ATTO SECONDO

Una stanza di vecchio stile tedesco, nella casa del Maestro delle campane. La parete di fondo è per metà occupata da una profonda nicchia, cori il focolare e il camino: sui carboni spenti v'ha un paiolo di rame. L' altra metà della parete è aperta a finestra: accanto alla finestra è un lettuccio. In ciascuna parete laterale, una porta: quella di sinistra conduce all'officina, quella di destra all'andito. Avanti, a destra. è una tavola con qualche seggiola intorno; sulla tavola un boccale di latte, tazze, pane. Una piccola secchia è li presso. La stanza è adorna di immagini: copie di Adam Kraft, Peter Vischer e d'altri. Campeggia un crocefisso in legno dipinto.
I due FIGLI DI ENRICO, l'uno di cinque e l'altro di nove anni, vestiti da festa, siedono a tavola e han d'nnanzi la loro bella tazza di latte. La signora MAGDA, anch'essa adorna delle sue vesti migliori, entra da destra recando in mano un fascio di primule. È mattino di buon'ora, e la luce a poco a poco aumenta.

▼LA SIGNORA MAGDA▲
Ve', bimbi, quante primule! In giardino
c'è un cantuccio di fior tutti così!
E noi, nel giorno che onorano il babbo,
ci adorneremo come si conviene.

▼I BIMBI▲
Un mazzolino ! A me !

▼MAGDA▲
Ciascuno avrà
cinque fiori: e sapete che uno solo
basta ad aprire il cielo. Ora bevete
il vostro latte e mangiate il buon pane:
erta è la via fino alla chiesa, e lunga.

▼UNA VICINA▲
(dalla finestra)
Siete già desta, vicina?

▼MAGDA▲
Altro che!
occhio tutta la notte non ho chiuso
per aspettare il disiato sole:
ma fresca son, come dormito avessi
un dolce sonno… Bel tempo, mi pare.

▼LA VICINA▲
E mastro Enrico non è ritornato?

▼MAGDA▲
Dura fu la fatica e dolce è il premio.
Ah, non immaginate come pura
e chiara e pia suoni la nuova voce!
Ascoltatela quando canterà
la prima volta: è una preghiera, un coro
d' angeli, che conforta e benedice.

▼LA VICINA▲
Certo che sì: però mi maraviglia
questo, vicina mia: dalla terrazza
si scorge la chiesetta in mezzo ai monti,
e dovevano dare il segno, appena
issata la campana sulla torre.
Ma la bianca bandiera ancor non sventola

▼MAGDA▲
Guardate bene, e certo or la vedrete.

▼LA VICINA▲
Dicono che gli Spiriti dei monti
abbiano in odio la chiesa e la squilla …

▼MAGDA▲
Per l'amore di Dio! …

▼LA VICINA▲
Ma non so nulla …
non tremate, vi supplico … No, no,
chè non si parla d'alcuna sventura:
una ruota spezzata, a quel che dicono,
e, pare, un po' di danno alla campana. ..
Ma non si sa…

▼MAGDA▲
Pur ch'egli mi sia salvo,
che fa? che fa? … pur ch'egli mi sia salvo!
Prendete i bimbi, vi prego … Volete?

▼LA VICINA▲
Ma certo, certo! li terrò con me.

▼MAGDA▲
(fa uscire i due bimbi dalla finestra; e intanto dice, con voce rotta dall' emozione:)
Custoditeli nella vostra casa
mentr'io m'affretto, quanto posso, e corro
a vedere … a portare aiuto … a… a…
Io debbo essere là dov'è il Maestro.
(Esce precipitosamente. La vicina con i bimbi s'è allontanata. S'ode, non lungi, un lieto coretto di bambini che giocano.)

▼CORO DI BAMBINI▲
Tutti quanti son già qui
gli uccellini! oh, quanti!
Da ogni fronda «uit uit ui!»
da ogni gronda «cirelì!»
fan richiamo e pare, sì,
che ogni ramo canti.

Tutti quanti già in cortil
i bambini! Avanti!
Chi tra i fiori oili, oilà.
danze e cori guiderà?
Ben tornato, o dolce April,
ogni prato canti.

(A poco a poco si stende, sulle fresche voci infantili, un brusio di folla lontana; il mormorio cresce rapidamente, si distingue in parole di domanda, di incitamento, di commiserazione. La folla passa sotto la finestra: in un istante di silenzio se n'ode lo scalpiccio. Entra, a passo svelto, il CURATO: si guarda d'intorno come cercando qualcosa; poi va rapido al letto e lo scopre. Il MAESTRO e il BARBIERE varcano la soglia portando, sulla barella di rami e di frasche, ENRICO svenuto. Accanto cammina MAGDA, sconvolta, contratto il viso da un dolore profondo e arido: un uomo e una donna le camminano ai fianchi, pronti a sorreggerla. Dietro loro viene la folla, commossa e silenziosa.)

▼IL CURATO▲
Coraggio, Magda, Iddio v'aiuterà.
L'abbiam levato su questa barella
come morto, ma poi s' è ravvivato,
e il medico l'ha visto e dice che
c'è speranza…

▼MAGDA▲
(smarrita:)
Sperare, Dio del Cielo …
Un batter d'occhio … ero cosl felice …
Che cosa avviene? Che cosa è avvenuto?
Si guarda intorno, immemore, cercando:
I bimbi … i bimbi …
(Quasi ostile, si volge alla folla:)
E che volete, voi
tutti qui? Via !
(Al Curato, ai Maestro, al Barbiere:)
Ma ditemi
che cosa gli è accaduto … Siete muti?

▼IL BARBIERE▲
Nessuno sa, nessuno lo può dire …
Volle fermare il bronzo che cadeva?
Sol questo è certo, che se voi vedeste
il luogo dove cadde, inginocchiata
ringraziereste Iddio. .. Ch' ei viva ancora
è un miracolo, dico, in verità.

▼ENRICO▲
(con debole voce:)
Datemi un sorso d' acqua.. .

▼MAGDA▲
(correndo a prender l'acqua:)
Tutti via !

▼IL CURATO▲
(alla folla:)
Via, buona gente, lasciamoli in pace.
(La gente mormora parole di saluto ed esce lentamente. Il brusio a poco a poco si allontana.)

▼IL CURATO▲
Se vi bisogni di me, cara Magda,
sapete dove trovarmi.

▼IL BARBIERE▲
E me pure.

▼IL MAESTRO▲
Io resterò …

▼MAGDA▲
No, nessuno, nessuno !
(I tre uomini si consultano a voce bassa, poi escono silenziosi. MAGDA è inginocchiata accanto al lettuccio e porge l'acqiia al malato)
Sei desto, Enrico?

▼ENRICO▲
(quasi fra sè:)
Morire … morire …

▼MAGDA▲
Ah, Enrico, no! … Ch'io tremo tutta, quando
parli così…

▼ENRICO▲
Vinci la tua paura
per vivere … chè ti bisogna vivere …

▼MAGDA▲
Io non posso … io non voglio … senza te.

▼ENRICO▲
Pianto di bimba, non mi tormentare!
Non è degno di te, perchè sei mamma…

▼MAGDA▲
Dio mi perdoni, ch' io t'amo assai più
dei nostri figli, più di me, di tutto.

▼ENRICO▲
Ah, triste voi, o dolci creature,
e tristo, tristo, tristo io, condannato
a togliervi di bocca il latte e il pane.
(dolcemente)
Dammi la mano. Il male che ti feci
con parole e con atti, e le ferite
molte al tuo amore… perdonami, Magda.

▼MAGDA▲
Io perdonare? io te?
Ma se tu m'ami, Enrico, non dir questo!
Ben sai che la mia vita …

▼ENRICO▲
(tormentato:)
Io non lo so.

▼MAGDA▲
Povera, ignara, inquieta io mi vivevo
sotto un ciel grigio, livido di pioggia:
tu mi chiamasti, e via verso la gioia!
Nè mai tanto il tuo amor conobbi, come
quando dal buio, con la mano forte,
volgesti la mia fronte contro il sole.

▼ENRICO▲
(inquieto:)
Io muoio: è bene. Dio vuole il mio bene.
Vivessi, Magda …- vienmi più vicina -
meglio per me, meglio per te, ch' io muoia.
Perchè hai fiorito ed ho colto il tuo fiore
credi ch' io sia la virtù che t' avviva?
Non io; l'eterno Fattor di miracoli
che nella selva domani a mille a
mille i fioretti della primavera
discioglierà dalle invernali brume.
Meglio per te, meglio per me, ch'io muoia.
Sì, l'opera malvagia
era: la mia campana, ch'è sommersa,
nata non era per le vette, nata
non era per destar gli echi dei monti.

▼MAGDA▲
(accarezzandogli i capelli, con grande dolcezza.)
No, caro, no… tu non udisti, io si,
che il curato all' accolito diceva :
«Come si spargerà chiara la squilla!»

▼ENRICO▲
(febbricitante:)
A valle suona e non sulla montagna:
soltanto io vedo … Il curato non sa.

▼MAGDA▲
Cento campane
da cento torri cantan la tua gloria;
la bellezza dell'anima tua versano
a piene coppe sui borghi e sui pascoli,
e nei sanguigni occasi e nelle aurore
d'oro ti aduni tu, voce di Dio!

▼ENRICO▲
Là, nell'alpestre lago
l'ultima creatura della forza
mia, dell'arte che fu mia, si giace.
La vita, che crear meglio non seppe,
io l'ho gittata con l'opera mala
giù, nell'alpestre lago.
Ringiovanire, ecco, dovrei, per vivere.
Forse trarrei, da un favoloso fiore
maraviglia dei monti, un nuovo frutto.
Fiammante sangue nel cuore mio giovine,
vigor nei polsi, nei muscoli acciaio,
e a generar l'inaudito prodigio
il grido vittorioso!

▼MAGDA▲
Enrico, Enrico,
se potessi capire la tua pena!
La fontana che dà la giovinezza
io cercherei coi piedi sanguinosi,
per morire, morir nella sorgente
che desse nuova vita alle tue labbra.

▼ENRICO▲
(tormentato, delirante:)
O amore, amore! No, non voglio, no,
il beveraggio: sangue è nella fonte …
sangue … no… va, va ,… lasciami morire.
(IL CURATO entra, seguito da una giovinetta che porta un cesto di frutta. La giovinetta vestita da campagnola; si ferma sulla soglia, timida e muta.)

▼IL CURATO▲
Come va, cara Magda?

▼MAGDA▲
Ah, male assai!
Lo tormenta un'angoscia incomprensibile
e non so che temere e che sperare …
(Si getta uno scialletto sulle spalle, nervosamente:)
Conoscete la donna dei miracoli?

▼IL CURATO▲
Sì, cara Magda, e perciò son venuto:
abita poco lontano e si chiama …
come si chiama? … Monna del Trifoglio.
È un'onesta e pia vedova, e conosce
i segreti dell' erbe che guariscono
miracolosamente … Se volete. ..

▼MAGDA▲
Oh, sì, sì, reverendo.

▼IL CURATO▲
Adesso? subito?

▼MAGDA▲
(che soltanto ora s' avvede della presenza della giovinetta:)
Che cosa cerchi, ragazza? chi sei?

▼IL CURATO▲
È Anna del casale di Michele,
ma non l' interrogate, perch'è muta.
Porta le frutta. È, una buona figliuola.

▼MAGDA▲
(confusa, come chi parla pensando ad altro.)
Vieni dunque, bambina. (Che volevo?)
Guarda: è malato. Appena egli si desti
sii lì vicina: intendi quel che dico?
(La donna del Trifoglio …) Torno subito,
torno subito … Oh, Dio, povera me!
(Esce.)

▼IL CURATO▲
(alla ragazza:)
Bene tu fai, e Dio te ne rimeriti.
Ma quanto sei mutata, figliuoletta,
da che più non ti vidi!
No, veramente, a chi meglio riguardi,
sei tu e non sei tu: la principessa
delle favole, sembri. Ora su, bagnagli
la fronte, su… Arde!
(a Enrico)
Che Dio ti sani.
(Esce.)
(La giovinetta si spoglia subito della sua timidezza: è Rautendelein, che con improvvisa alacrità corre al focolare, soffia sulla cenere, affretta il bollir del brodo nel paiolo. E canta:)

▼RAUTENDELEIN▲
Scintilletta, che ti celi
della cenere tra i veli,
col mio fiato, ecco, ti desto
perchè il brodo bolla lesto.
Su, sussurra, canta!

Rosmarino maggiaiolo,
io ti getto nel paiolo,
onde tutto s' insapori
il buon brodo, e lo ristori.
Su, gorgoglia, canta!

▼ENRICO▲
(ha riaperto gli occhi e li tien fissi su Rautendelein. E pieno di niarariglia chiede:)
Che dici? … Chi sei tu? …

▼RAUTENDELEIN▲
(tutta gaia, seriza timore:)
Sono Rautendelein.

▼ENRICO▲
Rautendelein… M'è nuovo questo nome…
ma non il viso, non il viso, o caro
sogno che torni a me strano e soave…
Che cerchi tu nella mia casa, dove
giaccio affannato e novero gli istanti
ultimi della vita?

▼RAUTENDELEIN▲
Tu mi piaci.
Ma dond' io venga non lo saprei dire,
nè dov' io vada. La Nonna dei boschi
mi raccolse tra i muschi e tra i licheni
ed una cerva fu la mia nutrice.
Vivo tra il bosco, la palude, il monte;
e quando il vento soffia, ulula, geme
e miagola come un gatto selvatico,
allor mi godo a volgermi nell' aria
e rido, strillo … ed i miei gridi echeggiano
e Fauni e Ninfe e Spiriti dell'acque
fan coro alle mie risa. Son cattiva.
sì, mordo, graffio quando vado in collera.
Ma tu mi piaci e non ti graffierò.
Se vuoi, resterò qui: ma sarà meglio
che tu venga con me sulla montagna.
Vedrai: ti servirò devotamente,
ti mostrerò i diamanti ed i rubini
e le cune ove dormon da le origini
gli smeraldi, i topazi e le ametiste.
E farò tutto quello che vorrai.
Nonna de' boschi crede …

▼ENRICO▲
Mia piccina,
chi è la Nonna dei boschi, dimmi un po'?

▼RAUTENDELEIN▲
Nonna dei boschi?

▼ENRICO▲
Si.

▼RAUTENDELEIN▲
Non la conosci ?

▼ENRICO▲
Uomo e cieco son io …

▼RAUTENDELEIN▲
Vedrai! vedrai!
È in me virtù di aprire, a cui li baci,
gli occhi alla vista d'infiniti cieli.

▼ENRICO▲
Luce, si!

▼RAUTENDELEIN▲
Starai fermo?

▼ENRICO▲
Prova! Prova!

▼RAUTENDELEIN▲
(fa rin gesto magico, si concentra in una misteriosa invocazione, poi, con la lentezza solenne di un rito, si china su Enrico e lungamente gli bacia, l'uno dopo l'altro, gli occhi.)
Pupille, apritevi!

▼ENRICO▲
(balza in piedi, barcolla, si tocca: protende le braccia, con i pugni chiusi, quasi volesse misurar la forza novella che miracolosamente sente fluir per le vene, poi apre le palme e volge la faccia al cielo, a rendimento di grazie.)
Qual prodigio s' annunzia? Da qual sonno
mi desto? Il sol di quale aurora folgora
da l'aperto balcone, e si m'indora?
O mattutina brezza! O cielo, è un segno
tuo la forza che m'agita e travaglia?
L'aspirazione che mi avvampa l'animo
è forse un segno di tua volontà?
Ebbene, voglio, voglio, s'io risusciti,
tendere il passo alle vette più ardue,
ambire, osare sperare, tentare
e creare, creare !…

▼MAGDA▲
(appare sulla soglia e gitta un grido d'esultanza.)

▼ENRICO▲
Sei tu, Magda?
Ecco la vita!
Sento fluir la vita! vivo! vivo!

▼MAGDA▲
(accorre a lui e l'abbraccia perdutamente:)
Ei vive, ei vive!… Amore, amore, amore!

▼RAUTENDELEIN▲
(è in disparte, silenziosa. immobile: ma gli occhi suoi folgorano.)
ATTO SECONDO

Una stanza di vecchio stile tedesco, nella casa del Maestro delle campane. La parete di fondo è per metà occupata da una profonda nicchia, cori il focolare e il camino: sui carboni spenti v'ha un paiolo di rame. L' altra metà della parete è aperta a finestra: accanto alla finestra è un lettuccio. In ciascuna parete laterale, una porta: quella di sinistra conduce all'officina, quella di destra all'andito. Avanti, a destra. è una tavola con qualche seggiola intorno; sulla tavola un boccale di latte, tazze, pane. Una piccola secchia è li presso. La stanza è adorna di immagini: copie di Adam Kraft, Peter Vischer e d'altri. Campeggia un crocefisso in legno dipinto.
I due FIGLI DI ENRICO, l'uno di cinque e l'altro di nove anni, vestiti da festa, siedono a tavola e han d'nnanzi la loro bella tazza di latte. La signora MAGDA, anch'essa adorna delle sue vesti migliori, entra da destra recando in mano un fascio di primule. È mattino di buon'ora, e la luce a poco a poco aumenta.

LA SIGNORA MAGDA
Ve', bimbi, quante primule! In giardino
c'è un cantuccio di fior tutti così!
E noi, nel giorno che onorano il babbo,
ci adorneremo come si conviene.

I BIMBI
Un mazzolino ! A me !

MAGDA
Ciascuno avrà
cinque fiori: e sapete che uno solo
basta ad aprire il cielo. Ora bevete
il vostro latte e mangiate il buon pane:
erta è la via fino alla chiesa, e lunga.

UNA VICINA
(dalla finestra)
Siete già desta, vicina?

MAGDA
Altro che!
occhio tutta la notte non ho chiuso
per aspettare il disiato sole:
ma fresca son, come dormito avessi
un dolce sonno… Bel tempo, mi pare.

LA VICINA
E mastro Enrico non è ritornato?

MAGDA
Dura fu la fatica e dolce è il premio.
Ah, non immaginate come pura
e chiara e pia suoni la nuova voce!
Ascoltatela quando canterà
la prima volta: è una preghiera, un coro
d' angeli, che conforta e benedice.

LA VICINA
Certo che sì: però mi maraviglia
questo, vicina mia: dalla terrazza
si scorge la chiesetta in mezzo ai monti,
e dovevano dare il segno, appena
issata la campana sulla torre.
Ma la bianca bandiera ancor non sventola

MAGDA
Guardate bene, e certo or la vedrete.

LA VICINA
Dicono che gli Spiriti dei monti
abbiano in odio la chiesa e la squilla …

MAGDA
Per l'amore di Dio! …

LA VICINA
Ma non so nulla …
non tremate, vi supplico … No, no,
chè non si parla d'alcuna sventura:
una ruota spezzata, a quel che dicono,
e, pare, un po' di danno alla campana. ..
Ma non si sa…

MAGDA
Pur ch'egli mi sia salvo,
che fa? che fa? … pur ch'egli mi sia salvo!
Prendete i bimbi, vi prego … Volete?

LA VICINA
Ma certo, certo! li terrò con me.

MAGDA
(fa uscire i due bimbi dalla finestra; e intanto dice, con voce rotta dall' emozione:)
Custoditeli nella vostra casa
mentr'io m'affretto, quanto posso, e corro
a vedere … a portare aiuto … a… a…
Io debbo essere là dov'è il Maestro.
(Esce precipitosamente. La vicina con i bimbi s'è allontanata. S'ode, non lungi, un lieto coretto di bambini che giocano.)

CORO DI BAMBINI
Tutti quanti son già qui
gli uccellini! oh, quanti!
Da ogni fronda «uit uit ui!»
da ogni gronda «cirelì!»
fan richiamo e pare, sì,
che ogni ramo canti.

Tutti quanti già in cortil
i bambini! Avanti!
Chi tra i fiori oili, oilà.
danze e cori guiderà?
Ben tornato, o dolce April,
ogni prato canti.

(A poco a poco si stende, sulle fresche voci infantili, un brusio di folla lontana; il mormorio cresce rapidamente, si distingue in parole di domanda, di incitamento, di commiserazione. La folla passa sotto la finestra: in un istante di silenzio se n'ode lo scalpiccio. Entra, a passo svelto, il CURATO: si guarda d'intorno come cercando qualcosa; poi va rapido al letto e lo scopre. Il MAESTRO e il BARBIERE varcano la soglia portando, sulla barella di rami e di frasche, ENRICO svenuto. Accanto cammina MAGDA, sconvolta, contratto il viso da un dolore profondo e arido: un uomo e una donna le camminano ai fianchi, pronti a sorreggerla. Dietro loro viene la folla, commossa e silenziosa.)

IL CURATO
Coraggio, Magda, Iddio v'aiuterà.
L'abbiam levato su questa barella
come morto, ma poi s' è ravvivato,
e il medico l'ha visto e dice che
c'è speranza…

MAGDA
(smarrita:)
Sperare, Dio del Cielo …
Un batter d'occhio … ero cosl felice …
Che cosa avviene? Che cosa è avvenuto?
Si guarda intorno, immemore, cercando:
I bimbi … i bimbi …
(Quasi ostile, si volge alla folla:)
E che volete, voi
tutti qui? Via !
(Al Curato, ai Maestro, al Barbiere:)
Ma ditemi
che cosa gli è accaduto … Siete muti?

IL BARBIERE
Nessuno sa, nessuno lo può dire …
Volle fermare il bronzo che cadeva?
Sol questo è certo, che se voi vedeste
il luogo dove cadde, inginocchiata
ringraziereste Iddio. .. Ch' ei viva ancora
è un miracolo, dico, in verità.

ENRICO
(con debole voce:)
Datemi un sorso d' acqua.. .

MAGDA
(correndo a prender l'acqua:)
Tutti via !

IL CURATO
(alla folla:)
Via, buona gente, lasciamoli in pace.
(La gente mormora parole di saluto ed esce lentamente. Il brusio a poco a poco si allontana.)

IL CURATO
Se vi bisogni di me, cara Magda,
sapete dove trovarmi.

IL BARBIERE
E me pure.

IL MAESTRO
Io resterò …

MAGDA
No, nessuno, nessuno !
(I tre uomini si consultano a voce bassa, poi escono silenziosi. MAGDA è inginocchiata accanto al lettuccio e porge l'acqiia al malato)
Sei desto, Enrico?

ENRICO
(quasi fra sè:)
Morire … morire …

MAGDA
Ah, Enrico, no! … Ch'io tremo tutta, quando
parli così…

ENRICO
Vinci la tua paura
per vivere … chè ti bisogna vivere …

MAGDA
Io non posso … io non voglio … senza te.

ENRICO
Pianto di bimba, non mi tormentare!
Non è degno di te, perchè sei mamma…

MAGDA
Dio mi perdoni, ch' io t'amo assai più
dei nostri figli, più di me, di tutto.

ENRICO
Ah, triste voi, o dolci creature,
e tristo, tristo, tristo io, condannato
a togliervi di bocca il latte e il pane.
(dolcemente)
Dammi la mano. Il male che ti feci
con parole e con atti, e le ferite
molte al tuo amore… perdonami, Magda.

MAGDA
Io perdonare? io te?
Ma se tu m'ami, Enrico, non dir questo!
Ben sai che la mia vita …

ENRICO
(tormentato:)
Io non lo so.

MAGDA
Povera, ignara, inquieta io mi vivevo
sotto un ciel grigio, livido di pioggia:
tu mi chiamasti, e via verso la gioia!
Nè mai tanto il tuo amor conobbi, come
quando dal buio, con la mano forte,
volgesti la mia fronte contro il sole.

ENRICO
(inquieto:)
Io muoio: è bene. Dio vuole il mio bene.
Vivessi, Magda …- vienmi più vicina -
meglio per me, meglio per te, ch' io muoia.
Perchè hai fiorito ed ho colto il tuo fiore
credi ch' io sia la virtù che t' avviva?
Non io; l'eterno Fattor di miracoli
che nella selva domani a mille a
mille i fioretti della primavera
discioglierà dalle invernali brume.
Meglio per te, meglio per me, ch'io muoia.
Sì, l'opera malvagia
era: la mia campana, ch'è sommersa,
nata non era per le vette, nata
non era per destar gli echi dei monti.

MAGDA
(accarezzandogli i capelli, con grande dolcezza.)
No, caro, no… tu non udisti, io si,
che il curato all' accolito diceva :
«Come si spargerà chiara la squilla!»

ENRICO
(febbricitante:)
A valle suona e non sulla montagna:
soltanto io vedo … Il curato non sa.

MAGDA
Cento campane
da cento torri cantan la tua gloria;
la bellezza dell'anima tua versano
a piene coppe sui borghi e sui pascoli,
e nei sanguigni occasi e nelle aurore
d'oro ti aduni tu, voce di Dio!

ENRICO
Là, nell'alpestre lago
l'ultima creatura della forza
mia, dell'arte che fu mia, si giace.
La vita, che crear meglio non seppe,
io l'ho gittata con l'opera mala
giù, nell'alpestre lago.
Ringiovanire, ecco, dovrei, per vivere.
Forse trarrei, da un favoloso fiore
maraviglia dei monti, un nuovo frutto.
Fiammante sangue nel cuore mio giovine,
vigor nei polsi, nei muscoli acciaio,
e a generar l'inaudito prodigio
il grido vittorioso!

MAGDA
Enrico, Enrico,
se potessi capire la tua pena!
La fontana che dà la giovinezza
io cercherei coi piedi sanguinosi,
per morire, morir nella sorgente
che desse nuova vita alle tue labbra.

ENRICO
(tormentato, delirante:)
O amore, amore! No, non voglio, no,
il beveraggio: sangue è nella fonte …
sangue … no… va, va ,… lasciami morire.
(IL CURATO entra, seguito da una giovinetta che porta un cesto di frutta. La giovinetta vestita da campagnola; si ferma sulla soglia, timida e muta.)

IL CURATO
Come va, cara Magda?

MAGDA
Ah, male assai!
Lo tormenta un'angoscia incomprensibile
e non so che temere e che sperare …
(Si getta uno scialletto sulle spalle, nervosamente:)
Conoscete la donna dei miracoli?

IL CURATO
Sì, cara Magda, e perciò son venuto:
abita poco lontano e si chiama …
come si chiama? … Monna del Trifoglio.
È un'onesta e pia vedova, e conosce
i segreti dell' erbe che guariscono
miracolosamente … Se volete. ..

MAGDA
Oh, sì, sì, reverendo.

IL CURATO
Adesso? subito?

MAGDA
(che soltanto ora s' avvede della presenza della giovinetta:)
Che cosa cerchi, ragazza? chi sei?

IL CURATO
È Anna del casale di Michele,
ma non l' interrogate, perch'è muta.
Porta le frutta. È, una buona figliuola.

MAGDA
(confusa, come chi parla pensando ad altro.)
Vieni dunque, bambina. (Che volevo?)
Guarda: è malato. Appena egli si desti
sii lì vicina: intendi quel che dico?
(La donna del Trifoglio …) Torno subito,
torno subito … Oh, Dio, povera me!
(Esce.)

IL CURATO
(alla ragazza:)
Bene tu fai, e Dio te ne rimeriti.
Ma quanto sei mutata, figliuoletta,
da che più non ti vidi!
No, veramente, a chi meglio riguardi,
sei tu e non sei tu: la principessa
delle favole, sembri. Ora su, bagnagli
la fronte, su… Arde!
(a Enrico)
Che Dio ti sani.
(Esce.)
(La giovinetta si spoglia subito della sua timidezza: è Rautendelein, che con improvvisa alacrità corre al focolare, soffia sulla cenere, affretta il bollir del brodo nel paiolo. E canta:)

RAUTENDELEIN
Scintilletta, che ti celi
della cenere tra i veli,
col mio fiato, ecco, ti desto
perchè il brodo bolla lesto.
Su, sussurra, canta!

Rosmarino maggiaiolo,
io ti getto nel paiolo,
onde tutto s' insapori
il buon brodo, e lo ristori.
Su, gorgoglia, canta!

ENRICO
(ha riaperto gli occhi e li tien fissi su Rautendelein. E pieno di niarariglia chiede:)
Che dici? … Chi sei tu? …

RAUTENDELEIN
(tutta gaia, seriza timore:)
Sono Rautendelein.

ENRICO
Rautendelein… M'è nuovo questo nome…
ma non il viso, non il viso, o caro
sogno che torni a me strano e soave…
Che cerchi tu nella mia casa, dove
giaccio affannato e novero gli istanti
ultimi della vita?

RAUTENDELEIN
Tu mi piaci.
Ma dond' io venga non lo saprei dire,
nè dov' io vada. La Nonna dei boschi
mi raccolse tra i muschi e tra i licheni
ed una cerva fu la mia nutrice.
Vivo tra il bosco, la palude, il monte;
e quando il vento soffia, ulula, geme
e miagola come un gatto selvatico,
allor mi godo a volgermi nell' aria
e rido, strillo … ed i miei gridi echeggiano
e Fauni e Ninfe e Spiriti dell'acque
fan coro alle mie risa. Son cattiva.
sì, mordo, graffio quando vado in collera.
Ma tu mi piaci e non ti graffierò.
Se vuoi, resterò qui: ma sarà meglio
che tu venga con me sulla montagna.
Vedrai: ti servirò devotamente,
ti mostrerò i diamanti ed i rubini
e le cune ove dormon da le origini
gli smeraldi, i topazi e le ametiste.
E farò tutto quello che vorrai.
Nonna de' boschi crede …

ENRICO
Mia piccina,
chi è la Nonna dei boschi, dimmi un po'?

RAUTENDELEIN
Nonna dei boschi?

ENRICO
Si.

RAUTENDELEIN
Non la conosci ?

ENRICO
Uomo e cieco son io …

RAUTENDELEIN
Vedrai! vedrai!
È in me virtù di aprire, a cui li baci,
gli occhi alla vista d'infiniti cieli.

ENRICO
Luce, si!

RAUTENDELEIN
Starai fermo?

ENRICO
Prova! Prova!

RAUTENDELEIN
(fa rin gesto magico, si concentra in una misteriosa invocazione, poi, con la lentezza solenne di un rito, si china su Enrico e lungamente gli bacia, l'uno dopo l'altro, gli occhi.)
Pupille, apritevi!

ENRICO
(balza in piedi, barcolla, si tocca: protende le braccia, con i pugni chiusi, quasi volesse misurar la forza novella che miracolosamente sente fluir per le vene, poi apre le palme e volge la faccia al cielo, a rendimento di grazie.)
Qual prodigio s' annunzia? Da qual sonno
mi desto? Il sol di quale aurora folgora
da l'aperto balcone, e si m'indora?
O mattutina brezza! O cielo, è un segno
tuo la forza che m'agita e travaglia?
L'aspirazione che mi avvampa l'animo
è forse un segno di tua volontà?
Ebbene, voglio, voglio, s'io risusciti,
tendere il passo alle vette più ardue,
ambire, osare sperare, tentare
e creare, creare !…

MAGDA
(appare sulla soglia e gitta un grido d'esultanza.)

ENRICO
Sei tu, Magda?
Ecco la vita!
Sento fluir la vita! vivo! vivo!

MAGDA
(accorre a lui e l'abbraccia perdutamente:)
Ei vive, ei vive!… Amore, amore, amore!

RAUTENDELEIN
(è in disparte, silenziosa. immobile: ma gli occhi suoi folgorano.)
最終更新:2020年02月19日 21:27