l'altra a capo chino piangendo va. Appare l'Esarca e il corteggio. Silvana ha seguito lentamente Monica fin sulla loggia)

BASILIO
E dite al Papa, che non si dimentichi
d'esser soggetto di Bisanzio, e che
io son braccio da metter, come Eraclio,
a sacco San Giovanni Laterano.
E di Papa Martino gli sovvenga.
O Donello, oziare a lungo più non
dovrai tra le mura di Ravenna.
Forbisci arme ed arnese! Cavalcheremo
per la via romea e su, attraverso
l'Appennino, andremo ad insegnar a
questo nestoriano la regola ortodossa.
Tempi duri. Ma Cristo vince.
Vescovo! San Giovanni mi perdoni
la minaccia, che manterrò.
Ma voglio dormire questa notte
ed altre sette nel mio cilicio,
sulla terra nuda. Che pensi?

IL VESCOVO
Bene ti sia, patrizio.

BASILIO
Tempi duri. Ma Cristo vince.
(ora si avvede di Silvana, che discende dalla loggia)
Vieni mia donna, vieni: che il tuo
viso giovine e chiaro rammenti a noi,
tristi asceti in piastra e maglia,
che il Signore ne diede anche il sorriso.

(I seguaci dell'Esarca si inchinano alla patrizia, e fan atto d'allontanarsi)

SILVANA
No; tu, Donello, resta.
(all'Esarca)
Voglio che il figlio tuo narri
compiutamente ciò che fu detto, questa sera,
al supplizio di Agnese di Cervia.
Comandagli che parli: era presente.
Voglio sapere.

BASILIO
Che intendi? Che avvenne?

DONELLO
Niente. Grida.
Or giustizia è fatta.

BASILIO
Quali grida?

DONELLO
Mal s'udiva. Che importa?
La dissennava il terrore.
L'anima era già morta e
la bocca urlava…

SILVANA
Il mio nome!

BASILIO
Io ti comando che parli!

DONELLO
Sì, il tuo nome. Che tu volevi
salvarla, perchè la tua madre faceva malie;
che avea legato a sue trame l'Esarca…
Le litanie sommersero la voce infame.

SILVANA
Mia madre!

BASILIO
(a Donello)
Tu chiama il Prefetto:
la lingua che, prima in Ravenna,
osi ripeter la sozza menzogna di
strega, sia mozza.
Senza indugiare.
Ho detto.

(Un'ancella viene, accende i candelabri, esce in silenzio)

SILVANA
Dunque è vero?

BASILIO
Sì, vero.

SILVANA
E tu sapevi?

BASILIO
Una potenza misteriosa ardeva
negli occhi di diamante: era
la sua voce gelida come lama.
Io son la prova del suo fascino strano.
Perchè volsi il passo
verso la sua casa oscura?
Chi mi chiamava?
Ed era necessario obbedire
a quel tacito comando
come se ferrea mano mi traesse,
come se stocco mi urgesse alle reni.
Sorrise ambigua e disse:
Io t'aspettavo.
So il tuo destino.
E allora ti vidi primamente, Silvana,
e fui prigione. Forse è questo l'amore
nume ignoto che non temevo.
Forse è questo l'amore che non temevo.
Le mie nozze brevi erano state un rito
senza gioia, tra guerra e guerra,
sempre in un campo e in arme, per la
gloria di Cristo e dell'Impero.
Il mio cilizio mi cingeva i lombi di
castità, per il regno dei cieli: ma
forse tu, Silvana, eri l'amore.
Questo è raggio di luce: l'altro è oscuro.
Senza velarmi, tua madre mi disse le
sue malie: che fatto aveva la mia immagine,
e me legato al suo potere: l'avrei difesa.
Era certa! Era vero! Così l'Esarca, il
servo del Signore, salvò la maliarda dalla
pena giusta, che le schiudeva il Purgatorio.
E Cristo mi perdoni: se la misera anima
è presa dall'eterno fuoco è mia colpa;
e così, senza speranza, io prego tutto
dì per la sua pace!

SILVANA
Ah! orrore! di te! di me!
orrore che mi cinge la fronte,
che mi stringe l'arido cuore!
Mia madre! È questo, madre,
il segreto del tuo sguardo
inquieto, del tuo sembiante mesto?
Questo serrava la tua bocca amara?
Oh, quanto amara! e il solco del
perpetuo pianto?

BASILIO
Or datti pace, mia povera cara,
non dimandar, non pensare… È vano.

SILVANA
E un grido non umano
ravviva le tua pena.
O madre misera.

BASILIO
No, tu non devi piangere:
sii forte.

SILVANA
E dentro me uno schianto risponde,
senza lagrima! Orrore! Orrore!
Io sono la tua figlia, vedi,
e non ho il sollievo di una lagrima.
Ah, se potessi piangere!

BASILIO
Dell'oscuro passato sono chiuse le porte.
No, tu non devi piangere:
sii forte.

SILVANA
Essa poteva evocare! Mirabile cosa…
E in te nacque così grande amore,
sì grande che non potevi vivere senza di me…

BASILIO
Ti rammenti, Silvana?

SILVANA
Terribile potenza!
E credi tu che discenda per sangue?

BASILIO
Ora che pensi?

SILVANA
Forse la fiamma, che sì fiera
avvampa entro di me, forse è
il materno sangue…

BASILIO
Silvana!

SILVANA
(parlando sempre a sè)
Forse questo è poco lume nella grande
ombra che mi cerchia l'anima…

BASILIO
L'anima tua, Silvana, è dritta,
è immune: lo so. Non ti turbare:
prega e spera.

(Appaiono due silenziari: attendono immobili nell'intercolunno centrale)

Ora non star qui sola. Fa che vengano le donne

SILVANA
Sì.

BASILIO
Cristo ti guardi.

SILVANA
Sia.
(Silvana è sola col suo tormento indomabile. Entra nella camera, dove sulla tavola fiammeggiano i due candelabri. Lentamente spegne le candele, fuor che una, sulla quale ha soffiato così debolmente e distrattamente, che è rimasta accesa)
Evocare! La mia madre poteva…
(La voce sembra morire)
e venivano a lei…
(Senza voce, muove le labbra ad un nome, come per provare il suo potere)
Forse… Donello!
(Poi ripete piano, estatica)
Donello!
Ah! posso! posso!
(Donello è apparso: viene dal fondo buio della camera. L'evocatrice non lo vede, ma sente la sua presenza: rabbrividisce prima che le braccia del giovine la tocchino. Si baciano, ebbri di perdizione)
Donello!

DONELLO
Silvana!
最終更新:2020年02月19日 21:30