ATTO SECONDO
(Le rive dello stagno del Vacares, nella Camarga. A destra, un folto canneto davanti al quale è un sedile di pietra. A sinistra, su un prato leggermente rialzato che degrada un poco verso la scena, un ovile. In fondo, immenso orizzonte deserto. Tardo pomeriggio)
(All'alzarsi del sipario, Vivetta guarda intorno,incerta, agitata)
▼ROSA▲
(entrando, con ansia, a Vivetta)
Da quando il cerchi tu?
▼VIVETTA▲
Ancor non apparìa
la stella del mattin, che a ricercarlo
m'ero già posta in via.
L'ho chiamato per nome,
penetrando i canneti;
l'eco soltanto rispondeami come
lamento, e vana fu la voce mia.
▼ROSA▲
(disperata)
Dov'è, Dio mio, dov'è?…
▼VIVETTA▲
Fatevi cor madrina, non piangete!
Egli lo sa che per lui tutta e di lui sol vivete: ritornerà…
▼ROSA▲
«Ritornerà!» e tu non sai dov'è;
nè so io stessa ove trovarlo, ahimè!
che ancora senta amore
per quella donna là?…
Che nulla mai dal core
strappargliela potrà?
▼VIVETTA▲
Che so?… Un'altra che sia bella…
▼ROSA▲
(come colpita da un'idea improvvisa)
Non potresti tu esser quella?
▼VIVETTA▲
(turbata)
Ma io… bella non sono.
Eppoi… non l'amo.
Non l'amo.
▼ROSA▲
Tu l'ami! A che non dirlo?
▼VIVETTA▲
(coprendosi il volto)
Ebbene, è vero: l'amo,
ma non saprei guarirlo…
Il suo cuore è ammalato.
▼ROSA▲
(con ardore)
Oh, Vivetta, te ne prego! Sii pietosa,
tu me lo puoi salvare…
(avvicinandosi a Vivetta)
Vien qua da me…
Sei bella, e non lo sai!
▼VIVETTA▲
No, no!
▼ROSA▲
(aggiustandole le vesti)
Sta qui.
Stringi un po' più il corsetto…
e allenta il fazzoletto…
(aprendoglielo un pochino)
così, all'arlesiana.
(contemplandola)
Oh, quanto e qual incanto
nel tuo fiorente aspetto!
(trattenendola)
Sta qui, sta qui.
(ravviandole i capelli)
E questo riccio
scherzi a capriccio
sulla tua fronte.
Questa boccuccia che è troppo austera
schiudila un poco… così che si riveli
la cara fonte dei casti sorrisi,
dei sorrisi leggiadri che fanno invito ai baci.
Chi vuole amore bisogna
che sappia esser audace.
▼VIVETTA▲
Ho vergogna.
▼ROSA▲
(implorando)
Vivetta! Vivetta!
Ah! Tu me lo puoi guarire…
se sarai men ritrosa…
se saprai appena osare!
▼VIVETTA▲
(vergognosa, cercando allontanarsi)
Che!…
▼ROSA▲
(trattenendola)
Vien qua.
▼VIVETTA▲
(si schermisce)
No.
▼ROSA▲
Vien qua…
▼VIVETTA▲
No… osar non so! No, no…
(si svincola e corre via seguita da Rosa)
▼ROSA▲
(rincorrendola)
Vien qua…
▼BALDASSARRE▲
(entra seguito dall'innocente; accennando a Vivetta)
Ehi! Come corre!
▼L'INNOCENTE▲
(a Baldassarre)
Ho fame.
▼BALDASSARRE▲
Hai fame?…
C'è il sacco nell'ovile.
(l'innocente fa per entrare, ma dà un grido e si ritira)
Che cosa è stato?
▼L'INNOCENTE▲
È là!
▼BALDASSARRE▲
Chi?
▼L'INNOCENTE▲
Federico.
▼BALDASSARRE▲
(a Federico, che, coperto da un mantello, appare pallido e sconvolto sulla porta dell'ovile)
Che facevi tu là?
▼FEDERICO▲
Nulla.
▼BALDASSARRE▲
Tua madre ti cercava, e Vivetta…
▼FEDERICO▲
Queste donne mi dàn noia.
▼BALDASSARRE▲
Tu soffri!
▼FEDERICO▲
(con dispetto)
No, non è ver!…
▼BALDASSARRE▲
Tu menti!
▼FEDERICO▲
(con impeto)
Ebbene sì, soffro di gelosia;
soffro, e di rabbia mi scoppia il cor!…
Ma tu, se m'ami, s'hai la magia,
dammi tu un filtro contro l'amor!
▼BALDASSARRE▲
Lavora.
▼FEDERICO▲
Ho lavorato tanto,
che fui presso a morire di fatica,
e non ho dimenticato.
▼BALDASSARRE▲
Vieni con me sui monti;
godrai vasti orizzonti;
cantan lassù coi zeffiri i ruscelli;
ai fiori, all'erbe, al sol cantan gli augelli,
vieni con me!…
▼FEDERICO▲
(con amarezza)
I tuoi monti non son lungi abbastanza.
▼BALDASSARRE▲
Va su pel mar…
▼FEDERICO▲
Nemmen il mar lontano è per me!
▼BALDASSARRE▲
Dove allora… dove andrai?
▼FEDERICO▲
(esasperato)
Soffro tanto, pastor, che tutto è vano,
tranne il morir!
▼BALDASSARRE▲
(con dolcezza)
Vieni con me sui monti:
non è per te il morire.
La vita è bella e lieto è l'avvenire
allor che vibra in noi la gioventù.
Io pure amai con vivo e casto affetto
e dovetti fuggir da lei che pari ardore
celava in core.
Ma, sposa al primo mio padrone,
sacra mi fu.
Compii un dover!
Or compi il tuo,
pensa a tua madre.
▼FEDERICO▲
Scende nel core ogni tuo detto,
non l'oblio ancor!
(rientra in scene l'innocente. Scende lasera)
▼BALDASSARRE▲
Ecco, declina il di.
(all'Innocente)
Io vado al gregge: tu m’aspetta qui.
(Dopo aver fattosederel'innocente sul pratodavanti all'ovile, esce)
▼VOCI LONTANE▲
Quando la luce muor,
mesto diviene il cor!
(Federico seduto sulla pancadi pietra destra, trae le lettere. L'innocente si sdraia sul prato)
▼FEDERICO▲
(guarda le lettere)
Portan tutti sul core,
gl'innamorati, lettere d'amore;
ed io vi porto queste
che son la prova del suo tradimento,
e mi s'annebbian gli occhi
solo a guardarle, e il leggerle è tormento!
(legge)
«Sì, sempre tua, nelle tue braccia sempre!».
(ripetendo con ironia)
«Nelle tue braccia sempre!».
(con impeto di rabbia)
Ah! L'infame! L'infame!
▼L'INNOCENTE▲
(in dormiveglia, ricordando il raccontodel pastore)
«Il sol tramonta, scende la sera…»
(s'addormenta)
▼FEDERICO▲
(colpito sinistramente)
È la solita storia del pastore…
(si avvicina all'Innocente)
Il povero ragazzo
voleva raccontarla, e s'addormè.
(lo contempla, poi lo copre col suo mantello)
C'è nel sonno l'oblio. Come l'invidio!
Anch'io vorrei dormir così,
nel sonno almen l'oblio trovar!
La pace sol cercando io vo',
vorrei poter tutto scordar.
Pur ogni sforzo è vano… Davanti
ho sempre di lei il dolce sembiante!
La pace tolta è sempre a me…
Perchè degg'io tanto penar?…
Lei!… sempre lei dinnanzi a me!
Fatale vision, mi lascia!
Mi fai tanto male!Ahimè!
(Vivetta entra pian piano e lentamente si avanza, non veduta)
Dormìa quest'innocente
come ora dorme. E stata
l'ultima volta: venne
tra i gelsi, inaspettata,
e mi chiamò per nome.
▼VIVETTA▲
(piano alle sue spalle)
Federico!
▼FEDERICO▲
(trasalendo)
La strana illusione!… Parmi udire
la sua voce…
E, poichè non mi voltavo,
lei scosse i gelsi…
Fu una pioggia di fior sul mio capo!
(Vivetta che, intanto, ha colto dei fiori di campo, glieli fa cadere sul capo ridendo. Federico si volta vivacemente)
Chi è?
▼VIVETTA▲
(ride)
Son qui!
▼FEDERICO▲
Che vuoi da me?
▼VIVETTA▲
(ingenuamente)
Che voglio?… Se t'amassi?…
▼FEDERICO▲
(attonito)
Amarmi tu?…
▼VIVETTA▲
(con grazia)
Dice il mio cor di sì…
T'amai sin da piccina. Non dicevonulla.
Sol ti guardavo…Te ne ricordi?
▼FEDERICO▲
(brusco)
No.
▼VIVETTA▲
(dolce)
Te ne ricordi?… Sì…!
E quando i fiori a cogliere andavamo
sullo spuntar del dì…
e quando insieme unirsi sentivamo
le nostre man così…
(prendendogli la mano)
tra le foglie, se a caso non lo so,
te ne ricordi?
▼FEDERICO▲
No.
▼VIVETTA▲
Te ne ricordi?… Sì…!
Io già t'amavo allor, e un caldo fremito
a quell'incontro mi correa le vene;
già, fin d'allor,
sentìa d'amore i palpiti,
ma tu… Io so… non mi volevi bene.
▼FEDERICO▲
Mai non t'ho amata, e mai non t'amerò.
Il mio cuore è già morto!
▼VIVETTA▲
No, è malato.
È la tua mamma che lo dice,
lei che l'anima si sente straziare
nel vederti soffrire.
Se, come amo, sapessi farmi amare,
io ti potrei guarire.
Ma forse a te non basta un caldo affetto…
Ed ora che ho detto: t'amo…
non saprò più… non potrò più guardarti!
▼FEDERICO▲
(turbato)
Ah, cessa! Ti scongiuro.
▼VIVETTA▲
(asciugando le lacrime)
La mamma tua sbagliò: quella non sono.
▼FEDERICO▲
Nè te, nè alcuna! Io v'ho tutte in orrore!…
(con crescente sdegno)
Tu pur, che parli d'un affetto antico,
chi m'assicura, se t'amassi mai,
che un'ora dopo, a questo limitare
non venga un tal, sogghignando,
a portare qualche tua lettera?…
▼VIVETTA▲
(tendendo le braccia verso di lui)
No! Federico…
(l'Innocente si sveglia spaventato e corre a chiamar Rosa)
▼FEDERICO▲
(respingendola)
Son pazzo io, non lo sai?
Lasciami dunque, va!
▼VIVETTA▲
No! No!
▼FEDERICO▲
Va!
(esce a sinistra, correndo, mentre Vivetta cade in ginocchio, singhiozzando)
▼ROSA▲
(accorrendo)
Che avviene?
▼VIVETTA▲
Egli non m'ama!
▼ROSA▲
(agitata)
Ma dov'è?
▼VIVETTA▲
(indicando il canneto)
Fuggì da forsennato.
▼ROSA▲
(desolata)
Così non può durare:
la triste passione l'avvince…
La sposi, è tale il suo destino!
(esce in cerca di Federico)
▼VIVETTA▲
(sola)
Sono respinta…
Tutto il mio core
singhiozza e duole! Abbandonata
col mio sogno infranto sola rimango,
e gemo e piango!
La pace è vana. Io tremo, io gemo.
O povero mio cor senza speranza!
Mio triste amor!
(rientrano Rosa, Baldassarre con Federico. L'innocente li segue)
▼FEDERICO▲
(a Rosa)
Perchè pianger così?Perchè struggersi tanto?
▼BALDASSARRE▲
(indicando Rosa)
Perchè teme di perderti.
Ci strazia di guardarti!
▼ROSA▲
(a Federico)
Se il tuo dolor… se altro rimedio…
▼FEDERICO▲
Taci!
▼ROSA▲
(insistendo)
Piuttosto che morir… sposala pur.
▼FEDERICO▲
(risoluto)
Ah, no!
Non è possibile madre mia!
Che cosa sia quella donna, tu ben sai!
▼ROSA▲
(con impeto)
Lo so, ma non vo' che tu muoia!
▼FEDERICO▲
(molto commosso)
Oh, come dolce e grande è l'amor tuo,
che può piegarti a tanto sacrificio.
Grazie, oh, grazie, dall'anima commossa…
Ma chi non vuole, o madre, or son io…
Io non voglio!
La donna che portar dovrà il mio nome
ne sarà degna: a te lo giuro e a Dio!
(volgendosi a Vivetta che è vicina a Baldesserre)
Vieni, Vivetta, ascolta.
(le stende le braccia)
▼VIVETTA▲
(sorpresa, esitante)
O cielo!
▼ROSA, BALDASSARRE▲
Lei?
▼FEDERICO▲
(avvicinandosi lentamente a Vivetta)
M'hai detto:
«Tu sei malato: ti potrei guarire».
Guarire or mi vorrai? Lo vuoi tu?
▼VIVETTA▲
(andando da Rosa e nascondendo il volto nel seno di lei)
Rispondi tu per me.
▼ROSA▲
(stringendosela tra le braccia)
Oh! benedetta!
▼VOCI INTERNE▲
Luce che nasce e muor
spesso è pur l'amor.
▼BALDASSARRE▲
(prende la testa di Federico tra le mani e la bacia)
Bravo, ragazzo mio! Sei dell'antica tempra
anche tu. Che Dio ti benedica.
▼VIVETTA▲
Oh, quanta tenerezza!
Oh, che dolcezza io sento!
(staccandosi dolcemente da Rosa, si avvicina a Federico)
▼FEDERICO▲
Ah… qui sul cor!
Mi vò guarir.
▼VIVETTA▲
Ti vò guarir!
(Rosa, che intanto si ere avvicinata ai due giovani, si pone ora tra essi e li guarda amorosamente. Vivetta e Federico abbandonano il capo sul petto della madre, che li accarezza con infinita tenerezza. Nel tondo Baldassarre contempla soddisfatto la scena, mentre cinge col braccio l'innocente che lo guarda con intima e un po' smarrita emozione. La tele scende lentamente, mentre la dolce quiete della campagna e dell'ora e le meste armonie ontane rendono più commovente e soave questa intima scena di pura tenerezza e d'amore)
ATTO SECONDO
(Le rive dello stagno del Vacares, nella Camarga. A destra, un folto canneto davanti al quale è un sedile di pietra. A sinistra, su un prato leggermente rialzato che degrada un poco verso la scena, un ovile. In fondo, immenso orizzonte deserto. Tardo pomeriggio)
(All'alzarsi del sipario, Vivetta guarda intorno,incerta, agitata)
ROSA
(entrando, con ansia, a Vivetta)
Da quando il cerchi tu?
VIVETTA
Ancor non apparìa
la stella del mattin, che a ricercarlo
m'ero già posta in via.
L'ho chiamato per nome,
penetrando i canneti;
l'eco soltanto rispondeami come
lamento, e vana fu la voce mia.
ROSA
(disperata)
Dov'è, Dio mio, dov'è?…
VIVETTA
Fatevi cor madrina, non piangete!
Egli lo sa che per lui tutta e di lui sol vivete: ritornerà…
ROSA
«Ritornerà!» e tu non sai dov'è;
nè so io stessa ove trovarlo, ahimè!
che ancora senta amore
per quella donna là?…
Che nulla mai dal core
strappargliela potrà?
VIVETTA
Che so?… Un'altra che sia bella…
ROSA
(come colpita da un'idea improvvisa)
Non potresti tu esser quella?
VIVETTA
(turbata)
Ma io… bella non sono.
Eppoi… non l'amo.
Non l'amo.
ROSA
Tu l'ami! A che non dirlo?
VIVETTA
(coprendosi il volto)
Ebbene, è vero: l'amo,
ma non saprei guarirlo…
Il suo cuore è ammalato.
ROSA
(con ardore)
Oh, Vivetta, te ne prego! Sii pietosa,
tu me lo puoi salvare…
(avvicinandosi a Vivetta)
Vien qua da me…
Sei bella, e non lo sai!
VIVETTA
No, no!
ROSA
(aggiustandole le vesti)
Sta qui.
Stringi un po' più il corsetto…
e allenta il fazzoletto…
(aprendoglielo un pochino)
così, all'arlesiana.
(contemplandola)
Oh, quanto e qual incanto
nel tuo fiorente aspetto!
(trattenendola)
Sta qui, sta qui.
(ravviandole i capelli)
E questo riccio
scherzi a capriccio
sulla tua fronte.
Questa boccuccia che è troppo austera
schiudila un poco… così che si riveli
la cara fonte dei casti sorrisi,
dei sorrisi leggiadri che fanno invito ai baci.
Chi vuole amore bisogna
che sappia esser audace.
VIVETTA
Ho vergogna.
ROSA
(implorando)
Vivetta! Vivetta!
Ah! Tu me lo puoi guarire…
se sarai men ritrosa…
se saprai appena osare!
VIVETTA
(vergognosa, cercando allontanarsi)
Che!…
ROSA
(trattenendola)
Vien qua.
VIVETTA
(si schermisce)
No.
ROSA
Vien qua…
VIVETTA
No… osar non so! No, no…
(si svincola e corre via seguita da Rosa)
ROSA
(rincorrendola)
Vien qua…
BALDASSARRE
(entra seguito dall'innocente; accennando a Vivetta)
Ehi! Come corre!
L'INNOCENTE
(a Baldassarre)
Ho fame.
BALDASSARRE
Hai fame?…
C'è il sacco nell'ovile.
(l'innocente fa per entrare, ma dà un grido e si ritira)
Che cosa è stato?
L'INNOCENTE
È là!
BALDASSARRE
Chi?
L'INNOCENTE
Federico.
BALDASSARRE
(a Federico, che, coperto da un mantello, appare pallido e sconvolto sulla porta dell'ovile)
Che facevi tu là?
FEDERICO
Nulla.
BALDASSARRE
Tua madre ti cercava, e Vivetta…
FEDERICO
Queste donne mi dàn noia.
BALDASSARRE
Tu soffri!
FEDERICO
(con dispetto)
No, non è ver!…
BALDASSARRE
Tu menti!
FEDERICO
(con impeto)
Ebbene sì, soffro di gelosia;
soffro, e di rabbia mi scoppia il cor!…
Ma tu, se m'ami, s'hai la magia,
dammi tu un filtro contro l'amor!
BALDASSARRE
Lavora.
FEDERICO
Ho lavorato tanto,
che fui presso a morire di fatica,
e non ho dimenticato.
BALDASSARRE
Vieni con me sui monti;
godrai vasti orizzonti;
cantan lassù coi zeffiri i ruscelli;
ai fiori, all'erbe, al sol cantan gli augelli,
vieni con me!…
FEDERICO
(con amarezza)
I tuoi monti non son lungi abbastanza.
BALDASSARRE
Va su pel mar…
FEDERICO
Nemmen il mar lontano è per me!
BALDASSARRE
Dove allora… dove andrai?
FEDERICO
(esasperato)
Soffro tanto, pastor, che tutto è vano,
tranne il morir!
BALDASSARRE
(con dolcezza)
Vieni con me sui monti:
non è per te il morire.
La vita è bella e lieto è l'avvenire
allor che vibra in noi la gioventù.
Io pure amai con vivo e casto affetto
e dovetti fuggir da lei che pari ardore
celava in core.
Ma, sposa al primo mio padrone,
sacra mi fu.
Compii un dover!
Or compi il tuo,
pensa a tua madre.
FEDERICO
Scende nel core ogni tuo detto,
non l'oblio ancor!
(rientra in scene l'innocente. Scende lasera)
BALDASSARRE
Ecco, declina il di.
(all'Innocente)
Io vado al gregge: tu m’aspetta qui.
(Dopo aver fattosederel'innocente sul pratodavanti all'ovile, esce)
VOCI LONTANE
Quando la luce muor,
mesto diviene il cor!
(Federico seduto sulla pancadi pietra destra, trae le lettere. L'innocente si sdraia sul prato)
FEDERICO
(guarda le lettere)
Portan tutti sul core,
gl'innamorati, lettere d'amore;
ed io vi porto queste
che son la prova del suo tradimento,
e mi s'annebbian gli occhi
solo a guardarle, e il leggerle è tormento!
(legge)
«Sì, sempre tua, nelle tue braccia sempre!».
(ripetendo con ironia)
«Nelle tue braccia sempre!».
(con impeto di rabbia)
Ah! L'infame! L'infame!
L'INNOCENTE
(in dormiveglia, ricordando il raccontodel pastore)
«Il sol tramonta, scende la sera…»
(s'addormenta)
FEDERICO
(colpito sinistramente)
È la solita storia del pastore…
(si avvicina all'Innocente)
Il povero ragazzo
voleva raccontarla,
e s'addormè.
(lo contempla, poi lo copre col suo mantello)
C'è nel sonno l'oblio. Come l'invidio!
Anch'io vorrei dormir così,
nel sonno almen l'oblio trovar!
La pace sol cercando io vo',
vorrei poter tutto scordar.
Pur ogni sforzo è vano… Davanti
ho sempre di lei il dolce sembiante!
La pace tolta è sempre a me…
Perchè degg'io tanto penar?…
Lei!… sempre lei dinnanzi a me!
Fatale vision, mi lascia!
Mi fai tanto male!Ahimè!
(Vivetta entra pian piano e lentamente si avanza, non veduta)
Dormìa quest'innocente
come ora dorme. E stata
l'ultima volta: venne
tra i gelsi, inaspettata,
e mi chiamò per nome.
VIVETTA
(piano alle sue spalle)
Federico!
FEDERICO
(trasalendo)
La strana illusione!… Parmi udire
la sua voce…
E, poichè non mi voltavo,
lei scosse i gelsi…
Fu una pioggia di fior sul mio capo!
(Vivetta che, intanto, ha colto dei fiori di campo, glieli fa cadere sul capo ridendo. Federico si volta vivacemente)
Chi è?
VIVETTA
(ride)
Son qui!
FEDERICO
Che vuoi da me?
VIVETTA
(ingenuamente)
Che voglio?… Se t'amassi?…
FEDERICO
(attonito)
Amarmi tu?…
VIVETTA
(con grazia)
Dice il mio cor di sì…
T'amai sin da piccina. Non dicevonulla.
Sol ti guardavo…Te ne ricordi?
FEDERICO
(brusco)
No.
VIVETTA
(dolce)
Te ne ricordi?… Sì…!
E quando i fiori a cogliere andavamo
sullo spuntar del dì…
e quando insieme unirsi sentivamo
le nostre man così…
(prendendogli la mano)
tra le foglie, se a caso non lo so,
te ne ricordi?
FEDERICO
No.
VIVETTA
Te ne ricordi?… Sì…!
Io già t'amavo allor, e un caldo fremito
a quell'incontro mi correa le vene;
già, fin d'allor,
sentìa d'amore i palpiti,
ma tu… Io so… non mi volevi bene.
FEDERICO
Mai non t'ho amata, e mai non t'amerò.
Il mio cuore è già morto!
VIVETTA
No, è malato.
È la tua mamma che lo dice,
lei che l'anima si sente straziare
nel vederti soffrire.
Se, come amo, sapessi farmi amare,
io ti potrei guarire.
Ma forse a te non basta un caldo affetto…
Ed ora che ho detto: t'amo…
non saprò più… non potrò più guardarti!
FEDERICO
(turbato)
Ah, cessa! Ti scongiuro.
VIVETTA
(asciugando le lacrime)
La mamma tua sbagliò: quella non sono.
FEDERICO
Nè te, nè alcuna! Io v'ho tutte in orrore!…
(con crescente sdegno)
Tu pur, che parli d'un affetto antico,
chi m'assicura, se t'amassi mai,
che un'ora dopo, a questo limitare
non venga un tal, sogghignando,
a portare qualche tua lettera?…
VIVETTA
(tendendo le braccia verso di lui)
No! Federico…
(l'Innocente si sveglia spaventato e corre a chiamar Rosa)
FEDERICO
(respingendola)
Son pazzo io, non lo sai?
Lasciami dunque, va!
VIVETTA
No! No!
FEDERICO
Va!
(esce a sinistra, correndo, mentre Vivetta cade in ginocchio, singhiozzando)
ROSA
(accorrendo)
Che avviene?
VIVETTA
Egli non m'ama!
ROSA
(agitata)
Ma dov'è?
VIVETTA
(indicando il canneto)
Fuggì da forsennato.
ROSA
(desolata)
Così non può durare:
la triste passione l'avvince…
La sposi, è tale il suo destino!
(esce in cerca di Federico)
VIVETTA
(sola)
Sono respinta…
Tutto il mio core
singhiozza e duole! Abbandonata
col mio sogno infranto sola rimango,
e gemo e piango!
La pace è vana. Io tremo, io gemo.
O povero mio cor senza speranza!
Mio triste amor!
(rientrano Rosa, Baldassarre con Federico. L'innocente li segue)
FEDERICO
(a Rosa)
Perchè pianger così?Perchè struggersi tanto?
BALDASSARRE
(indicando Rosa)
Perchè teme di perderti.
Ci strazia di guardarti!
ROSA
(a Federico)
Se il tuo dolor… se altro rimedio…
FEDERICO
Taci!
ROSA
(insistendo)
Piuttosto che morir… sposala pur.
FEDERICO
(risoluto)
Ah, no!
Non è possibile madre mia!
Che cosa sia quella donna, tu ben sai!
ROSA
(con impeto)
Lo so, ma non vo' che tu muoia!
FEDERICO
(molto commosso)
Oh, come dolce e grande è l'amor tuo,
che può piegarti a tanto sacrificio.
Grazie, oh, grazie, dall'anima commossa…
Ma chi non vuole, o madre, or son io…
Io non voglio!
La donna che portar dovrà il mio nome
ne sarà degna: a te lo giuro e a Dio!
(volgendosi a Vivetta che è vicina a Baldesserre)
Vieni, Vivetta, ascolta.
(le stende le braccia)
VIVETTA
(sorpresa, esitante)
O cielo!
ROSA, BALDASSARRE
Lei?
FEDERICO
(avvicinandosi lentamente a Vivetta)
M'hai detto:
«Tu sei malato: ti potrei guarire».
Guarire or mi vorrai? Lo vuoi tu?
VIVETTA
(andando da Rosa e nascondendo il volto nel seno di lei)
Rispondi tu per me.
ROSA
(stringendosela tra le braccia)
Oh! benedetta!
VOCI INTERNE
Luce che nasce e muor
spesso è pur l'amor.
BALDASSARRE
(prende la testa di Federico tra le mani e la bacia)
Bravo, ragazzo mio! Sei dell'antica tempra
anche tu. Che Dio ti benedica.
VIVETTA
Oh, quanta tenerezza!
Oh, che dolcezza io sento!
(staccandosi dolcemente da Rosa, si avvicina a Federico)
FEDERICO
Ah… qui sul cor!
Mi vò guarir.
VIVETTA
Ti vò guarir!
(Rosa, che intanto si ere avvicinata ai due giovani, si pone ora tra essi e li guarda amorosamente. Vivetta e Federico abbandonano il capo sul petto della madre, che li accarezza con infinita tenerezza. Nel tondo Baldassarre contempla soddisfatto la scena, mentre cinge col braccio l'innocente che lo guarda con intima e un po' smarrita emozione. La tele scende lentamente, mentre la dolce quiete della campagna e dell'ora e le meste armonie ontane rendono più commovente e soave questa intima scena di pura tenerezza e d'amore)