ATTO PRIMO
La fattoria di Castelet
(È la fine di maggio. In fondo, una ubertosa e ridente campagna della valle del Rodano. Piu innanzi, il cortile di una antica e signorile fattoria, chiuso da un muro molto basso. A destra, quasi in angolo, un cancello di legno mette su di una strada campestre che si perde fra le quinte. Piu innanzi ancora, dallo stesso lato, un pozzo a sponda bassa coperto di viti selvatiche. A poca distanza dal cancello, verso sinistra, un grosso platano stende sul cortile i suol lunghi rami carichi di foglie. A sinistra è la fattoria, facente gomito nel fondo. Dal cortile si accede ad una terrazza del piano superiore per mezzo di una gradinata esterna, che taglia diagonalmente, da destra a sinistra, il muro di fronte del pianterreno, posando su di un arco che passa sotto l'edificio intero. A traverso l'arco si vede la campagna. Sulla terrazza, non molto larga, si aprono quattro porte a vetrate. Sul límite destro della casa, si eleva un fienile a guisa di torre quadrata. Nell'alto del fienile due lunghe finestre, i cui battenti si aprono in fuori a livello dell'impiantito, che divide in due piani il fienile stesso. Una finestra s'apre sulla terrazza; l'altra, a picco, su di un'aia di pietra, verso il cortile. Un piccolo cancello di legno mette in comunicazione l'ala con la campagna. Tutto intorno aiuole fiorite, cespugli di rose, utensili campestri. L'insieme della fattoria è lieto e pittoresco)
(Baldassarre è seduto sulla sponda del pozzo con una pipa corta fra i denti. L'Innocente è seduto per terra, la testa appoggiata alle ginocchia del pastore)
▼BALDASSARRE▲
(fra sè, guardando I'Innocente)
E a te ne un bacio mai,
ne una carezza… niente!
Quasi non fossi di lor sangue. Guai
s'io non ti amassi, povero Innocente!
"Gli scemi in casa portano fortuna";
ma questo, ahime, si sveglia!
▼L'INNOCENTE▲
(fra sè)
"Pascea lungo il dirupo
la capra"…
(al pastore)
e allor?…
▼BALDASSARRE▲
(come chi esca da tristi pensieri)
E allor… allor?… Di allora ce n'e tanti nelle mie storie… Ah, l'ho trovato…
Come due tizzi accesi,
dall'alto del dirupo,
vide su lei sospesi
gli occhi del lupo…
Non diede un gemito
la disgraziata,
e non tentó fuggire;
capi che iI lupo l'avrebbe mangiata!
E iI lupo sogghigno,
quasi volesse dire:
tempo a mangiarti avro!
Il sol tramonta, scende la sera;
e con la sera s'annunzia la morte.
Ma lei, da quella forte
capra ch'ell'era,
le sue corna abbassò,
già esperte in altre lotte,
e il lupo attese, e col lupo lottò
tutta la notte!
(animandosi e levandosi da sedere)
Ma quando il sol spuntò,
dimise a terra il corpo sanguinoso;
e il sol… il sol negli occhi la baciò;
poi glieli chiuse all'ultimo riposo!
▼ROSA▲
(uscendo agitata dalla casa)
O Dio, nessuno ancora!
(a Baldassarre)
Or lascia stare
le storie… e di' che pensi
di colei che mio figlio vuol sposare.
▼BALDASSARRE▲
Penso che di figliole,
buone massaie ed oneste,
ce n'e al villaggio…
▼ROSA▲
È chiaro come il sole!
▼BALDASSARRE▲
Che niun bisogno avreste
per trovar moglie al vostro Federico
di cercarla in citta!
▼ROSA▲
(tristemente)
Sì, anch'io lo dico!
Ma Federico è tanto innamorato,
trova in lei sola il fior d'ogni virtu…
La bella Arlesiana l'ha stregato!
▼BALDASSARRE▲
Ma conoscete voi quella fanciulla,
per tirarvela in casa?
▼ROSA▲
Io no, per nulla.
▼BALDASSARRE▲
(con aria di rimprovero)
Così, senza conoscerla
dunque, padrona Rosa,
consentirete salutarla sposa
del figliuol vostro?
▼ROSA▲
Ah, no!…
Ti rassicura. Ad Arles, come sai,
sta un mio fratello…
▼BALDASSARRE▲
Padron Marco?
▼ROSA▲
E gli occhi, quello, li ha acuti assai.
▼BALDASSARRE▲
Ma non per le civette.
▼ROSA▲
(con convinzione)
Oh, lascia andare;
Marco e un uom coi fiocchi.
Bel bello… alla sordina…
un'occhiata di qua…
di là una parolina…
facendo il gonzo, il nòvo,
son certa, scoprira
perfino il pel nell'uovo.
Fra poco ei qui verra.
(Baldassarre scrolla le spalle. Rosa va verso il fondo a guardare, e s'imbatte in Vivetta)
▼ROSA▲
(sorpresa)
Ah, Vivetta, sei tu?
▼VIVETTA▲
(a Rosa, poi a Baldassarre)
Buon di… Buon di.
(bacia l'lnnocente)
Dalle verdi pendici
di San Luigi in questo punto io arrivo.
Rivedo qui gli amici,
il vecchio e amato rivo,
la distesa dei prati
di fiori costellati…
Oh, si vive quaggiu
la gioventu!…
Estar soletta
non vuol Vivetta…
Talor ha i suoi risvegli il nostro cor!
▼ROSA▲
(distrattamente)
Ma… perche vieni qui?
▼VIVETTA▲
(confusa)
Pei bachi. Ogni anno ci vengo.
▼ROSA▲
È vero, si.
Questa mattina
non ricordo, non penso… non capisco…
(poi inquieta, a Baldassarre)
Da un'occhiata, pastor, lungo la via
che mena ad Arles.
▼BALDASSARRE▲
Pronto, padrona mia.
(il pastore va a guardare, l'Innocente
lo segue ad entra con lui in casa)
▼VIVETTA▲
(a Rosa, tra il desiderio e il timore di sapere)
Credevo in casa Federico… e adesso…
vi vedo in viso tutta turbata!
Perfino il vostro respiro è oppresso…
Giunger potrebbe di là un'ingrata
notizia? Forse d'una sventura?
Dite, madrina, dite:
ho paura!
▼ROSA▲
(come chi voglia allontanare un pensiero tormentoso)
Son io che immagino, e son pazza d'immaginar, mentre non ho ragioni…
(poi, quasi fra sè)
E se Marco, però, dovesse dire
al mio figliol: "Quella è di te non degna,
te la togli dal core",
il mio figliol ne muore!
▼VIVETTA▲
(agitata)
Che? Federico si fa dunque sposo?
(L'Innocente, comparendo all'orlo della finestra del fienile, in alto, dà un grido)
▼ROSA▲
(trasalendo)
Ah! L'Innocente lassù?
Tremo da capo a piè!
▼BALDASSARRE▲
(afferrando l'Innocente)
Non tremate,
cader non potrà più.
▼ROSA▲
(rabbrividendo)
Se mai cadesse alcun da quell'altezza!…
▼VIVETTA▲
(con ansia mal celata)
Dite, madrina, dove
conobbe quella donna ch'egli adora?
Qui al villaggio… od altrove?
▼ROSA▲
Qui al villaggio… Era un giorno di festa,
ei la vide, e s'accese d'amore.
Da quel giorno donato ha il suo core
a lei sola, e non pensa più a me.
GIi parliam… non risponde parola…
cuore e mente gli stringe un gran nodo!
Nei suoi sogni lei sempre!… lei sola!
Pur, da quel giorno,
io sento nel mío core
che gli sarà fatale questo amore!
▼FEDERICO▲
(dal fondo seguito da Baldassarre)
Mamma!
▼ROSA▲
(correndoglí incontro)
Oh, figlio mio!
▼FEDERICO▲
(allegro e commosso corre nelle braccia di Rosa)
Guardami, mamma, guardami in viso:
gli occhi, la bocca, son tutto un riso.
▼ROSA▲
(turbata)
Ma tremi intanto…
▼FEDERICO▲
Tremo d'amor!
▼ROSA▲
Calmati e parla…
▼FEDERICO▲
Parla il mio cor!
▼ROSA▲
(con ansia)
Lo zio Marco?
▼FEDERICO▲
È indietro. Io solo son volato
innanzi a tutti: tanto, tanto
era il desìo di parlarti io primo.
O mamma, la mia bella Arlesiana
non ha uguali sulla terra!
L'amo!… m'ama!… Io son beato!
▼ROSA▲
(con tenerezza)
L'ami tu dunque tanto l'Arlesiana?
▼FEDERICO▲
Quanto non si può dire, o mamma, io l'amo!
▼ROSA▲
Piu di me stessa?
▼FEDERICO▲
Qual domanda insana!
Sei tu di lei gelosa?
▼ROSA▲
No; ma temo…
▼FEDERICO▲
Che meno io t'ami?
▼ROSA▲
Forse… figliol…
▼FEDERICO▲
Oh, qual sospetto!
Sei sempre, o mamma, l'amor mio supremo.
▼ROSA▲
(baciandolo)
Ebben, figlio, perdona…
▼VIVETTA▲
(a parte)
E a me neppure un guardo…
un solo accento…
Il sogno mio, il dolce sogno è spento.
▼BALDASSARRE▲
(a Vivetta)
Cos'hai Vívetta?… Perche mesta sei?
▼VIVETTA▲
(confusa)
No… pastor… non ho nulla…
Partir solo vorrei…
▼BALDASSARRE▲
Forse ti leggo in core, cara fanciulla.
▼VOCI INTERNE▲
Evviva padron Marco!
Evviva! Evviva!
▼ROSA▲
(volgendo gli occhi verso il cancello)
Ah! ecco lo zio Marco.
▼FEDERICO▲
(correndo incontro a Marco)
Finalmente!
(entra Marco seguito da amici)
▼GLI AMICI▲
Esultiamo! Trionfa amor,
fiamma viva che accende ogni cor.
▼FEDERICO▲
(a Marco)
Perchè sì tardi?
▼ROSA▲
(a Marco, con ansia)
Qual nuova?
▼MARCO▲
(con enfasi)
Eccellente! Eccellente!
Or tu, sorella, l'abito da festa
va senza indugio ad indossar, poi corri
ad Arles, ove farai della ragazza
ai genitori suoi la tua richiesta.
▼GLI AMICI▲
La tua richiesta…
▼MARCO▲
Un cacciatore emerito par mio
ha naso ed occhi che fallir non sanno:
ho fiutato… ho adocchiato…
e, in fè di Dio, la preda è portentosa;
e non m'inganno!
▼GLI AMICI▲
Un cacciatore emerito par suo
ha naso ed occhi che fallir non sanno
e… non s'inganna.
▼ROSA▲
(a Marco, con premura)
É dunque cosa seria?
▼MARCO▲
(a Rosa, con convinzione)
Certamente!
▼FEDERICO▲
Vide giusto…
▼BALDASSARRE▲
(ironico)
E lontan?…
▼MARCO▲
(punto)
Precisamente!
▼ROSA▲
(interrompendo)
Ci attendon su gli amici.
▼FEDERICO, MARCO▲
Si vada, dunque, a bere.
(salgono per la scala)
▼VOCI INTERNE▲
Evviva padron Marco!
▼BALDASSARRE▲
(guardando mestamente Vivetta che sale,
ultIma, la scala)
La tua speranza, povera piccina,
svanita é come un sogno alla mattina!
(accende la sua pipa)
▼METIFIO▲
(comparisce in fondo, col mantello sulle spalle, una borsa di cuoio alla cintura. Si ferma e guarda intorno. Poi scorgendo Baldassarre, si avanza)
Castelletto?
▼BALDASSARRE▲
Mi par.
▼METIFIO▲
Rosa Mamai?
▼BALDASSARRE▲
È su con gli altri, inneggiano alla sposa.
▼METIFIO▲
(vivamente)
Chiamala a me, debbo parlar con lei
▼BALDASSARRE▲
(chiamando)
Padrona Rosa!
(Rosa compare sulla terrazza)
Qui c'è un uomo che v'aspetta.
▼ROSA▲
(scendendo)
Ebbene… parlate: ad ascoltarvi sto.
▼METIFIO▲
(a Rosa)
Il figliol vostro, a quel che mi tu detto,
decise di sposare una fanciulla d'Arles.
È vero?
▼ROSA▲
Sì, vero. Li sentite come cantan lassù?
Si sta bevendo il bicchier dell'augurio.
▼VOCI INTERNE▲
Il vino è dell'amor compagno fido;
nel vino sta la vita, e nell'amor.
Dal nostro petto erompa un solo grido:
Viva Bacco e la bella Arlesiana
che sa rapire i cor!
▼METIFIO▲
Ebbene… ebben voi state per dar sposa
al figlio vostro una sgualdrina!
▼BALDASSARRE▲
(con forza)
Badate!
▼ROSA▲
Ah! che dite?…
▼METIFIO▲
(sghignazzando)
Ah! ah! badate!…
(febbrilmente)
Mi diè gli ardenti baci,
ed i suoi turpi genitori lo sanno.
Capitó un dì, pel suo, pel mio malanno,
il figliol vostro… e allora
con basse, strane ingiurie,
tremo al ricordo ancora,
mi cacciarono via peggio d'un cane.
▼BALDASSARRE▲
(con sdegno)
Ma questo… questo che voi dite è orrendo!
▼ROSA▲
Se pur non è menzogna!
▼METIFIO▲
(porgendo due lettere a Rosa)
A voi, leggete!
Son due lettere sue.
▼ROSA▲
(dopo le prime parole, lascia cader le lettere, che Baaldassarre raccoglie e legge)
Mio Dio!
▼METIFIO▲
Comprendo!
Questo ch'io faccio è una vigliaccheria;
ma quella donna è mia!
▼ROSA▲
(risoluta)
State tranquillo,
non verremo certo
a rapirvela noi!
▼BALDASSARRE▲
(a Metifio)
Potete, è ver, lasciarmi queste lettere?
▼METIFIO▲
Ebbene… sia! Tenetele! Ma torneran domani
nelle mie mani… prometterlo dovete.
▼BALDASSARRE▲
Lo prometto.
▼METIFIO▲
E sta bene.
Io mi chiamo Metifio, il guardiano di cavalli,
laggiù nella palude di Pharaman.
(a Rosa Indicando Baldassarre)
Non sono ignoto al vostro pastor.
Addio!
(esce)
▼FEDERICO▲
(dalla terrazza)
Perchè state laggiù?
Senza di voi non si sta allegri più.
(Rosa gli fa cenno di scendere)
▼FEDERICO▲
(scendendo nel cortile con gli amici canta inebriato)
Nel colmo del piacer cantiamo, amici,
rendiamo alla bellezza i primi onor;
dal nostro petto erompa un solo grido:
viva amor e la bella Arlesiana,
regina di bellezza,
regina d'ognì cor!
Cantiam la gioventù, lieti e felici,
cantiamo ognor l'amor e l'Arlesiana,
che sa rapire i cor, che m'ha rapito il cor!
▼GLI AMICI▲
Rendiamo alla bellezza i primi onori.
Cantiam!
▼ROSA▲
Guai a te se ne pronunci
pur solamente il nome!
▼FEDERICO▲
(con doloroso stupore)
Che?… Che dicesti?…
▼ROSA▲
(con voce soffocata)
Dico ch'e la piü turpe delle donne!
▼BALDASSARRE▲
(porgendogli le lettere)
Leggi!
▼FEDERICO▲
(le legge rapidamente poi cade sull'orlo del pozzo con la testa fra le mani)
Ah, l'infame!
ATTO PRIMO
La fattoria di Castelet
(È la fine di maggio. In fondo, una ubertosa e ridente campagna della valle del Rodano. Piu innanzi, il cortile di una antica e signorile fattoria, chiuso da un muro molto basso. A destra, quasi in angolo, un cancello di legno mette su di una strada campestre che si perde fra le quinte. Piu innanzi ancora, dallo stesso lato, un pozzo a sponda bassa coperto di viti selvatiche. A poca distanza dal cancello, verso sinistra, un grosso platano stende sul cortile i suol lunghi rami carichi di foglie. A sinistra è la fattoria, facente gomito nel fondo. Dal cortile si accede ad una terrazza del piano superiore per mezzo di una gradinata esterna, che taglia diagonalmente, da destra a sinistra, il muro di fronte del pianterreno, posando su di un arco che passa sotto l'edificio intero. A traverso l'arco si vede la campagna. Sulla terrazza, non molto larga, si aprono quattro porte a vetrate. Sul límite destro della casa, si eleva un fienile a guisa di torre quadrata. Nell'alto del fienile due lunghe finestre, i cui battenti si aprono in fuori a livello dell'impiantito, che divide in due piani il fienile stesso. Una finestra s'apre sulla terrazza; l'altra, a picco, su di un'aia di pietra, verso il cortile. Un piccolo cancello di legno mette in comunicazione l'ala con la campagna. Tutto intorno aiuole fiorite, cespugli di rose, utensili campestri. L'insieme della fattoria è lieto e pittoresco)
(Baldassarre è seduto sulla sponda del pozzo con una pipa corta fra i denti. L'Innocente è seduto per terra, la testa appoggiata alle ginocchia del pastore)
BALDASSARRE
(fra sè, guardando I'Innocente)
E a te ne un bacio mai,
ne una carezza… niente!
Quasi non fossi di lor sangue. Guai
s'io non ti amassi, povero Innocente!
"Gli scemi in casa portano fortuna";
ma questo, ahime, si sveglia!
L'INNOCENTE
(fra sè)
"Pascea lungo il dirupo
la capra"…
(al pastore)
e allor?…
BALDASSARRE
(come chi esca da tristi pensieri)
E allor… allor?… Di allora ce n'e tanti nelle mie storie… Ah, l'ho trovato…
Come due tizzi accesi,
dall'alto del dirupo,
vide su lei sospesi
gli occhi del lupo…
Non diede un gemito
la disgraziata,
e non tentó fuggire;
capi che iI lupo l'avrebbe mangiata!
E iI lupo sogghigno,
quasi volesse dire:
tempo a mangiarti avro!
Il sol tramonta, scende la sera;
e con la sera s'annunzia la morte.
Ma lei, da quella forte
capra ch'ell'era,
le sue corna abbassò,
già esperte in altre lotte,
e il lupo attese, e col lupo lottò
tutta la notte!
(animandosi e levandosi da sedere)
Ma quando il sol spuntò,
dimise a terra il corpo sanguinoso;
e il sol… il sol negli occhi la baciò;
poi glieli chiuse all'ultimo riposo!
ROSA
(uscendo agitata dalla casa)
O Dio, nessuno ancora!
(a Baldassarre)
Or lascia stare
le storie… e di' che pensi
di colei che mio figlio vuol sposare.
BALDASSARRE
Penso che di figliole,
buone massaie ed oneste,
ce n'e al villaggio…
ROSA
È chiaro come il sole!
BALDASSARRE
Che niun bisogno avreste
per trovar moglie al vostro Federico
di cercarla in citta!
ROSA
(tristemente)
Sì, anch'io lo dico!
Ma Federico è tanto innamorato,
trova in lei sola il fior d'ogni virtu…
La bella Arlesiana l'ha stregato!
BALDASSARRE
Ma conoscete voi quella fanciulla,
per tirarvela in casa?
ROSA
Io no, per nulla.
BALDASSARRE
(con aria di rimprovero)
Così, senza conoscerla
dunque, padrona Rosa,
consentirete salutarla sposa
del figliuol vostro?
ROSA
Ah, no!…
Ti rassicura. Ad Arles, come sai,
sta un mio fratello…
BALDASSARRE
Padron Marco?
ROSA
E gli occhi, quello, li ha acuti assai.
BALDASSARRE
Ma non per le civette.
ROSA
(con convinzione)
Oh, lascia andare;
Marco e un uom coi fiocchi.
Bel bello… alla sordina…
un'occhiata di qua…
di là una parolina…
facendo il gonzo, il nòvo,
son certa, scoprira
perfino il pel nell'uovo.
Fra poco ei qui verra.
(Baldassarre scrolla le spalle. Rosa va verso il fondo a guardare, e s'imbatte in Vivetta)
ROSA
(sorpresa)
Ah, Vivetta, sei tu?
VIVETTA
(a Rosa, poi a Baldassarre)
Buon di… Buon di.
(bacia l'lnnocente)
Dalle verdi pendici
di San Luigi in questo punto io arrivo.
Rivedo qui gli amici,
il vecchio e amato rivo,
la distesa dei prati
di fiori costellati…
Oh, si vive quaggiu
la gioventu!…
Estar soletta
non vuol Vivetta…
Talor ha i suoi risvegli il nostro cor!
ROSA
(distrattamente)
Ma… perche vieni qui?
VIVETTA
(confusa)
Pei bachi. Ogni anno ci vengo.
ROSA
È vero, si.
Questa mattina
non ricordo, non penso… non capisco…
(poi inquieta, a Baldassarre)
Da un'occhiata, pastor, lungo la via
che mena ad Arles.
BALDASSARRE
Pronto, padrona mia.
{(il pastore va a guardare, l'Innocente
lo segue ad entra con lui in casa)}
VIVETTA
(a Rosa, tra il desiderio e il timore di sapere)
Credevo in casa Federico… e adesso…
vi vedo in viso tutta turbata!
Perfino il vostro respiro è oppresso…
Giunger potrebbe di là un'ingrata
notizia? Forse d'una sventura?
Dite, madrina, dite:
ho paura!
ROSA
(come chi voglia allontanare un pensiero tormentoso)
Son io che immagino, e son pazza d'immaginar, mentre non ho ragioni…
(poi, quasi fra sè)
E se Marco, però, dovesse dire
al mio figliol: "Quella è di te non degna,
te la togli dal core",
il mio figliol ne muore!
VIVETTA
(agitata)
Che? Federico si fa dunque sposo?
(L'Innocente, comparendo all'orlo della finestra del fienile, in alto, dà un grido)
ROSA
(trasalendo)
Ah! L'Innocente lassù?
Tremo da capo a piè!
BALDASSARRE
(afferrando l'Innocente)
Non tremate,
cader non potrà più.
ROSA
(rabbrividendo)
Se mai cadesse alcun da quell'altezza!…
VIVETTA
(con ansia mal celata)
Dite, madrina, dove
conobbe quella donna ch'egli adora?
Qui al villaggio… od altrove?
ROSA
Qui al villaggio… Era un giorno di festa,
ei la vide, e s'accese d'amore.
Da quel giorno donato ha il suo core
a lei sola, e non pensa più a me.
GIi parliam… non risponde parola…
cuore e mente gli stringe un gran nodo!
Nei suoi sogni lei sempre!… lei sola!
Pur, da quel giorno,
io sento nel mío core
che gli sarà fatale questo amore!
FEDERICO
(dal fondo seguito da Baldassarre)
Mamma!
ROSA
(correndoglí incontro)
Oh, figlio mio!
FEDERICO
(allegro e commosso corre nelle braccia di Rosa)
Guardami, mamma, guardami in viso:
gli occhi, la bocca, son tutto un riso.
ROSA
(turbata)
Ma tremi intanto…
FEDERICO
Tremo d'amor!
ROSA
Calmati e parla…
FEDERICO
Parla il mio cor!
ROSA
(con ansia)
Lo zio Marco?
FEDERICO
È indietro. Io solo son volato
innanzi a tutti: tanto, tanto
era il desìo di parlarti io primo.
O mamma, la mia bella Arlesiana
non ha uguali sulla terra!
L'amo!… m'ama!… Io son beato!
ROSA
(con tenerezza)
L'ami tu dunque tanto l'Arlesiana?
FEDERICO
Quanto non si può dire, o mamma, io l'amo!
ROSA
Piu di me stessa?
FEDERICO
Qual domanda insana!
Sei tu di lei gelosa?
ROSA
No; ma temo…
FEDERICO
Che meno io t'ami?
ROSA
Forse… figliol…
FEDERICO
Oh, qual sospetto!
Sei sempre, o mamma, l'amor mio supremo.
ROSA
(baciandolo)
Ebben, figlio, perdona…
VIVETTA
(a parte)
E a me neppure un guardo…
un solo accento…
Il sogno mio, il dolce sogno è spento.
BALDASSARRE
(a Vivetta)
Cos'hai Vívetta?… Perche mesta sei?
VIVETTA
(confusa)
No… pastor… non ho nulla…
Partir solo vorrei…
BALDASSARRE
Forse ti leggo in core, cara fanciulla.
VOCI INTERNE
Evviva padron Marco!
Evviva! Evviva!
ROSA
(volgendo gli occhi verso il cancello)
Ah! ecco lo zio Marco.
FEDERICO
(correndo incontro a Marco)
Finalmente!
(entra Marco seguito da amici)
GLI AMICI
Esultiamo! Trionfa amor,
fiamma viva che accende ogni cor.
FEDERICO
(a Marco)
Perchè sì tardi?
ROSA
(a Marco, con ansia)
Qual nuova?
MARCO
(con enfasi)
Eccellente! Eccellente!
Or tu, sorella, l'abito da festa
va senza indugio ad indossar, poi corri
ad Arles, ove farai della ragazza
ai genitori suoi la tua richiesta.
GLI AMICI
La tua richiesta…
MARCO
Un cacciatore emerito par mio
ha naso ed occhi che fallir non sanno:
ho fiutato… ho adocchiato…
e, in fè di Dio, la preda è portentosa;
e non m'inganno!
GLI AMICI
Un cacciatore emerito par suo
ha naso ed occhi che fallir non sanno
e… non s'inganna.
ROSA
(a Marco, con premura)
É dunque cosa seria?
MARCO
(a Rosa, con convinzione)
Certamente!
FEDERICO
Vide giusto…
BALDASSARRE
(ironico)
E lontan?…
MARCO
(punto)
Precisamente!
ROSA
(interrompendo)
Ci attendon su gli amici.
FEDERICO, MARCO
Si vada, dunque, a bere.
(salgono per la scala)
VOCI INTERNE
Evviva padron Marco!
BALDASSARRE
{(guardando mestamente Vivetta che sale,
ultIma, la scala)}
La tua speranza, povera piccina,
svanita é come un sogno alla mattina!
(accende la sua pipa)
METIFIO
(comparisce in fondo, col mantello sulle spalle, una borsa di cuoio alla cintura. Si ferma e guarda intorno. Poi scorgendo Baldassarre, si avanza)
Castelletto?
BALDASSARRE
Mi par.
METIFIO
Rosa Mamai?
BALDASSARRE
È su con gli altri, inneggiano alla sposa.
METIFIO
(vivamente)
Chiamala a me, debbo parlar con lei
BALDASSARRE
(chiamando)
Padrona Rosa!
(Rosa compare sulla terrazza)
Qui c'è un uomo che v'aspetta.
ROSA
(scendendo)
Ebbene… parlate: ad ascoltarvi sto.
METIFIO
(a Rosa)
Il figliol vostro, a quel che mi tu detto,
decise di sposare una fanciulla d'Arles.
È vero?
ROSA
Sì, vero. Li sentite come cantan lassù?
Si sta bevendo il bicchier dell'augurio.
VOCI INTERNE
Il vino è dell'amor compagno fido;
nel vino sta la vita, e nell'amor.
Dal nostro petto erompa un solo grido:
Viva Bacco e la bella Arlesiana
che sa rapire i cor!
METIFIO
Ebbene… ebben voi state per dar sposa
al figlio vostro una sgualdrina!
BALDASSARRE
(con forza)
Badate!
ROSA
Ah! che dite?…
METIFIO
(sghignazzando)
Ah! ah! badate!…
(febbrilmente)
Mi diè gli ardenti baci,
ed i suoi turpi genitori lo sanno.
Capitó un dì, pel suo, pel mio malanno,
il figliol vostro… e allora
con basse, strane ingiurie,
tremo al ricordo ancora,
mi cacciarono via peggio d'un cane.
BALDASSARRE
(con sdegno)
Ma questo… questo che voi dite è orrendo!
ROSA
Se pur non è menzogna!
METIFIO
(porgendo due lettere a Rosa)
A voi, leggete!
Son due lettere sue.
ROSA
(dopo le prime parole, lascia cader le lettere, che Baaldassarre raccoglie e legge)
Mio Dio!
METIFIO
Comprendo!
Questo ch'io faccio è una vigliaccheria;
ma quella donna è mia!
ROSA
(risoluta)
State tranquillo,
non verremo certo
a rapirvela noi!
BALDASSARRE
(a Metifio)
Potete, è ver, lasciarmi queste lettere?
METIFIO
Ebbene… sia! Tenetele! Ma torneran domani
nelle mie mani… prometterlo dovete.
BALDASSARRE
Lo prometto.
METIFIO
E sta bene.
Io mi chiamo Metifio, il guardiano di cavalli,
laggiù nella palude di Pharaman.
(a Rosa Indicando Baldassarre)
Non sono ignoto al vostro pastor.
Addio!
(esce)
FEDERICO
(dalla terrazza)
Perchè state laggiù?
Senza di voi non si sta allegri più.
(Rosa gli fa cenno di scendere)
FEDERICO
(scendendo nel cortile con gli amici canta inebriato)
Nel colmo del piacer cantiamo, amici,
rendiamo alla bellezza i primi onor;
dal nostro petto erompa un solo grido:
viva amor e la bella Arlesiana,
regina di bellezza,
regina d'ognì cor!
Cantiam la gioventù, lieti e felici,
cantiamo ognor l'amor e l'Arlesiana,
che sa rapire i cor, che m'ha rapito il cor!
GLI AMICI
Rendiamo alla bellezza i primi onori.
Cantiam!
ROSA
Guai a te se ne pronunci
pur solamente il nome!
FEDERICO
(con doloroso stupore)
Che?… Che dicesti?…
ROSA
(con voce soffocata)
Dico ch'e la piü turpe delle donne!
BALDASSARRE
(porgendogli le lettere)
Leggi!
FEDERICO
(le legge rapidamente poi cade sull'orlo del pozzo con la testa fra le mani)
Ah, l'infame!